Campi nomadi e emergenza: la "nuova" ricetta dell'assessore Cutini
Il nuovo Regolamento per i “campi rom” a Roma proposto dall’Assessore Cutini è contraddittorio, discriminatorio e in molti punti incostituzionale. In più, ancora una volta, si basa su una visione emergenziale, identifica il “campo” come il luogo dell’abitare per i rom e non va in alcun modo nella direzione del superamento di tali ghetti già indicata dal sindaco Marino.
L’Associazione 21 luglio annuncia battaglia per l’immediato ritiro del “Regolamento di Roma Capitale per il funzionamento dei villaggi attrezzati e dei centri di accoglienza […]” in cui risiedono le comunità rom e sinte in emergenza abitativa a Roma, proposto dall’Assessorato al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà del Comune di Roma, e reso pubblico in questi giorni. Il testo si compone di 14 articoli e riguarda non solo gli attuali insediamenti ma si applica «anche nelle nuove aree attrezzate e dotate di unità abitative per le predette comunità, che saranno eventualmente realizzate nel territorio comunale».
Sia i «villaggi» che i centri di accoglienza, si legge, «dovranno rispondere ai requisiti di abitabilità, ricettività, salubrità e sicurezza analogamente a quanto prescritto per altre strutture ricettive pubbliche quali alberghi, campeggi, edifici scolastici, strutture ospedaliere». Gli enti gestori «dovranno certificare preventivamente la sussistenza di tali requisiti, pena la decadenza immediata delle convenzioni».
Secondo gli studi realizzati in passato dall’Associazione 21 luglio i due centri di raccolta di via Visso e via Salaria e tutti i 7 «villaggi della solidarietà» non hanno i requisiti organizzativi e strutturali previsti della normativa in materia: sono tutti in una grave condizione di insanabilità per cui, in base alla norma prevista dal Regolamento, andrebbero tutti chiusi e gli ospiti andrebbero ricollocati in nuove strutture assistenziali a norma.
Le azioni svolte all’interno degli insediamenti, secondo il nuovo Regolamento Cutini, verrebbero programmate da un “Comitato Interdipartimentale” all’interno del quale è escluso il coinvolgimento dei rom. Il Dipartimento Politiche Sociali vigilerebbe sul rispetto del Regolamento procedendo, per esempio, anche all’espulsione delle famiglie «in caso di comprovata evasione scolastica». Tali norme appaiono chiaramente lesive dei diritti fondamentali e con un forte carattere discriminatorio.
Il quarto e il quinto articolo esplicitano il ruolo dell’ente chiamato a presiedere l’insediamento: controllo del rispetto del patto di legalità, controllo degli ingressi sulla base dei dati anagrafici del censimento, registrazione degli ospiti in un data base aggiornato, vigilanza h24. Negli insediamenti viene prevista «l’installazione di strumenti tecnologici finalizzati al rafforzamento dei controlli».
A proposito di ciò, già nel 2009 il TAR del Lazio, esprimendosi in relazione al art. 2.4 del Regolamento Regione Lazio e vigente nel periodo dell'”Emergenza Nomadi”, aveva annullato simili disposizioni regolamentari. In realtà il Regolamento pensato dall’Assessore Cutini va oltre, stabilendo che eventuali visite di ospiti esterni dovrebbero avvenire previa comunicazione e rilascio in «un pass orario».
Sempre il TAR, nella medesima sentenza, aveva stabilito che una disposizione simile viola l’art. 16 della Costituzione secondo cui ogni cittadino può circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, in assenza di limitazioni stabilite dalla legge in via generale.
Malgrado le fallimentari esperienze del passato anche l’attuale Regolamento prevede all’ottavo capitolo l’elezione di 3 rappresentanti rom per ogni insediamento con le medesime modalità elettive attuate dalla passata Amministrazione e rivelatesi inutili oltre che dannose.
Numerose norme del Regolamento si rivelano pertanto fortemente problematiche, discriminatorie e in violazione dei principi costituzionali.
«Dopo un anno e mezzo – commenta l’Associazione 21 luglio – prende finalmente forma la politica dell’Assessore Cutini sulla cosiddetta “questione rom” ponendo al centro il “campo nomadi” come ghetto etnico nel quale concentrare le azioni sicuritarie. Una politica in piena continuità con quella espressa dall’Amministrazione precedente e, per certi versi, ancora più ancorata a principi emergenziali».
«Non a caso – continua l’Associazione 21 luglio – nel Regolamento non compare alcun riferimento alla Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom né al superamento definitivo dei “campi”; di contro, si ipotizza la realizzazione di nuove aree attrezzate».
Secondo l’Associazione 21 luglio tale documento rappresenta un clamoroso passo indietro rispetto alla direzione indicata dal sindaco Marino, che nei giorni scorsi ha parlato di definitivo superamento dei “campi”». Per tale ragione, l’Associazione si batterà per il suo immediato ritiro e chiede al sindaco un intervento deciso e chiarificatore in tal senso.
Foto: Roma Daily News
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