Tag Archivio per: Il Tempo

Articoli

Bambini rom e la scuola : due pesi, due misure

Lunedì 30 marzo, in una lettera inviata al quotidiano “Il Tempo” a proposito della scolarizzazione dei bambini rom a Roma, gli assessori Francesca Danese e Paolo Masini hanno affermato che «negli ultimi tre anni la percentuale di frequenza media o regolare dei bambini rom oggetto di percorsi di scolarizzazione è rimasta stabile tra il 55% e il 60%».
L’Associazione 21 luglio non contesta il dato dei due assessori. Contesta però il criterio con cui esso viene stabilito.
Secondo il decreto legislativo n. 59 del 2004, «ai fini della validità dell’anno per la valutazione degli allievi è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato» pari a una frequenza del 75% del totale dei giorni previsti dal calendario scolastico. Quindi in Italia la frequenza di un alunno può essere definita regolare se supera il 75% delle frequenze.
In realtà da diversi anni l’Ufficio Rom, Sinti e Camminanti del Dipartimento Politiche Scolastiche del Comune di Roma elabora i dati relativi alla frequenza scolastica dei minori rom utilizzando una tabella, redatta solo per i rom, che prevede quattro fasce: frequenza regolare (70%-100%), frequenza media (40%-70%), frequenza scarsa (0,1%-40%), frequenza nulla (0%).
È solo attraverso l’utilizzo di tale diverso indicatore che gli assessori Danese e Masini possono concludere che negli ultimi tre anni scolastici più del 50% dei minori rom ha frequentato in maniera media e regolare la scuola. Il dato risulta quindi falsato perché falsato è il criterio utilizzato. Falsato, per esempio, è affermare che un bambino rom che va a scuola 1 solo giorno all’anno abbia una “frequenza scarsa”. Ciò che alla fine dichiarano i due assessori è che, a fronte dei più di 3 milioni di euro spesi annualmente dal Comune di Roma, il 55-60% dei minori rom va a scuola più di 4 volte su 10. Un dato che non ci sembra particolarmente incoraggiante.
A titolo esemplificativo riportiamo i dati relativi al campo di Lombroso e resi pubblici dal consigliere municipale Andrea Montanari. A fronte dei quasi 100mila euro spesi per la scolarizzazione, riferendosi alla soglia del 75% che la legge italiana utilizza per definire regolare la frequenza scolastica, emerge che solo 2 minori rom frequenterebbero in maniera regolare. Se però adottiamo il criterio fissato dall’Ufficio Rom, Sinti e Camminanti la frequenza media o regolare raggiungerebbe per l’insediamento considerato le 18 unità.
Per l’ennesima volta i rom sono considerati, anche dalle istituzioni, cittadini diversi, per i quali applicare tabelle e criteri differenti. Con buona pace di chi è chiamato, dopo aver vinto il bando, a lavorare per l’inclusione scolastica dei minori rom.

LEGGI ANCHE:

Le notizie sugli "zingari" lette da tre donne rom

Dzemila Salkanovic, Gladiola Lacatus e Sabrina Milanovic, donne rom impegnate all’interno dell’Associazione 21 luglio, raccontano cosa provano di fronte a quei titoli e notizie di giornale che, ripetutamente, diffondono e alimentano un’immagine indistintamente negativa e fortemente stigmatizzante delle comunità rom e sinte.
Da giugno a settembre 2014, come riportato in una lettera pubblica dell’Associazione 21 luglio al direttore de “Il Tempo” Gian Marco Chiocci, il quotidiano romano si è reso artefice di una sistematica campagna di presunte inchieste giornalistiche con target specifico le comunità rom e sinte a Roma.
 

Campagna anti rom su Il Tempo: lettera pubblica al Direttore

Il Tempo rom
 
Roma, 18 settembre 2014
Egregio Direttore Gian Marco Chiocci,
A partire dal mese di giugno 2014, e in particolare per tutto il mese di agosto, il quotidiano da Lei diretto si è reso artefice di una sistematica campagna di presunte inchieste giornalistiche con target le comunità rom e sinte presenti nella Capitale. In 3 mesi abbiamo assistito alla pubblicazione di 28 articoli, molti dei quali certificati da un apposito bollino “inchiesta”, nei quali si può rilevare un unico leitmotiv: diffondere e alimentare un’immagine indistintamente negativa e fortemente stigmatizzante di rom e sinti.
«La Capitale degli zingari», «Così i rom assediano la Capitale», «Quaranta nomadi assediano il quartiere», «Termini ancora regno delle zingare», «Sparatorie, furti e risse. Così i nomadi ringraziano»: sono solo alcuni dei titoli passati in rassegna nel corso dei mesi estivi. Lessico di guerra, generalizzazioni, continuo ed esclusivo accostamento a condotte antisociali, questi sono invece gli ingredienti scelti dai giornalisti de Il Tempo per preparare le loro “inchieste” e parlare direttamente alla pancia dei loro lettori, rispolverando uno dei più radicati stereotipi, quello dello “zingaro delinquente” in tutte le sue declinazioni. Anche dal punto di vista deontologico paiono ravvisarsi violazioni dei principi della Carta di Roma, visto il continuo ricorso a terminologia inappropriata (“nomadi”) e/o dispregiativa (“zingari”, “zingarelle”) e la continua insistenza sulla connotazione etnica di determinate condotte antisociali.
La “realtà” descritta nelle pagine de Il Tempo risulta parziale, dipinge una città sotto assedio da parte di una minoranza di cui il 50% sono bambini, e produce una stigmatizzazione indistinta e generalizzata in grado di fomentare e consolidare un clima di ostilità e di allarmismo sociale tra il pubblico dei lettori. La situazione di emergenza delineata dall’”inchiesta” non viene del resto supportata dai dati, in quanto a Roma la presenza di rom e sinti rappresenta appena lo 0,23% della popolazione totale – lo 0,07% se ci si riferisce ai soli abitanti degli insediamenti informali – numeri questi che da soli paiono ridimensionare le proporzioni dell’”invasione” paventata nelle pagine de Il Tempo.
L’autorevolezza dell’”inchiesta” risulta gravemente inficiata dall’assenza di pluralità nell’individuazione delle fonti: la voce dei rom, in particolare di coloro presso i quali sarebbero stati realizzati i “sopralluoghi” – protagonisti negativi e di fatto passivi dell’“approfondimento” giornalistico – non è in alcun caso contemplata né ascoltata dagli autori, negando così agli stessi qualunque possibilità di replica. Allo stesso modo, non viene approfondita la condizione sociale di tali comunità limitando fortemente la portata dell’“inchiesta” in termini di utilità ai fini dell’informazione, non essendo in grado, a causa di questi limiti, di fornire un quadro oggettivo della realtà.
Da una inchiesta giornalistica propriamente detta ci si aspetterebbe un approfondimento accurato su di una realtà complessa ed eterogenea, quale quella delle comunità rom e sinte che vivono negli insediamenti formali e informali della Capitale. Una realtà molto spesso caratterizzata da indigenza, quotidiana discriminazione e violazioni dei diritti umani, che difficilmente riesce ad arrivare sulle pagine dei giornali, se non filtrata attraverso la lente del pregiudizio e dello stereotipo.
Effettivamente i dati su rom e sinti parlano di un’emergenza; non, tuttavia, quella riguardante l’assedio profilato da inchieste come quelle realizzate dal quotidiano da Lei diretto, ma l’emergenza rappresentata dalla discriminazione cumulativa che subiscono i minori rom e le loro famiglie in Italia:

  • un minore rom ha 60 volte la probabilità di un minore non rom di entrare nel sistema italiano di protezione dei minori;
  • circa 15.000 persone rom sono a rischio apolidia, ovvero prive di documenti nonostante risiedano permanentemente e spesso dalla nascita sul territorio;
  • nell’anno scolastico 2013/2014 gli alunni rom e sinti sono diminuiti, attestandosi a 11.481 iscritti, il numero più basso degli ultimi sei anni, mentre il 63% delle persone rom rispondenti a un sondaggio dell’UE del 2011 ha dichiarato di aver lasciato la scuola prima dei 16 anni (il 21% ha dichiarato di non aver mai iniziato un percorso scolastico);
  • il 66% delle persone rom intervistate nel 2011 in Italia per conto dell’UE ha dichiarato di essersi sentita discriminata a causa della sua etnia nel corso dell’anno precedente;
  • l’Italia è l’unico paese europeo che mantiene e gestisce un sistema abitativo parallelo e segregante riservato a soli rom: i c.d. “campi nomadi”;
  • in Europa le persone rom hanno un’aspettativa di vita mediamente più bassa di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione.

Non possiamo poi dimenticare che nel nostro Paese 4/5 dei rom vivono lontano dalla marginalità sociale dei “campi nomadi”, in abitazioni ordinarie, conducendo una regolare attività lavorativa.
Dare visibilità ai dati di cui sopra e descrivere la condizione di rom e sinti nella sua interezza non è un gesto di bontà ma un indice della volontà e capacità di produrre un’informazione di qualità in maniera professionale, responsabile e al servizio dei cittadini.
Cordiali saluti,
Associazione 21 luglio
VIDEO: LE NOTIZIE SUGLI “ZINGARI” LETTE DA TRE DONNE ROM

Rom protagonisti negativi, anche in assenza di notizie

rom[tfg_social_share]Protagonisti negativi. Anche in assenza di notizia. Un articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo offre, ancora una volta, un’immagine stereotipata delle comunità rom, contribuendo ad alimentare nell’opinione pubblica un clima di ingiustificato allarmismo sociale.
Lo sottolineano Associazione 21 luglio e Associazione Carta di Roma a proposito del pezzo intitolato «Così i rom assediano la Capitale. Ecco le 100 favelas di Roma» pubblicato l’11 agosto.
«Ad agosto, si sa, le notizie scarseggiano, capita spesso allora di leggere sui giornali articoli su quegli argomenti che, pure in assenza di novità, attirano l’attenzione del lettore. Sarà questa la ragione alla base del titolo che leggiamo oggi sul quotidiano Il Tempo, “Così i rom assediano la Capitale. Ecco le 100 favelas di Roma”? Oppure è la volontà di portare avanti una campagna mediatica martellante che ha per protagonista – in negativo – la comunità rom, anche in mancanza di elementi nuovi sui quali scrivere?», afferma l’Associazione Carta di Roma, nata nel dicembre 2011 per dare attuazione alla Carta di Roma, il protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) nel 2008.
L’autore del pezzo denuncia che «i nomadi hanno circondato la città» e racconta il suo viaggio tra «i 100 insediamenti abusivi di Roma». Il giornalista apre con il racconto dell’aggressione subita da alcuni presunti rom per aver scattato delle foto e prosegue con il racconto di questo “viaggio” durante il quale guarda in lontananza gli insediamenti. Nessun fatto, nessuna notizia. Nessun accertamento circa gli abitanti di quelle baracche o abitazioni di fortuna.
«I rom vengono ripetutamente connotati come “un’emergenza”, a cui si associa lessico da battaglia per alimentare un clima di allarme sociale – afferma l’Associazione 21 luglio – L’emergenza non viene supportata dai fatti visto che a Roma non c’è stato alcun sensibile incremento di insediamenti informali tale da giustificare allarmismi, ma ci si assesta sui soliti numeri che caratterizzano la capitale ormai da almeno un decennio. Per quanto riguarda le presenze negli insediamenti informali contiamo circa 2.200 persone. Sui 2.866.000 residenti della città questa cifra è pari allo 0,07 % della popolazione di Roma, numeri che da soli sembrano ridimensionare le proporzioni dell’”assedio”».
L’articolo, del resto, si pone in violazione dei principi della Carta di Roma e non fa altro che alimentare i soliti stereotipi, generalizzando e descrivendo esclusivamente condotte antisociali, senza mai approfondire l’argomento: se la notizia è che a Roma ci sono le baraccopoli perché non chiedere a chi le abita come si sta e perché è disposto a vivere in condizioni così precarie? Manca totalmente la voce dei rom, viene negata loro la possibilità di replicare all’accusa di presunto “assedio” della capitale. Se anche l’intento fosse stato di dare, come notizia, il numero di insediamenti informali, questo non è stato fatto, poiché sono più dei 100 dell’articolo, tra i 150 e i 200, da anni».
«Tutto questo – conclude Associazione 21 luglio – alimenta il sospetto che l’unico intento dell’articolo non fosse raccontare fatti, ma descriverli parzialmente con toni allarmistici che non corrispondono alla realtà».

ARTICOLI CORRELATI:

Associazione 21 luglio ETS - Largo Ferruccio Mengaroni, 29, 00133, Roma - Email: info@21luglio.org - C.F. 97598580583 - Privacy Policy - Cookie Policy