Tag Archivio per: rita cutini

Articoli

#IpocrisiaCapitale: Buzzi e il progetto Leroy Merlin a La Barbuta

Era il 1 ottobre 2014. In una conferenza stampa mattutina presso la sede del Cesv, a Roma, e in un convegno pomeridiano tenuto nella sala Rosi dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale, l’Associazione 21 luglio presentava il rapporto “Terminal Barbuta”.
Il rapporto, oltre a denunciare le violazioni dei diritti umani nei confronti dei circa 600 rom residenti nel “villaggio attrezzato” La Barbuta – giudicato discriminatorio e segregante da una storica ordinanza del Tribunale Civile di Roma che ha condannato il Comune di Roma solo pochi giorni fa – portava allo scoperto un progetto per la costruzione di un nuovo “campo rom” in zona La Barbuta presentato il 27 gennaio 2014 (in una convocazione congiunta di alcune Commissioni di Roma Capitale presieduta dalla presidente della Commissione Politiche Sociali di Roma Capitale Erica Battaglia), da un’ATI composta dalla multinazionale Leroy Merlin Italia, dalla Comunità Capodarco di Roma e dalla ditta Stradaioli.
Il progetto prevedeva l’abbattimento dell’attuale “campo” La Barbuta, costruito nel 2012 al costo di 10 milioni di euro, per lasciare così spazio alle attività commerciali della multinazionale del bricolage.
In cambio dell’investimento, Leroy Merlin Italia avrebbe ricevuto la concessione gratuita del terreno per 99 anni. La ditta Stradaioli e la Comunità Capodarco di Roma – di quest’ultima è presidente Augusto Battaglia, ex deputato e padre di Erica Battaglia – avrebbero invece ricevuto rispettivamente 11,5 milioni di euro per la costruzione del nuovo “villaggio” e 597.285 euro annui per 15 anni per la gestione dello stesso.
Un progetto che, secondo quanto sta emergendo dalle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, avrebbe subito ingolosito il numero uno della cooperativa 29 giugno, ora in carcere, Salvatore Buzzi.
«Ho visto una cosa enorme, sono stato a un incontro con Leroy Merlin», racconta Buzzi al collaboratore Carlo Guarany in data 17 settembre.
«10 milioni sul sociale, sui nomadi o sugli immigrati o sugli asili nido o su quel cazzo che vuoi tu. Sono disposti a fare un’associazione temporanea di imprese. Leroy Merlin, costruttori e noi, che gestiremmo la quota dei 10 milioni», spiega Buzzi al collaboratore Sandro Coltellacci.
Il pomeriggio del 1 ottobre 2014, al convegno dell’Associazione 21 luglio, avrebbe dovuto partecipare anche l’Assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale Rita Cutini, ufficialmente invitata dall’Associazione 21 luglio. Pur svolgendosi il convegno in Assessorato, l’Assessore purtroppo non si presentò.
Dalle intercettazioni, come riporta il quotidiano Il Giornale, emerge che Buzzi avrebbe ricevuto la richiesta da parte dei dirigenti di Leroy Merlin di «stoppare” la partecipazione dell’assessore Cutini a una conferenza stampa di un’associazione contraria al progetto. Secondo quanto riportato dalla stampa, Buzzi avrebbe quindi contattato Mattia Stella, collaboratore del sindaco Ignazio Marino, chiedendogli di fermarla.
«Vedo un attimo di intercettà, tanto quella chi ce parla…Ok, ciao, ciao», dice Stella intercettato.
Poco più di un mese dopo, il 4 novembre 2014, di fronte all’avanzamento del progetto, l’Associazione 21 luglio lanciava una campagna sul web invitando utenti e cittadini a mobilitarsi per convincere Leroy Merlin Italia a fare un passo indietro e a ritirare il progetto.
Leroy Merlin: un campo rom è un ghetto. Non costruirlo!” è il titolo dell’appello che migliaia di cittadini hanno inviato via email ai dirigenti di Leroy Merlin, con in copia il sindaco Ignazio Marino.
A seguito del “mail bombing” e della mobilitazione della società civile, i dirigenti di Leroy Merlin Italia intraprendevano un dialogo sereno e costruttivo con l’Associazione 21 luglio che si concludeva con una nota congiunta nella quale la multinazionale si rendeva disponibile a valutare eventuali modifiche e «realizzare opere di pubblica utilità, nell’ambito di tale progetto, finalizzate, tra l’altro, a cercare soluzioni costruttive ed alternative alla situazione attuale in cui versano i beneficiari finali di tali opere, nel rispetto di tutte le norme di Legge e degli standard internazionali sui Diritti Umani».
Con questa nota l’Associazione 21 luglio concludeva con soddisfazione la propria campagna.
Nella nota congiunta, peraltro, si faceva riferimento a una dichiarazione rilasciata in diretta tv ad Announo da Marino il quale, rispondendo a una domanda precisa della conduttrice Giulia Innocenzi, aveva escluso categoricamente l’ipotesi del nuovo campo.
Dalle intercettazioni pubblicate stamane dalla stampa emerge invece che al sindaco il progetto piaceva «molto, moltissimo…Proprio tanto, tanto».
Di seguito l’intercettazione tra Salvatore Buzzi e Silvia Decina, capo segreteria del sindaco, la quale avrebbe ricevuto da Lionello Cosentino, allora segretario del Pd romano, la documentazione del “Progetto Leroy Merlin” (Secondo quanto emerge dalle intercettazioni Cosentino avrebbe assicurato a Buzzi l’interessamento diretto del sindaco sulla questione).
Buzzi: Pronto
Decina: Salvatore?
B: Sì
D: Salvatore ciao, sono Silvia Decina, il capo segreteria di Ignazio Marino
B: Buongiorno Silvia
D: Ciao
B: Eccomi, buongiorno a te
D: Senti, ti volevo dire questo, che Lionello, mh…
B: Si
D: Mi ha dato tutta la documentazione per Ignazio
B: Sì
D: Sulla questione…Leroy Merlin. Adesso Ignazio l’ha vista e sta facendo convocare una riunione di staff per…te lo volevo dire intanto
B: Ok
D: Ok?
B: Ti ringrazio molto
D: E appena…
B: Gli è piaciuta al sindaco?
D: Molto, moltissimo, appunto…Proprio tanto, tanto…
B: E infatti ho pensato, invece di darlo all’assessore, ho fatto: guarda, ne parlo a lui, infatti
D: Però ha chiesto che la seguissimo noi qui direttamente dal gabinetto, perché se inizia a passare per tutti gli assessorati non ne usciamo vivi con questo
B: Ah, guarda, te ne prego, te ne prego Silvia
D: Eh, no, no, no, per questo ti volevo dire, cioè, ha preferito che la prendessimo noi qui, così almeno velocizziamo il tutto, insomma. Quindi appena adesso io ho novità, ti dico.
Alla luce di tutto ciò, trovano oggi una spiegazione le minacce ricevute dal presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla il 16 luglio 2014 nel corso di una conferenza stampa di presentazione del rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”. «Se parli ancora del campo La Barbuta ti mando in coma», le parole rivolte a Stasolla da un “capo” del campo La Barbuta…

Campi nomadi e emergenza: la "nuova" ricetta dell'assessore Cutini

Il nuovo Regolamento per i “campi rom” a Roma proposto dall’Assessore Cutini è contraddittorio, discriminatorio e in molti punti incostituzionale. In più, ancora una volta, si basa su una visione emergenziale, identifica il “campo” come il luogo dell’abitare per i rom e non va in alcun modo nella direzione del superamento di tali ghetti già indicata dal sindaco Marino.
L’Associazione 21 luglio annuncia battaglia per l’immediato ritiro del “Regolamento di Roma Capitale per il funzionamento dei villaggi attrezzati e dei centri di accoglienza […]” in cui risiedono le comunità rom e sinte in emergenza abitativa a Roma, proposto dall’Assessorato al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà del Comune di Roma, e reso pubblico in questi giorni. Il testo si compone di 14 articoli e riguarda non solo gli attuali insediamenti ma si applica «anche nelle nuove aree attrezzate e dotate di unità abitative per le predette comunità, che saranno eventualmente realizzate nel territorio comunale».
Sia i «villaggi» che i centri di accoglienza, si legge, «dovranno rispondere ai requisiti di abitabilità, ricettività, salubrità e sicurezza analogamente a quanto prescritto per altre strutture ricettive pubbliche quali alberghi, campeggi, edifici scolastici, strutture ospedaliere». Gli enti gestori «dovranno certificare preventivamente la sussistenza di tali requisiti, pena la decadenza immediata delle convenzioni».
Secondo gli studi realizzati in passato dall’Associazione 21 luglio i due centri di raccolta di via Visso e via Salaria e tutti i 7 «villaggi della solidarietà» non hanno i requisiti organizzativi e strutturali previsti della normativa in materia: sono tutti in una grave condizione di insanabilità per cui, in base alla norma prevista dal Regolamento, andrebbero tutti chiusi e gli ospiti andrebbero ricollocati in nuove strutture assistenziali a norma.
Le azioni svolte all’interno degli insediamenti, secondo il nuovo Regolamento Cutini, verrebbero programmate da un “Comitato Interdipartimentale” all’interno del quale è escluso il coinvolgimento dei rom. Il Dipartimento Politiche Sociali vigilerebbe sul rispetto del Regolamento procedendo, per esempio, anche all’espulsione delle famiglie «in caso di comprovata evasione scolastica». Tali norme appaiono chiaramente lesive dei diritti fondamentali e con un forte carattere discriminatorio.
Il quarto e il quinto articolo esplicitano il ruolo dell’ente chiamato a presiedere l’insediamento: controllo del rispetto del patto di legalità, controllo degli ingressi sulla base dei dati anagrafici del censimento, registrazione degli ospiti in un data base aggiornato, vigilanza h24. Negli insediamenti viene prevista «l’installazione di strumenti tecnologici finalizzati al rafforzamento dei controlli».
A proposito di ciò, già nel 2009 il TAR del Lazio, esprimendosi in relazione al art. 2.4 del Regolamento Regione Lazio e vigente nel periodo dell'”Emergenza Nomadi”, aveva annullato simili disposizioni regolamentari. In realtà il Regolamento pensato dall’Assessore Cutini va oltre, stabilendo che eventuali visite di ospiti esterni dovrebbero avvenire previa comunicazione e rilascio in «un pass orario».
Sempre il TAR, nella medesima sentenza, aveva stabilito che una disposizione simile viola l’art. 16 della Costituzione secondo cui ogni cittadino può circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, in assenza di limitazioni stabilite dalla legge in via generale.
Malgrado le fallimentari esperienze del passato anche l’attuale Regolamento prevede all’ottavo capitolo l’elezione di 3 rappresentanti rom per ogni insediamento con le medesime modalità elettive attuate dalla passata Amministrazione e rivelatesi inutili oltre che dannose.
Numerose norme del Regolamento si rivelano pertanto fortemente problematiche, discriminatorie e in violazione dei principi costituzionali.
«Dopo un anno e mezzo – commenta l’Associazione 21 luglio – prende finalmente forma la politica dell’Assessore Cutini sulla cosiddetta “questione rom” ponendo al centro il “campo nomadi” come ghetto etnico nel quale concentrare le azioni sicuritarie. Una politica in piena continuità con quella espressa dall’Amministrazione precedente e, per certi versi, ancora più ancorata a principi emergenziali».
«Non a caso – continua l’Associazione 21 luglio – nel Regolamento non compare alcun riferimento alla Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom né al superamento definitivo dei “campi”; di contro, si ipotizza la realizzazione di nuove aree attrezzate».
Secondo l’Associazione 21 luglio tale documento rappresenta un clamoroso passo indietro rispetto alla direzione indicata dal sindaco Marino, che nei giorni scorsi ha parlato di definitivo superamento dei “campi”». Per tale ragione, l’Associazione si batterà per il suo immediato ritiro e chiede al sindaco un intervento deciso e chiarificatore in tal senso.
Foto: Roma Daily News
 
LEGGI ANCHE:

Campi nomadi e emergenza: la "nuova" ricetta dell'assessore Cutini

Il nuovo Regolamento per i “campi rom” a Roma proposto dall’Assessore Cutini è contraddittorio, discriminatorio e in molti punti incostituzionale. In più, ancora una volta, si basa su una visione emergenziale, identifica il “campo” come il luogo dell’abitare per i rom e non va in alcun modo nella direzione del superamento di tali ghetti già indicata dal sindaco Marino.
L’Associazione 21 luglio annuncia battaglia per l’immediato ritiro del “Regolamento di Roma Capitale per il funzionamento dei villaggi attrezzati e dei centri di accoglienza […]” in cui risiedono le comunità rom e sinte in emergenza abitativa a Roma, proposto dall’Assessorato al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà del Comune di Roma, e reso pubblico in questi giorni. Il testo si compone di 14 articoli e riguarda non solo gli attuali insediamenti ma si applica «anche nelle nuove aree attrezzate e dotate di unità abitative per le predette comunità, che saranno eventualmente realizzate nel territorio comunale».
Sia i «villaggi» che i centri di accoglienza, si legge, «dovranno rispondere ai requisiti di abitabilità, ricettività, salubrità e sicurezza analogamente a quanto prescritto per altre strutture ricettive pubbliche quali alberghi, campeggi, edifici scolastici, strutture ospedaliere». Gli enti gestori «dovranno certificare preventivamente la sussistenza di tali requisiti, pena la decadenza immediata delle convenzioni».
Secondo gli studi realizzati in passato dall’Associazione 21 luglio i due centri di raccolta di via Visso e via Salaria e tutti i 7 «villaggi della solidarietà» non hanno i requisiti organizzativi e strutturali previsti della normativa in materia: sono tutti in una grave condizione di insanabilità per cui, in base alla norma prevista dal Regolamento, andrebbero tutti chiusi e gli ospiti andrebbero ricollocati in nuove strutture assistenziali a norma.
Le azioni svolte all’interno degli insediamenti, secondo il nuovo Regolamento Cutini, verrebbero programmate da un “Comitato Interdipartimentale” all’interno del quale è escluso il coinvolgimento dei rom. Il Dipartimento Politiche Sociali vigilerebbe sul rispetto del Regolamento procedendo, per esempio, anche all’espulsione delle famiglie «in caso di comprovata evasione scolastica». Tali norme appaiono chiaramente lesive dei diritti fondamentali e con un forte carattere discriminatorio.
Il quarto e il quinto articolo esplicitano il ruolo dell’ente chiamato a presiedere l’insediamento: controllo del rispetto del patto di legalità, controllo degli ingressi sulla base dei dati anagrafici del censimento, registrazione degli ospiti in un data base aggiornato, vigilanza h24. Negli insediamenti viene prevista «l’installazione di strumenti tecnologici finalizzati al rafforzamento dei controlli».
A proposito di ciò, già nel 2009 il TAR del Lazio, esprimendosi in relazione al art. 2.4 del Regolamento Regione Lazio e vigente nel periodo dell'”Emergenza Nomadi”, aveva annullato simili disposizioni regolamentari. In realtà il Regolamento pensato dall’Assessore Cutini va oltre, stabilendo che eventuali visite di ospiti esterni dovrebbero avvenire previa comunicazione e rilascio in «un pass orario».
Sempre il TAR, nella medesima sentenza, aveva stabilito che una disposizione simile viola l’art. 16 della Costituzione secondo cui ogni cittadino può circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, in assenza di limitazioni stabilite dalla legge in via generale.
Malgrado le fallimentari esperienze del passato anche l’attuale Regolamento prevede all’ottavo capitolo l’elezione di 3 rappresentanti rom per ogni insediamento con le medesime modalità elettive attuate dalla passata Amministrazione e rivelatesi inutili oltre che dannose.
Numerose norme del Regolamento si rivelano pertanto fortemente problematiche, discriminatorie e in violazione dei principi costituzionali.
«Dopo un anno e mezzo – commenta l’Associazione 21 luglio – prende finalmente forma la politica dell’Assessore Cutini sulla cosiddetta “questione rom” ponendo al centro il “campo nomadi” come ghetto etnico nel quale concentrare le azioni sicuritarie. Una politica in piena continuità con quella espressa dall’Amministrazione precedente e, per certi versi, ancora più ancorata a principi emergenziali».
«Non a caso – continua l’Associazione 21 luglio – nel Regolamento non compare alcun riferimento alla Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom né al superamento definitivo dei “campi”; di contro, si ipotizza la realizzazione di nuove aree attrezzate».
Secondo l’Associazione 21 luglio tale documento rappresenta un clamoroso passo indietro rispetto alla direzione indicata dal sindaco Marino, che nei giorni scorsi ha parlato di definitivo superamento dei “campi”». Per tale ragione, l’Associazione si batterà per il suo immediato ritiro e chiede al sindaco un intervento deciso e chiarificatore in tal senso.
Foto: Roma Daily News
 
LEGGI ANCHE:

La visita dei senatori al Best House Rom e la consegna del "conto" al sindaco Marino

rom Commissione Diritti Umani Senato

In Campidoglio, la consegna del “conto” dell’operazione Cesarina


Spostati come “pacchi” dal «villaggio della solidarietà» di via della Cesarina, 120 rom sono stati concentrati un anno fa nel “Best House Rom”, un centro di raccolta rom “fuorilegge” e con un costo pro/capite mensile di 600 euro. Ieri la comunità rom ha ricevuto la visita – organizzata dall’Associazione 21 luglio – di una delegazione della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato.
Il fabbricato, gestito dalla Cooperativa Inopera dietro convenzione dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale, è accatastato come locale di deposito e non potrebbe fungere da civile abitazione. Gli spazi destinati agli ospiti sono inadatti e lontani da quanto previsto dalla normativa regionale: ogni nucleo familiare, composto in media da cinque persone, dispone di fatto della sola zona notte, che svolge anche funzioni di zona giorno e studio per i minori, composta da un’unica stanza di circa 12 mq priva di fonte di luce e aria naturale. Ogni ospite, pertanto, ha a disposizione circa 2,5 mq contro i 12 mq indicati dalla Legge Regione Lazio n. 41/2003.
La delegazione della Commissione Diritti Umani del Senato ha potuto verificare come le stanze del “Best House Rom”, oltre a non garantire la metratura sufficiente pro capite, non sono dotate di finestre o punti luce dai quali possa filtrare la luce naturale e l’aria, e ciò espone a grave rischio lo stato di salute psico-fisico degli ospiti. La presenza di numerosi inquinanti, favoriti dalla mancanza di ricambio di aria, unita al clima caldo-umido prodotto dai condizionatori di calore, potrebbero sicuramente contribuire all’aumento dell’incidenza di patologie respiratorie croniche, come l’asma, e all’incremento della loro evoluzione verso forme persistenti, gravi e invalidanti.
La mancanza di luce naturale potrebbe favorire l’insorgere di disturbi della vista. A tutto ciò si aggiungono altre importanti carenze quali: la non completa somministrazione dei pasti unita al divieto di cottura e preparazione di cibo in maniera autonoma, la mancanza di un numero di servizi igienici adeguato al numero degli ospiti, la carenza di adeguati spazi comuni e l’assenza, all’interno delle stanze, di qualsivoglia arredo escluso il letto, elementi, questi, che compromettono ulteriormente la qualità della vita degli ospiti.
«Abbiamo incontrato persone terrorizzate di parlare davanti agli operatori che lavorano nella struttura. Vivono in una situazione di costante ricatto – ha dichiarato la senatrice Manuela Serra – Noi come Commissione Diritti Umani daremo voce a questa gente perché non è ammissibile che nel 2014 a Roma uomini, donne e soprattutto bambini vivano in una ex fabbrica senza finestre».
«Porteremo avanti un’inchiesta per chiarire come il Comune di Roma utilizza realmente queste ingenti risorse economiche con il risultato di far vivere le persone in questo modo», ha concluso Serra.
Le foto della visita al Best House Rom

 
Il “Best House Rom”, finanziato dal Comune di Roma con un costo annuo superiore ai 2.200.000 euro alla luce delle caratteristiche strutturali, organizzative e gestionali suddette, non rispetta pertanto i principi internazionalmente riconosciuti di cui è portatrice anche la Carta Sociale Europea.
Nel “Best House Rom” la delegazione di senatori ha avuto la possibilità di fermarsi a parlare con i rom trasferiti quasi un anno fa da via della Cesarina dall’Assessorato alle Politiche Sociale. L’operazione voluta dall’Assessorato a guida Cutini aveva previsto – nonostante le contrarietà espresse da organizzazioni della società civile e dal Municipio III – lo spostamento dei 130 rom e il rifacimento dell’insediamento. Dopo 11 mesi i lavori non sono ancora iniziati e le spese sono lievitate.
Per tale ragione alcuni rappresentanti dell’Associazione 21 luglio hanno consegnato il “conto” dell’operazione Cesarina – fortemente voluta dall’Assessore Rita Cutini – al sindaco Ignazio Marino. Più di 1 milione di euro spesi per segregare e concentrare 130 rom nel “Best House Rom” senza che alcun lavoro sia stato iniziato.
«Una scelta folle – commenta l’Associazione 21 luglio – che rivela, se ce ne fosse stata la necessità di ulteriore conferma, l’operato di un Assessorato incapace di trattare la “questione rom” secondo i principi espressi nella Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom».
 
LEGGI ANCHE:

La visita dei senatori al Best House Rom e la consegna del "conto" al sindaco Marino

rom Commissione Diritti Umani Senato

In Campidoglio, la consegna del “conto” dell’operazione Cesarina


[tfg_social_share]Spostati come “pacchi” dal «villaggio della solidarietà» di via della Cesarina, 120 rom sono stati concentrati un anno fa nel “Best House Rom”, un centro di raccolta rom “fuorilegge” e con un costo pro/capite mensile di 600 euro. Ieri la comunità rom ha ricevuto la visita – organizzata dall’Associazione 21 luglio – di una delegazione della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato.
Il fabbricato, gestito dalla Cooperativa Inopera dietro convenzione dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale, è accatastato come locale di deposito e non potrebbe fungere da civile abitazione. Gli spazi destinati agli ospiti sono inadatti e lontani da quanto previsto dalla normativa regionale: ogni nucleo familiare, composto in media da cinque persone, dispone di fatto della sola zona notte, che svolge anche funzioni di zona giorno e studio per i minori, composta da un’unica stanza di circa 12 mq priva di fonte di luce e aria naturale. Ogni ospite, pertanto, ha a disposizione circa 2,5 mq contro i 12 mq indicati dalla Legge Regione Lazio n. 41/2003.
La delegazione della Commissione Diritti Umani del Senato ha potuto verificare come le stanze del “Best House Rom”, oltre a non garantire la metratura sufficiente pro capite, non sono dotate di finestre o punti luce dai quali possa filtrare la luce naturale e l’aria, e ciò espone a grave rischio lo stato di salute psico-fisico degli ospiti. La presenza di numerosi inquinanti, favoriti dalla mancanza di ricambio di aria, unita al clima caldo-umido prodotto dai condizionatori di calore, potrebbero sicuramente contribuire all’aumento dell’incidenza di patologie respiratorie croniche, come l’asma, e all’incremento della loro evoluzione verso forme persistenti, gravi e invalidanti.
La mancanza di luce naturale potrebbe favorire l’insorgere di disturbi della vista. A tutto ciò si aggiungono altre importanti carenze quali: la non completa somministrazione dei pasti unita al divieto di cottura e preparazione di cibo in maniera autonoma, la mancanza di un numero di servizi igienici adeguato al numero degli ospiti, la carenza di adeguati spazi comuni e l’assenza, all’interno delle stanze, di qualsivoglia arredo escluso il letto, elementi, questi, che compromettono ulteriormente la qualità della vita degli ospiti.
«Abbiamo incontrato persone terrorizzate di parlare davanti agli operatori che lavorano nella struttura. Vivono in una situazione di costante ricatto – ha dichiarato la senatrice Manuela Serra – Noi come Commissione Diritti Umani daremo voce a questa gente perché non è ammissibile che nel 2014 a Roma uomini, donne e soprattutto bambini vivano in una ex fabbrica senza finestre».
«Porteremo avanti un’inchiesta per chiarire come il Comune di Roma utilizza realmente queste ingenti risorse economiche con il risultato di far vivere le persone in questo modo», ha concluso Serra.
Le foto della visita al Best House Rom

 
Il “Best House Rom”, finanziato dal Comune di Roma con un costo annuo superiore ai 2.200.000 euro alla luce delle caratteristiche strutturali, organizzative e gestionali suddette, non rispetta pertanto i principi internazionalmente riconosciuti di cui è portatrice anche la Carta Sociale Europea.
Nel “Best House Rom” la delegazione di senatori ha avuto la possibilità di fermarsi a parlare con i rom trasferiti quasi un anno fa da via della Cesarina dall’Assessorato alle Politiche Sociale. L’operazione voluta dall’Assessorato a guida Cutini aveva previsto – nonostante le contrarietà espresse da organizzazioni della società civile e dal Municipio III – lo spostamento dei 130 rom e il rifacimento dell’insediamento. Dopo 11 mesi i lavori non sono ancora iniziati e le spese sono lievitate.
Per tale ragione alcuni rappresentanti dell’Associazione 21 luglio hanno consegnato il “conto” dell’operazione Cesarina – fortemente voluta dall’Assessore Rita Cutini – al sindaco Ignazio Marino. Più di 1 milione di euro spesi per segregare e concentrare 130 rom nel “Best House Rom” senza che alcun lavoro sia stato iniziato.
«Una scelta folle – commenta l’Associazione 21 luglio – che rivela, se ce ne fosse stata la necessità di ulteriore conferma, l’operato di un Assessorato incapace di trattare la “questione rom” secondo i principi espressi nella Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom».
 
LEGGI ANCHE:

Le ruspe abbattono le abitazioni dei rom e illudono gli abitanti di Tor Sapienza

Una ruspa in azione nell'insediamento Salviati II

Una ruspa in azione nell’insediamento Salviati II


[tfg_social_share]L’Associazione 21 luglio esprime profonda preoccupazione riguardo alle operazioni di sgombero nel “campo tollerato” Salviati II, a Tor Sapienza, iniziate il 16 ottobre scorso.
«Operazioni che si ripetono negli anni senza risolvere i problemi – afferma l’Associazione 21 luglio -. Le ruspe abbattono le abitazioni dei rom e illudono gli abitanti di Tor Sapienza. Ma se qualcuno pensa che i rom sgomberati non si adoperino a costruire nuovi insediamenti in altri angoli della città, si sbaglia. L’insediamento va superato, e ciò può essere fatto in maniera definitiva solo attraverso l’attivazione di un piano sociale organico che preveda dialogo e percorsi di inclusione».
L’Associazione 21 luglio ha monitorato sul posto le fasi dell’intervento, ordinato dal Gabinetto del Sindaco, che prevede da una parte l’esecuzione di ordini di espulsione dal “campo”, notificati lo scorso giugno, nei confronti di alcuni nuclei familiari che risulterebbero in possesso di somme di denaro incompatibili, secondo le autorità comunali, con l’assegnazione di un container all’interno del “campo tollerato”; dall’altra la demolizione, in assenza di una notifica preventiva, dei manufatti auto-costruiti dagli stessi abitanti in seguito al naturale ampliamento dei nuclei familiari avvenuto dalla nascita dell’insediamento, nel 1994, ad oggi.
Su quest’ultimo punto, l’Associazione 21 luglio sottolinea come sia concreto il rischio che tale operazione, se effettuata con le modalità e le tempistiche illustrate ai rappresentanti dell’organizzazione presenti sul posto e in assenza dell’offerta di alternative abitative adeguate, possa avere l’esito di privare le persone coinvolte della propria abitazione configurandosi di conseguenza come uno sgombero forzato.
L’abbattimento delle abitazioni senza offrire alternative lascerebbe le persone, e in particolare i minori, in una condizione di estrema vulnerabilità, obbligandole a costruire altrove le proprie abitazioni e ponendole a rischio di ulteriori violazioni dei diritti umani. Per questo l’Associazione 21 luglio raccomanda alle autorità competenti di porre in essere tutte le opportune misure affinché venga scongiurato tale rischio.
L’Associazione 21 luglio ritiene che operazioni come quella in atto in via Salviati, improntate a un approccio sicuritario, siano un indicatore emblematico e un’inevitabile conseguenza dell’attuale assenza di politiche sociali efficaci rivolte alle comunità rom in condizione di emergenza abitativa a Roma. Nonostante i ripetuti riferimenti all’attuazione della Strategia nazionale di inclusione dei rom da parte delle autorità romane, lo stallo attuale dei soggetti incaricati nel predisporre politiche sociali efficaci entro un quadro strategico di breve, medio e lungo periodo, ha comportato nei fatti una totale inazione che si traduce in un quotidiano aggravamento del degrado fisico e relazionale all’interno dei “campi” accompagnato di pari passo dalla comprensibile esasperazione delle tensioni sociali nei quartieri limitrofi.
Tale dinamica genera l’esplosione di conflitti, cui segue l’abdicazione delle politiche sociali in favore di interventi dettati dall’urgenza e improntati esclusivamente alla sicurezza che, come gli ultimi decenni hanno ripetutamente dimostrato, non sono in grado di produrre risultati sostenibili ma esclusivamente soluzioni tampone con uno spostamento del problema.
Alla luce di questo schema che ormai da mesi si ripete nella Capitale e che produce come unico risultato quello di esacerbare le tensioni sociali, l’Associazione 21 luglio auspica una repentina assunzione di responsabilità da parte del sindaco Ignazio Marino che possa velocemente tradursi in un “cambio di marcia” necessario e urgente.
Il conto dell’inazione è sproporzionatamente salato, in termini non solo di occasioni mancate e di ripercussioni sui soggetti più vulnerabili, rom e non rom, ma anche in termini economici: «Vorremmo sentire l’Assessorato alle Politiche Sociali parlare il linguaggio dell’inclusione e invece, al silenzio, segue il fragore delle ruspe – afferma l’Associazione 21 luglio – . A Roma l’emergenza non sono i rom ma un Assessore incapace di pensare risposte sostenibili e di tradurle in azioni adeguate. E’ assurdo e inaccettabile che la Capitale sia ancora priva di un piano sociale che affronti in maniera organica la cosiddetta “questione rom”».

L'Associazione 21 luglio presenta il rapporto "Terminal Barbuta"

Mercoledì 1 ottobre 2014 alle ore 11, presso la sede dei Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio Cesv e Spes – via Liberiana 17, Roma – l’Associazione 21 luglio presenta “Terminal Barbuta“, il nuovo rapporto che fa luce sul «villaggio della solidarietà» La Barbuta, uno degli insediamenti formali più controversi della Capitale.
La ricerca ripercorre la storia, il presente e le prospettive future del “campo”, situato all’estrema periferia sud-orientale di Roma, e mostra come sulle vite dei 580 rom residenti si addensino anni di politiche discriminatorie e come queste ultime, oltre a compromettere le fruizione di alcuni diritti umani, pongano i rom stessi in una condizione di svantaggio e di malessere.
Nato come “campo tollerato” sotto l’Amministrazione di centro-sinistra presieduta da Rutelli (1993 – 2001), l’insediamento prosegue la sua esistenza negli anni successivi fino a che non viene trasformato in «villaggio della solidarietà» sotto l’Amministrazione di centro-destra presieduta dal sindaco Gianni Alemanno (2008 – 2013) mentre oggi, sotto l’Amministrazione di centro-sinistra presieduta da Ignazio Marino, si discute la possibilità, sempre più concreta, di spostarne nuovamente i residenti presso un insediamento da costruire ex novo, chiudendo così il «villaggio della solidarietà» inaugurato nel 2012 e costato all’Amministrazione locale diversi milioni di euro.
Tale progetto, che dovrebbe riguardare 400 dei 580 rom attualmente residenti nel «villaggio della solidarietà» La Barbuta, non è mai sino ad ora stato divulgato e sarà presentato nel corso della conferenza stampa.
Il progetto rappresenta un’assoluta novità visto che per la prima volta in Italia l’onere per la progettazione, la costruzione e la gestione di un nuovo mega insediamento monoetnico dovrebbe essere interamente a carico di un ente privato, Leroy Merlin Italia.
Il rapporto “Terminal Barbuta” sarà inoltre presentato nel corso della stessa giornata – a partire dalle ore 16 presso la sala Rosi dell’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale, in viale Manzoni 16 – all’interno del convegno “Superare i ‘campi’ per soli rom a Roma: una sfida vicina“.
Interverranno al convegno anche alcuni rappresentanti delle istituzioni: il consigliere capitolino Riccardo Magi, il senatore della Commissione Diritti Umani del Senato Francesco Palermo, il presidente della Commissione Politiche Sociali di Roma Capitale Erica Battaglia. L’Assessore al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà di Roma Capitale Rita Cutini è stata invitata.

LEGGI IL PROGRAMMA COMPLETO DEL CONVEGNO

Per maggiori informazioni
Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
email: stampa@21luglio.org

Convegno "Superare i 'campi' per soli rom a Roma: una sfida vicina"

Introduzione

Riccardo Magi, consigliere e presidente della Commissione speciale “Legalità e diritti” di Roma Capitale


Saluti istituzionali

Francesco Palermo – senatore membro della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato

Erica Battaglia – consigliere e presidente della Commissione Politiche Sociali di Roma Capitale


Interventi

Oltre i muri e i campi; per un’etica della cittadinanza
Giancarlo Perego, direttore generale della Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana

Le politiche abitative per i rom nelle capitali europee: tendenze di lungo periodo e innovazioni recenti
Tommaso Vitale, professore associato di sociologia a Sciences Po, ricercatore nel Centres d’ètudes europèennes, Parigi

Il passaggio dai lavori informali all’imprenditoria familiare
Ezequiel Iurcovich, sociologo, partner di Trasversale srl

———————————————-

I “campi” a Roma. Presentazione del rapporto dell’Associazione 21 luglio “Terminal Barbuta”*
Angela Tullio Cataldo, ricercatrice dell’Associazione 21 luglio

Dialogo con i soggetti interessati

La proposta delle associazioni: cinque punti per voltare pagina
Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio


Conclusioni

Rita Cutini, assessore al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà di Roma Capitale (invitata)

Modera il convegno Gianni Augello, giornalista di Redattore Sociale

INGRESSO LIBERO

* Il rapporto “Terminal Barbuta” verrà presentato ufficialmente il 1 ottobre alle ore 11 presso la sede dei Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio Cesv e Spes in via Liberiana 17, a Roma.

Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
Email: stampa@21luglio.org

Convegno "Superare i 'campi' per soli rom a Roma: una sfida vicina"

[tfg_social_share]
campi rom roma

 

Introduzione

Riccardo Magi, consigliere e presidente della Commissione speciale “Legalità e diritti” di Roma Capitale


Saluti istituzionali

Francesco Palermo – senatore membro della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato

Erica Battaglia – consigliere e presidente della Commissione Politiche Sociali di Roma Capitale


Interventi

Oltre i muri e i campi; per un’etica della cittadinanza
Giancarlo Perego, direttore generale della Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana

Le politiche abitative per i rom nelle capitali europee: tendenze di lungo periodo e innovazioni recenti
Tommaso Vitale, professore associato di sociologia a Sciences Po, ricercatore nel Centres d’ètudes europèennes, Parigi

Il passaggio dai lavori informali all’imprenditoria familiare
Ezequiel Iurcovich, sociologo, partner di Trasversale srl

———————————————-

I “campi” a Roma. Presentazione del rapporto dell’Associazione 21 luglio “Terminal Barbuta”*
Angela Tullio Cataldo, ricercatrice dell’Associazione 21 luglio

Dialogo con i soggetti interessati

La proposta delle associazioni: cinque punti per voltare pagina
Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio


Conclusioni

Rita Cutini, assessore al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà di Roma Capitale (invitata)

Modera il convegno Gianni Augello, giornalista di Redattore Sociale

INGRESSO LIBERO

* Il rapporto “Terminal Barbuta” verrà presentato ufficialmente il 1 ottobre alle ore 11 presso la sede dei Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio Cesv e Spes in via Liberiana 17, a Roma.

Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
Email: stampa@21luglio.org

Sgombero rom: la soluzione nella notte

sgombero romDopo tre giorni di trattative con le autorità locali, per i 39 rom coinvolti nello sgombero forzato di Val d’Ala, a Roma, è stata finalmente individuata una soluzione.
Venerdì 11 luglio, poco prima dello scoccare della mezzanotte, i rom, tra cui bambini di pochi mesi e persone affette da gravi patologie, sono stati trasferiti provvisoriamente in una struttura di accoglienza in città, dove risiederanno fino all’individuazione di ulteriori soluzioni.
[tfg_social_share]Si è così scongiurato il rischio, per queste persone, di altre notti all’addiaccio dopo che le loro abitazioni, nella mattinata del 9 luglio, erano state rase al suolo dalle ruspe cittadine.
Dall’inizio dello sgombero, gli attivisti delll’Associazione 21 luglio, insieme ad Amnesty International, hanno costantemente monitorato la situazione e supportato, anche materialmente, i 39 rom ritrovatisi improvvisamente senza tetto.
Con due comunicati stampa congiunti con Amnesty International, il primo il 9 luglio e il secondo l’11 luglio, l’Associazione ha dapprima denunciato le violazioni dei diritti umani e degli standard internazionali perpetrati con lo sgombero forzato e poi rivolto un appello urgente al sindaco  di Roma Ignazio Marino e all’Assessore al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà Rita Cutini al fine di trovare una soluzione immediata per far fronte all’emergenza creata dallo stesso sgombero.
Subito dopo lo sgombero, infatti, le famiglie rom sono state letteralmente abbandonate a loro stesse dalle istituzioni e per sbloccare la situazione si sono rese necessarie ore di trattative con le autorità locali.

LEGGI ANCHE:

Associazione 21 luglio ETS - Largo Ferruccio Mengaroni, 29, 00133, Roma - Email: info@21luglio.org - C.F. 97598580583 - Privacy Policy - Cookie Policy