LETTERA APERTA ALLA CITTÁ DI ROMA – Salvaguardare la memoria dei baraccati romani. Non dimentichiamo!

Roma, 15 marzo 2024

Vorremmo con la presente aprire una riflessione collettiva, prendendo spunto dagli importanti progetti di riqualificazione del Parco di Centocelle (quadrante est della Capitale), che prevederanno per i prossimi anni, interventi significativi come la riforestazione, la creazione di aree per lo sport, per il tempo libero e nuovi tracciati.
La nostra Associazione è impegnata da molti anni nell’assistenza a coloro che vivono in situazioni di esclusione abitativa, e desideriamo sottolineare l’importanza dell’area oggetto di riqualificazione non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per la sua storia umana. Il Parco di Centocelle è stato per decenni uno “spazio di vita” per migliaia di cittadini romani, inclusi coloro che hanno vissuto nelle precarie baracche che un tempo popolavano l’area. Dal dopoguerra fino al 2010, infatti, l’area ha ospitato generazioni di famiglie provenienti dal sud Italia, dai paesi balcanici e dal Maghreb. Queste persone hanno vissuto, lavorato e costruito le loro vite tra le mura delle baracche, contribuendo alla tessitura sociale e culturale della nostra città.
Desideriamo portare alla vostra attenzione un breve excursus storico che sembra essere stato dimenticato dalla memoria collettiva della nostra città.
Nell’immediato dopoguerra le grotte e gli anfratti dell’area erano stati occupati dagli sfollati del conflitto. Un testimone degli anni ’50 racconta: «Lì vicino all’aeroporto c’erano anche delle grotte, occupate dagli sfollati durante la guerra ed ancora abitate. C’era poi un campo di zingari, con i carri tirati dai cavalli e qualche grossa auto americana sgangherata».
Negli anni Sessanta, l’area del parco risultava abitata da gruppi di sottoproletariato di siciliani, napoletani e calabresi – immortalati dai racconti di Pier Paolo Pasolini – e da famiglie di camminanti provenienti da Noto che vivevano in piccole abitazioni in muratura, dedicandosi soprattutto alle attività di arrotino e ombrellaio, ma anche alla vendita di aglio, cipolla, patate e carciofi che, con i loro mezzi (in prevalenza “apette”) trasportano nei mercati rionali.
Nel 1968 giunsero le prime famiglie rom di etnia Khorakhané Cergarija, provenienti dalla Bosnia. Un anno dopo ottennero la residenza presso l’insediamento e, in seguito, la cittadinanza italiana. «Si viveva come povera gente. Andavamo a raccogliere il ferro vecchio. Eravamo gente onesta che lavorava per tirare avanti. Poi, quando veniva l’estate, chiudevamo le baracche e andavamo in giro per l’Italia».
La convivenza tra italiani e rom non si rivelerà mai conflittuale e a metà degli anni Ottanta, oltre ad una piccola comunità di camminanti siciliani, risultavano presenti nell’insediamento le seguenti etnie: Khorakhané Cergarija, provenienti dalla Bosnia, Khorakhané Crna Gora, provenienti dal Montenegro, Rudari, cristiano–ortodossi provenienti da Belgrado, e Khorakhané Cergarija, originari di Vlassenica.
Alla fine del decennio a tutti i cittadini italiani vennero assegnate le case popolari e le loro abitazioni furono distrutte. Utilizzando i pavimenti delle case, oggi ancora visibili, molte famiglie rom realizzarono nuove baracche. Dopo i vari trasferimenti, nell’area si contavano una ventina di famiglie di due etnie: Khorakhané Crna Gora, provenienti dal Montenegro, e Khorakhané Cergarija, provenienti dalla Bosnia. Grazie all’interessamento di un dirigente del Comune di Roma, venne installato il primo allaccio di energia elettrica. Negli anni successivi, pertanto, una ventina di famiglie riuscirà a stipulare un regolare contratto per l’erogazione di elettricità. Nel medesimo periodo la prima famiglia riuscirà ad avere una regolare linea telefonica all’interno della baracca.
Nel 1990 arrivarono da Kosovo e Macedonia alcune famiglie di etnia Khorakhané Shiftarija. In pochi anni raggiungeranno le 200 unità. L’anno successivo il Comune di Roma dispose i primi bagni chimici e alcuni lampioni lungo le strade. L’accesso all’insediamento, denominato Casilino 900, venne allargato e il manto stradale coperto di breccia. I bambini rom iniziarono la frequenza nella scuola dell’obbligo. Il Nucleo Assistenza Emarginati svolse, per conto del Comune di Roma, il primo censimento del campo: vennero registrati 295 abitanti e, per la prima volta, ogni baracca venne numerata con vernice gialla. Resta viva nei ricordi dei testimoni la rottura di una tubatura causata, nel 1996, da una ruspa impegnata nella bonifica dell’area che ne allagò una parte obbligando al momentaneo sgombero le famiglie kosovare e macedoni.
Nel giugno 1999 arrivarono da Kosovo e Macedonia alcune famiglie di etnia Khorakhané Shiftarija in fuga dalla guerra dei Balcani. In pochi anni raggiungeranno le 110 unità.
Nel 2000, 160 uomini di nazionalità marocchina si insediarono nel campo ma il 18 febbraio dell’anno successivo, nelle prime ore della notte, l’area verrà completamente devastato da un incendio. Nel censimento del 2001 verranno registrati 703 abitanti (230 bosniaci, 110 montenegrini, 60 macedoni, 120 jugoslavi, 160 marocchini, famiglie di nazionalità serba, croata e kosovara, qualche polacco, cecoslovacco e italiano). Tale numero resterà invariato nei censimenti svolti negli anni successivi con un decremento nel censimento del 2004 (650 persone) dovuto alla partenza, nel novembre del 2003, dei marocchini ancora rimasti dopo l’incendio del 2001. Nell’insediamento si registrava la presenza di diverse fontanelle, 130 bagni chimici e alcune famiglie predisposero l’acqua all’interno delle abitazioni. Una dozzina di famiglie risultava disporre di regolare allaccio elettrico e del telefono all’interno della propria baracca. Ecco come una donna che viveva nel campo descrive quella che era la sua abitazione: «La nostra baracca era fatta di quattro stanze, un salotto e un bagno con scaldabagno. In una stanza c’era la lavatrice. Avevamo il telefono in casa. Molte baracche erano fatte così».
Negli anni successivi, numerose associazioni sostennero e aiutarono, a vario titolo, le molte famiglie rom in cerca di percorsi di integrazione e di inserimento lavorativo. Con il patrocinio del VII Municipio, il 13 febbraio 2008 giunsero nell’insediamento 50 studenti di diverse nazioni per una giornata di incontro e di festa con gli abitanti dell’area.
Nel periodo compreso tra gennaio e febbraio 2010, in piena “Emergenza Nomadi”, la Giunta presieduta da Gianni Alemanno procedette allo sgombero forzato dell’area, con la ricollocazione nei diversi “villaggi attrezzati” della Capitale delle 620 persone rimaste. L’area si svuoterà definitivamente e negli anni successivi sarà occupata sporadicamente da persone in grave emergenza abitativa.
Alla luce di tale breve narrazione, come Associazione e come cittadini che vivono e amano la città di Roma, riteniamo importante fare in modo che la memoria non venga calpestata e che uno spazio della città che è stato anzitutto uno “spazio di vita”, a volte felice, altre volte drammaticamente sfortunato, sia ricordato con la dignità che merita dall’intera cittadinanza, secondo modalità che in percorso partecipativo si potrebbero individuare. Crediamo che la realizzazione di uno “spazio della memoria” dedicato ai “baraccati” romani all’interno dei progetti di riqualificazione del Parco di Centocelle potrebbe servire come testimonianza tangibile del passato di questa area e delle vite che l’hanno attraversata, rispettando la loro dignità e contribuendo alla comprensione della storia e della diversità della nostra città.
Ci auguriamo che questa proposta riceva il sostegno istituzionale che merita e che sia possibile collaborare per garantire che il Parco di Centocelle non solo rappresenti un’oasi naturale, ma anche un luogo di memoria e riflessione per tutta la comunità.

Associazione 21 Luglio ETS

 

Cliccando QUI è possibile scaricare la lettera.

MA.REA atterra ad Asti: Approvato il Piano di Azione Locale per il superamento della baraccopoli di Via Guerra, 36.

La giornata del 13 febbraio 2024 ha segnato un momento storico per la città di Asti, con la deliberazione della Giunta Comunale n.71 che determina l’approvazione del Piano di Azione Locale “Oltre il Campo – Asti: il Superamento della Baraccopoli di Via Guerra, 36”. Questo piano, proposto da Associazione 21 luglio, rappresenta un passo in avanti cruciale per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti dell’insediamento.

L’origine della comunità rom di via Guerra risale agli anni Ottanta e Novanta, quando fu costretta a lasciare la Bosnia-Erzegovina a causa degli eventi storici che portarono alla disgregazione della Repubblica Jugoslava. Dopo aver toccato diverse località in Sardegna, le famiglie decisero di trasferirsi nel territorio astigiano, con la speranza di avvicinarsi alla loro terra d’origine.

Le difficoltà non sono mancate; la comunità si è trovata ad affrontare condizioni di vita precarie, caratterizzate da problemi igienico-sanitari, carenza di servizi e alcune difficoltà di convivenza con altre comunità. Negli anni sono stati effettuati vari interventi da parte di organizzazioni del Terzo Settore, ma la situazione richiedeva un approccio più strutturato e integrato.

Il sindaco Maurizio Rasero ha incaricato Associazione 21 luglio di coordinare le azioni di superamento della baraccopoli di via Guerra, 36, seguendo i criteri definiti dalla metodologia MA.REA, articolata in sei fasi, con l’obiettivo di identificare soluzioni concrete per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dell’insediamento.

La prima fase ha portato alla redazione del rapporto “Oltre il Campo. La Baraccopoli di Via Guerra, 36“, documento che ha fornito una panoramica dettagliata della realtà dell’insediamento attraverso un accurato lavoro di ascolto, mappatura, acquisizione dei dati e analisi degli stessi.

In questo modo si è potuto procedere con la seconda fase, costituendo un Gruppo di Azione Locale (GAL) incaricato di elaborare un Piano di Azione Locale (PAL) per il superamento della baraccopoli e rilevando l’importanza di procedere attraverso l’attivazione di 8 tavoli tematici, a seguito delle criticità e dei bisogni emersi.

Il PAL è stato redatto con un approccio partecipativo, coinvolgendo attivamente gli stakeholders e le persone residenti nella baraccopoli. L’obiettivo finale è superare l’insediamento e garantire un inserimento abitativo sostenibile per tutte le famiglie coinvolte.

Seguendo i principi della “Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (2021-2030)”, si è posta particolare attenzione all’abolizione dell’approccio etnico, con l’obiettivo di rimuovere le barriere tra le famiglie dell’insediamento, la cittadinanza astigiana e i servizi pubblici.

Riprendendo la metafora del volo aereo proposta dal progetto, si passerà ora all’attuazione dei tre momenti-chiave previsti per il superamento della baraccopoli: una prima fase propedeutica alla fuoriuscita di ogni famiglia dalla baraccopoli, denominata ATTESA e già parzialmente attiva dal febbraio 2022; la fase effettiva della fuoriuscita di ogni famiglia dall’insediamento, denominata DECOLLO; in ultimo la fase della sostenibilità, un accompagnamento delle famiglie nel percorso di inserimento abitativo, denominata ATTERRAGGIO. Il progetto nella sua interezza coinvolgerà i 145 residenti dell’insediamento, di cui 83 minori, e avrà una durata di due anni, per un costo complessivo, secondo quanto riportato dal progetto approvato dal Comune di Asti, di 285.800€.

Affrontare la sfida del superamento della baraccopoli rappresenta un passo cruciale verso il miglioramento della qualità della vita e la promozione dell’inclusione sociale. Questo progetto non solo beneficia gli abitanti dell’insediamento e della cittadinanza tutta, ma offre anche un modello concreto e adattabile per altre comunità in Italia.

è possibile visualizzare il Piano di Azione Locale di Associazione 21 luglio cliccando QUI e la relazione sulla baraccopoli di Via Guerra 36 QUI.

Cliccando QUI è invece possibile leggere il Verbale della Giunta Comunale di Asti in cui viene approvato il Piano di Azione Locale per il superamento della baraccopoli di Asti.

Memoria: abbiamo incontrato insegnanti, social workers e politici

Nella vita delle persone rom e sinte, un peso importante, allo stato attuale, lo hanno alcune categorie di persone. Tra queste, sicuramente, vi sono gli insegnanti, gli assistenti sociali e i decisori politici. Nel loro quotidiano, infatti, sono tra coloro che, con il loro lavoro, possono favorire politiche di inclusione e di superamento degli stereotipi.

Gli insegnanti attraverso la promozione di politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti. Gli assistenti sociali e le altre figure che operano in questo settore per poter garantire una valutazione più ampia sul benessere dei bambini rom e sinti. Nel caso dei decisori politici, invece, per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti, superando così i mega-campi presenti in alcune città italiane.

 

A tale scopo erano dedicati tre toolkit – prodotti nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea – pubblicati la scorsa primavera. 

A questa pubblicazione hanno fatto seguito diversi incontri di disseminazione che, in diverse città italiane, hanno visto i responsabili del progetto incontrare persone appartenenti a queste tre categorie professionali (in totale oltre 150).

Gli incontri sono stati un momento di confronto e scambio sui toolkit e di attivazione di esperienze positive.

 

Un lavoro che, come molti altri output del progetto, andrà oltre il termine stabilito, potendo durare nel tempo e aiutando sempre più a sensibilizzare sul necessario superamento di ogni discriminazione contro le persone rom e sinte.

L’importanza di parlare di Porrajmos nei libri scolastici

Sono circa 500.000 le persone rom e sinte uccise dai regimi nazifascisti. Da molti questo genocidio viene chiamato Porrajmos. Nonostante le sue dimensioni, la memoria storica di quegli eventi è poco conosciuta e non ha aiutato a costituire un patrimonio collettivo che consentisse di prevenire discriminazioni e stereotipi verso queste persone che, anche se in forme diverse, sono sopravvissute alla fine dei regimi totalitari del ‘900.

Il progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, e a cui lavorano la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio, ha tra i suoi obiettivi proprio questo.

Uno degli interventi previsti ha riguardato la sensibilizzazione verso case editrici che pubblicano libri per scuole di ogni ordine e grado e per le università, affinché nei testi scolastici sia presente un riferimento specifico a cosa fu il Porrajmos.

Il Prof. Luca Bravi, ricercatore dell’Università di Firenze ha, a tal proposito elaborato il testo che segue:

 

Il Porrajmos

Notte del 2 agosto 1944, Birkenau, “campo degli zingari” (Zigeunerlager, settore BII-E). Fino al giorno prima regnava il rumore della vita, seppur in un campo di sterminio, nell’area del Lager destinata a rom e sinti, una minoranza linguistica giunta in Europa dall’Asia a partire dal XIV secolo e oggetto di antichi pregiudizi: allo Zigeunerlager insieme vivevano, e aspettavano di morire, migliaia di famiglie. Ora non c’è che il silenzio: in una sola notte i nazisti hanno “liquidato” il campo, sterminando i suoi internati. Oltre quattromila uomini, donne e bambini sono stati assassinati prima dell’alba. Nonostante questa scena e altre analoghe viste in tutta Europa siano rimaste a lungo nei ricordi degli altri internati e nelle testimonianze dei pochissimi sopravvissuti sinti e rom, e a dispetto della vasta documentazione di questo altro sterminio, la vicenda dei rom e sinti ad Auschwitz rappresenterà a lungo una memoria assente: quando tutto finirà si farà fatica a studiare e a riconoscere un evento tragico e radicale tanto quanto la Shoah: il Porrajmos. 

La parola Porrajmos significa “divoramento”, ed è utilizzata per indicare lo sterminio di rom e sinti subito prima e durante la seconda guerra mondiale: si stima che 500.000 di loro siano stati assassinati dopo essere stati perseguitati dalla Germania nazista per due ragioni diverse e convergenti: inizialmente erano ritenuti “asociali”, successivamente sono stati considerati, come gli ebrei, “razzialmente inferiori”, e per questo cacciati e annientati. 

Anche l’Italia fascista prima e la Repubblica sociale italiana poi, espellendo, respingendo, internando e deportando rom e sinti per anni, ha partecipato al Porrajmos.

Le risorse online proposte: 

 

In occasione di un incontro svoltosi proprio all’Università di Firenze, a cui hanno partecipato diversi responsabili delle case editrici, è stato introdotto il tema del Porrajmos e il testo in questione è stato proposto, con l’obiettivo che, anche a seguito di un percorso di condivisione, possa essere introdotto all’interno dei libri, costituendo così parte di quella scoperta della memoria storica, così fondamentale per guardare al futuro senza il peso dei pregiudizi e delle discriminazioni.

Superato il “campo rom” nel comune di Collegno. In Italia restano 109 insediamenti monoetnici all’aperto.

L’insediamento, sito a Collegno in provincia di Torino in Strada della Berlia 86, è stato inaugurato nel 1997 dall’Amministrazione Comunale per far fronte alle criticità dovute alle situazioni igienico-sanitarie precarie e di sovraffollamento delle aree di sosta assegnate ad una comunità rom proveniente dall’ex-Jugoslavia negli anni settanta, in via Don Milani 5.

L’azione di superamento ha avuto origine con la delibera di Giunta Comunale n. 58 del 23 marzo del 2022, adottata in conformità con il Piano per l’inclusione e la partecipazione dei rom, finalizzato al sostegno delle popolazioni rom all’interno dell’Unione Europea, che delinea sette settori di intervento per progredire verso una reale parità, ciascuno composto da obiettivi minimi da attuarsi entro il 2030 da parte degli Stati membri.

Stando all’ultima rivelazione effettuata nel 2002 dalla Cooperativa San Donato (che attualmente opera all’interno dell’area) la comunità rom residente nell’insediamento di Strada della Berlia conta attualmente 63 persone.

La progettualità è stata delineata sulla base delle due caratteristiche che segnano l’intervento: l’abbandono di un approccio etnico e l’implementazione di un modello partecipativo, che ha visto il coinvolgimento attivo delle famiglie beneficiarie e di diversi attori pubblici e privati.

A seguito dell’intervento tutte le persone fuoriuscite dall’insediamento, quasi una settantina, sono state gradualmente collocate in abitazioni convenzionali, in alcuni casi in forme definitive, in altre in modalità provvisoria.

Il superamento dell’insediamento di Collegno, che Associazione 21 luglio ha seguito dal suo inizio individuandolo come un “caso studio” da portare su scala europea, è la dimostrazione di come in Italia il superamento degli insediamenti monoetnici è possibile, laddove si registra una chiara volontà nel voler portare avanti processi di inclusione abitativa e lavorativa che interessano le famiglie residenti in aree marginalizzate.

Con l’azione promossa dall’Amministrazione di Collegno, sono ad oggi ancora 109 gli insediamenti all’aperto abitati in Italia da circa 12.000 rom e sinti.

Roma: Un piano vicino alle linee guida di Associazione 21 luglio

La Giunta Capitolina, con la delibera n.235 del 07/07/2023 ha recepito la nuova Strategia nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 e ha approvato il Piano d’azione Cittadino per il superamento del “Sistema Campi” 2023-2026.

Nel 2022, l’assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale aveva attivato il percorso partecipativo denominato “In dialogo con la città”, coinvolgendo gli Enti del Terzo Settore nel definire un modello di intervento volto al superamento dei Villaggi attrezzati e all’inclusione delle popolazioni rom e sinti nel territorio di Roma Capitale.

I lavori del tavolo di co-programmazione avevano avuto luogo nel periodo da giugno a novembre dello scorso anno. Organizzati in sei sottogruppi tematici, avevano trattato i seguenti argomenti: antiziganismo e partecipazione, regolarizzazione dei documenti, accesso a un alloggio adeguato, assistenza sanitaria, occupazione e istruzione.

Il Piano d’azione Cittadino approvato lo scorso luglio mira a garantire i diritti fondamentali delle persone che vivono nei “Villaggi attrezzati”, attraverso azioni coerenti con le priorità emerse dai tavoli di co-programmazione. Le azioni del Piano sono strutturate in quattro aree tematiche: contrasto all’antiziganismo e partecipazione; regolarizzazione documentale; accesso all’abitazione, inclusione sociale e promozione della salute; accesso all’istruzione e al lavoro.

L’Amministrazione Capitolina riconosce e si impegna a mantenere il contrasto all’antiziganismo e la promozione della partecipazione di rom e sinti come principi cardine trasversali a ogni area tematica.

Come premessa essenziale per la riuscita degli interventi previsti dal Piano, l’Amministrazione capitolina riconosce la necessità di un lavoro sistemico che preveda il dialogo tra i diversi attori coinvolti, valorizzando anche il contributo della società civile, delle imprese sociali e del Terzo Settore. In tutte le fasi di attuazione del Piano, dalla co-progettazione e realizzazione degli interventi fino al monitoraggio e valutazione degli esiti, l’amministrazione prevede inoltre il coinvolgimento attivo delle comunità rom e sinti, elemento imprescindibile per il superamento del “Sistema campi”.

I principi espressi nel Piano risultano in forte sintonia con le linee guida di superamento degli insediamenti monoetnici che Associazione 21 luglio ha sviluppato e disseminato in Italia nell’ultimo biennio, rappresentando, pertanto, un importante passo in avanti verso la fine della stagione dei “campi rom” romani.

È possibile leggere il Piano d’azione Cittadino cliccando qui.

Un nuovo incontro nell’ambito del progetto RemAgainstDisc

Lo scorso 30 giugno si è tenuto un nuovo incontro intermedio nell’ambito RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination).

Finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, nei prossimi 20 mesi vedrà la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio impegnate per ricostruire la memoria della discriminazione e persecuzione che Rom e Sinti subirono durante il nazi-fascismo e, attraverso questo, costruire una società più inclusiva oggi.

L’incontro, moderato da Andrea Oleandri in rappresentanza dell’associazione che coordina il progetto, ha visto inizialmente una discussione sul lavoro svolto finora, sui risultati e sui feedback ricevuti. In particolare, è emerso come la ricerca e soprattutto il rinnovamento del museo virtuale siano stati molto apprezzati all’interno delle comunità per la qualità della narrazione e le modalità di realizzazione.

Sono stati poi discussi i work package ancora aperti e lo stato dei lavori.

In particolare, tutti i toolkit e i booklet sono stati realizzati e pubblicati in linea con il calendario del progetto e sono iniziate le attività di divulgazione. Si è tenuto il focus group con gli insegnanti e sono stati raccolti importanti feedback. Il lavoro di divulgazione riprenderà a settembre con diversi incontri in varie scuole. Prosegue il lavoro con i decisori politici. Un primo incontro si è tenuto alla fine di marzo e altri sono previsti nelle prossime settimane.

Per quanto riguarda gli incontri con gli assistenti sociali, anche questi partiranno nel mese di settembre in diverse città italiane. 

 

Sempre a settembre si terranno due incontri con i rappresentanti di case editrici scolastiche e universitarie, al fine di presentare una scheda di approfondimento sullo sterminio di rom e sinti, realizzata dal Prof. Luca Bravi dell’Università di Firenze, con la richiesta che la stessa sia pubblicata nei diversi testi. 

È stato promulgato il quadro strategico nazionale per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei rom in Italia

Associazione 21 luglio, insieme a  Consorzio Nova, Fondazione Romanì, Casa della Carità, Arci Solidarietà Onlus e Associazione Rom Sinti Prato hanno coordinato il lavoro di monitoraggio della Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti.

Il testo è stato approvato dalla Comunità Europea a maggio di quest’anno.

È possibile leggere il rapporto cliccando qui

 

Superare la discriminazione di Rom e Sinti. I toolkit per insegnanti, assistenti sociali e decisori politici

Combattere gli stereotipi e i pregiudizi attraverso la conoscenza della storia, ma anche degli elementi culturali che caratterizzano rom e sinti. È questo il modo in cui è possibile superare le discriminazioni istituzionali verso queste persone.

Per questo Associazione 21 Luglio, Sucar Drom, Università di Firenze e Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili hanno lavorato e pubblicato tre toolkit rivolti a insegnanti, assistenti sociali e decisori politici.

La pubblicazione di questi materiali rientra nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea. Dopo aver proceduto ad una fase di ricerca relativa allo sterminio di rom e sinti e aver fatto confluire questi materiali nel rinnovato museo virtuale “Dall’antiziganismo al genocidio”, con questi toolkit si passa dalla memoria storica all’azione.

INSEGNANTI

Promuovere la comprensione di come il pregiudizio in atto nei confronti di Rom e sinti affondi le sue radici nel trattamento storico riservato loro dalle dittature nazista e fascista, ma anche nei primi anni della Repubblica, attraverso ad esempio l’istituzione delle classi speciali “Lacio Drom” serve ad aumentare la conoscenza di quel periodo per superare i pregiudizi odierni. Promuovere politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

ASSISTENTI SOCIALI

Fornire un’adeguata conoscenza di come i pregiudizi attuali derivino dal periodo delle dittature nazi-fasciste, in in particolare sull’inadeguatezza delle madri rom; fare in modo che questa ricostruzione storica, accompagnata da una maggiore conoscenza di alcuni elementi culturali, possa entrare nel merito della valutazione fatta da questi professionisti sul benessere dei bambini rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

DECISORI POLITICI

Sensibilizzare su come i mega-campi presenti in alcune città italiane rispondano ai principi di concentrazione e di esclusione praticati durante il nazifascismo. Offrire soluzioni per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

Aggiornamenti sulla vicenda di Hasib Omerovic

In risposta all’interrogazione presentata dal deputato Riccardo Magi nella quale, in riferimento alla vicenda di Hasib Omerovic è stato chiesto:

Se, fatti salvi i profili di competenza dell’autorità giudiziaria, sia stata disposta un’indagine interna e a quali risultati abbia condotto; se in relazione alla gravità delle ipotesi di reato e agli atti illegittimi emersi dagli accertamenti, siano stati assunti dei provvedimenti cautelari nei confronti degli indagati

Questa la risposta dell’ On. Nicola Molteni, sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno nell’aula del Parlamento il 18 novembre 2022:

Gli onorevoli interpellanti chiedono notizie in merito all’episodio, avvenuto a Roma lo scorso 25 luglio, nel corso del quale il signor Hasib Omerovic, di etnia rom, è precipitato dalla finestra della sua abitazione durante un sopralluogo effettuato dal personale del quattordicesimo distretto di pubblica sicurezza di Primavalle.

Attualmente, il signor Omerovic risulta essere ancora ricoverato presso il reparto di neuroriabilitazione ad alta intensità del policlinico “Gemelli” di Roma, in una condizione di minima coscienza e costantemente sottoposto a monitoraggio.

Come evidenziato anche dagli onorevoli interpellanti e sulla base delle notizie acquisite dal Ministero della Giustizia, la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma in relazione all’episodio ha avviato un procedimento penale per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e tortura, delegando alle relative indagini le squadre mobili della questura di Roma.

Per rispondere agli specifici quesiti posti nell’atto di sindacato ispettivo parlamentare, riferisco che lo scorso settembre l’amministrazione ha adottato misure di carattere organizzativo e, in particolare, l’avvicendamento del dirigente del distretto, sostituito con un primo dirigente di PS, ritenuto particolarmente qualificato, e del funzionario addetto. Tali provvedimenti sono stati assunti rispettivamente con atto del capo della Polizia e del questore di Roma. Inoltre, in raccordo con gli organi inquirenti, sono stati disposti ulteriori atti organizzativi che hanno interessato i quattro dipendenti coinvolti nei fatti del 25 luglio scorso. Nello specifico, uno di essi è stato assegnato ad un altro ufficio di pubblica sicurezza della capitale, mentre gli altri tre sono stati adibiti a servizi di vigilanza interna nell’ambito del quattordicesimo distretto.

Infine, poiché il procedimento penale pende ancora nella fase delle indagini preliminari ed è coperto dal segreto investigativo, non sono stati avviati procedimenti disciplinari nei confronti del personale interessato in attesa degli sviluppi del procedimento penale.

Assicuro che la vicenda è attentamente seguita dai vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza e che, all’esito del procedimento penale, saranno avviate le iniziative disciplinari, naturalmente in presenza dei presupposti

Secondo Carlo Stasolla di Associazione 21 luglio: “Preoccupa l’idea che quanti detengono il monopolio legale dell’uso della forza, in qualità di agenti delle forze dell’ordine, non vengano sottoposti a procedimenti di sospensione, a seguito di indagini per ipotesi di reato così gravi come quelli che riguardano la vicenda del giovane Hasib. Il rischio di minimizzare quanto accaduto la mattina del 25 luglio nell’appartamento di Primavalle potrebbe rappresentare l’anticamera di una volontà volta ad allontanare il conseguimento di una verità piena, la stessa invocata e ricercata dalla mamma di Hasib

 

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