Censimento rom in Lombardia: la preoccupazione di Associazione 21 luglio
Associazione 21 luglio ha inviato una lettera di preoccupazione al Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al Coordinatore UNAR Luigi Manconi in seguito al via libera concesso per la realizzazione di un censimento all’interno dei “campi” presenti sul territorio.
La Deliberazione
La Deliberazione del Consiglio Regione Lombardia n XI/40 del 3 luglio 2018 ha l’obiettivo di attuare «un censimento di residenti e insediamenti campi rom presenti in Lombardia, la chiusura dei campi irregolari, il contrasto all’accattonaggio e il sostegno all’obbligo scolastico».
All’interno del documento ufficiale si legge che «la situazione di estrema criticità a causa della presenza di numerosi nomadi che si sono stabilmente insediamenti nelle aree urbane […] hanno determinato una situazione di grave allarme sociale».
La lettera di Associazione 21 luglio
Nella lettera inviata da Associazione 21 luglio, l’Organizzazione esprime profonda preoccupazione per l’approccio sicuritario utilizzato dalle istituzioni nell’affrontare la cosiddetta “questione rom”, sottolineando come la terminologia utilizzata sia molto vicina a quella che ha caratterizzato l’oscura pagina politica dell’Emergenza Nomadi del 2008 (dichiarata poi incostituzionale dal Consiglio di Stato nel 2011).
Associazione 21 luglio ha fatto presente che un censimento su base etnica tramite identificazione e fotosegnalazione, oltre a rappresentare una violazione della dignità delle persone coinvolte, viola i principi generali in matera di libertà personale.
Infine, il presupposto secondo cui la presenza di rom costituisce motivo di “allarme sociale” crea un clima sociale ostile, collegando l’origine etnica a una situazione di pericolo.
I provvedimenti per contrastare la dispersione scolastica
Preoccupa anche la parte in cui viene menzionata l’adozione di provvedimenti per contrastare la dispersione scolastica alla luce di quanto scritto nel “Contratto di Governo per il Cambiamento” che pone come soluzione a questo problema l’allontanamento del minore dalla famiglia di appartenenza o la perdita della potestà genitoriale.
«Queste misure – si legge nella lettera inviata da Associazione 21 luglio –devono essere adottate come extrema ratio e spettano esclusivamente agli organi giudiziari […] e rappresenterebbero una discriminazione razziale ed etnica – prosegue – perché di fronte a situazioni di disagio materiale si preferisce imputare l’origine della situazione di rischio alla “cultura Rom”, concepita come univoca e ontologicamente pregiudizievole».
Conclusioni e richieste
Al termine della lettera Associazione 21 luglio chiede che vengano valutate attentamente le misure che si deciderà di intraprendere, scongiurando azioni di violazioni dei più basilari diritti umani di uomini, donne e bambini appartenenti alla comunità rom.