Presentato il Rapporto Annuale di Associazione 21 luglio sulla condizione dei rom in Italia

Roma, 9 aprile 2024 – Presentato questo pomeriggio presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, il Rapporto annuale di Associazione 21 luglio che fotografa la condizione delle comunità rom e sinte in Italia. L’evento è stato organizzato su iniziativa della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato e ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali di diverse città italiane.

Baraccopoli di comunità rom in Italia

In Italia sono presenti diverse forme di alloggio che mirano ad accogliere nuclei familiari rom e sinti individuati su base etnica. Nella maggior parte dei casi, tali soluzioni non rispettano i criteri di adeguatezza stabiliti dagli standard internazionali per il diritto a una sistemazione idonea, mostrando spesso la reiterazione di un carattere segregante e discriminatorio.

Gli insediamenti formali consistono in aree create e, solitamente, gestite dalle istituzioni comunali con l’obiettivo di favorire l’accoglienza basata su criteri etnici. Tra questi è possibile registrare anche i cosiddetti insediamenti semiformali o “tollerati”, con i quali si intendono quelle aree situate su suolo pubblico, riconosciute in passato come formali, che a causa della progressiva assenza di servizi sono scivolate nella semi-formalità e di conseguenza inserite nella categoria degli insediamenti “tollerati”.

Gli insediamenti informali, che si trovano principalmente nelle periferie delle grandi città italiane, si contraddistinguono per l’utilizzo di tende o abitazioni auto-costruite, spesso immerse nella vegetazione o in zone remote e di difficile accesso.

In Italia sono circa 15.800 i rom e sinti che vivono nelle baraccopoli formali e informali, pari allo 0,03% della popolazione italiana. Circa 13.300 abitano nelle 119 baraccopoli istituzionali, presenti in 75 comuni e in 13 regioni. Nelle baraccopoli informali sono stimati circa 2.500 rom (per ulteriori info: www.ilpaesedeicampi.com).

L’aspettativa di vita di quanti presenti in insediamenti monoetnici all’aperto è di almeno 10 anni inferiore a quella della popolazione italiana. Il 55% dei residenti ha meno di 18 anni e sono circa 1.000 i cittadini rom a forte rischio apolidia in Italia.

Nelle baraccopoli informali e nei micro insediamenti la quasi totalità delle persone presenti risulta essere di origine rumena, mentre dei rom e sinti presenti nelle baraccopoli istituzionali si stima che circa il 62% abbia la cittadinanza italiana.

Il numero di rom e sinti presenti negli insediamenti formali e informali è in costante calo dal 2016, anno del primo rilevamento di Associazione 21 luglio, con un decremento totale ad oggi del 44%, ovvero 12.200 persone in meno.

L’Area Metropolitana di Napoli è quella nella quale è presente la più alta concentrazione di rom in emergenza abitativa e la città di Napoli registra le più grandi baraccopoli informali d’Italia. La città con il maggior numero di baraccopoli istituzionali è invece la città di Roma.

Le principali aree residenziali monoetniche sono registrate nella Regione Calabria, nello specifico nei comuni di Cosenza e Gioia Tauro.

In Italia esistono 3 centri di accoglienza riservati esclusivamente a persone rom. Sono i Centri di Raccolta Rom, presenti nei comuni di Brescia, Latina e Napoli e accolgono un totale di 330 persone riconosciute come rom.

Oltre agli insediamenti fin qui riportati, si registrano anche insediamenti privati, terreni di proprietà, spesso ad uso agricolo, nei quali numerose famiglie rom e sinte hanno scelto di stabilirsi nel corso degli anni.

Nelle grandi città metropolitane si possono riscontrare, in forma sempre più diffusa, situazioni in cui nuclei familiari rom di nazionalità rumena ed ex jugoslava, colpiti da sgomberi forzati, trovano rifugio occupando ex fabbriche, capannoni industriali abbandonati o alloggi destinati all’edilizia residenziale pubblica.

La Strategia Nazionale 2021-2030

La Strategia Nazionale di uguaglianza, di inclusione e di partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 è stata adottata con decreto direttoriale del 23.05.2022 e ha sollevato numerose critiche da parte sia della Commissione Europea che dalla società civile. La prima ha espresso critiche che riguardano anzitutto l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che risulterebbe mancante dell’autorità necessaria per adempiere con un ruolo adeguato al coordinamento e al monitoraggio delle azioni previste nella Strategia Nazionale 2021-2030.

Anche il “Rapporto di monitoraggio della società civile sulla qualità del quadro strategico nazionale per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei rom in Italia” ha posto in evidenza, attraverso un’accurata analisi critica, gli specifici punti di debolezza della Strategia Nazionale 2021-2030, legati principalmente a una Strategia non vincolante che non prevede sanzioni a quelle Amministrazioni che violano apertamente i suoi princìpi.

La politica dei campi

In Italia fino al 2018 i propositi di superamento dei campi rom si sono tradotti quasi sempre nella loro costruzione e gestione in nome dell’emergenza sociale e di una presunta temporaneità. Dal 2019 sempre più Amministrazioni locali si sono adoperate per avviare e portare a compimento processi di superamento degli insediamenti monoetnici.

Nell’ultimo biennio (2022-2023) le Amministrazioni comunali di Asti, Lamezia Terme, Prato, Collegno e Roma si sono impegnate in azioni volte al superamento degli insediamenti presenti sui rispettivi territori.

Da segnalare, come esperienza virtuosa, quella del Comune di Collegno, che nell’estate 2023 ha definitivamente superato l’insediamento presente in Strada della Berlia abitato dal 1997 da una comunità rom proveniente dall’ex Jugoslavia. Tutti gli abitanti sono stati ricollocati in abitazioni convenzionali. Anche l’Amministrazione di Roma Capitale, nell’estate 2023, ha approvato il “Piano d’azione cittadino” per il superamento di 6 “villaggi attrezzati” della Capitale in cui sono attualmente presenti più di 2.000 persone.

Il commento di Associazione 21 luglio

Secondo Associazione 21 luglio si registra una marcata consapevolezza da parte di Amministrazioni comunali di diversi colori politici sulla necessità di superare definitivamente i dispositivi architettonici monoetnici denominati impropriamente “campi nomadi” realizzati a partire dagli anni ’80.

Dal 2021 Associazione 21 luglio lavora a sostegno delle Amministrazioni comunali interessate dalla presenza di comunità rom e sinte in condizione di segregazione ed emergenza abitativa proponendo il modello MA.REA. (MAppare e REAlizzare comunità), dal carattere fortemente innovativo e con un approccio partecipativo, già fatto proprio da alcune Amministrazioni.

«Il momento è storico – afferma Carlo Stasolla di Associazione 21 luglio – e particolarmente favorevole per le 75 Amministrazioni comunali che governano i territori su cui insistono i 119 insediamenti monoetnici, affinché possano, con coraggio e determinazione, avviare processi di superamento, per cancellare in forma definitiva quella “vergogna sociale” che fa sì che l’Italia dall’anno 2000 venga considerata nel panorama europeo come il “Paese dei campi”».

È possibile scaricare scaricare il Rapporto Annuale di Associazione 21 luglio ETS “Vie di uscita – La condizione delle comunità rom e sinte in Italia” cliccando QUI

MA.REA atterra ad Asti: Approvato il Piano di Azione Locale per il superamento della baraccopoli di Via Guerra, 36.

La giornata del 13 febbraio 2024 ha segnato un momento storico per la città di Asti, con la deliberazione della Giunta Comunale n.71 che determina l’approvazione del Piano di Azione Locale “Oltre il Campo – Asti: il Superamento della Baraccopoli di Via Guerra, 36”. Questo piano, proposto da Associazione 21 luglio, rappresenta un passo in avanti cruciale per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti dell’insediamento.

L’origine della comunità rom di via Guerra risale agli anni Ottanta e Novanta, quando fu costretta a lasciare la Bosnia-Erzegovina a causa degli eventi storici che portarono alla disgregazione della Repubblica Jugoslava. Dopo aver toccato diverse località in Sardegna, le famiglie decisero di trasferirsi nel territorio astigiano, con la speranza di avvicinarsi alla loro terra d’origine.

Le difficoltà non sono mancate; la comunità si è trovata ad affrontare condizioni di vita precarie, caratterizzate da problemi igienico-sanitari, carenza di servizi e alcune difficoltà di convivenza con altre comunità. Negli anni sono stati effettuati vari interventi da parte di organizzazioni del Terzo Settore, ma la situazione richiedeva un approccio più strutturato e integrato.

Il sindaco Maurizio Rasero ha incaricato Associazione 21 luglio di coordinare le azioni di superamento della baraccopoli di via Guerra, 36, seguendo i criteri definiti dalla metodologia MA.REA, articolata in sei fasi, con l’obiettivo di identificare soluzioni concrete per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dell’insediamento.

La prima fase ha portato alla redazione del rapporto “Oltre il Campo. La Baraccopoli di Via Guerra, 36“, documento che ha fornito una panoramica dettagliata della realtà dell’insediamento attraverso un accurato lavoro di ascolto, mappatura, acquisizione dei dati e analisi degli stessi.

In questo modo si è potuto procedere con la seconda fase, costituendo un Gruppo di Azione Locale (GAL) incaricato di elaborare un Piano di Azione Locale (PAL) per il superamento della baraccopoli e rilevando l’importanza di procedere attraverso l’attivazione di 8 tavoli tematici, a seguito delle criticità e dei bisogni emersi.

Il PAL è stato redatto con un approccio partecipativo, coinvolgendo attivamente gli stakeholders e le persone residenti nella baraccopoli. L’obiettivo finale è superare l’insediamento e garantire un inserimento abitativo sostenibile per tutte le famiglie coinvolte.

Seguendo i principi della “Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (2021-2030)”, si è posta particolare attenzione all’abolizione dell’approccio etnico, con l’obiettivo di rimuovere le barriere tra le famiglie dell’insediamento, la cittadinanza astigiana e i servizi pubblici.

Riprendendo la metafora del volo aereo proposta dal progetto, si passerà ora all’attuazione dei tre momenti-chiave previsti per il superamento della baraccopoli: una prima fase propedeutica alla fuoriuscita di ogni famiglia dalla baraccopoli, denominata ATTESA e già parzialmente attiva dal febbraio 2022; la fase effettiva della fuoriuscita di ogni famiglia dall’insediamento, denominata DECOLLO; in ultimo la fase della sostenibilità, un accompagnamento delle famiglie nel percorso di inserimento abitativo, denominata ATTERRAGGIO. Il progetto nella sua interezza coinvolgerà i 145 residenti dell’insediamento, di cui 83 minori, e avrà una durata di due anni, per un costo complessivo, secondo quanto riportato dal progetto approvato dal Comune di Asti, di 285.800€.

Affrontare la sfida del superamento della baraccopoli rappresenta un passo cruciale verso il miglioramento della qualità della vita e la promozione dell’inclusione sociale. Questo progetto non solo beneficia gli abitanti dell’insediamento e della cittadinanza tutta, ma offre anche un modello concreto e adattabile per altre comunità in Italia.

è possibile visualizzare il Piano di Azione Locale di Associazione 21 luglio cliccando QUI e la relazione sulla baraccopoli di Via Guerra 36 QUI.

Cliccando QUI è invece possibile leggere il Verbale della Giunta Comunale di Asti in cui viene approvato il Piano di Azione Locale per il superamento della baraccopoli di Asti.

Superato il “campo rom” nel comune di Collegno. In Italia restano 109 insediamenti monoetnici all’aperto.

L’insediamento, sito a Collegno in provincia di Torino in Strada della Berlia 86, è stato inaugurato nel 1997 dall’Amministrazione Comunale per far fronte alle criticità dovute alle situazioni igienico-sanitarie precarie e di sovraffollamento delle aree di sosta assegnate ad una comunità rom proveniente dall’ex-Jugoslavia negli anni settanta, in via Don Milani 5.

L’azione di superamento ha avuto origine con la delibera di Giunta Comunale n. 58 del 23 marzo del 2022, adottata in conformità con il Piano per l’inclusione e la partecipazione dei rom, finalizzato al sostegno delle popolazioni rom all’interno dell’Unione Europea, che delinea sette settori di intervento per progredire verso una reale parità, ciascuno composto da obiettivi minimi da attuarsi entro il 2030 da parte degli Stati membri.

Stando all’ultima rivelazione effettuata nel 2002 dalla Cooperativa San Donato (che attualmente opera all’interno dell’area) la comunità rom residente nell’insediamento di Strada della Berlia conta attualmente 63 persone.

La progettualità è stata delineata sulla base delle due caratteristiche che segnano l’intervento: l’abbandono di un approccio etnico e l’implementazione di un modello partecipativo, che ha visto il coinvolgimento attivo delle famiglie beneficiarie e di diversi attori pubblici e privati.

A seguito dell’intervento tutte le persone fuoriuscite dall’insediamento, quasi una settantina, sono state gradualmente collocate in abitazioni convenzionali, in alcuni casi in forme definitive, in altre in modalità provvisoria.

Il superamento dell’insediamento di Collegno, che Associazione 21 luglio ha seguito dal suo inizio individuandolo come un “caso studio” da portare su scala europea, è la dimostrazione di come in Italia il superamento degli insediamenti monoetnici è possibile, laddove si registra una chiara volontà nel voler portare avanti processi di inclusione abitativa e lavorativa che interessano le famiglie residenti in aree marginalizzate.

Con l’azione promossa dall’Amministrazione di Collegno, sono ad oggi ancora 109 gli insediamenti all’aperto abitati in Italia da circa 12.000 rom e sinti.

Roma: Un piano vicino alle linee guida di Associazione 21 luglio

La Giunta Capitolina, con la delibera n.235 del 07/07/2023 ha recepito la nuova Strategia nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 e ha approvato il Piano d’azione Cittadino per il superamento del “Sistema Campi” 2023-2026.

Nel 2022, l’assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale aveva attivato il percorso partecipativo denominato “In dialogo con la città”, coinvolgendo gli Enti del Terzo Settore nel definire un modello di intervento volto al superamento dei Villaggi attrezzati e all’inclusione delle popolazioni rom e sinti nel territorio di Roma Capitale.

I lavori del tavolo di co-programmazione avevano avuto luogo nel periodo da giugno a novembre dello scorso anno. Organizzati in sei sottogruppi tematici, avevano trattato i seguenti argomenti: antiziganismo e partecipazione, regolarizzazione dei documenti, accesso a un alloggio adeguato, assistenza sanitaria, occupazione e istruzione.

Il Piano d’azione Cittadino approvato lo scorso luglio mira a garantire i diritti fondamentali delle persone che vivono nei “Villaggi attrezzati”, attraverso azioni coerenti con le priorità emerse dai tavoli di co-programmazione. Le azioni del Piano sono strutturate in quattro aree tematiche: contrasto all’antiziganismo e partecipazione; regolarizzazione documentale; accesso all’abitazione, inclusione sociale e promozione della salute; accesso all’istruzione e al lavoro.

L’Amministrazione Capitolina riconosce e si impegna a mantenere il contrasto all’antiziganismo e la promozione della partecipazione di rom e sinti come principi cardine trasversali a ogni area tematica.

Come premessa essenziale per la riuscita degli interventi previsti dal Piano, l’Amministrazione capitolina riconosce la necessità di un lavoro sistemico che preveda il dialogo tra i diversi attori coinvolti, valorizzando anche il contributo della società civile, delle imprese sociali e del Terzo Settore. In tutte le fasi di attuazione del Piano, dalla co-progettazione e realizzazione degli interventi fino al monitoraggio e valutazione degli esiti, l’amministrazione prevede inoltre il coinvolgimento attivo delle comunità rom e sinti, elemento imprescindibile per il superamento del “Sistema campi”.

I principi espressi nel Piano risultano in forte sintonia con le linee guida di superamento degli insediamenti monoetnici che Associazione 21 luglio ha sviluppato e disseminato in Italia nell’ultimo biennio, rappresentando, pertanto, un importante passo in avanti verso la fine della stagione dei “campi rom” romani.

È possibile leggere il Piano d’azione Cittadino cliccando qui.

Un nuovo incontro nell’ambito del progetto RemAgainstDisc

Lo scorso 30 giugno si è tenuto un nuovo incontro intermedio nell’ambito RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination).

Finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, nei prossimi 20 mesi vedrà la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio impegnate per ricostruire la memoria della discriminazione e persecuzione che Rom e Sinti subirono durante il nazi-fascismo e, attraverso questo, costruire una società più inclusiva oggi.

L’incontro, moderato da Andrea Oleandri in rappresentanza dell’associazione che coordina il progetto, ha visto inizialmente una discussione sul lavoro svolto finora, sui risultati e sui feedback ricevuti. In particolare, è emerso come la ricerca e soprattutto il rinnovamento del museo virtuale siano stati molto apprezzati all’interno delle comunità per la qualità della narrazione e le modalità di realizzazione.

Sono stati poi discussi i work package ancora aperti e lo stato dei lavori.

In particolare, tutti i toolkit e i booklet sono stati realizzati e pubblicati in linea con il calendario del progetto e sono iniziate le attività di divulgazione. Si è tenuto il focus group con gli insegnanti e sono stati raccolti importanti feedback. Il lavoro di divulgazione riprenderà a settembre con diversi incontri in varie scuole. Prosegue il lavoro con i decisori politici. Un primo incontro si è tenuto alla fine di marzo e altri sono previsti nelle prossime settimane.

Per quanto riguarda gli incontri con gli assistenti sociali, anche questi partiranno nel mese di settembre in diverse città italiane. 

 

Sempre a settembre si terranno due incontri con i rappresentanti di case editrici scolastiche e universitarie, al fine di presentare una scheda di approfondimento sullo sterminio di rom e sinti, realizzata dal Prof. Luca Bravi dell’Università di Firenze, con la richiesta che la stessa sia pubblicata nei diversi testi. 

Superare la discriminazione di Rom e Sinti. I toolkit per insegnanti, assistenti sociali e decisori politici

Combattere gli stereotipi e i pregiudizi attraverso la conoscenza della storia, ma anche degli elementi culturali che caratterizzano rom e sinti. È questo il modo in cui è possibile superare le discriminazioni istituzionali verso queste persone.

Per questo Associazione 21 Luglio, Sucar Drom, Università di Firenze e Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili hanno lavorato e pubblicato tre toolkit rivolti a insegnanti, assistenti sociali e decisori politici.

La pubblicazione di questi materiali rientra nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea. Dopo aver proceduto ad una fase di ricerca relativa allo sterminio di rom e sinti e aver fatto confluire questi materiali nel rinnovato museo virtuale “Dall’antiziganismo al genocidio”, con questi toolkit si passa dalla memoria storica all’azione.

INSEGNANTI

Promuovere la comprensione di come il pregiudizio in atto nei confronti di Rom e sinti affondi le sue radici nel trattamento storico riservato loro dalle dittature nazista e fascista, ma anche nei primi anni della Repubblica, attraverso ad esempio l’istituzione delle classi speciali “Lacio Drom” serve ad aumentare la conoscenza di quel periodo per superare i pregiudizi odierni. Promuovere politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

ASSISTENTI SOCIALI

Fornire un’adeguata conoscenza di come i pregiudizi attuali derivino dal periodo delle dittature nazi-fasciste, in in particolare sull’inadeguatezza delle madri rom; fare in modo che questa ricostruzione storica, accompagnata da una maggiore conoscenza di alcuni elementi culturali, possa entrare nel merito della valutazione fatta da questi professionisti sul benessere dei bambini rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

DECISORI POLITICI

Sensibilizzare su come i mega-campi presenti in alcune città italiane rispondano ai principi di concentrazione e di esclusione praticati durante il nazifascismo. Offrire soluzioni per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

Aggiornamenti sulla vicenda di Hasib Omerovic

In risposta all’interrogazione presentata dal deputato Riccardo Magi nella quale, in riferimento alla vicenda di Hasib Omerovic è stato chiesto:

Se, fatti salvi i profili di competenza dell’autorità giudiziaria, sia stata disposta un’indagine interna e a quali risultati abbia condotto; se in relazione alla gravità delle ipotesi di reato e agli atti illegittimi emersi dagli accertamenti, siano stati assunti dei provvedimenti cautelari nei confronti degli indagati

Questa la risposta dell’ On. Nicola Molteni, sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno nell’aula del Parlamento il 18 novembre 2022:

Gli onorevoli interpellanti chiedono notizie in merito all’episodio, avvenuto a Roma lo scorso 25 luglio, nel corso del quale il signor Hasib Omerovic, di etnia rom, è precipitato dalla finestra della sua abitazione durante un sopralluogo effettuato dal personale del quattordicesimo distretto di pubblica sicurezza di Primavalle.

Attualmente, il signor Omerovic risulta essere ancora ricoverato presso il reparto di neuroriabilitazione ad alta intensità del policlinico “Gemelli” di Roma, in una condizione di minima coscienza e costantemente sottoposto a monitoraggio.

Come evidenziato anche dagli onorevoli interpellanti e sulla base delle notizie acquisite dal Ministero della Giustizia, la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma in relazione all’episodio ha avviato un procedimento penale per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e tortura, delegando alle relative indagini le squadre mobili della questura di Roma.

Per rispondere agli specifici quesiti posti nell’atto di sindacato ispettivo parlamentare, riferisco che lo scorso settembre l’amministrazione ha adottato misure di carattere organizzativo e, in particolare, l’avvicendamento del dirigente del distretto, sostituito con un primo dirigente di PS, ritenuto particolarmente qualificato, e del funzionario addetto. Tali provvedimenti sono stati assunti rispettivamente con atto del capo della Polizia e del questore di Roma. Inoltre, in raccordo con gli organi inquirenti, sono stati disposti ulteriori atti organizzativi che hanno interessato i quattro dipendenti coinvolti nei fatti del 25 luglio scorso. Nello specifico, uno di essi è stato assegnato ad un altro ufficio di pubblica sicurezza della capitale, mentre gli altri tre sono stati adibiti a servizi di vigilanza interna nell’ambito del quattordicesimo distretto.

Infine, poiché il procedimento penale pende ancora nella fase delle indagini preliminari ed è coperto dal segreto investigativo, non sono stati avviati procedimenti disciplinari nei confronti del personale interessato in attesa degli sviluppi del procedimento penale.

Assicuro che la vicenda è attentamente seguita dai vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza e che, all’esito del procedimento penale, saranno avviate le iniziative disciplinari, naturalmente in presenza dei presupposti

Secondo Carlo Stasolla di Associazione 21 luglio: “Preoccupa l’idea che quanti detengono il monopolio legale dell’uso della forza, in qualità di agenti delle forze dell’ordine, non vengano sottoposti a procedimenti di sospensione, a seguito di indagini per ipotesi di reato così gravi come quelli che riguardano la vicenda del giovane Hasib. Il rischio di minimizzare quanto accaduto la mattina del 25 luglio nell’appartamento di Primavalle potrebbe rappresentare l’anticamera di una volontà volta ad allontanare il conseguimento di una verità piena, la stessa invocata e ricercata dalla mamma di Hasib

 

La memoria di rom e sinti come costruzione di comunità includente

 

Lo scorso 28 settembre, presso l’Università di Firenze, è stata presentata la ricerca svolta nell’ambito del progetto Remember against discrimination con l’obiettivo di tracciare percorsi d’inclusione attraverso il recupero delle molteplici narrazioni storiche che costruiscono la memoria collettiva. Le vicende di rom e sinti in Italia, durante la Seconda guerra mondiale, sono una pagina di storia estremamente viva nelle loro comunità, ma hanno subito una “tenuta a distanza” da parte della società maggioritaria, equivalente all’emarginazione fisica vissuta da queste persone: si pensi ai campi nomadi, alle classi differenziali per “zingari” nella scuola italiana attive per legge fino al 1977 (ma poi conservate più a lungo), ai discorsi d’odio legati a pregiudizi che traggono linfa dalle medesime teorie razziste, nate in epoca nazifascista e mai decostruite.

La ricerca storica, effettuata in Italia grazie al progetto Remember against discrimination, è stata costruita attraverso la stretta e continua collaborazione di ricercatori appartenenti alla società maggioritaria con i ricercatori delle comunità sinte e rom, per aprire uno spazio pubblico di conoscenza e di narrazione. Non si è trattato soltanto di reperire fonti meno conosciute, ma di elaborare una nuova metodologia di lavoro che trasformasse l’esperienza scientifica, nel primo passo per la costruzione di uno spazio comune.

La memoria collettiva è un elemento sociale che poggia sulle narrazioni condivise, ma se ci sono pezzi di società esclusi dagli spazi in cui avviene l’elaborazione e la condivisione del racconto sul passato, quello che ne consegue è l’assenza dalla memoria “di tutti”, proprio delle vicende delle minoranze emarginate. La fase di scavo negli archivi e di visita ai luoghi di memoria sul territorio italiano ed europeo ha dimostrato, con la concretezza delle tracce recuperate, che sinti e rom sono stati parte costante della storia italiana. In particolare, questa comunità è stata vittime della persecuzione e della deportazione nazifascista, sia nel periodo 1940-1943 all’interno del Regno d’Italia, ma soprattutto tra il 1943 e il 1945 quando, la collaborazione tra fascismo e nazismo in Italia ha causato la deportazione verso i lager del Terzo Reich di militari italiani non collaborazionisti, di oppositori politici, di ebrei e anche di rom e sinti italiani.

All’incontro hanno partecipato Luca Bravi, Professore dell’Università di Firenze e coordinatore della ricerca. Con lui anche Giorgio Bazzecchi e Yuri Del Bar, dell’Associazione Sucar Drom e Martina Sciamplicotti e Dzemila Salkanovic, di Associazione 21 Luglio.

Qui la ricerca completa in italiano e in inglese.

Prima dell’incontro di presentazione della ricerca, durante la mattinata, si è tenuto anche il primo interim meeting previsto dal progetto, a cui hanno partecipato i responsabili delle organizzazioni partner. Durante lo stesso Luca Bravi, dell’Università di Firenze, aveva anticipato gli esiti della ricerca e anche le prospettive storiche e storiografiche che la stessa apre. Si era successivamente discusso del rinnovo del sito porrajmos.it che ospita il primo museo virtuale sul Porrajmos. In particolare è stata affrontata la divisione dei compiti tra i vari soggetti che lavoreranno a questa parte di progetto: Sucar Drom e Università di Firenze dovranno infatti adattare la ricerca al sito, così come dovranno revisionare i testi attualmente presenti; al contempo Cild si occuperà della parte di sviluppo grafico e tecnico.

E’ stata inoltre individuata la data dell’evento di presentazione del sito che si terrà il 24 gennaio 2023 a Roma, durante la Settimana della Memoria.

Precipitato dalla finestra di casa dopo la visita di agenti della Polizia di Stato. Verità per Hasib, il giovane disabile di origine rom

Roma, 12 settembre 2022.  Da circa tre anni la famiglia Omerovic/Sejdovic, di origine rom e di cui fanno parte i genitori e quattro figli, due minori e due disabili adulti, avendo portato a termine con successo un percorso di inclusione sociale, è fuoriuscita dall’insediamento di provenienza per fare ingresso in un’abitazione dell’edilizia residenziale pubblica in zona Primavalle, a Roma. La famiglia si è inserita positivamente nel tessuto sociale del quartiere.

Il 5 agosto 2022 i coniugi Omerovic/Sejdovic hanno depositato un esposto alla Procura della Repubblica nel quale vengono riportati i fatti che sarebbero accaduti nei giorni precedenti: a seguito di un post sui social successivamente cancellato, su Hasib Omerovic, 36 anni, sordomuto dalla nascita e incensurato, scaturiscono vaghe voci relative a sue presunte azioni volte a infastidire alcune giovani del quartiere.

Sempre secondo l’esposto, il 25 luglio scorso, quando nell’appartamento risultano presenti Hasib e la sorella, anche lei disabile, quattro persone in borghese e senza mandato, qualificatesi come agenti della Polizia di Stato, fanno il loro ingresso nell’appartamento. Vengono chiesti i documenti di Hasib, che prontamente li deposita sul tavolo. Secondo quanto appreso da una testimonianza raccolta, sarebbe nata un’improvvisa colluttazione. L’esposto riporta inoltre che, quando gli agenti escono dall’abitazione, il corpo di Hasib giace insanguinato sull’asfalto, dopo essere precipitato dalla finestra della sua camera da un’altezza di circa 8 metri, andando a impattare sul manto di cemento sottostante. All’interno dell’abitazione sarebbero stati in seguito rinvenuti il manico di una scopa spaccato in due e numerose macchie di sangue su vestiti e lenzuola. La porta della camera di Hasib sarebbe risultata sfondata.

Portato in ospedale a causa dei numerosi traumi, il giovane Hasib è da cinquanta giorni in gravissime condizioni.

A seguito dell’esposto l’ipotesi avanzata dal Pubblico Ministero è quella di tentato omicidio.

Lunedì 12 settembre, nel corso di una Conferenza Stampa organizzata presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, alla presenza di Fatima Sejdovic, la madre della vittima, del deputato Riccardo Magi, di Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio e degli avvocati della famiglia Arturo Salerni e Susanna Zorzi, sono stati illustrati i dettagli del tragico evento.

«Voglio conoscere la verità di quanto accaduto in quei drammatici minuti dentro la mia abitazione», ha dichiarato Fatima Sejdovic, «Mio figlio ora è in coma, la vita della mia famiglia irrimediabilmente devastata. Ci siamo dovuti allontanare dalla nostra casa perché abbiamo paura e attendiamo dal Comune di Roma una nuova collocazione. Come madre non cesserò di fare di tutto per conoscere la verità su quanto accaduto a mio figlio e agire di conseguenza».

Secondo il deputato Riccardo Magi, che sul caso ha presentato un’interrogazione al Ministero dell’Interno: «Di fronte a questa tragedia e alla dinamica ancora non chiarita che la rende ancora più sconvolgente la famiglia di Hasib chiede e merita risposte chiare e in tempi brevi. La madre ha deciso di mostrare l’immagine scioccante del proprio figlio che giace sull’asfalto dopo essere precipitato, nella speranza che l’attenzione pubblica possa aiutarla ad ottenere verità. Le istituzioni democratiche tutte hanno il dovere e insieme il bisogno della stessa verità».

Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio, organizzazione che segue e supporta la famiglia anche sotto il profilo legale ha dichiarato: «Su questa vicenda, dai profili ancora poco chiari, importante sarà che il lavoro della Magistratura faccia il suo corso senza interferenze e pressioni e che le istituzioni democratiche garantiscano alla madre di Hasib il raggiungimento della verità alla quale ha diritto. Su questo, come Associazione 21 luglio, presteremo la massima attenzione».

I partecipanti alla Conferenza Stampa continueranno a sostenere la famiglia Omerovic/Sejdoviic nella ricerca della verità. Associazione 21 luglio sul proprio sito ha lanciato un appello con raccolta firme indirizzate al Capo della Polizia Lamberto Giannini, per chiedere, per quanto è nelle sue competenze, di aiutare per fare luce su quanto accaduto la mattina del 25 luglio nell’appartamento di Primavalle dove viveva Hasib.

 

 

Per informazioni:

Ufficio stampa Associazione 21 luglio: stampa@21luglio.org  cell +393469735316

Campagna di ascolto di Associazione 21 luglio nella baraccopoli romana di via di Salone

Associazione 21 luglio ha da un anno promosso e disseminato un modello di superamento degli insediamenti monoetnici fondato sull’abbandono dell’approccio etnico e l’adozione di strumenti che vedono la partecipazione attiva dei diretti interessati. Tale modello prende spunto da diverse pratiche di progettazione partecipata tra cui la metodologia Romact, programma di sviluppo voluto dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea nel 2013, e le prassi previste dal Community Organizing.
Il modello proposto da Associazione 21 luglio si articola in sei fasi, la prima delle quali prevede la mappatura degli stakeholders, ovvero di tutti quei soggetti, pubblici e privati, che a vario titolo si muovono attorno all’insediamento da superare, e una campagna di ascolto che pone al centro gli abitanti dell’insediamento.
Ascoltare significa rinsaldare le relazioni, per cogliere tra le loro pieghe il potere trasformativo della società. Ascoltare, per individuare potenziali leader, spesso sconosciuti perché soggetti silenti. Ascoltare per incoraggiare i “senza voce” a scoprire, forse per la prima volta nella loro vita, il potere della parola. Ascoltare per far emergere bisogni inespressi, sogni, desideri profondi.
Dietro mandato del Municipio VI, a Roma, è in atto in questi giorni una campagna di ascolto promossa Associazione 21 luglio che, ispirandosi alle metodologie del Community Organizing – pratiche nate nella Chicago degli anni ’30 e sviluppatesi in numerose parti del mondo – si realizza nella baraccopoli romana di via di Salone, costruita nel 2006 e abitata da 340 persone di differenti nazionalità in condizione di forte privazione socio-economica.

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