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Il progetto Amarò Foro è iniziato a gennaio 2015 ed è tutt’ora in corso. A conclusione del primo anno di laboratori, lo scorso dicembre, gli operatori hanno costruito insieme ai bambini uno spettacolo di musica e danza sul tema degli sgomberi forzati. Di seguito proponiamo il diario di uno degli educatori che ricostruisce il percorso di questa esperienza: la sua testimonianza è drammaticamente attuale oggi, perché l’insediamento in cui vivevano questi bambini è stato sgomberato a maggio.
Il primo anno dei laboratori di Amarò Foro si è chiuso in un modo che più festoso non poteva davvero essere. I nostri bambini si sono dedicati alla preparazione di una performance (il loro primo spettacolino) che hanno messo in scena in occasione di due eventi organizzati dall’Associazione 21 luglio: un flash-mob in piazza del Pantheon, a Roma, nell’ambito della campagna “Peccato Capitale”, lanciata per denunciare l’aumento degli sgomberi forzati nella Capitale dall’annuncio del Giubileo della Misericordia, e l’evento “Gitanistan. Lo stato immaginario delle famiglie rom salentine”, che si è tenuto al teatro Vascello di Roma.
Le due esibizioni, oltre a rappresentare dei momenti artistici molto importanti, hanno dato la possibilità ai bambini di riflettere intorno alle tematiche dell’abitare e degli sgomberi forzati, scelti come temi centrali dello spettacolo.
La performance, infatti, simulava un momento di festa e socialità all’interno di un insediamento rom, interrotto dall’arrivo di due spazzini che simbolicamente spazzano via le case, lasciando i bambini e le loro famiglie senza più un tetto sopra la testa. Tutta la comunità, dopo un primo momento di paura e rassegnazione, decide quindi di alzare la testa e di riaffermare attraverso il ballo, la musica e il canto la voglia di uscire dall’invisibilità e di autodeterminare una volta per tutte le proprie vite.
Per permettere ai bambini di dare un senso alla creazione artistica di cui erano protagonisti, si è scelto di dedicare un momento specifico alla discussione collettiva rispetto al tema degli sgomberi forzati, invitando i bambini a condividere le proprie esperienze e ad esternare le proprie emozioni.
Nonostante la giovane età, tutti si sono dimostrati consapevoli di cosa fosse uno sgombero forzato e la maggior parte di loro ha raccontato di aver avuto esperienze dirette, vissute in prima persona o che hanno coinvolto membri della loro famiglia.
È stato un momento di condivisione, rispetto e ascolto reciproco. Tutti riuniti in cerchio, i bambini hanno dato vita ad una riflessione collettiva molto partecipata e estremamente rispettosa del tempo e delle emozioni di ciascuno. Sono così emerse paure e ansie rispetto alla possibilità di subire uno sgombero forzato, ma anche una forte voglia di migliorare la propria condizione e il desiderio di avere una vera casa per poter, ad esempio, invitare a giocare i propri compagni di scuola senza vergogna.
Negli sguardi e nei comportamenti dei bambini si è manifestata la forza derivante dal condividere con tutto il gruppo le proprie emozioni e i propri sogni e dal realizzare di vivere una condizione comune da trasformare tutti insieme. Avere una casa sufficientemente spaziosa e in un ambiente salubre, dove diritti quali lo studio, il gioco e la salute siano pienamente soddisfatti, è il primo passo per permettere ai bambini rom di sviluppare le proprie capacità fisiche e mentali e di uscire dalla condizione di marginalità in cui vivono.
È perciò importante che i bambini vengano stimolati a riflettere e prendere coscienza del mondo che li circonda, trovando strategie per interagire con esso in una posizione attiva e immaginando i percorsi da compiere per poter raggiungere l’espressione di una piena cittadinanza.
Il Progetto Amarò Foro è esattamente questo. Ed è qui che subentra l’arte che, stimolando mancanze e desideri e rafforzando l’identità dei bambini, permette loro di sviluppare tutto il proprio potenziale di trasformazione della realtà.
Francesco Garberini
Operatore Educazione
Associazione 21 luglio