L’importanza di parlare di Porrajmos nei libri scolastici

Sono circa 500.000 le persone rom e sinte uccise dai regimi nazifascisti. Da molti questo genocidio viene chiamato Porrajmos. Nonostante le sue dimensioni, la memoria storica di quegli eventi è poco conosciuta e non ha aiutato a costituire un patrimonio collettivo che consentisse di prevenire discriminazioni e stereotipi verso queste persone che, anche se in forme diverse, sono sopravvissute alla fine dei regimi totalitari del ‘900.

Il progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, e a cui lavorano la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio, ha tra i suoi obiettivi proprio questo.

Uno degli interventi previsti ha riguardato la sensibilizzazione verso case editrici che pubblicano libri per scuole di ogni ordine e grado e per le università, affinché nei testi scolastici sia presente un riferimento specifico a cosa fu il Porrajmos.

Il Prof. Luca Bravi, ricercatore dell’Università di Firenze ha, a tal proposito elaborato il testo che segue:

 

Il Porrajmos

Notte del 2 agosto 1944, Birkenau, “campo degli zingari” (Zigeunerlager, settore BII-E). Fino al giorno prima regnava il rumore della vita, seppur in un campo di sterminio, nell’area del Lager destinata a rom e sinti, una minoranza linguistica giunta in Europa dall’Asia a partire dal XIV secolo e oggetto di antichi pregiudizi: allo Zigeunerlager insieme vivevano, e aspettavano di morire, migliaia di famiglie. Ora non c’è che il silenzio: in una sola notte i nazisti hanno “liquidato” il campo, sterminando i suoi internati. Oltre quattromila uomini, donne e bambini sono stati assassinati prima dell’alba. Nonostante questa scena e altre analoghe viste in tutta Europa siano rimaste a lungo nei ricordi degli altri internati e nelle testimonianze dei pochissimi sopravvissuti sinti e rom, e a dispetto della vasta documentazione di questo altro sterminio, la vicenda dei rom e sinti ad Auschwitz rappresenterà a lungo una memoria assente: quando tutto finirà si farà fatica a studiare e a riconoscere un evento tragico e radicale tanto quanto la Shoah: il Porrajmos. 

La parola Porrajmos significa “divoramento”, ed è utilizzata per indicare lo sterminio di rom e sinti subito prima e durante la seconda guerra mondiale: si stima che 500.000 di loro siano stati assassinati dopo essere stati perseguitati dalla Germania nazista per due ragioni diverse e convergenti: inizialmente erano ritenuti “asociali”, successivamente sono stati considerati, come gli ebrei, “razzialmente inferiori”, e per questo cacciati e annientati. 

Anche l’Italia fascista prima e la Repubblica sociale italiana poi, espellendo, respingendo, internando e deportando rom e sinti per anni, ha partecipato al Porrajmos.

Le risorse online proposte: 

 

In occasione di un incontro svoltosi proprio all’Università di Firenze, a cui hanno partecipato diversi responsabili delle case editrici, è stato introdotto il tema del Porrajmos e il testo in questione è stato proposto, con l’obiettivo che, anche a seguito di un percorso di condivisione, possa essere introdotto all’interno dei libri, costituendo così parte di quella scoperta della memoria storica, così fondamentale per guardare al futuro senza il peso dei pregiudizi e delle discriminazioni.

Superare la discriminazione di Rom e Sinti. I toolkit per insegnanti, assistenti sociali e decisori politici

Combattere gli stereotipi e i pregiudizi attraverso la conoscenza della storia, ma anche degli elementi culturali che caratterizzano rom e sinti. È questo il modo in cui è possibile superare le discriminazioni istituzionali verso queste persone.

Per questo Associazione 21 Luglio, Sucar Drom, Università di Firenze e Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili hanno lavorato e pubblicato tre toolkit rivolti a insegnanti, assistenti sociali e decisori politici.

La pubblicazione di questi materiali rientra nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea. Dopo aver proceduto ad una fase di ricerca relativa allo sterminio di rom e sinti e aver fatto confluire questi materiali nel rinnovato museo virtuale “Dall’antiziganismo al genocidio”, con questi toolkit si passa dalla memoria storica all’azione.

INSEGNANTI

Promuovere la comprensione di come il pregiudizio in atto nei confronti di Rom e sinti affondi le sue radici nel trattamento storico riservato loro dalle dittature nazista e fascista, ma anche nei primi anni della Repubblica, attraverso ad esempio l’istituzione delle classi speciali “Lacio Drom” serve ad aumentare la conoscenza di quel periodo per superare i pregiudizi odierni. Promuovere politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

ASSISTENTI SOCIALI

Fornire un’adeguata conoscenza di come i pregiudizi attuali derivino dal periodo delle dittature nazi-fasciste, in in particolare sull’inadeguatezza delle madri rom; fare in modo che questa ricostruzione storica, accompagnata da una maggiore conoscenza di alcuni elementi culturali, possa entrare nel merito della valutazione fatta da questi professionisti sul benessere dei bambini rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

DECISORI POLITICI

Sensibilizzare su come i mega-campi presenti in alcune città italiane rispondano ai principi di concentrazione e di esclusione praticati durante il nazifascismo. Offrire soluzioni per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

I volontari del Servizio Civile Internazionale sbarcano al PEF per costruire un’area ludico-educativa

I volontari del Servizio Civile Internazionale sbarcano al Polo ex Fienile per realizzare un’area ludico-educativa a disposizione dei bambini e delle bambine del quartiere. L’iniziativa è promossa da SCI Italia, un’associazione laica di volontariato internazionale. Dal 1920 svolge campi di volontariato in tutto il mondo.

Attività previste

L’obiettivo del mini-campo è la costruzione di un’area ludico-educativa, all’interno dell’arena esterna del Polo ex Fienile, dedicata ai bambini del quartiere Tor Bella Monaca di Roma, che comprenderà: mandala delle tabelline, frazionatore in legno, cucina di fango, ponte tibetano.

L’arrivo dei volontari che avranno necessità di pernotto è previsto venerdì 8 ottobre alle h18 alla Città dell’Utopia, via Valeriano 3f (Roma). Le attività del mini-campo si svolgeranno sabato 9 e domenica 10 ottobre, con conclusione prevista per le h19 presso il Polo ex Fienile.

Parte studio

L’associazione 21 luglio presenterà ai volontari le attività che svolge all’interno dello spazio culturale Polo Ex Fienile. Durante il mini-campo saranno guidati alla conoscenza del territorio anche attraverso un percorso alla scoperta del quartiere Tor Bella Monaca con un esponente locale dell’associazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

Vitto e alloggio

Le/i volontari che avranno necessità di un alloggio saranno ospitati presso l’ostello della Città dell’Utopia dello SCI Italia (Via Valeriano 3F Roma). All’interno dell’edificio sono presenti i servizi di base (camere con letti, servizi igienici, bagni, cucina attrezzata). I pasti saranno garantiti per tutti i/le partecipanti. Le/i volontari saranno coinvolti nella preparazione dei pasti e dei turni di pulizia durante l’arco del mini-campo.

Per chi ne avrà necessità sarà garantito il trasporto tra La Città dell’Utopia e il Polo Ex Fienile.

Info COVID

Il mini-campo si svolgerà nel rispetto delle normative Covid 19. È richiesto il Green Pass come da obbligo di legge. Siamo tuttavia convinti del rischio di esclusione che questo comporta da un lato e dall’altro che non sia uno strumento sufficiente alla tutela della salute individuale e collettiva, soprattutto in virtù del fatto che non è garanzia completa di immunità. L’autoconsapevolezza e l’assunzione di responsabilità individuale e collettiva rimangono i mezzi che riteniamo più efficaci. Per questo invitiamo le/i partecipanti a mantenere comportamenti adeguati a tutelare se stessi e gli altri prima, durante e dopo l’attività (mascherine al chiuso o quando non è possibile mantenere il distanziamento, igiene frequente delle mani, etc.). Rimaniamo altresì a disposizione anche telefonicamente per chi avesse dubbi in questo senso. Per saperne di più sulle norme vigenti in Italia e nella Regione Lazio puoi controllare su:

www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/homeNuovoCoronavirus.jsp

Portare con sé: Mascherina anti-Covid, Gel disinfettante, Una borraccia

Spray antizanzare, Vestiti e scarpe comode, guanti da lavoro, Possono essere utili occhiali o mascherina trasparente per proteggere gli occhi, Per chi pernotterà alla Città dell’Utopia: Asciugamani e oggetti per l’igiene personale

Tesseramento SCI

Per partecipare al mini-campo è necessario avere la Tessera SCI Italia 2021 (25 euro). E’ possibile fare la tessera durante il mini-campo per chi ne fosse sprovvista/o o effettuare un bonifico attraverso il seguente link. Durante la realizzazione del mini-campo, a tutti i partecipanti sarà data la tessera cartacea. La Tessera SCI fornisce l’assicurazione di base per le attività per la durata del mini-campo e permette di partecipare alle attività SCI per l’anno 2021.

Numero partecipanti e requisiti

Il mini-campo è aperto alla partecipazione di massimo 10 persone. Età minima per partecipare: 16 anni.

Come iscriversi e deadline: Per iscrizioni, compila il Google Form entro il 4 ottobre.

Contatti: Per informazioni, contattaci all’indirizzo campisud@sci-italia.it indicando il tuo nome e cognome e il mini-campo su cui si richiedono informazioni.

Ultima chiamata! Ancora aperte le iscrizioni per i laboratori di break dance

Ultima chiamata! È possibile ancora per qualche giorno effettuare le iscrizioni ai corsi di arteducazione promossi da Associazione 21 luglio nell’ambito del progetto “Amarò Foro”. Giochi, integrazione, crescita: sono queste le parole d’ordine del progetto che da due anni anima i pomeriggi del Polo di sviluppo culturale ex Fienile di largo Mengaroni a Tor Bella Monaca.

Il progetto è aperto a bambini e ragazzi di età compresa tra i 7 e i 14 anni

La professionalità degli educatori e le scelte mirate nella didattica e nelle iniziative messe in campo impongono una cognizione chiara e puntuale dei partecipanti e di quanti aderiscono al progetto. Il laboratorio di break dance alla scoperta dell’arte e della città che ha il nitido obiettivo di sviluppare la consapevolezza di sé, dell’altro e della società, si connota di azioni importanti per la crescita dei bambini in età scolare. Al progetto possono partecipare bambini con una fascia di età compresa tra 7 e 14 anni.

Ancora aperte le adesioni!

“Siamo molto orgogliosi della partecipazione fino ad ora registrata – ha spiegato Giuseppe Gatti, Associazione 21 luglio e responsabile del progetto – invitiamo quanti non lo abbiano ancora fatto a iscriversi presto così da poter sviluppare ancora meglio la progettualità prevista per i prossimi mesi”.

Amarò Foro

"Guardaci negli occhi, anche noi ci siamo"

Dai diari di Amarò Foro 2016, ecco il racconto di Dzemila, una delle mediatrici del progetto che da ottobre si tiene all’interno del Polo Ex Fienile di Tor Bella Monaca.
All’inizio dei laboratori di Amarò Foro D. era un vera peste, non sapevo come avvicinarmi a lui, era scontroso e aggressivo. Spesso all’interno delle attività dava fastidio alle bambine con il solo scopo di farsi notare e mettersi in mostra. Con noi operatori si poneva spesso con tono provocatorio e manifestazioni di sfida. Era difficile per me, una donna, conquistare la sua attenzione e dovetti cercare una strategia per avere la sua attenzione e il suo rispetto.
Dato che all’interno del laboratorio anche gli operatori si mettono in gioco e partecipano alle attività gli proposi una “scommessa”, una sorta di sfida permanente tra di noi a suon di passi di break dance. Ad ogni incontro mi riservavo un momento con lui per mostrargli ciò che avevo imparato e per dargli la possibilità di dimostrare i suoi progressi.
Così è iniziato un dialogo tra di noi, un gioco solo nostro, parallelo alle attività; uno spazio che attivavo ogni volta che lo vedevo nervoso e agitato. Mi avvicinavo nei suoi momenti di maggior tensione e lo sfidavo a battermi, a ballare: gli dicevo magari che mi ero esercitata a casa e che lo avrei battuto, o che mi sentivo particolarmente in forma.
Lui aveva modo di sfogarsi nella danza e io di accogliere la sua tensione e mantenere attivo quel dialogo. Settimana dopo settimana lui ci metteva sempre più impegno sentendo di riuscire, sentendosi finalmente bravo in qualcosa.
Nel tempo D. è diventato più tranquillo e affettuoso, non ha mai saltato un incontro, talvolta ha preferito sperimentare la musica piuttosto che la danza, ma la nostra piccola sfida utile è rimasta aperta.
Mi ha colpito molto il suo impegno nei giorni che hanno preceduto lo spettacolo di natale: un misto di eccitazione incontenibile, ansia e voglia di far bene.
Sul palco D. è stato bravissimo, privo di timidezza, aperto e divertito dalla situazione, sicuro di sé. Ho avuto la sensazione che si prendesse una bella rivincita sul mondo cantando a squarcia gola e di fronte al pubblico di un teatro pieno: “Guardaci negli occhi, anche noi ci siamo”.
Dzemila Salkanovic
Mediatrice
Associazione 21 luglio

Amarò Foro

Dai diari Amarò Foro: la "casa del ballo"

Nell’attesa di riprendere – dopo la pausa estiva – i laboratori di musica e break dance con i bimbi del progetto “Amarò Foro“, ecco un nuovo diario che racconta le avventure di bambini e operatori trascorse durante questa prima metà dell’anno appena conclusa.
Era una baracca composta da una manciata di mattoni di cemento e uno strato di lamiera come tetto che copriva un’area di appena quattro metri quadrati. Per entrare, io e Francesco dovemmo abbassare la testa, mentre P. e M. ci accoglievano festanti nella loro “casa del ballo“. Il pavimento era inesistente: lasciavamo le impronte dei piedi su uno strato irregolare di terriccio e ghiaia. “Voi ballate qui?”, domandammo sospettosi ai due ragazzini. “Sì”, rispose P., “Questa casa l’abbiamo costruita noi!”.
Il laboratorio di break dance era iniziato da poche settimane e con l’equipe educativa ci domandavamo se e quale impatto avesse avuto questa attività nella vita di bambini e bambine. P. aveva carattere da vendere ma era discontinuo, M. volenteroso ma fragile. Entrambi, dopo il momento di entusiasmo, vagavano in una zona di indecifrabilità emotiva che rendeva il lavoro di arteducazione molto complesso.
Ma a nostra insaputa, in quello spazio angusto e decentrato, P. e M. avevano iniziato a costruire il proprio mondo. Non importa se riuscissero a ballare agevolmente o che là dentro non ci fosse la musica adatta. Per loro quel mucchio di macerie iniziava ad essere un ambiente di convivialità e creatività, e quel giorno ci avevano invitato a farne parte. E i loro occhi mostravano fierezza. Quella fierezza solare, curiosa, che ti rende orgoglioso di plasmare e condividere il tuo mondo e scoprirne di nuovi.
Tornando a casa pensai che quello che avevo visto era hip-hop. Non erano i quattro passi di break dance che avevo insegnato loro, né l’attitudine cool che assumevano all’interno del cerchio. L’hip-hop era capire che il cerchio rappresentava una metafora della loro casa, che l’attitudine positiva non serviva solo nel ballo ma nella vita di tutti i giorni.
Con Francesco quel giorno abbiamo capito che la danza di strada poteva produrre un reale cambiamento nelle condizioni di vita dei bambini e delle bambine rom e sinti. Partendo dalla costruzione di una piccola baracca all’interno del proprio insediamento, fino a vivere ed esplorare l’intera città come luogo di incontro ed espressione. Trasformando le strade in spazio d’espressione e forse, un giorno, portando un po’ di quella cultura di strada nei palcoscenici.
Giuseppe Gatti
Arteducatore
Associazione 21 luglio

Attività con i minori rom: riprendono i laboratori di "Amarò Foro"

Sono ripartite le attività educative del progetto “Amarò Foro – La nostra città” – finanziato da Nando Peretti Foundation e dalla Fondazione Alta Mane Italia – avviato l’anno scorso dall’Associazione 21 luglio e destinato ai minori rom tra i 7 e gli 11 anni.
Attraverso laboratori di break dance, canto e musica (soprattutto strumenti a fiato e percussioni), i bambini diventano produttori attivi di arte, riappropriandosi del ruolo di protagonisti dentro quella città da cui troppo spesso vengono esclusi a causa delle condizioni di disagio in cui vivono. La novità di quest’anno è l’avvio di un laboratorio di rap, che coinvolgerà anche giovani adolescenti tra i 12 e i 15 anni.
Nel percorso tracciato da “Amarò Foro” il bambino è un veicolo di cambiamento ed emancipazione, oltre che di sé stesso anche del contesto in cui vive. Per questo gli operatori dell’Associazione 21 luglio, parallelamente alle attività di laboratorio con i ragazzi, lavorano anche con le famiglie per assicurare loro l’accesso ai servizi fondamentali come sanità e iscrizioni scolastiche.
Durante l’anno i bambini parteciperanno a visite guidate nei tanti luoghi d’interesse a Roma e saranno accompagnati ad eventi ludici e culturali, per arricchire la loro formazione artistica e rafforzare la costruzione del percorso intrapreso verso una cittadinanza attiva.
Il video dello spettacolo dei bambini di “Amarò Foro” al Teatro Vascello di Roma.

Foto: Giovanni Pulice

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