Sulla condizione di rom e sinti, il Consiglio d'Europa richiede all'Italia l'adozione di misure urgenti
C’è ancora tanto da fare in Italia per la promozione dei diritti dei rom e sinti residenti nel nostro paese. Il Comitato Consultivo della Convenzione Quadro sulla Protezione delle Minoranze Nazionali del Consiglio d’Europa ha diffuso la sua quarta Opinione sull’Italia, esito del quarto ciclo di monitoraggio condotto nel corso del 2015. Per arrivare a tracciare la descrizione complessiva anche Associazione 21 luglio ha apportato il suo contributo, inviando un rapporto ombra e facilitando la visita di una delegazione nelle baraccopoli istituzionali riservate ai rom che vivono nella Capitale.
Lo scenario che emerge dal rapporto dell’organo del Consiglio d’Europa non è incoraggiante. Si rileva come, dopo tanti anni, si continui a utilizzare impropriamente la parola “nomade” per giustificare la politica dei campi, una soluzione abitativa giudicata del tutto inappropriata e che suscita la preoccupazione del Comitato. L’Opinione sottolinea più volte come le condizioni di vita all’interno delle baraccopoli, sia istituzionali sia informali, siano largamente al di sotto degli standard e rileva lo scarsissimo accesso dei minori rom al diritto all’istruzione. Nel rapporto si legge infatti che almeno 20 mila minori rom al di sotto dei 12 anni non hanno fruito di alcuna forma di scolarizzazione e individua in questa situazione una della principali cause della persistente povertà e della marginalizzazione della minoranza rom.
Mentre il Comitato riconosce un apprezzabile progresso nella legislazione che tutela i diritti delle altre minoranze residenti in Italia, constata invece una presenza pervasiva di antiziganismo anche da parte di personaggi e partiti politici che fanno dei discorsi d’odio contro la minoranza rom uno dei propri principali cavalli di battaglia.
Infine, l’organo del Consiglio d’Europa sottolinea l’assenza in Italia – uno dei pochi paesi europei ad esserne ancora sprovvisto – di un organo di monitoraggio e difesa dei diritti umani che sia totalmente indipendente (c.d. Istituzione nazionale indipendente sui diritti umani). Anche relativamente all’UNAR, ribadisce come un ente di questo tipo non possa operare in maniera indipendente finché rimarrà vincolato alla presidenza del Consiglio dei Ministri.
Foto di: Il Fatto Quotidiano