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Dalla magistratura finalmente la verità sul "sistema campi" a Roma?

L’Associazione 21 luglio segue con estrema attenzione gli sviluppi dell’Operazione “Mondo di Mezzo” condotta dai Ros dei Carabinieri che ha già portato all’arresto di un funzionario operante nell’Ufficio Rom, Sinti e Camminanti (ex Ufficio Nomadi) dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale.
Da anni l’Associazione 21 luglio denuncia l’illegalità del “sistema campi nomadi” e la ricerca curata dall’Associazione, dal titolo “Campi Nomadi s.p.a.”, ha finalmente svelato il fiume incontrollato di denaro pubblico che, con scarsa trasparenza, ha alimentato e continua ad alimentare un meccanismo istituzionale che concentra, allontana e segrega le comunità rom e sinte della Capitale.
La punta dell’iceberg di tale “sistema” è rappresentata dal Centro di raccolta rom denominato “Best House Rom”, situato in via Visso. La struttura, malgrado priva dei requisiti strutturali e organizzativi previsti dalla normativa regionale, possiede – secondo l’Assessore alle Politiche Sociali Rita Cutini – «tutte le autorizzazioni che servono per poter funzionare». Eppure nel Centro vivono più di 300 rom in spazi angusti e privi di finestre e per ogni persona il Comune di Roma paga 600 euro mensilmente all’ente gestore. Per denunciare il carattere di “illegalità” della struttura il Consigliere comunale Riccardo Magi ha iniziato nei giorni scorsi uno sciopero della fame.
L’Associazione 21 luglio auspica che il lavoro della Magistratura possa finalmente fare luce sull’aggrovigliato “sistema campi” che, oltre a produrre una sistematica violazione dei diritti umani, si mantiene attraverso un poco chiaro flusso di denaro pubblico.

Le minacce non possono fermare chi si batte per i diritti umani

diritti umani rom minacce

Lo staff dell’Associazione 21 luglio


[tfg_social_share]L’ Associazione 21 luglio, in seguito alle minacce formulate dal sig. Sartana Halilovic al presidente Carlo Stasolla, qualora l’associazione si fosse ancora occupata del “campo rom” La Barbuta, a Roma, ritiene opportuno sottolineare che quanti si battono per i diritti umani non possono arretrare su determinate posizioni anche di fronte a pressioni di tale grave entità.
Rimane pertanto immutata la decisione dell’Associazione 21 luglio di rendere pubblico, nel mese di settembre, il rapporto “Terminal Barbuta”, incentrato sulle condizioni di vita delle comunità rom nel medesimo “Villaggio attrezzato” e sul progetto di un nuovo insediamento, che coinvolge un’ATI guidata dalla multinazionale Leroy Merlin, che prenda il posto dello stesso “villaggio”, reiterando così la politica dei “campi” e dell’esclusione sociale dei rom nella Capitale.
L’episodio, con le minacce al presidente Carlo Stasolla da parte di un abitante del “campo” de La Barbuta, si è verificato nel corso della presentazione del rapporto dell’Associazione 21 luglio “Campi Nomadi s.p.a” presso la sede del Municipio VII di Roma Capitale, alla presenza delle stesse autorità municipali, lo scorso 16 luglio, come testimoniato dal seguente video de Il Fatto Quotidiano.

Presentazione di "Campi Nomadi s.p.a" al Municipio Roma VII

campi nomadi roma[tfg_social_share]Il rapporto dell’Associazione 21 luglio “Campi Nomadi s.p.a.”, che analizza i costi del “sistema campi” nel 2013 nella Capitale, continua a circolare nella città di Roma e ad essere richiesto dalle autorità locali. Dopo la presentazione ufficiale dello scorso 12 giugno in Campidoglio e quella successiva nella sede del Municipio III, il rapporto sarà presentato mercoledì 16 luglio alle ore 17 presso la Sala Rossa del Municipio VII di Roma Capitale, in piazza Cinecittà 11. L’evento è organizzato dallo stesso Municipio, sul cui territorio, del resto, sorge uno degli otto “villaggi della solidarietà” analizzati nel rapporto, quello de La Barbuta.
Interverranno alla presentazione, per l’Associazione 21 luglio, il presidente Carlo Stasolla la ricercatrice Angela Tullio Cataldo e Stefania Viceconti, autrice di una parte del rapporto.
Parteciperanno all’evento anche le autorità del Municipio VII: il Presidente del Municipio VII Susana Ana Maria Fantino, l’Assessore alle Politiche Sociali Daniela De Lillo e i consiglieri della Lista Civica Marino Davide Tutino, Federica Lenci e Francesco Laddaga (organizzatori dell’evento).
Sono stati inoltre invitati alla presentazione tutti i consiglieri e assessori municipali e il Presidente della Commissione Legalità e Diritto di Roma Capitale Riccardo Magi.
Dal rapporto “Campi Nomadi s.p.a.” (che è possibile scaricare cliccando qui) emerge che nel solo 2013 il Comune di Roma ha speso oltre 24 milioni di euro per segregare, concentrare e allontanare i rom nella Capitale. Il rapporto porta altresì porta alla luce il vasto indotto, che coinvolge più di trenta enti pubblici e privati, che gira attorno al cosiddetto “sistema campi”. Vengono infine prese in rassegna due buone prassi di politiche di superamento dei “campi” in Italia, Messina e Padova, ed è presentato un esempio concreto di alternativa possibile al modello “campo” realizzabile nella città di Roma.
INGRESSO LIBERO
Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
email: stampa@21luglio.org

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Lettera a Marino: «Subito delega ad hoc su questione rom»

rom marino roma

L’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Roma Rita Cutini (foto: Roma Capitale)


[tfg_social_share]Istituire con urgenza una delega ad hoc per affrontare la “questione rom” nella Capitale e affidare l’incarico a una persona indipendente e competente che sappia tracciare nuove linee guida per la chiusura dei “campi”. Lo chiede l’Associazione 21 luglio al sindaco di Roma Ignazio Marino, a un anno esatto dalla nomina di Rita Cutini alla guida dell’Assessorato al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà di Roma Capitale.
Secondo quanto stabilito dall’Ordinanza n. 134 del 27 giugno 2013, con la quale Rita Cutini è stata nominata Assessore con delega al Piano per l’inclusione sociale dei migranti, l’intera “questione rom” è di competenza dello stesso Assessore.
«In questi dodici mesi – scrive l’Associazione 21 luglio in una lettera inviata al sindaco Marino – l’Assessore Cutini ha mostrato scarsa competenza e mancanza di una visione politica adeguata per allineare la città di Roma alle linee guida indicate dalla Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom». Le decisioni assunte dall’Assessore – è l’analisi dell’Associazione – sono state contrassegnate dall’approccio emergenzialeimprovvisazionesperpero di denaro pubblico e violazione dei diritti umani fondamentali.
La prima azione dell’Assessorato è stata lo sgombero forzato della comunità rom di via Salviati avvenuto il 12 settembre 2013, costato oltre 150.000 euro e che ha portato alla protesta formale di organizzazioni internazionali che si battono per i diritti umani, come Amnesty International Italia e il Centro Europeo per i Diritti dei Rom.
Malgrado le forti preoccupazioni espresse in una lettera del 12 novembre 2013 dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks al sindaco Ignazio Marino, la successiva decisione dell’Assessore Cutini è stata il trasferimento di 137 rom dall’insediamento di via della Cesarina al “Best House Rom”, struttura nella quale, in assenza di luce naturale e spazi adeguati, vivono 320 rom.
Successivamente, il medesimo Assessore ha annunciato la decisione di realizzare un nuovo “villaggio della solidarietà” per soli rom nel luogo dove sorgeva fino al 2013 il “campo “ di via della Cesarina. Un progetto che finora, per le sole spese preliminari, è già costato quasi 600.000 euro.
«A un anno dalla sua nomina, l’Assessorato a guida Cutini non ha ancora prodotto alcuna linea politica operativa in risposta alle drammatiche condizioni di vita delle comunità rom e sinte nella Capitale e al fiume incontrollato di denaro che fuoriesce dalla casse comunali per il mantenimento del “sistema campi”», afferma l’Associazione 21 luglio che chiede quindi al sindaco Marino un suo intervento diretto e urgente per istituire una delega ad hoc per la “Programmazione di interventi per il superamento degli insediamenti formali e informali e per l’inclusione dei rom e sinti”.
«Solo con l’istituzione di una delega ad hoc, affidata a una persona con le competenze giuste, si potrà avviare con decisione il cambiamento di rotta voluto dall’attuale sindaco e delineare i passi concreti per l’attuazione della Strategia Nazionale per l’Inclusione di Rom nella città di Roma, a partire dal passaggio obbligato della chiusura degli 8 “villaggi della solidarietà” della Capitale».
Lo scorso 12 giugno, in Campidoglio, l’Associazione 21 luglio ha presentato il rapporto “Campi Nomadi s.p.a.” che ha evidenziato, per l’anno 2013, una spesa di oltre 24 milioni di euro sostenuta dal Comune di Roma per la gestione dei “campi” in città.
Questa sera, a partire dalle ore 17.30 nella sala Consiliare del Municipio Roma III – piazza Sempione 15, Roma – il rapporto sarà presentato nuovamente alle autorità del Municipio e al pubblico in un evento organizzato dal Municipio Roma III e dal suo presidente Paolo Marchionne.
 

"Campi Nomadi s.p.a.": presentazione del rapporto al Municipio Roma III

campi nomadi[tfg_social_share]Dopo la presentazione ufficiale in Campidoglio dello scorso 12 giugno, l’Associazione 21 luglio presenta nuovamente il rapporto “Campi Nomadi s.p.a.” in un evento aperto al pubblico, organizzato dal Municipio Roma III, venerdì 27 giugno a partire dalle ore 17.30, presso la Sala Consiliare del Municipio Roma III in piazza Sempione 15, a Roma.
Parteciperanno, in qualità di promotori dell’evento, Paolo Marchionne, Eleonora Di Maggio e Yuri Bugli, rispettivamente Presidente, Assessore alle Politiche Sociali e Presidente della Commissione Politiche Sociali del Municipio Roma III. Alla presentazione, alla quale interverranno il presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla, la ricercatrice dell’Associazione 21 luglio Angela Tullio Cataldo e l’ingegnere Stefania Viceconti, curatrice di parte del rapporto, sono stati invitati dai promotori istituzionali tutti i Presidenti dei quindici municipi di Roma Capitale, così come i rispettivi Assessori e i Presidenti delle commissioni competenti.
Con il rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”, l’Associazione 21 luglio ha analizzato i costi sostenuti dal Comune di Roma nel 2013 per mantenere il “sistema campi” – oltre 24 milioni di euro per la gestione di 11 insediamenti informali – e ha indicato alcune buone prassi e proposte per superare la “politica dei campi” nella Capitale.
Lo scorso 12 giugno, durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto nella sala del Carroccio del Campidoglio, l’Associazione 21 luglio ha ribadito al sindaco Ignazio Marino la necessità e urgenza di un suo intervento al fine di impedire la costruzione di un nuovo “villaggio della solidarietà”, voluto dall’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale, che sorgerebbe in via della Cesarina, all’interno, quindi, del territorio del Municipio Roma III.
Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
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CAMPI NOMADI S.P.A. Segregare, concentrare e allontanare i rom. I costi a Roma nel 2013 (giugno 2014)

Il rapporto “Campi Nomadi s.p.a.” analizza i costi sostenuti dal Comune di Roma nel 2013 per la gestione del “sistema campi” nella Capitale e porta alla luce il vasto indotto, che coinvolge più di trenta enti pubblici e privati, che vi gira attorno. Il rapporto passa altresì in rassegna due buone prassi di politiche di superamento dei “campi” in Italia, Messina e Padova, e presenta un esempio concreto di alternativa possibile al modello “campo” realizzabile nella città di Roma.
Scarica il rapporto

Campi Nomadi s.p.a: a Roma il "sistema campi" vale 24 milioni

campi [tfg_social_share]SCARICA IL RAPPORTO
Oltre 24 milioni di euro spesi dal Comune di Roma nel 2013 per segregare e concentrare i rom nei “villaggi della solidarietà” e nei “centri di raccolta rom” e sgomberarli dagli insediamenti informali. Un vero e proprio “sistema”, quello dei “campi” nella Capitale, all’interno del quale operano 35 enti pubblici e privati, che impiegano un personale di oltre 400 individui, che usufruiscono dei finanziamenti comunali per lo più attraverso affidamento diretto e non tramite bandi pubblici.
È il quadro che emerge dal rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”, presentato stamane in Campidoglio dall’Associazione 21 luglio: un fiume incontrollato di denaro pubblico che confluisce nel “sistema campi” e che per le comunità rom non si traduce in alcun beneficio in termini di inclusione sociale ma che alimenta, al contrario, la percezione negativa nei loro confronti da parte dell’opinione pubblica.
Dei 24.108.406 euro spesi dal Comune di Roma nel 2013 per affrontare la “questione rom” – 8 mila persone, di cui più della metà bambini -, l’86,4% è stato utilizzato per la gestione dei “campi” e per la vigilanza e la sicurezza all’interno degli stessi; il 13,2% è stato rivolto ad interventi di scolarizzazione mentre soltanto lo 0,4% del totale è stato destinato all’inclusione sociale dei rom.
Per la gestione degli 8 “villaggi della solidarietà” presenti a Roma, nei quali vivono 4.391 persone, il Comune di Roma ha speso più di 16 milioni di euro. Tra questi, il “campo” di Castel Romano, dove risiedono 989 rom, risulta il più costoso: oltre 5 milioni di euro nel solo 2013. Dalla sua nascita, nel 2005, per una famiglia composta da 5 persone il Comune di Roma ha già speso oltre 270 mila euro.
Il “centro di raccolta rom” di via Amarilli, uno dei tre esistenti a Roma (costati circa 6 milioni di euro nel 2013), risulta invece l’insediamento formale con la spesa procapite più alta: per ognuno dei 130 abitanti nel “centro”, nel solo anno considerato dal rapporto, il Comune di Roma ha speso 906 euro al mese, a fronte di un investimento per l’inclusione sociale dei rom pari allo 0%.
Per spostare da un punto all’altro della città circa 1.200 rom attraverso 54 azioni di sgombero forzato, infine, si sono impiegati quasi 2 milioni di euro.
Come in una vera e propria “municipalizzata”, nella “Campi Nomadi s.p.a.”, emerge dall’indagine dell’Associazione 21 luglio, sono coinvolti 35 enti pubblici e privati. Stimando, per ognuno di essi, un coinvolgimento medio di 12 operatori, risultano più di 400 i soggetti individuali impiegati all’interno dell’indotto che si muove attorno alla “questione rom”. Preoccupante è la percentuale di affidamenti diretti dei finanziamenti, senza ricorrere pertanto a bandi pubblici, che in alcuni casi raggiunge il 100%.
Tra i soggetti operanti nel “sistema campi”, Consorzio Casa della Solidarietà e Risorse per Roma risultano, nel 2013, i due destinatari principali dei finanziamenti: 4.242.028 euro il primo, 3.757.050 euro il secondo. Per gli altri soggetti, invece, i finanziamenti sono compresi tra i 2 milioni di euro e i 100 mila euro annui.
A fronte di costi economici e sociali così elevati, il superamento definitivo dei “campi” si presenta come l’unica via che conduce a una inversione di tendenza e che si incrocia con quella dei diritti umani.
Le alternative possibili ai “campi” sono molteplici e l’Associazione 21 luglio, nel rapporto, ne ha proposto un esempio concreto: un progetto di autorecupero, così come codificato dalla Legge Regionale n.55 del 1998, che darebbe alloggio a 22 famiglie, tra cui 2 famiglie rom, una famiglia di rifugiati, una famiglia di immigrati e altre famiglie italiane in disagio abitativo. Un progetto, questo, che partirebbe dall’individuazione di un edificio dismesso tra i 1.200 ettari di immobili abbandonati presenti attualmente sul territorio comunale.
Soluzioni abitative extra-campo, finalizzate all’inclusione sociale, del resto, sono già state attuate in altre città italiane, come Messina e Padova, dove, grazie a progetti di autorecupero e autocostruzione, si spenderanno in 5 anni rispettivamente 10 mila euro e 50 mila euro per una famiglia rom di 5 persone. A Roma, la stessa tipologia di famiglia che vive nel “campo” de La Barbuta costerà alle casse comunali 155 mila euro in cinque anni.
«Segregare, concentrare e allontanare i rom ha un costo altissimo che Roma non può e non deve più permettersi – afferma l’Associazione 21 luglio -. Chiediamo pertanto all’amministrazione un impegno concreto volto a mettere la parola fine alla “politica dei campi” e al “sistema” che vi si cela dietro e a riconvertire le risorse in progetti di reale inclusione sociale a beneficio di cittadini rom e non. È quanto mai urgente, quindi, che il sindaco Marino intervenga per sospendere il progetto di rifacimento del nuovo “campo” in via della Cesarina, che l’Assessorato alle Politiche Sociali intende realizzare nei prossimi mesi e che andrebbe a incidere significativamente sulle spese previste nel 2014 per il “sistema campi”».
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Campi Nomadi s.p.a: a Roma il "sistema campi" vale 24 milioni

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Oltre 24 milioni di euro spesi dal Comune di Roma nel 2013 per segregare e concentrare i rom nei “villaggi della solidarietà” e nei “centri di raccolta rom” e sgomberarli dagli insediamenti informali. Un vero e proprio “sistema”, quello dei “campi” nella Capitale, all’interno del quale operano 35 enti pubblici e privati, che impiegano un personale di oltre 400 individui, che usufruiscono dei finanziamenti comunali per lo più attraverso affidamento diretto e non tramite bandi pubblici.
È il quadro che emerge dal rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”, presentato stamane in Campidoglio dall’Associazione 21 luglio: un fiume incontrollato di denaro pubblico che confluisce nel “sistema campi” e che per le comunità rom non si traduce in alcun beneficio in termini di inclusione sociale ma che alimenta, al contrario, la percezione negativa nei loro confronti da parte dell’opinione pubblica.
Dei 24.108.406 euro spesi dal Comune di Roma nel 2013 per affrontare la “questione rom” – 8 mila persone, di cui più della metà bambini -, l’86,4% è stato utilizzato per la gestione dei “campi” e per la vigilanza e la sicurezza all’interno degli stessi; il 13,2% è stato rivolto ad interventi di scolarizzazione mentre soltanto lo 0,4% del totale è stato destinato all’inclusione sociale dei rom.
Per la gestione degli 8 “villaggi della solidarietà” presenti a Roma, nei quali vivono 4.391 persone, il Comune di Roma ha speso più di 16 milioni di euro. Tra questi, il “campo” di Castel Romano, dove risiedono 989 rom, risulta il più costoso: oltre 5 milioni di euro nel solo 2013. Dalla sua nascita, nel 2005, per una famiglia composta da 5 persone il Comune di Roma ha già speso oltre 270 mila euro.
Il “centro di raccolta rom” di via Amarilli, uno dei tre esistenti a Roma (costati circa 6 milioni di euro nel 2013), risulta invece l’insediamento formale con la spesa procapite più alta: per ognuno dei 130 abitanti nel “centro”, nel solo anno considerato dal rapporto, il Comune di Roma ha speso 906 euro al mese, a fronte di un investimento per l’inclusione sociale dei rom pari allo 0%.
Per spostare da un punto all’altro della città circa 1.200 rom attraverso 54 azioni di sgombero forzato, infine, si sono impiegati quasi 2 milioni di euro.
Come in una vera e propria “municipalizzata”, nella “Campi Nomadi s.p.a.”, emerge dall’indagine dell’Associazione 21 luglio, sono coinvolti 35 enti pubblici e privati. Stimando, per ognuno di essi, un coinvolgimento medio di 12 operatori, risultano più di 400 i soggetti individuali impiegati all’interno dell’indotto che si muove attorno alla “questione rom”. Preoccupante è la percentuale di affidamenti diretti dei finanziamenti, senza ricorrere pertanto a bandi pubblici, che in alcuni casi raggiunge il 100%.
Tra i soggetti operanti nel “sistema campi”, Consorzio Casa della Solidarietà e Risorse per Roma risultano, nel 2013, i due destinatari principali dei finanziamenti: 4.242.028 euro il primo, 3.757.050 euro il secondo. Per gli altri soggetti, invece, i finanziamenti sono compresi tra i 2 milioni di euro e i 100 mila euro annui.
A fronte di costi economici e sociali così elevati, il superamento definitivo dei “campi” si presenta come l’unica via che conduce a una inversione di tendenza e che si incrocia con quella dei diritti umani.
Le alternative possibili ai “campi” sono molteplici e l’Associazione 21 luglio, nel rapporto, ne ha proposto un esempio concreto: un progetto di autorecupero, così come codificato dalla Legge Regionale n.55 del 1998, che darebbe alloggio a 22 famiglie, tra cui 2 famiglie rom, una famiglia di rifugiati, una famiglia di immigrati e altre famiglie italiane in disagio abitativo. Un progetto, questo, che partirebbe dall’individuazione di un edificio dismesso tra i 1.200 ettari di immobili abbandonati presenti attualmente sul territorio comunale.
Soluzioni abitative extra-campo, finalizzate all’inclusione sociale, del resto, sono già state attuate in altre città italiane, come Messina e Padova, dove, grazie a progetti di autorecupero e autocostruzione, si spenderanno in 5 anni rispettivamente 10 mila euro e 50 mila euro per una famiglia rom di 5 persone. A Roma, la stessa tipologia di famiglia che vive nel “campo” de La Barbuta costerà alle casse comunali 155 mila euro in cinque anni.
«Segregare, concentrare e allontanare i rom ha un costo altissimo che Roma non può e non deve più permettersi – afferma l’Associazione 21 luglio -. Chiediamo pertanto all’amministrazione un impegno concreto volto a mettere la parola fine alla “politica dei campi” e al “sistema” che vi si cela dietro e a riconvertire le risorse in progetti di reale inclusione sociale a beneficio di cittadini rom e non. È quanto mai urgente, quindi, che il sindaco Marino intervenga per sospendere il progetto di rifacimento del nuovo “campo” in via della Cesarina, che l’Assessorato alle Politiche Sociali intende realizzare nei prossimi mesi e che andrebbe a incidere significativamente sulle spese previste nel 2014 per il “sistema campi”».
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