Sui fatti di Centocelle noi abbiamo scelto il silenzio
Dopo la tragica morte delle tre sorelline rom nel rogo del camper di Centocelle, a Roma, abbiamo assistito ieri ad un vero e proprio “impazzimento mediatico”: la trottola di giornalisti e commentatori è partita in un moto incontrollato e incontrollabile. Il Paese si è spaccato per l’ennesima volta in “fascisti” e “antifascisti”, amici dei rom e intolleranti; vecchie bandiere ideologiche sono state rispolverate in nome dell’antirazzismo e della tolleranza. Cortei sono stati organizzati nella città e lunghi editoriali accompagnano le prime pagine dei quotidiani odierni. La prematura vittimizzazione della famiglia coinvolta nel rogo si è trasformata, in un processo di schizofrenia mediatica, nella loro successiva criminalizzazione. Il tutto all’interno di in una vicenda dalla fortissima carica emotiva dove nessuno spazio ha trovato la riflessione lucida e pacata.
Autorità civili e religiose si sono gettate nell’arena dei commenti e delle prese di posizione in un effetto di propagazione che non ha risparmiato nessuno. Ognuno ha sentito il dovere di “dire la sua”.
Davanti a tanto “rumore” Associazione 21 luglio ha scelto dall’inizio la strada del silenzio. Il silenzio rispettoso che meritano i corpi carbonizzati delle tre giovani vittime, lo stesso silenzio che deve accompagnare il lavoro degli inquirenti che alla fine dovranno dirci chi ha ucciso le tre sorelle e soprattutto perché.
Perché le tre vittime innocenti non meritano questo caotico seguito e ogni commento non ha significato se svuotato della verità sull’accaduto.