Combattere i discorsi d’odio pubblici e sanzionare il crimine: le raccomandazioni dell’Allenza contro l’antigitanismo
La collaborazione tra ENAR, Ergo Work e Central Council of German Sinit e Rom e altre realtà, ha portato alla redazione di un documento politico che promuove un approccio globale per combattere l’antigitanismo focalizzando l’attenzione su una serie di raccomandazioni, 12 per l’esattezza. Associazione 21 luglio ha pubblicato a questo link le prime quattro e continuerà anche nei prossimi giorni un lavoro di condivisione affinché i dettami vengano conosciuti il più possibile.
Condannare e combattere i discorsi d’odio in pubblico e nei media
La raccomandazione n.5 del documento dell’Alleanza contro l’antigitanismo prevede di condannare e combattere i discorsi d’odio in pubblico e nei media. Le istituzioni e i governi nazionali dell’UE dovrebbero contrastare e sanzionare i discorsi pubblici nei media, nel mondo accademico, tra politici, autorità statali e funzionari pubblici, in particolare promuovendo contro-narrazioni per una società inclusiva e garantendo la partecipazione significativa delle strutture di vigilanza rom. Dovrebbero, inoltre, condannare pubblicamente e applicare adeguate sanzioni contro la stigmatizzazione e la retorica razzista da parte di funzionari e politici di alto livello e i parlamenti dovrebbero creare coalizioni tra le parti per combattere il razzismo.
I governi nazionali dovrebbero: attuare pienamente la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia, il codice di condotta dell’UE per contrastare i discorsi sull’odio illegale online, la direttiva sui servizi di media audiovisivi, nonché la raccomandazione generale del comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD).
Tra le azioni da mettere in campo anche il contrasto all’antigitanismo nei media da parte delle autorità statali e dei funzionari pubblici, nel mondo accademico e in altri settori assicurando la creazione e la revisione (dove necessario) e l’attuazione di specifiche normative nazionali in materia di incitamento all’odio.
Inoltre, assicurare la partecipazione di Rom, Sinti, Caminanti e altri gruppi che sperimentano l’antigitanismo a tutte le istituzioni pertinenti; sostenere e formare in modo educativo giornalisti, assistenti sociali, persone del settore culturale, insegnanti, studenti. Monitorare sistematicamente il discorso sull’antigitanismo, raccogliere dati sull’uguaglianza e riferire sul discorso dell’odio contro i rom; favorire controrivoluzioni nei curricula scolastici, attraverso programmi educativi civici e campagne mediatiche; modificare i quadri legislativi per consentire alla società civile di contestare il discorso sull’antigitanismo.
Sanzionare e punire il crimine
La raccomandazione n.6 del documento indica di sanzionare e punire il crimine, per far questo i governi nazionali dovrebbero applicare tutti gli strumenti e i meccanismi disponibili per prevenire e/o perseguire i reati di odio. I governi nazionali dovrebbero attuare integralmente la decisione quadro relativa alla lotta contro determinate forme di espressione di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale e il rispetto dei diritti fondamentali dell’Unione europea che proibiscono la discriminazione, obbligando così gli Stati membri dell’UE a combattere i crimini motivati da razzismo, xenofobia, intolleranza religiosa o disabilità, orientamento sessuale o identità di genere di una persona.
Inoltre, assicurare che i reati riguardo l’antigitanismo siano riconosciuti dalla polizia, dai pubblici ministeri e dai tribunali e perseguiti come tali; monitorare i crimini di odio per consentire l’analisi delle tendenze da parte delle autorità nazionali, della magistratura e della società civile e dello sviluppo di risposte istituzionali e l’adeguata protezione delle vittime. Formare funzionari statali al fine di riconoscere l’antigitanismo come motivazione di pregiudizio, comprese le intersezioni con nazionalità, lingua, religione, genere, età, disabilità mentale o fisica, orientamento sessuale.
Sostenere le vittime e consentire l’accesso alla giustizia
Sostenere le vittime e consentire l’accesso alla giustizia è quanto prevede invece la settima raccomandazione. I governi nazionali dovrebbero garantire l’accesso alla giustizia per i Rom che affrontano discriminazioni e che i Rom ricevano sostegno e assistenza nel presentare denunce riguardo crimini d’odio e istituire iniziative a sostegno delle vittime di questi reati. E ancora adottare le misure necessarie per impedire che i pubblici ministeri o i tribunali siano notevolmente indulgenti nei confronti di autori non rom che commettono reati e reati contro le vittime rom, o notevolmente severi quando un indagato o un colpevole è rom.
Migliorare e attuare la legislazione sull’antidiscriminazione
Le istituzioni dell’UE e i governi nazionali dovrebbero migliorare la legislazione e le politiche antidiscriminatorie volte a favorire la parità di trattamento dei rom. I Rom sono particolarmente colpiti dalla mancanza di un’efficace attuazione delle sentenze giudiziarie e delle procedure di infrazione. Le istituzioni europee dovrebbero avviare procedure di infrazione contro gli Stati membri che, attraverso la legislazione, le politiche o la pratica violano i diritti dei rom (ad esempio il diritto a un alloggio economico e di qualità, libero dal rischio sfratti forzati e segregazione).
I governi nazionali dovrebbero migliorare e attuare la legislazione in materia di non discriminazione, in particolare la direttiva sull’uguaglianza razziale, la direttiva sulla parità in materia di occupazione, la legislazione che vieta la discriminazione durante i controlli alle frontiere e colmare le lacune al fine di garantire la piena parità di trattamento dei rom. Non solo, assicurare la cooperazione tra le istituzioni nazionali per i diritti umani e garantire che gli uffici antidiscriminazione e le altre istituzioni pertinenti che forniscono consulenza ai Rom raggiungano un livello adeguato di istruzione e di competenza nell’individuare, monitorare e combattere l’antigitanismo.