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Lo “zingaro” che ruba i bambini, dal racconto di Cervantes all’ “angelo biondo”

“Fai il buono, altrimenti viene lo zingaro e ti porta via”. Una frase nota nel linguaggio comune e di frequente utilizzo che incarna uno stereotipo antico e fiabesco. Basta fare un passo indietro, tornare agli inizi del XVII secolo e ricordare la storia raccontata da Miguel Cervantes. Nel suo libro “La piccola zingara”, lo scrittore spagnolo descrive la storia di una eroina che rubava i bambini.

Nel corso della storia altre circostanze hanno tramandato e accresciuto la credenza secondo cui “i rom rubano i bambini”. Per raggiungere più velocemente i giorni nostri, basta guardare all’anno 2013 e alla storia dell’ “angelo biondo”: una bimba che si disse essere stata rapita e portata in un campo Rom in Grecia, e che si rivelò essere una bambina romni di origini bulgare, della stessa famiglia di uno degli abitanti dell’insediamento in questione.

E ancora all’ottobre del 2014 quando in Irlanda, una bambina rom di sette anni e un bambino rom di due furono sottratti ai genitori perché avevano i capelli biondi e gli occhi azzurri: le autorità locali pensarono che i bambini fossero stati rubati. Furono gli esami del DNA a confermare che entrambi erano figli delle famiglie a cui erano stati sottratti. Isteria collettiva, commenti razzisti e una serie di false denunce di bambini rubati dai rom furono la conseguenza più eclatante.
Come riporta un articolo del settimanale Internazionale del maggio 2015, la ricercatrice Sabrina Tosi Cambini nel libro “La zingara rapitrice” ha analizzato gli archivi dell’Ansa dal 1986 al 2007 e ha preso in considerazione le decine di notizie in cui si denunciavano presunti rapimenti e scomparse di bambini a opera dei rom. Lo studio ha analizzato trenta casi di presunti rapimenti e ha verificato che nessuno di questi casi si è dimostrato vero dopo le indagini della polizia e della magistratura.

Durante lo scorso mese di marzo (2019) in soli 3 giorni si sono registrati 22 attacchi violenti nei confronti di rom nella banlieu parigina. La violenza, incendio di baracche e edifici occupati, è stata provocata da una notizia che ha iniziato a circolare sui social network secondo cui alcuni rom, alla guida di un furgoncino bianco in circolazione tra Nanterre e Colombes, rubavano bambini. Gli attacchi contro i Rom sono stati provati da una diceria razzista “riportata da oltre 16 milioni di messaggi contenenti incitazioni all’odio e all’omicidio nei social network”, come sottolinea l’associazione La voix des Rroms e come riporta Tommaso Vitale professore a Sciences Po, CEE, USPC su “The Conversation”.

“Se alcuni stereotipi si esauriscono con l’andare degli anni, altri che pur pensavamo essere ormai superati, riappaiono e si diffondono nuovamente a seconda dei contesti e delle relazioni specifiche fra i Rom e le società locali in cui sono presenti. Una volta mobilitati, questi stereotipi esercitano una influenza profonda sugli immaginari e sulle rappresentazioni, sebbene l’intensità dei pregiudizi dipenda comunque dal livello di istruzione delle persone – scrive Tommaso Vitale su “The Conversation” – In Francia, il livello generale di ostilità contro i Rom, i Manouches e quanti sono generalmente chiamati “Tziganes” è certamente diminuito nel corso degli ultimi cinque anni, sebbene più della metà della società francese continui a pensare che i Rom non vogliano integrarsi in Francia. E quasi il 67% della popolazione ritiene sia un gruppo separato dal resto della società”.

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