Lezione sui matrimoni precoci alla John Cabot University
Associazione 21 luglio è stata invitata a parlare di matrimoni precoci presso l’Università John Cabot, istituzione universitaria e punto di riferimento per gli studenti americani a Roma.
Nel corso dell’evento, sono stati presentati i risultati dell’indagine “Non ho l’età“, ultima ricerca di Associazione 21 luglio incentrata sul tema dei matrimoni precoci all’interno delle baraccopoli romane.
I matrimoni precoci e la politica dei “campi”
Durante l’iniziativa alla John Cabot, Associazione 21 luglio ha avuto l’opportunità di raccontare a un ampio pubblico cosa significhi, per una giovane donna, vivere in una baraccopoli, in che modo l’esclusione sociale si intrecci alle scelte matrimoniali e perché il fallimento dell’esperienza scolastica faciliti la precocità delle unioni.
(Sul tema della scolarizzazione dei minori rom in emergenza abitativa, consulta il Report “Ultimo Banco“).
«Nelle baraccopoli da noi studiate, il tasso dei matrimoni precoci si attesta al 77%. Si tratta di un fenomeno fortemente connesso all’esclusione sociale vissuta da chi cresce in baraccopoli, piuttosto che a fattori culturali come generalmente si pensa» ha affermato Angela Tullio Cataldo, ricercatrice di Associazione 21 luglio.
Ad introdurre i lavori, Isabella Clough Marinaro, Chair of the Department of Modern Languages and Literature dell’Università John Cabot, la quale ha illustrato l’evoluzione della politica dei “campi” in Italia, dagli anni ’80 ad oggi.
(Sul tema della politica dei “campi”, leggi il nostro ultimo Rapporto Annuale).
Non solo esclusione sociale
I partecipanti all’evento, tra cui molti studenti della John Cabot, hanno assistito alla proiezione di video-pillole “Rom, cittadini dell’Italia che verrà”, brevi e delicate incursioni nella vita ordinaria di alcuni rom, simbolo di un’inclusione possibile e di successo: contrariamente allo stereotipo secondo il quale vengono normalmente rappresentate le comunità rom, la narrazione non si esaurisce solo a coloro che vivono in condizioni di segregazione estrema all’interno dei cosiddetti “campi”, ma include anche numerose storie di cittadini comuni.
A chiudere l’evento, la preziosa testimonianza di Driton Berisha, Project Coordinator presso la NGO Kosova Education Centre, da anni impegnato nella prevenzione dei matrimoni precoci: «In quanto rom, ho vissuto ed assistito a molte delle situazioni riportate nell’indagine “Non ho l’età”. La situazione in Kosovo è molto simile a quella raccontata nel report. E anche nel nostro caso, la lotta alla povertà educativa si è rivelata essere la chiave fondamentale di contrasto a tali pratiche».