L'Ombudsman Ue: «No a fondi Ue per violare i diritti dei rom»
No ai fondi europei utilizzati per finanziare progetti che discriminano i rom in Italia, violandone i diritti umani fondamentali.
È una delle raccomandazioni rivolte dall’Ombudsman, il Mediatore europeo, Emily O’Reilly, alla Commissione Europea relativamente all’implementazione, da parte degli Stati membri, dei cosiddetti programmi di coesione, finanziati con i 350 miliardi di euro dei “Fondi Europei Strutturali e d’Investimento” per il periodo 2014- 2020.
La raccomandazione dell’Ombudsman si riferisce a un progetto del Comune di Napoli per la costruzione di un nuovo insediamento segregante per soli rom ed è stata inclusa tra le otto proposte avanzate alla Commissione in seguito a una richiesta formale di informazioni da parte dell’Ombudsman all’Associazione 21 luglio e al Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC), attraverso la Piattaforma per i Diritti Fondamentali dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
«La Commissione Europea non dovrebbe permettersi di finanziare, con denaro europeo, azioni che non sono in linea con i più alti valori dell’Unione, vale a dire i diritti, le libertà e i principi riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue – ha dichiarato l’Ombudsman Emily O’Reilly in un comunicato stampa -. Tra le questioni riguardanti i diritti fondamentali di cui sono stata messa al corrente nel corso delle mie indagini figura il progetto di un’area segregante per i rom finanziato, come riportato pubblicamente, da fondi Strutturali e d’Investimento. Sono fiduciosa che la Commissione accoglierà le mie proposte in questa prima fase del periodo di finanziamenti 2014-2020».
Rispondendo alla richiesta d’informazioni giunta dall’Ombusdman, l’Associazione 21 luglio e l’ERRC avevano sottolineato il caso di Cupa Perillo, l’insediamento informale che sorge nel quartiere Scampia, a Napoli, dove vivono da circa vent’anni 800 rom, tra cui 300 minori.
Nel 2013 il Comune di Napoli aveva iniziato a lavorare a un progetto per la costruzione di un insediamento segregante temporaneo per soli rom che avrebbe dovuto ospitare 400 degli 800 rom che sarebbero stati sgomberati da Cupa Perillo. Per la realizzazione di tale progetto, il Comune partenopeo avrebbe utilizzato circa 7 milioni di euro provenienti dai fondi europei.
Venuta a conoscenza di tale progetto, una coalizione di organizzazioni della società civile composta da Associazione 21 luglio, ERRC, OsservAzione e Chi Rom e…Chi No ha inviato una serie di lettere di preoccupazione alla Commissione Europea per sottolineare sia il carattere segregante e discriminatorio del progetto che la sua incompatibilità con gli standard minimi previsti dall’edilizia sociale.
In seguito all’azione congiunta delle organizzazioni, il progetto è stato bloccato e il nuovo insediamento segregante per i rom di Cupa Perillo non è stato realizzato.