Gestione "campi rom": Associazioni chiedono alle coop di non candidarsi al nuovo bando
A seguito della pubblicazione – lo scorso febbraio – dei bandi di gara del Comune di Roma per la gestione dei “campi rom”, Associazione 21 luglio, Associazione Popica Onlus, Associazione Radicali Roma e Associazione Cittadinanza e Minoranze, hanno scritto una lettera alle organizzazioni in possesso dei requisiti richiesti invitandole ad astenersi dal candidarsi.
Le cinque organizzazioni in oggetto (Arci Solidarietà Onlus, Croce Rossa Italiana, Consorzio di Cooperazione Sociale Onlus Alberto Bastiani, Cooperativa Sociale Bottega Solidale Onlus e Cooperativa Sociale Ermes) sono infatti considerate le poche in grado di partecipare alla gara perché, come riportato nel Disciplinare, hanno realizzato «negli ultimi tre esercizi (2012-2013-2014) un fatturato per servizi analoghi al settore oggetto della gara non inferiore al 20% dell’importo a base di gara del lotto per il quale concorrere al netto dell’IVA».
L’importo totale messo a disposizione dal bando del Comune di Roma, da investire nei sei “villaggi attrezzati” della Capitale fino a dicembre 2017, è pari a 5.022.045,59 € (+ IVA) e prevede la riproposizione delle stesse mansioni svolte nei “campi” fino al 2014 e che – come il passato ci insegna – sono ben lontane dai principi di integrazione e promozione sociale necessari per avviare un processo virtuoso di “superamento dei campi”.
Come già riportato dal comitato Accogliamoci nella lettera al Commissario Straordinario Paolo Tronca, nonostante le premesse dei capitolati richiamino espressamente la Strategia di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, nei fatti il bando ripropone una gestione dei “villaggi” della Capitale che segue la stessa logica emergenziale e assistenzialista che ha caratterizzato il “sistema campi” fino ad oggi.
Colpisce anche l’approccio securitario che emerge nel testo del bando nel capitolo dedicato alla “Promozione della Sicurezza”. Infatti le disposizioni di sorveglianza previste inaspriscono, addirittura, le regole stabilite durante la cosiddetta “Emergenza Nomadi”, in vigore nel periodo dell’Amministrazione Alemanno e dichiarata incostituzionale dal TAR del Lazio nel 2009. Oltre a limitare la privacy degli abitanti dei “campi”, le attività del “Servizio di Guardiania” costituiscono una palese violazione della libertà di circolazione, tutelata peraltro dall’Art.16 della Costituzione Italiana.
Anche i corsi di formazione previsti tra le azioni di promozione dell’igiene personale e i corsi di educazione civica rivolti ai rom residenti nei “villaggi”, assumono una valenza negativa, fortemente discriminante e stigmatizzante.
«Poniamo alla vostra attenzione di considerare – scrivono le 4 organizzazioni – che in caso di vostra partecipazione al bando e successivo affidamento di un lotto, porreste i vostri operatori in condizione di svolgere attività suscettibili di ledere le libertà fondamentali costituzionalmente garantite e discriminatorie poiché su base etnica e non qualificabili come discriminazioni positive. Le attività di “Promozione della Sicurezza” e di “Servizio di Guardiania” porrebbero il vostro lavoro sociale in palese violazione dell’art. 16 della Costituzione Italiana»
Oltre dunque a richiedere alle organizzazioni di non partecipare al bando, le Associazioni firmatarie concludono la lettera con l’auspicio di definire «eventuali future azioni congiunte per sostenere la richiesta ai nuovi amministratori che governeranno Roma, di una versione diversa del bando che, per contenuti e principi, porti verso la fine della triste stagione dei “campi nomadi” nella Capitale».
Foto di Stefano Sbrulli