Diritto all'alloggio e fragilità abitativa: una questione mai sanata
Il 2 ottobre si è celebrata la Giornata Internazionale del diritto all’alloggio, una ricorrenza che cade il primo lunedì di ottobre di ogni anno ed è stata designata dalle Nazioni Unite nel 1985 per sottolineare l’importanza – per tutte e tutti nel mondo – di avere accesso a un alloggio adeguato.
Abbiamo chiesto una riflessione locale su questo tema a Massimo Pasquini, Segretario Nazionale dell’Unione Inquilini.
La questione casa a Roma non è emergenziale ma strutturale.
Per approcciare in maniera coerente il tema, ovvero per rispondere alla vasta precarietà abitativa che assilla a Roma migliaia di famiglie, dovremmo trasformare la definizione di “emergenza abitativa” in “precarietà abitativa”, affrontando la questione non con interventi emergenziali ma con politiche strutturali e programmatiche.
Siamo abituati a sentire da decenni come il problema casa sia definito “emergenza abitativa”. Lo sentiamo dai mass media, da assessori comunali e regionali, da parlamentari. Credo che questa definizione sia fuorviante e che rechi con sé un approccio profondamente sbagliato, che sostiene di fatto le politiche istituzionali, queste sì emergenziali, che hanno prodotto sprechi enormi di risorse pubbliche senza mai risolvere il problema.
Ecco alcuni dati sulla galassia del disagio abitativo a Roma:
• oltre 100 immobili, in gran parte pubblici, sono occupati da 1500/2000 famiglie mai realmente censite;
• 1400 famiglie vivono nei CAAT (Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea), i cosiddetti “residence” che comportano una spesa di 30 milioni l’anno;
• 1500 sono le famiglie che avrebbero diritto all’assistenza alloggiativa ma per mancanza di alternativa sono in lista;
• circa 10.500 sono le famiglie collocate nelle graduatorie per una casa popolare (ma è una graduatoria relativa alle domande presentate al 31 dicembre 2015);
• almeno 30.000 abitazioni sono ufficialmente sfitte ma in realtà affittate in nero;
• 7000 famiglie subiscono una sentenza di sfratto nell’85% dei casi per morosità;
• 15.000 sono le richieste degli ufficiali giudiziari ai commissariati per ricevere assistenza negli sfratti;
• oltre 3200 sono gli sfratti eseguiti ogni anno con la forza pubblica, ovvero dai 15 ai 20 al giorno;
• circa 6000 sono le persone rom che vivono nei “campi” ufficiali e non.
PROPOSTE:
1 – La prima proposta che avanzo è quella di avviare – attraverso un percorso partecipativo che veda coinvolti municipi, sindacati inquilini, movimenti, comitati di quartiere, università, urbanisti – la definizione un elenco di immobili pubblici e privati inutilizzati che diventino la base per un Piano regolatore sull’esistente, basato sul recupero e sull’autorecupero, finalizzato al riutilizzo ad uso prioritariamente abitativo, sociale o culturale di questi immobili.
Questo a partire dalla richiesta di applicazione del comma 1 bis dell’articolo 26 della legge “Sblocca Italia”.
2 – In secondo luogo, l’applicazione della Circolare Minniti, un’occasione da non lasciare all’impostazione securitaria. La Circolare Minniti del 1 settembre 2017 recita:
«Al fine di disporre a livello centrale di conoscenze e informazioni utili, e valutare la necessità di approntare diversi strumenti di intervento, è istituita una Cabina di regia nell’ambito del Ministero dell’Interno, con la partecipazione dei Rappresentanti designati dall’ANCI e dalla Conferenza dei Presidenti di Regione nonché dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
In tale sede, con il concorso dei Prefetti e dei Rappresentanti degli enti locali, si provvederà anche ad una ricognizione dei beni immobili privati e delle Pubbliche Amministrazioni inutilizzati, compresi quelli sequestrati e confiscati.
Sulla base di tale mappatura verrà proposto un piano per l’effettivo utilizzo e riuso a fini abitativi, che dovrà tener conto anche delle necessarie risorse finanziarie.»
La realizzazione della mappatura va nella direzione di quanto da noi auspicato ma occorre chiedere con forza che la Cabina di regia nazionale sia integrata con la partecipazione del Ministero delle Infrastrutture, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’Agenzia del Demanio, dei sindacati inquilini e di Federcasa (associazione nazionale degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica). E questo deve avvenire anche a livello metropolitano. Questo allo scopo di dare forza alla mappatura e poter definire un piano di effettivo utilizzo e riuso a fini abitativi con tutti i soggetti necessari. Occorre chiedere al Prefetto di rendere pubblica la lista degli immobili pubblici e privati inutilizzati allo scopo di poter avviare un piano di recupero per il loro riuso abitativo e destinarlo alle famiglie nelle graduatorie e/o con sfratto esecutivo e non solo limitato agli sgomberi nel corso dei quali tutelare le famiglie in disagio economico e sociale.
Massimo Pasquini
Segretario Nazionale
Unione Inquilini
Foto di Alessandro Imbriaco