La Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze
L’11 ottobre si celebra la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, una data importante per ricordare la necessità e l’importanza dell’empowerment femminile nel mondo, attraverso la promozione dell’istruzione, di un paritario accesso ai servizi e della libertà individuale.
Anina Ciuciu, autrice di questo articolo, è una donna rom. Vive in Francia, sta per diventare avvocato e la sua storia è un bellissimo esempio di riscatto, forza e coraggio.
Mi chiamo Anina Ciuciu, sono Romni e cittadina franco-rumena. Io, i miei genitori e le mie tre sorelle siamo dovuti scappare dal nostro paese, la Romania, per sfuggire dal razzismo, dall’umiliazione e dalla miseria. Ma, prima in Italia e poi in Francia, abbiamo dovuto affrontare lo stesso rifiuto, la stessa stigmatizzazione e la stessa povertà.
Siamo sopravvissuti in baraccopoli miserabili, squat e altri alloggi insalubri. La nostra stessa esistenza è stata clandestina fino al giorno in cui abbiamo avuto la fortuna di incontrare delle persone generose, che ci hanno teso la mano e ci hanno aiutati a riscattarci da quella situazione ingiusta, permettendoci di recuperare la nostra dignità. Da quel momento, io e le mie sorelle siamo potute andare a scuola. Oggi, sono titolare di una laurea specialistica in diritto ottenuta presso la prestigiosa Università Sorbona, ho pubblicato due libri e mi appresto a diventare avvocato.
La scelta di intraprendere questa carriera non è stata priva di difficoltà ma, al contrario, traduce la mia volontà di continuare, in modo più incisivo, la lotta militante nella quale sono impegnata da più di 4 anni per la difesa dei diritti umani fondamentali, e contro le discriminazioni di cui i rom in particolare sono vittime in Europa.
Al prezzo degli immensi sacrifici fatti dai miei genitori, e grazie al loro immancabile sostegno e amore, ho capito molto presto l’importanza della scuola. Ho capito presto che la scuola è l’unico mezzo per uscire dalla fatalità miserabile che ci viene destinata, per diventare padroni della propria vita e riconquistare la dignità personale.
Io e le mie sorelle abbiamo avuto la fortuna di avere genitori che hanno sacrificato tutto per la nostra educazione e la nostra felicità, siamo state fortunate ad aver fatto gli incontri giusti.
Ma so perfettamente che oggi troppe ragazze, nel mondo, non hanno la stessa fortuna. Ho fin troppo spesso visto con i miei occhi, e provato, l’ingiustizia del destino che subiamo in quanto Rom, sia all’interno dell’insieme rom che nella società politica alla quale, per quanto molto spesso ci ripudi, apparteniamo.
Sulle donne dei gruppi emarginati convergono le tre maggiori forme di violenza sociale: violenza di sesso, violenza di classe e violenza di razza. So che, nella nostra come in altre comunità, le ragazze si sposano ben troppo giovani e passano dalla morsa del padre a quella del marito. So anche che la società maggioritaria fa ricadere proprio su queste donne i pregiudizi più pesanti, negando loro l’accesso ai diritti più basilari come la scuola, la salute, il lavoro.
Eppure, fin dalla mia più tenera infanzia, sono rimasta colpita dall’incrollabile forza, dal coraggio e dalla bellezza delle donne della mia comunità, che sono state per me un modello e mi hanno incoraggiata a diventare quella che sono.
Innanzitutto mia madre, una donna straordinaria, il pilastro della famiglia, una donna che nonostante i numerosi ostacoli che le si sono parati davanti ha saputo attingere dall’Amore per noi la speranza e la forza necessarie per andare avanti, senza mai lamentarsi. Una donna che mi ha trasmesso la forza incorruttibile dell’Amore.
E poi più avanti altre donne, con la particolarità di appartenere anch’esse a minoranze etniche, come Angela Davis o Christiane Taubira, che si sono battute per la giustizia e l’uguaglianza di tutti e tutte, mi hanno insegnato la potenza dell’azione femminile nella lotta per l’emancipazione non solo delle donne, ma dell’integralità delle comunità emarginate.
Ed è proprio qui che si trova la posta del femminismo intersezionale. La lotta per l’emancipazione di donne e ragazze non dev’essere condotta contro gli uomini, e non deve costituire un ulteriore fattore di stigmatizzazione e di rifiuto delle comunità minoritarie. Al contrario, l’emancipazione delle donne all’interno di questi gruppi esclusi non può che andare di pari passo con la liberazione di tali comunità marginalizzate, e con la trasformazione dell’intera società.
È per questo che, oggi, garantire alle ragazze delle condizioni di vita decenti, l’accesso al sistema sanitario, alla sicurezza e all’educazione, significa permettere loro di diventare le donne libere e forti di domani, e di acquisire la forza d’azione necessaria alla trasformazione della nostra società. Significa vedere in loro la promessa di un mondo più giusto.
In occasione della Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze l’11 ottobre, accolgo con gioia le iniziative condotte dall’ONU nell’intento di rinforzare i diritti delle donne e delle bambine, e gli sforzi in programma per raggiungere l’emancipazione delle donne e l’uguaglianza con gli uomini, sforzi più che mai necessari nel contesto socio-politico mondiale attuale.
Tuttavia, a mio parere, ogni giorno dovrebbe essere considerato una giornata internazionale delle ragazze, poiché ogni giorno è necessario battersi per permettere alle nostre figlie, amiche e sorelle di uscire dalla trasmissione intergenerazionale di povertà, violenza, esclusione e discriminazione. Ogni giorno dovrebbe essere un passo verso le donne libere, dignitose e forti che costruiranno il mondo migliore di domani.
di Anina Ciuciu
Traduzione di Alessandra Cerioli
Foto di www.donneuropa.it