“Sembrava un campo rom”. Se i discorsi stereotipati partono dalla politica…

Quando nel 1920 il sociologo Walter Lippmann promosse il termine “stereotipo” per indicare un pregiudizio nell’ambito delle scienze sociali, probabilmente non immaginava il declino nefasto e pericoloso che la parola avrebbe subito in anni più recenti.

Soprattutto se, a promuovere stereotipi, sono esponenti del mondo politico: donne e uomini che detengono una leadership all’interno della comunità e che, come tali, vengono assunti a modello.

“Ho fatto un giro in centro, sembrava un campo rom”

Ho fatto un giro in centro, sembrava un campo rom, gente che pisciava, materassi”. E ancora: “Andiamo a controllare i campi rom non i bar e i ristoranti, dove ho visto i vigili col metro per misurare sedie e tavolini”. La prima frase si riferisce alla città di Napoli, la seconda alla città di Roma e a pronunciarle è l’ex Ministro dell’Interno, ora senatore, Matteo Salvini.

Due occasioni importanti: a Napoli presso la convention al Teatro Augusteo, e a Roma presso il Palazzo dei Congressi per annunciare la discesa in campo del centrodestra unito contro gli avversari politici alle amministrative del prossimo anno: in entrambi i casi davanti a una cospicua platea, basti pensare che il partito del Carroccio ha superato la soglia del 30% di consenso (dati Index Research aggiornati al 21 febbraio).

Frasi che puntano a demonizzare l’etnia di una comunità

Frasi che hanno riscosso ovazioni generali e che, nei fatti, non puntano ad altro se non a demonizzare l’etnia di una comunità, rendendo ai media, agli spettatori e alla gente comune, un’immagine monca e assolutamente denigratoria di un gruppo di individui che abita un determinato luogo.

Paragoni che relegano donne, uomini e bambini nell’area più degradata della società che, per l’ex vice premier, deve essere immediatamente riconoscibile come una vergogna, un posto dove (necessariamente) c’è imbarbarimento adducendo al campo rom esclusivamente atteggiamenti che esulano dal vivere civile come “pisciare per strada”.

Riformare politiche e programmi per combattere l’antigitanismo

Sono 12 le raccomandazioni contenute all’interno del documento politico stilato da ENAR, Ergo Work e Central Council of German Sinit e Rom e altre realtà. Il testo promuove un approccio globale per combattere l’antigitanismo focalizzando l’attenzione su una serie di raccomandazioni. Associazione 21 luglio ha pubblicato a questo link le prime quattro, e a questo secondo link le seconde quattro per giungere poi all’attuale ultima pubblicazione che completa il quadro.

Raccomandazione 9: porre fine a tutte le forme di antigitanismo

Le istituzioni dell’UE e i governi nazionali dovrebbero affrontare e porre fine a qualsiasi forma di antigitanismo strutturale, comprese tutte le forme di segregazione, sfratti forzati, razzismo ambientale e altre manifestazioni di antigitanismo in istruzione, occupazione, salute e alloggio. Le istituzioni dell’UE dovrebbero, invece, riformare politiche e programmi tradizionali pertinenti, come la garanzia europea per i giovani e l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile, prestando particolare attenzione all’accesso dei rom. Inoltre dovrebbero chiedere ai governi nazionali di mettere in atto strategie concrete per combattere l’antigitanismo in tutti i settori, inclusi l’educazione, la salute, l’edilizia abitativa e il mercato del lavoro, sia da parte dei datori di lavoro che delle agenzie di collocamento.

I governi nazionali dovrebbero affrontare in modo proattivo e porre fine alla segregazione fisica delle comunità rom, educare gli uffici di collocamento nonché i potenziali datori di lavoro sull’antigitanismo storico e presente, in particolare al fine di contrastare il fenomeno durante il processo di assunzione al fine di aumentare la loro consapevolezza e le loro competenze per il trattamento non discriminatorio dei clienti Rom e (potenziali) dipendenti.

Raccomandazione 10: consentire la libera circolazione

La Commissione europea e i governi nazionali dovrebbero garantire il diritto alla libera circolazione di tutti i cittadini europei e dovrebbero sostenere qualsiasi forma di antigitanismo che limiti i diritti dei cittadini a vite dignitose. I governi nazionali dovrebbero assicurare che le loro legislazioni nazionali siano in linea con la direttiva UE sulla libera circolazione e che le loro istituzioni rispettino i diritti di mobilità dei rom e adottare le misure necessarie affinché i Rom siano consapevoli dei loro diritti di mobilità.

Raccomandazione 11: Antigitanismo, un terreno per la ricerca di asilo, rifugiati e sfollamenti interni

La Commissione europea e i governi nazionali dovrebbero riconoscere che la catastrofica situazione dei rom sfollati interni e rom rimpatriati nei paesi dei Balcani occidentali contribuisce a peggiorare la situazione, aumentando così la pressione migratoria in un circolo vizioso. I governi dell’UE e i governi nazionali dovrebbero rispettare i diritti dei rifugiati, quali la libertà di religione e di movimento, il diritto al lavoro, l’istruzione e l’accessibilità ai documenti di viaggio; una disposizione chiave della Convenzione dell’UNHCR del 1951 relativa allo status dei rifugiati stabilisce che i rifugiati non dovrebbero essere rimpatriati o respinti in un paese in cui temono persecuzioni.

Raccomandazione 12: rafforzare la leadership, la partecipazione, l’empowerment e l’auto-organizzazione dei rom

Le istituzioni dell’UE e i governi nazionali dovrebbero trattare i rom, i sinti e altri gruppi che vivono antigitanismo come partner alla pari, sostenere l’auto-organizzazione compresa la promozione della leadership e il reclutamento di rom per posizioni di alto livello nelle pubbliche amministrazioni. Le istituzioni dell’UE e i governi nazionali dovrebbero assicurare che Rom, Sinti, Viaggiatori e altri stigmatizzati come “zingari” e le loro organizzazioni guidino la progettazione, l’attuazione, il monitoraggio, la valutazione e il perfezionamento delle politiche e delle misure che li riguardano a livello locale, regionale, nazionale e dell’UE, anche nominando le posizioni ad alto livello nelle amministrazioni pubbliche.

Non solo, assicurare che guidino anche la produzione di conoscenza sui rom, che siano rappresentati tutti i gruppi sociali, in particolare quelli soggetti a discriminazione, abilitare e sostenere l’auto-organizzazione libera, indipendente e diversificata di rom, sinti, viaggiatori e altri, comprese le organizzazioni che mettono in mostra l’arte e la cultura rom. Infine, promuovere programmi educativi e culturali sostenibili per informare il pubblico sulle comunità rom, la portata e la gravità dell’antigitanismo che affrontano nella vita di tutti i giorni, ma anche sulla loro diversità, la loro storia.

Combattere i discorsi d’odio pubblici e sanzionare il crimine: le raccomandazioni dell’Allenza contro l’antigitanismo

La collaborazione tra ENAR, Ergo Work e Central Council of German Sinit e Rom e altre realtà, ha portato alla redazione di un documento politico che promuove un approccio globale per combattere l’antigitanismo focalizzando l’attenzione su una serie di raccomandazioni, 12 per l’esattezza. Associazione 21 luglio ha pubblicato a questo link le prime quattro e continuerà anche nei prossimi giorni un lavoro di condivisione affinché i dettami vengano conosciuti il più possibile.

Condannare e combattere i discorsi d’odio in pubblico e nei media

La raccomandazione n.5 del documento dell’Alleanza contro l’antigitanismo prevede di condannare e combattere i discorsi d’odio in pubblico e nei media. Le istituzioni e i governi nazionali dell’UE dovrebbero contrastare e sanzionare i discorsi pubblici nei media, nel mondo accademico, tra politici, autorità statali e funzionari pubblici, in particolare promuovendo contro-narrazioni per una società inclusiva e garantendo la partecipazione significativa delle strutture di vigilanza rom. Dovrebbero, inoltre, condannare pubblicamente e applicare adeguate sanzioni contro la stigmatizzazione e la retorica razzista da parte di funzionari e politici di alto livello e i parlamenti dovrebbero creare coalizioni tra le parti per combattere il razzismo.

I governi nazionali dovrebbero: attuare pienamente la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia, il codice di condotta dell’UE per contrastare i discorsi sull’odio illegale online, la direttiva sui servizi di media audiovisivi, nonché la raccomandazione generale del comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD).
Tra le azioni da mettere in campo anche il contrasto all’antigitanismo nei media da parte delle autorità statali e dei funzionari pubblici, nel mondo accademico e in altri settori assicurando la creazione e la revisione (dove necessario) e l’attuazione di specifiche normative nazionali in materia di incitamento all’odio.

Inoltre, assicurare la partecipazione di Rom, Sinti, Caminanti e altri gruppi che sperimentano l’antigitanismo a tutte le istituzioni pertinenti; sostenere e formare in modo educativo giornalisti, assistenti sociali, persone del settore culturale, insegnanti, studenti. Monitorare sistematicamente il discorso sull’antigitanismo, raccogliere dati sull’uguaglianza e riferire sul discorso dell’odio contro i rom; favorire controrivoluzioni nei curricula scolastici, attraverso programmi educativi civici e campagne mediatiche; modificare i quadri legislativi per consentire alla società civile di contestare il discorso sull’antigitanismo.

Sanzionare e punire il crimine

La raccomandazione n.6 del documento indica di sanzionare e punire il crimine, per far questo i governi nazionali dovrebbero applicare tutti gli strumenti e i meccanismi disponibili per prevenire e/o perseguire i reati di odio. I governi nazionali dovrebbero attuare integralmente la decisione quadro relativa alla lotta contro determinate forme di espressione di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale e il rispetto dei diritti fondamentali dell’Unione europea che proibiscono la discriminazione, obbligando così gli Stati membri dell’UE a combattere i crimini motivati da razzismo, xenofobia, intolleranza religiosa o disabilità, orientamento sessuale o identità di genere di una persona.

Inoltre, assicurare che i reati riguardo l’antigitanismo siano riconosciuti dalla polizia, dai pubblici ministeri e dai tribunali e perseguiti come tali; monitorare i crimini di odio per consentire l’analisi delle tendenze da parte delle autorità nazionali, della magistratura e della società civile e dello sviluppo di risposte istituzionali e l’adeguata protezione delle vittime. Formare funzionari statali al fine di riconoscere l’antigitanismo come motivazione di pregiudizio, comprese le intersezioni con nazionalità, lingua, religione, genere, età, disabilità mentale o fisica, orientamento sessuale.

Sostenere le vittime e consentire l’accesso alla giustizia

Sostenere le vittime e consentire l’accesso alla giustizia è quanto prevede invece la settima raccomandazione. I governi nazionali dovrebbero garantire l’accesso alla giustizia per i Rom che affrontano discriminazioni e che i Rom ricevano sostegno e assistenza nel presentare denunce riguardo crimini d’odio e istituire iniziative a sostegno delle vittime di questi reati. E ancora adottare le misure necessarie per impedire che i pubblici ministeri o i tribunali siano notevolmente indulgenti nei confronti di autori non rom che commettono reati e reati contro le vittime rom, o notevolmente severi quando un indagato o un colpevole è rom.

Migliorare e attuare la legislazione sull’antidiscriminazione

Le istituzioni dell’UE e i governi nazionali dovrebbero migliorare la legislazione e le politiche antidiscriminatorie volte a favorire la parità di trattamento dei rom. I Rom sono particolarmente colpiti dalla mancanza di un’efficace attuazione delle sentenze giudiziarie e delle procedure di infrazione. Le istituzioni europee dovrebbero avviare procedure di infrazione contro gli Stati membri che, attraverso la legislazione, le politiche o la pratica violano i diritti dei rom (ad esempio il diritto a un alloggio economico e di qualità, libero dal rischio sfratti forzati e segregazione).

I governi nazionali dovrebbero migliorare e attuare la legislazione in materia di non discriminazione, in particolare la direttiva sull’uguaglianza razziale, la direttiva sulla parità in materia di occupazione, la legislazione che vieta la discriminazione durante i controlli alle frontiere e colmare le lacune al fine di garantire la piena parità di trattamento dei rom. Non solo, assicurare la cooperazione tra le istituzioni nazionali per i diritti umani e garantire che gli uffici antidiscriminazione e le altre istituzioni pertinenti che forniscono consulenza ai Rom raggiungano un livello adeguato di istruzione e di competenza nell’individuare, monitorare e combattere l’antigitanismo.

Associazione 21 luglio

Riconoscere l’esistenza dell’antigitanismo e migliorare il quadro politico con un approccio globale

Una coalizione di organizzazioni impegnate a promuovere l’uguaglianza dei diritti rom ha fondato l’Alleanza contro l’antigitanismo. La collaborazione tra più realtà, tra cui ENAR, Ergo Work e Central Council of German Sinit e Rom, ha portato alla redazione di un documento politico che promuove un approccio globale per combattere l’antigitanismo in tutte le sue dimensioni e manifestazioni. Il testo offre allo stesso tempo orientamenti utili per contrastare il fenomeno dopo il 2020.

Un approccio globale per contrastare l’antigitanismo

L’Alleanza contro l’antigitanismo mira a guidare le istituzioni dell’Unione europea a progettare il futuro quadro europeo per i rom e ispirare gli Stati membri ad adattare politiche mirate al fine di garantire l’uguaglianza per le comunità rom. Non solo, punta a definire un approccio globale per contrastare l’antigitanismo affrontando le impostazioni istituzionali e le politiche pubbliche.

Infine si propone come guida per le organizzazioni della società civile, in particolare le organizzazioni rom e pro-rom, a sviluppare piani per sostenere il cambiamento delle politiche e intraprendere azioni efficaci per identificare, registrare, monitorare, prevenire e combattere l’antigitanismo.

Sulla base delle esperienze delle popolazioni rom, del lavoro di advocacy dei rom e della società civile filo-rom, l’Alleanza contro l’antigitanismo propone dodici raccomandazioni.

Ecco le prime quattro raccomandazioni:

Raccomandazione 1: riconoscere l’esistenza dell’antigitanismo. Le istituzioni e i governi nazionali dell’UE dovrebbero riconoscere ufficialmente l’esistenza dell’antigitanismo in tutte le sue manifestazioni e dimensioni, compreso l’antigitanismo istituzionale;
Raccomandazione 2: riconoscere la responsabilità storica. Le istituzioni e i governi nazionali dovrebbero riconoscere la dimensione storica dell’antigitanismo e dimostrare la responsabilità delle istituzioni nei confronti delle comunità rom;
Raccomandazione 3: migliorare il quadro istituzionale e politico L’UE. Le istituzioni e i governi nazionali dovrebbero rafforzare e attuare il quadro istituzionale e politico per combattere l’antigitanismo come causa principale dell’esclusione sociale;
Raccomandazione 4: raccogliere dati e monitorare l’antigitanismo. Le istituzioni dell’UE e i governi nazionali dovrebbero rafforzare la ricerca e il monitoraggio dell’antigitanismo per studiare le cause, le manifestazioni e gli effetti dell’antigitanismo.

“Radiamoli al suolo. Basta con gli zingari, Salvini Ministro per 20 anni”. Gli effetti dell’odio sul web

“Ma vi par normale che una zingara a Milano dica “A Salvini andrebbe tirata una pallottola in testa”? Stai buona, zingaraccia, stai buona che tra poco arriva la ruspa”. Era lo scorso 1 agosto quando il Ministro dell’Interno Matteo Salvini twittava queste parole. Qualche giorno più tardi, il Ministro da una piazza di Arcore durante un comizio ha continuato: “Solo in Italia una che è agli arresti domiciliari, che vive in una casa abusiva in un campo rom abusivo, può minacciare di morte il ministro dell’Interno. Ma per i giornalisti il problema non è questa fottutissima zingara ma il ministro dell’Interno. Ma io vi do la mia parola che quella casa abusiva la radiamo al suolo”.

Espressioni verbali che ledono la dignità umana

Espressioni (verbali e a mezzo social) che ledono la dignità umana e rappresentano una chiara violazione di diritti. Sarebbero state gravi, gravissime, se a proferirle fosse stato un comune cittadino, lo diventano in maniera esponenziale se a farlo è il Ministro dell’Interno. Matteo Salvini, vice premier del governo gialloverde istituto dopo le elezioni nazionali del marzo 2018, che conta oltre 3 milioni e mezzo di follower sui social network.

La libertà d’espressione è preziosa per ogni individuo e tanto più per un cittadino eletto dal popolo, ma è di cruciale importanza che le persone che svolgono attività politica, nei loro discorsi pubblici, evitino di diffondere delle idee suscettibili d’incitare alla discriminazione e di nutrire sentimenti di xenofobia e intolleranza. In contesti dove vi sono in gioco più diritti è importante tener conto del necessario bilanciamento dei diritti inviolabili dell’uomo tra cui il diritto d’uguaglianza, intesa come non discriminazione e pari dignità sociale. Sul punto la giurisprudenza è unanime nell’affermare che il diritto alla libera manifestazione del pensiero non può essere esteso fino alla giustificazione di atti o comportamenti che, pur estrinsecandosi in una esternazione delle proprie convinzioni, ledono tuttavia altri principi di rilevanza costituzionale ed i valori tutelati dall’ordinamento giuridico interno e internazionale.

Parole che spianano la strada a manifestazioni d’odio

Parole come “zingaraccia” e “fottutissima zingara” ma anche avvertimenti che profilano azioni di sgombero quali “Arrivano le ruspe”, spianano la strada a manifestazioni di odio (a mezzo social e non solo) sempre più importanti che si diffondono velocemente. Ne sono esempio i commenti che gli utenti del web hanno postato sulla bacheca del Ministro o che hanno pubblicato a loro volta mediante la condivisione. Ne riportiamo alcuni: “Radiamoli al suolo. Basta con gli zingari. Salvini Ministro per 20 anni!” e ancora “Basta campi…sono #zingari, quindi nomadi…e devono nomadare, non fermarsi nei luoghi a tempo indeterminato…”, infine “Ma dove li mettiamo questi parassiti che vivono rubando nelle nostre case?”.

Attacchi di questo tipo non possono che innalzare il livello di attenzione e di preoccupazione su come il clima d’odio si stia propagando a macchia d’olio nei confronti di chi viene percepito come estraneo e diverso da sé. L’Osservatorio 21 luglio continuerà anche in questi giorni di vacanza con operazioni di monitoraggio, pronto ad intraprendere laddove opportuno azioni correttive.

Sviluppo di misure per combattere l’antigitanismo dopo il 2020

L’Alleanza contro l’antigitanismo è una coalizione occasionale di organizzazioni che promuovono l’uguaglianza dei diritti per i rom. L’obiettivo dell’Alleanza è far progredire la comprensione dell’antigitanismo come forma specifica di razzismo nei confronti di Rom, Sinti, Caminanti e altri gruppi che vengono sistematicamente stigmatizzati come “zingari” nel dominio pubblico e politico dell’Europa. Questo documento è il risultato del lavoro guidato dalla rete europea delle organizzazioni di base rom (ERGO) e dal Consiglio centrale per i sinti e i rom tedeschi, redatto con l’assistenza tecnica delle organizzazioni rom e pro-rom.

Esempi di antigitanismo in Europa

Esistono molti esempi di episodi di antigitanismo in quasi tutti i paesi europei. In Belgio, ad esempio, la mattina del 7 maggio 2019 si è svolta un’enorme azione di polizia che ha comportato un massiccio arresto dei rom belgi accusati di traffico di veicoli ottenuti illegalmente. L’ultima azione di questo tipo ebbe luogo durante la seconda guerra mondiale quando 351 caminanti rom dal Belgio furono trasportati ad Auschwitz Birkenau. Oggi vediamo di nuovo un’azione mirata della polizia federale nei confronti dell’intera comunità dei rom in Belgio.

La situazione in Francia in relazione all’antigitanismo è terribile, i membri vulnerabili della comunità rom sono presi di mira da attacchi razziali. Il 16 marzo di quest’anno è apparso per la prima volta una voce sulle piattaforme dei social media, causando una serie di attacchi contro membri della comunità rom. Dall’inizio degli attacchi, un’organizzazione rom La Voix des Rroms e i suoi partner hanno registrato 38 aggressioni: aggressioni in strada, minacce di morte, spari nei pressi di abitazioni, incendi dolosi, ecc. Oggi la Bulgaria ha anche un problema per garantire l’uguaglianza, la giustizia e la protezione della sua minoranza etnica Rom. Gli attacchi ai quartieri rom sono ripetutamente organizzati da bulgari etnici.

La Slovacchia e la Repubblica Ceca sono esempi di libri sul razzismo strutturale: la separazione nell’istruzione ha portato a procedure di infrazione, eppure non vediamo risultati di questi processi. Inoltre, come riporta il progetto Roma Civil Monitor, nonostante alcuni progressi per quanto riguarda la commemorazione del genocidio dei rom a livello europeo e nazionale, le strategie nazionali di integrazione dei rom non riescono a riconoscere le molteplici dimensioni dell’antigitanismo e la prospettiva dell’eredità storica dell’esclusione. In tutta l’UE, la conoscenza e l’accettazione del genocidio dei rom sono scarse, il che comporta una mancanza di riconoscimento dei rom sia come vittime che come partecipanti alla resistenza del regime nazista.

Scopo del documento programmatico

L’antigitanismo è la causa principale dell’esclusione dei Rom. È un’apparente forma di razzismo contro Rom, Sinti, Caminanti e altri stigmatizzati come “zingari” da parte delle società maggioritarie. Questo documento politico promuove un approccio globale per combattere l’antigitanismo in tutte le sue dimensioni e manifestazioni. Offre orientamenti per combattere l’antigitanismo che può essere utilizzato per sviluppare il quadro europeo per i Rom post-2020 e le rinnovate politiche nazionali sui Rom.

L’Alleanza contro l’antigitanismo mira a:
– guidare le istituzioni dell’UE a progettare il futuro quadro europeo per i rom e ispirare gli Stati membri ad adattare le loro politiche mirate al fine di garantire l’uguaglianza per le comunità rom; è essenziale dare la priorità alla lotta contro l’antigitanismo nel quadro dell’UE per i Rom post-2020 e integrarlo nelle pertinenti politiche UE post-2020, nonché recepirlo a livello nazionale;
– definire un approccio globale per contrastare l’antigitanismo affrontando le impostazioni istituzionali e le politiche pubbliche, le pratiche istituzionali, per prevenire e sanzionare l’antigitanismo, oltre a superare gli effetti storici dell’antigitanismo con particolare attenzione all’empowerment, alla partecipazione significativa e alla leadership dei rom;
– guida le organizzazioni della società civile, in particolare le organizzazioni rom e pro-rom, a sviluppare piani per sostenere il cambiamento delle politiche e intraprendere azioni efficaci per identificare, registrare, monitorare, prevenire e combattere l’antigitanismo

Antigitanismo: la definizione

L’antigitanismo è un complesso persistente di razzismo consueto costruito storicamente contro i gruppi sociali identificati sotto lo stigma “zingaro” o altri termini correlati. Fino ad oggi nelle società europee, l’antigitanismo è sostenuto da alti livelli di accettazione sociale e da una mancanza di riconoscimento e comprensione della sua esistenza e delle sue manifestazioni. Ciò crea l’ostacolo principale per contromisure efficaci. Per smantellare questo accettazione, gli stati devono agire per contrastare l’antigitanismo nella sfera politica e all’interno delle loro società a tutti i livelli. Per combattere meglio l’antigitanismo è essenziale:
– comprendere che l’antigitanismo non è un “problema di minoranza”.

Al fine di combatterlo la nostra attenzione deve spostarsi da “i rom” all’ideologia e al comportamento delle società tradizionali;
– potenziare coloro che sono drammaticamente colpiti dall’antigitanismo: la leadership, la partecipazione e l’empowerment dei Rom sono fondamentali per superare gli effetti di lunga durata dell’antigitanismo;
– comprendere che “l’inclusione dei rom” rimarrà illusoria fintanto che non affronteremo l’antigitanismo come causa principale dell’esclusione;
– Riconoscere che l’antigitanismo non riguarda solo ciò che viene detto e fatto, ma anche ciò che non viene detto o fatto.

Il quadro dell’UE per i Rom post-2020

Il quadro dell’UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020 è stato lanciato nel 2011. Nel dicembre 2018, la Commissione ha pubblicato una comunicazione che riporta la valutazione a medio termine del quadro dell’UE.8 Le valutazioni mostrano che il quadro dell’UE è stato importante per lo sviluppo di strumenti e strutture nazionali e dell’UE per promuovere l’inclusione dei rom, mentre evidenzia anche che l’antigitanismo continua ad essere una questione di grande preoccupazione che non è stata affrontata.
Il Parlamento europeo ha preso posizione su una strategia post-2020 nella sua relazione dell’ottobre 2017 sugli “Aspetti relativi ai diritti fondamentali nell’integrazione dei rom nell’UE: lotta all’antigitanismo” che ne sottolinea la persistenza nella sfera politica e nelle società di tutta Europa.

 

Nel 2019 è stato pubblicato uno studio commissionato dal Parlamento e condotto dal Centro per gli studi politici europei. Un altro documento importante seguito dal Parlamento europeo sui Rom, che ha posto le basi per il quadro strategico post 2020 è la “Proposta di risoluzione sulla necessità di rafforzare il quadro strategico nazionale post 2020 per i cittadini – Strategie di inclusione dei rom e intensificare la lotta contro l’antigitanismo”. Inoltre i rom non beneficiano di strumenti giuridici come i membri della società maggioritaria.

La valutazione della CE e i risultati del progetto Roma Civil Monitor sottolineano che i processi della futura politica devono affrontare adeguatamente la diversità tra i gruppi rom, anche in relazione ai migranti rom, ai rom mobili dell’UE, ai bambini rom e alle donne rom.

Per contrastare l’antigitanismo, l’Alleanza propone le seguenti raccomandazioni e misure:

1: riconoscere l’esistenza dell’antigypsyism
2: riconoscere la responsabilità storica
3: migliorare il lavoro istituzionale e politico
4: raccogliere dati e monitorare l’antigitanismo
5: condannare e combattere i discorsi d’odio nell’opinione pubblica e nei media
6: sanzionare e punire il crimine
7: sostenere le vittime e consentire l’accesso alla giustizia
8: migliorare e attuare la legislazione dell’antidiscriminazione
9: porre fine a tutte le forme di antigitanismo nelle parti strutturali della società
10: abilitare la libera circolazione
11: antigitanismo – un terreno per la ricerca di asilo, rifugiati e sfollamenti interni
12: rafforzare la leadership, la partecipazione, l’empowerment e l’autorganizzazione dei rom.

Associazione 21 luglio aderisce alla campagna “Odiare ti costa”

Associazione 21 luglio aderisce alla campagna “Odiare ti costa” lanciata da Wild Side – Human First e Tlon: che si propone l’obiettivo di contenere l’odio in rete. L’iniziativa lanciata da Maura Gangitano (Tlon) e Cathy La Torre (Wild Side) attraverso un video di presentazione sulla pagina FB “Odiare ti costa” ha raggiunto già un consenso incredibile e migliaia di segnalazioni.

“Ci servono delle segnalazioni e ci servono degli esperti. Chi ha letto dei commenti di odio nei confronti di Carola Rackete ma anche nei confronti di se o dei personaggi che in genere vengono odiati e riempiti di insulti può mandarci queste segnalazioni all’indirizzo mail odiareticosta@gmail.com” commenta La Torre durante la presentazione della campagna.

“L’idea è, sì quella di cambiare una cultura e parlare di una cultura inclusiva e paritaria, ma anche aiutare quelle persone che, ogni giorno vengono riempite di insulti, a contrastare tutto questo con vie legali” aggiunge Gancitano.

Le ideatrici della campagna: “Perché si chiama Odiare ti costa? Perché ogni commento che fai, non per esprimere un’opinione ma per diffamare qualcuno, ti costerà del denaro. Abbiamo studiato una strategia giudiziaria e sarà talmente potente che tra qualche mese il modo di stare in rete sarà completamente rivoluzionato. Se offendi qualcuno in rete pagherai un danno”.

Salvini: «Salvate i bimbi dai campi rom». Associazione 21 luglio scrive al Garante per l’Infanzia

«Ogni volta che vado a visitare, da ministro, un campo rom mi domando perché i tribunali dei minori non vanno nei campi rom a portar via e salvare quei bimbi… Mi sono letto fascicoli di presunte difficoltà economiche di famiglie italiane e lì gli assistenti sociali sono implacabili. Mentre chi li educa al furto fin da quando hanno un anno di vita, niente».

Sono state queste le dichiarazioni di Matteo Salvini, Ministro dell’Interno, a proposito dei fatti accaduti di recente a Bibbiano che vedono la magistratura impegnata nell’inchiesta “Angeli e demoni” per stabilire meccanismi, strategie e protagonisti di un presunto giro di affidi illeciti di minori. Dichiarazioni che non solo fanno rabbrividire immaginando con quanta leggerezza e facilità potrebbe avvenire il distacco di un bambino da sua madre ma che preoccupano anche perché si inseriscono in un contesto particolarmente delicato.

Solo pochi giorni fa, il Ministro dell’Interno ha emanato una circolare ai prefetti delle città italiane per chiedere la “ricognizione” dei rom che vivono all’interno delle baraccopoli che contribuisce a spianare la strada a una nuova “emergenza nomadi”.

Per tutte queste ragioni, Associazione 21 luglio ha scritto all’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.

Aveva pubblicato: «Sugli zingari Salvini ha ragione», censurato il direttore di Italia Oggi

La delibera è arrivata: il direttore del quotidiano on line “Italia Oggi” è stato condannato alla censura. A esprimere il verdetto è il Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna a seguito dell’esposto presentato da Associazione 21 luglio nel giugno dello scorso anno.

L’esposto di Associazione 21 luglio

Associazione 21 luglio che da circa dieci anni si occupa di tutelare i diritti delle bambine e dei bambini che vivono la marginalità e la segregazione, anche a seguito di numerose segnalazioni ricevute e grazie all’attività di osservazione che mette in campo quotidianamente su testate cartacee e web, ha contestato il contenuto dell’articolo pubblicato il 26 giugno del 2018 dal titolo «Sugli zingari Salvini ha ragione» presentando esposto all’ordine.
Tra gli stralci contenuti nel pezzo, firmato da Bruno Tinti, ex magistrato della Repubblica italiana, si legge: «I bambini? Al seguito di zingare elemosinanti e ladre professioniste… fino a quando diventano maturi per fare gli zingari a tempo pieno, cioè i ladri». Non è tutto. Sempre nello stesso articolo anche: «La gente (ndr) non lavora ma mangia e beve e guida macchine e carrozzoni di proprietà (forse). La ovvia conclusione è che il denaro per vivere arriva da fonti illecite».

Per il Consiglio, l’equiparazione zingari e ladri, scritta senza alcuna titubanza o contestualizzazione è assai grave e certamente espressione della discriminazione sanzionata dall’articolo 9 del Codice Deontologico. Inoltre è evidente, per il Consiglio, il giudizio gratuito espresso su un’etnia generale per attribuire a tutti inaccettabili e generalizzati comportamenti delinquenziali. Il Consiglio ha dunque condannato a censura Pierluigi Magnaschi, direttore del quotidiano.
Associazione 21 luglio continuerà a porre attenzione massima nei confronti di scritti a mezzo carta o web che minacciano i diritti umani delle comunità rom e che etichettano, stigmatizzando, gruppi di individui generando così pregiudizi e incitamento all’odio di minoranze etniche.

Associazione 21 luglio ETS - Largo Ferruccio Mengaroni, 29, 00133, Roma - Email: info@21luglio.org - C.F. 97598580583 - Privacy Policy - Cookie Policy