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Giornata Internazionale rom e sinti

Giornata Internazionale Rom e Sinti: il 7 aprile presentazione in Senato del nuovo rapporto annuale

 

INVITO

7 aprile 2017 ore 11
Sala degli Atti Parlamentari
Biblioteca del Senato «Giovanni Spadolini»
Piazza della Minerva, 38 – Roma

Associazione 21 luglio in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti che si celebra l’8 aprile di ogni anno presenta il suo

RAPPORTO ANNUALE 2016

Introduce:
Luigi Manconi, Presidente Commissione Diritti Umani del Senato

Nel corso della presentazione verranno resi noti i dati inediti raccolti da Associazione 21 luglio e la mappatura nazionale – con un focus sulla città di Roma – dei rom e sinti in emergenza abitativa, sugli sgomberi forzati oltre che su discriminazione e discorsi d’odio. Verranno inoltre ripercorse le tappe fondamentali della “politica dei campi” nel 2016, evidenziando gli sviluppi rilevanti nel 2016 rispetto all’applicazione della Strategia Nazionale d’Inclusione.
Saranno infine presentate le azioni di Associazione 21 luglio e i risultati raggiunti nell’anno appena concluso.
L’accesso alla sala – con abbigliamento consono e, per gli uomini, obbligo di giacca e cravatta – è consentito fino al raggiungimento della capienza massima ed è obbligatorio l’accredito.
Per informazioni e accrediti: stampa@21luglio.org
I giornalisti devono accreditarsi secondo le modalità consuete
inviando un fax allo 0667062947 o una mail a accrediti.stampa@senato.it
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RAPPORTO ANNUALE 2015

Malgrado i ripetuti richiami degli organismi internazionali e gli obiettivi fissati nella Strategia Nazionale d’Inclusione, l’Italia persevera nella segregazione e nella discriminazione delle comunità rom e sinte, finanziando la progettazione e la costruzione di nuovi “campi rom” e il rifacimento di quelli esistenti, perpetrando sgomberi forzati e rendendosi terreno fertile per la diffusione di un clima di ostilità e intolleranza che trova spazio anche nel discorso politico e mediatico.
Il quadro emerge dal Rapporto Annuale sulla condizione di rom e sinti in Italia, presentato in Senato da Associazione 21 luglio, in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti.
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Rapporto Annuale 2015: Italia persevera nella segregazione dei rom

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Malgrado i ripetuti richiami degli organismi internazionali e gli obiettivi fissati nella Strategia Nazionale d’Inclusione, l’Italia persevera nella segregazione e nella discriminazione delle comunità rom e sinte, finanziando la progettazione e la costruzione di nuovi “campi rom” e il rifacimento di quelli esistenti, perpetrando sgomberi forzati e rendendosi terreno fertile per la diffusione di un clima di ostilità e intolleranza che trova spazio anche nel discorso politico e mediatico.Il quadro emerge dal Rapporto Annuale sulla condizione di rom e sinti in Italia, presentato stamane in Senato da Associazione 21 luglio, in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti.Dalla mappatura condotta da Associazione 21 luglio, emerge che dei circa 180 mila rom e sinti che vivono attualmente nel nostro Paese, circa 35 mila vivono in emergenza abitativa e di essi quasi 20 mila in insediamenti voluti, progettati e gestiti dalle istituzioni. Si contano infatti 145 insediamenti formali per soli rom – il 76% dei quali è ubicato in Veneto, Toscana, Piemonte, Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Sardegna – e 10 “centri di raccolta”, il 93% dei quali si trova a Milano, Roma e Napoli. L’86% dei rom residenti nei “campi” vive nel Lazio, in Campania, Lombardia e Toscana, con la regione Lazio che, da sola, raggiunge una percentuale del 41%, con la quasi totalità nella Capitale.Nonostante tra le priorità della Strategia Nazionale ci sia il superamento della “politica dei campi”, in Italia, nel 2015, si sono continuati a registrare interventi mirati alla costruzione di nuovi “campi” o alla manutenzione straordinaria di quelli esistenti. Da Vicenza a Genova, da Pistoia a Napoli, sino a Lecce, questi interventi, che reiterano politiche che negli anni hanno restituito marginalizzazione e violazioni dei diritti umani, hanno interessato circa 1.780 persone a fronte di un impegno economico superiore ai 14 milioni di euroSi segnala, tra gli altri, il recente progetto di un “eco-villaggio” per soli rom a Giugliano, in provincia di Napoli, dove le autorità locali intendono trasferire i 260 rom attualmente residenti nel “campo” di Masseria del Pozzo, costruito dalle stesse autorità nel 2013. Il progetto dell’”eco-villaggio”, che prevede un investimento di 1,3 milioni di euro, non contiene alcun riferimento a misure per avviare percorsi volti all’inclusione sociale delle famiglie, dimostrando quindi che le dinamiche discriminatorie che tali soluzioni abitative comportano non cessano con l’utilizzo di materiali eco compatibili. Tra i pochi esempi di comuni italiani che hanno optato per il superamento dei “campi” figura il Comune di Alghero che, attraverso fondi della Regione Sardegna, ha avviato un progetto di quattro anni mediante il quale ha reperito abitazioni sul mercato privato per 60 persone che vivevano nell’insediamento formale di Fertilia, evitando dunque sia lo sgombero forzato che la costruzione di un nuovo “campo”. Numerose, nel 2015, sono state le raccomandazioni formulate all’Italia dagli enti di monitoraggio internazionale – tra cui la Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI) e il Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite e, a inizio 2016, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks con una lettera al premier Matteo Renzi  – che hanno richiamato gli amministratori nazionali e locali a promuovere politiche di desegregazione abitativa nei confronti dei rom oggi confinati nei “campi”. Associazione 21 luglio è estremamente preoccupata circa il grave ritardo accumulato sulla tabella di marcia dalla Strategia Nazionale che, come da impegni assunti in ambito europeo nel 2012, è chiamata a portare a compimento i suoi obiettivi entro il 2020. Forti responsabilità in seno alle autorità locali (Regioni e Comuni), che hanno un ruolo determinante nella trasposizione della Strategia in misure concrete, e l’inefficacia dell’UNAR, il Punto di Contatto Nazionale per l’attuazione della Strategia, che continua a non essere messo nella posizione di poter svolgere adeguatamente la propria funzione, sono tra i motivi principali del fallimento della Strategia. «Il 2016 è probabilmente l’ultima vera occasione che ha il nostro Paese per recuperare il terreno perduto – sostiene Associazione 21 luglio -. Perché ciò avvenga è però necessario che i nuovi sindaci che saranno chiamati, nei prossimi mesi, ad amministrare città italiane con la maggiore presenza di rom e sinti, tra tutte Milano, Torino, Roma e Napoli, dimostrino volontà, determinazione e concretezza nell’affrontare una questione che non può più essere rimandata». Uno dei principali ostacoli per l’efficacia delle politiche inclusive rivolte a rom e sinti, del resto, è rappresentato dal proliferare dell’antiziganismo, ovvero il clima di ostilità e intolleranza verso rom e sinti che, a sua volta, si alimenta di stereotipi e pregiudizi diffusi, nonché dei discorsi d’odio pronunciati da rappresentanti politici e istituzionali. Nel 2015, l’Osservatorio nazionale sui discorsi d’odio di Associazione 21 luglio ha rilevato 265 casi di discorsi d’odio contro rom e sinti, di cui il 55% classificati di gravità alta. L’89% degli episodi registrati risulta appannaggio di esponenti politici, con una netta preponderanza (37%) di rappresentanti della Lega NordIl Rapporto Annuale contiene inoltre un focus sulla situazione a Roma, dove oggi circa 8 mila persone vivono in baraccopoli istituzionali, micro insediamenti e “centri di raccolta”. Nel solo 2015, nella Capitale, le autorità locali hanno condotto 80 sgomberi forzati (+135% rispetto all’anno precedente, quando gli sgomberi erano stati 34). Tali azioni, in violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, hanno coinvolto 1.470 persone, tra cui donne e minori, per un costo complessivo superiore a 1,8 milioni di euro, pari a 1.255 euro per ogni persona sgomberata.

La Presidente Boldrini smonta gli stereotipi sui rom

Riportiamo le parole pronunciate dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, pubblicate sulla sua pagina Facebook ufficiale, in occasione della Giornata Internazionale dei rom e dei sinti, in seguito a un incontro alla Camera con una delegazione dell’Associazione 21 luglio e un gruppo di donne rom.

«Sgomberare i campi nomadi e scacciare intere famiglie senza dare alternative abitative significa solo rimuovere il problema, non risolverlo. Significa fare facile propaganda e non buona politica. Invece vanno cercate soluzioni. Come avvenuto ad esempio a Messina o a Settimo Torinese, dove gruppi Rom e Sinti, grazie a progetti elaborati da comuni e associazioni, hanno recuperato con il loro lavoro edifici fatiscenti e abbandonati, per poi andarvi ad abitare pagando l’affitto.

È quello che ho detto stamattina ad alcune donne Rom e ai rappresentanti della Associazione 21 luglio, che mi hanno consegnato a Montecitorio il rapporto nazionale 2014 sulle condizioni di queste comunità in Italia, in occasione della Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti.
È un falso mito che vogliano abitare nei campi. Le donne con cui ho parlato hanno raccontato le terribili condizioni in cui sono costrette ad abitare con i loro bambini e hanno espresso il desiderio di vivere come tutti. “Spesso le nostre famiglie sono stipate in container di pochi metri quadrati e in situazioni igienico-sanitarie drammatiche”, ha detto una giovane italiana appartenente alla minoranza Rom.
Altro falso mito è che i Rom siano un’emergenza nazionale. I numeri parlano chiaro: da noi sono circa 180 mila, di cui la metà cittadini italiani e rappresentano appena lo 0,25 per cento della popolazione. Ben altra è la situazione in Spagna, dove sono 725 mila o in Francia dove sono 400 mila. Tutti dati che ci aiutano a capire quale sia la realtà che troppo spesso viene alterata dalla demagogia».
Nel corso della Giornata sono giunte anche le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale ha voluto rivolgere «un particolare ringraziamento all’Associazione 21 luglio e a quanti si dedicano quotidianamente a combattere le ingiustizie e le disuguaglianze di cui ancora oggi le comunità rom sono vittime». 

Giornata Internazionale dei rom e sinti: presentato il Rapporto Annuale 2014

In occasione della Giornata Internazionale dei rom e dei sinti, stamane l’Associazione 21 luglio ha presentato il “Rapporto Annuale 2014”, il primo rapporto nazionale sulla condizione dei rom e dei sinti in Italia che indaga sull’anno passato per individuare la trama che ha intessuto le politiche attuate nel nostro Paese nei confronti di tali comunità.
Il Rapporto è stato presentato anche alla Presidente della Camera Laura Boldrini la quale, per celebrare la Giornata, ha ricevuto in un incontro privato una delegazione dell’Associazione 21 luglio e un gruppo di dodici donne rom.
Oggi, in Italia, vivono circa 180 mila rom e sinti, che rappresentano lo 0,25% della popolazione presente sul territorio nazionale. Il 50% di essi ha la cittadinanza italiana e 4 rom e sinti su 5 vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano e conducono una esistenza come quella di ogni altro cittadino, italiano o straniero, residente nel nostro Paese. La loro quotidianità, tuttavia, resta quasi sempre sconosciuta agli occhi della pubblica opinione, mentre più visibili, nelle cronache dei giornali e dei commenti degli esponenti politici, sono le circa 40.000 persone che vivono nei cosiddetti “campi” – 1 rom su 5 sul totale dei presenti in Italia.
Se puntiamo la lente sul 2014, in relazione ai rom e ai sinti che nel nostro Paese vivono in emergenza abitativa, dal Rapporto emerge che in Italia il varo della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti e il cambio di direzione da essa paventato non hanno significato un sostanziale mutamento delle loro condizioni di vita. L’approccio emergenziale – che nei propositi doveva essere definitivamente abbandonato – ha rappresentato il leitmotiv di ogni azione pubblica e si è andato declinando nei dodici mesi considerati in numerose azioni di sgombero forzato (più di 230 nelle città di Roma e Milano) e nella ideazione e progettazione di nuovi “campi nomadi”.
La questione abitativa resta centrale nelle politiche che le Amministrazioni locali organizzano nei confronti dei rom e dei sinti. Malgrado i proclami e le buone intenzioni, negli ultimi tre anni sono stati costruiti nuovi insediamenti a Roma, Milano, Giugliano, Carpi e in diverse città italiane del centro-sud, da Latina a Lecce, sino a Cosenza, sono in discussione avanzata progetti relativi alla costruzione di nuovi insediamenti per finanziamenti che superano i 20 milioni di euro.
Nella maggioranza dei “campi nomadi” italiani – anche quelli organizzati e gestiti dalle autorità – sono molteplici gli elementi di criticità che, da Torino a Palermo, passando per Roma e Napoli, sono stati riscontrati e che li hanno resi luoghi di sospensione dei diritti umani.
Tali politiche hanno una ricaduta sulla qualità della vita di un minore che vive all’interno dell’insediamento segnando profondamente il suo futuro. Un “figlio del campo” avrà possibilità prossime allo zero di accedere a un percorso universitario, mentre le possibilità di frequentare le scuole superiori non supereranno l’1%. In 1 caso su 5 non inizierà mai il percorso scolastico. Soprattutto in tenera età avrà fino a 60 volte la probabilità – rispetto a un suo coetaneo non rom – di essere segnalato dal Servizio Sociale e di entrare in contatto con il sistema italiano di protezione dei minori. La sua aspettativa di vita risulterà mediamente più bassa di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione mentre da maggiorenne avrà 7 possibilità su 10 di sentirsi discriminato a causa della propria etnia.
Nel 2014 è inoltre emerso un forte nesso tra le politiche discriminatorie e segregative e un radicato antiziganismo. Dei 443 episodi di discorsi d’odio contro i rom registrati dall’Osservatorio dell’Associazione 21 luglio, l’87% risulta riconducibile a esponenti politici. Numerosi sono stati gli episodi violenti avvenuti a Poggioreale, Latina, Vimercate, Querceta, Città di Castello, Padova e Acilia che hanno avuto per bersaglio i rom.
Il Rapporto si concentra infine sulla situazione nella Capitale, “cartina di tornasole” di ciò che accade nel Paese. Emblematico è il “gioco dell’oca” degli sgomberi romani34 nel solo 2014 – che hanno spinto le comunità rom da un punto all’altro della città senza ottenere alcun risultato se non la violazione dei diritti umani e lo sperpero del denaro pubblico.
Il 9 luglio 2014, a seguito dello sgombero forzato in via Val d’Ala, a Roma, 15 nuclei familiari sono stati trasferiti nell’ex Fiera di Roma e successivamente rimpatriati in Romania. Il “gioco dell’oca” si è concluso con il loro ritorno, dopo 9 mesi, nell’insediamento dal quale erano stati sgomberati per un costo, sostenuto dall’Amministrazione comunale, di quasi 170.000 euro.
Nel 2014 l’Assessorato alle politiche sociali guidato dall’assessore Rita Cutini si è rivelato – si legge nel Rapporto – «tra i più problematici alla luce del suo profondo immobilismo politico» in un quadro caratterizzato da «amministratori incapaci da 20 anni di conoscere ed affrontare la situazione abitativa di 8.000 rom, dirigenti inadeguati, alcuni elementi di un associazionismo interessato al guadagno».
In tale contesto caratterizzato da forti contraddizioni, una più diffusa e maturata consapevolezza tra gli amministratori sulla necessità di superare definitivamente i “campi nomadi” e una nuova sensibilità dell’opinione pubblica nel condannare con determinazione e fermezza forme di razzismo verso i rom devono rappresentare quelle gocce di speranza da cui potrà prendere finalmente avvio una nuova politica rivolta ai rom e ai sinti che vivono nel nostro Paese e lo sradicamento di quegli stereotipi e pregiudizi negativi diffusi e radicati nei loro confronti.
SCARICA IL RAPPORTO ANNUALE 2014

Giornata Internazionale dei rom e sinti: l'Associazione 21 luglio presenta il primo rapporto nazionale sulla situazione in Italia

Ripetuti sgomberi forzati, politiche che violano i diritti umani, soprattutto dei bambini, e nuovi “campi nomadi” in fase di progettazione a fronte di finanziamenti superiori ai 20 milioni di euro.
Tra annunci e proclami sul superamento dei “campi”, a cui tardano a seguire fatti concreti, tra speranze e contraddizioni, la condizione di rom e sinti in Italia continua ad essere caratterizzata da politiche discriminatorie e segregative, basate su un approccio emergenziale, che relegano tali comunità ai margini della società e alimentano nei loro confronti i germi dell’antiziganismo, del razzismo e degli stereotipi negativi.
È il quadro che emerge dal primo rapporto nazionale sulla condizione di rom e sinti in Italia, che l’Associazione 21 luglio presenterà l’8 aprile 2015 alle ore 12.30 – presso la sede dei csv del Lazio, in via Liberiana 17, a Roma –, in occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti.
Il rapporto, che nella mattinata sarà consegnato alla Presidente della Camera Laura Boldrini che riceverà un gruppo di donne rom accompagnate da una delegazione dell’Associazione 21 luglio, mette in evidenza come, nonostante i richiami degli organismi internazionali e il rischio di apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, nel nostro Paese la pratica degli sgomberi forzati, soprattutto nelle città di Roma e Milano, risulta ben lungi dall’essere accantonata.
Inoltre, in molte città italiane, da nord a sud, si continuano a costruire e a progettare nuovi “campi nomadi” e a far confluire ingenti finanziamenti pubblici all’interno di un sistema – quello dei “campi” – che produce esclusione sociale e gravi violazioni dei diritti umani, in particolare dei minori, dal diritto all’istruzione al diritto a un alloggio adeguato, dal diritto alla salute al diritto al gioco.
Dal rapporto, inoltre, emerge come tra le politiche discriminatorie nei confronti di rom e sinti e la presenza, nel nostro Paese, di un radicato antiziganismo, nella maggior parte dei casi dovuto a discorsi d’odio pronunciati da esponenti politici, vi sia un nesso imprescindibile.
Il rapporto dell’Associazione 21 luglio, infine, opera un focus sulla situazione nella Capitale, considerata la “cartina di tornasole” di ciò che accade nel Paese.
Emblematico, a tal proposito, è il “gioco dell’oca” degli sgomberi romani che spingono le comunità rom da un punto all’altro della città senza ottenere alcun risultato se non la violazione dei diritti umani e lo sperpero del denaro pubblico.

Giornata internazionale dei rom e sinti: lettera al sindaco Marino

Ignazio Marino

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino


[tfg_social_share]Chiudere i campi “nomadi” a Roma, fermare il progetto di rifacimento del “villaggio attrezzato” di via della Cesarina e riconvertire le risorse economiche in progetti di reale inclusione sociale dei rom. È l’appello rivolto a Ignazio Marino, in occasione della Giornata Internazionale del popolo rom, che si celebra oggi in tutto il mondo, da undici organizzazioni della società civile che chiedono al sindaco della Capitale di cogliere un’occasione storica per cambiare finalmente rotta nelle politiche verso i rom.
«Oggi la Giunta da Lei presieduta ha l’opportunità concreta di avviare questo processo, tanto rivoluzionario quanto urgente, per i rom e per la nostra città», inizia la lettera al sindaco, intitolata “Chiudere i campi nomadi a Roma, sostenere la città”, firmata da Amnesty International Italia, Associazione 21 luglio, ATD Quarto Mondo, Bottega Solidale, Casa dei Diritti Sociali, Cittadinanza e Minoranze, Osservatorio sul Razzismo e le Diversità “M.G. Favara” – Università Roma Tre, OsservAzione, Popica Onlus, Rete Territoriale Roma Est.
Negli ultimi mesi l’impegno dell’Amministrazione Comunale – scrivono le organizzazioni – si è concentrato sul rifacimento ex novo del nuovo «villaggio attrezzato» di via della Cesarina il cui costo, secondo le stime, dovrebbe essere superiore a 1 milione di euro. Le 137 persone che dovranno abitarlo sono state momentaneamente accolte nel “Best House Rom” di via Visso, una struttura convenzionata con il Comune di Roma ma priva dei requisiti strutturali e organizzativi minimi prevista dalla normativa vigente e nel quale ogni famiglia dispone di una stanza di 12 mq priva di finestre e di luce naturale.
Per una famiglia rom di 5 persone si può stimare, sommando le spese per l’accoglienza nel Best House Rom a quelle per il rifacimento del campo, una spesa superiore ai 60 mila euro.
La scelta dell’Amministrazione, prosegue la lettera delle organizzazioni, «ci sembra assolutamente sbagliata per due motivi». In primo luogo perché con essa si «intende reiterare quella politica di segregazione dei rom nei campi nomadi che negli ultimi trent’anni ha contraddistinto la città di Roma». La seconda ragione, «riguarda un tema centrale, che coinvolge tutta la cittadinanza, ovvero quello dell’efficacia della spesa pubblica».
«Occorre tra l’altro notare – sottolineano le organizzazioni firmatarie – come la segregazione dei rom, attraverso l’individuazione di “campi nomadi” come unica soluzione abitativa riservata alle famiglie rom indigenti, vada di pari passo con la loro esclusione sociale e il mancato accesso alle “case popolari” che permetterebbero la loro integrazione. Si tratta di due facce della stessa medaglia, coniata dalla precedente giunta capitolina e poi fatta propria dall’attuale».
Per questo viene chiesto al primo cittadino una svolta epocale con la richiesta esplicita di impedire la rinascita del campo della Cesarina riconvertendo «l’ingente somma economica già impegnata per l’accoglienza dei 137 rom nel Best House Rom e il rifacimento in progetti di inclusione sociale che, alla luce della sua entità, possano interessare, oltre alle famiglie rom anche altre fasce della popolazione romana in disagio abitativo».
Le organizzazioni firmatarie non chiedono alcun trattamento preferenziale per i rom, ma l’utilizzo delle risorse a disposizione per finanziare politiche abitative che provvedano alle esigenze di tutte le famiglie che si trovano in stato di bisogno, indipendentemente dalla loro etnia.
«Dalle parole è il momento di passare ai fatti – afferma Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio -. Oggi i rom non hanno bisogno di cerimonie ma di scelte politiche che cambino la loro condizione di vita accompagnandoli fuori dai campi. Se gli amministratori romani dicono di voler superare i campi questo è il momento di farlo. Continuare a sperperare denaro pubblico nella costruzione di ghetti etnici è inaccettabile mentre è giunto il momento di voltare pagina guardando con coraggio alle tante buone pratiche che in Italia e all’estero hanno dimostrato come l’inclusione dei rom, oltre ad essere possibile e auspicabile, comporterebbe un importante risparmio di denaro pubblico».
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