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Roma, il Comune lascia per strada 123 famiglie

325 persone, tra cui 139 minori e decine di anziani gravemente malati, si ritroveranno improvvisamente per strada, senza un tetto sopra la testa, in seguito alla decisione del Comune di Roma di dimettere tutti gli ospiti accolti nel “centro di raccolta rom” di via Salaria 971, senza concedere loro alcuna alternativa abitativa adeguata.
Secondo quanto riportato nei fogli di dimissioni notificati alle famiglie e firmati dal Dipartimento Politiche Sociali e secondo le informazioni raccolte dall’Associazione 21 luglio, gli ospiti dovranno abbandonare la struttura «entro e non oltre la data del 28 marzo 2016».
L’Associazione 21 luglio esprime profonda preoccupazione per l’intervento che il Comune intende porre in atto perché questo avrebbe come sola conseguenza quella di rendere ulteriormente vulnerabili uomini, donne e bambini e di interrompere inevitabilmente il percorso scolastico di 55 minori che attualmente frequentano regolarmente la scuola.
A destare preoccupazione, in più, sono le motivazioni espresse dal Comune nei fogli di dimissioni. Si fa infatti riferimento al superamento «del tempo di permanenza presso la struttura, in considerazione del carattere di temporaneità dell’accoglienza». Tuttavia, sottolinea l’Associazione 21 luglio, l’entità del periodo di accoglienza nel centro di via Salaria non è presente in alcun regolamento della struttura, né è mai stato comunicato alle famiglie al momento dell’ingresso.
L’altra motivazione addotta dal Comune risulta invece l’infrazione, da parte delle famiglie, di regole fondamentali previste dal regolamento della struttura, quali il divieto di «ospitare irregolarmente persone esterne all’interno del centro». Prescrizioni particolarmente restrittive, tuttavia, che fanno riferimento a un regolamento non trasparente e non acquisibile per consultazione neanche dagli stessi ospiti, secondo l’Associazione 21 luglio.
Più volte, nel corso degli ultimi anni, l’Associazione 21 luglio ha puntato i riflettori sul centro di via Salaria, sottolineando la necessità di superare con urgenza una struttura priva dei requisiti strutturali e organizzativi previsti dalla legge regionale e nazionale e in cui, dal novembre 2009, sono concentrate comunità rom su base etnica e in violazione dei diritti fondamentali. Il centro, peraltro, è gestito dal Consorzio Casa della Solidarietà, che è stato commissariato in virtù degli sviluppi dell’inchiesta su “Mafia Capitale”.
«Superare questa struttura attraverso dimissioni collettive che non prevedono alternative abitative adeguate – afferma l’Associazione 21 luglio – è però la scelta peggiore tra le opzioni possibili. Mettere sulla strada 123 nuclei familiari, interrompere la frequenza scolastica dei bambini, negare l’accoglienza a decine di anziani con invalidità anche gravi: è questa l’interpretazione della Strategia Nazionale per l’inclusione dei Rom che il Comune di Roma intende declinare sul territorio?».
L’Associazione 21 luglio chiede pertanto al Comune di Roma una immediata sospensione della chiusura del “centro di raccolta” di via Salaria e l’apertura di un Tavolo, che veda coinvolti i rom, per la definizione di scelte che vadano verso il superamento del “centro di raccolta” secondo tempi congrui e nel rispetto dei diritti umani delle 325 persone accolte.

Al via il Tavolo Regionale per l'inclusione dei rom nel Lazio

Stamane, presso la Regione Lazio, si è tenuto il primo incontro formale del Tavolo Regionale per l’inclusione e l’integrazione sociale delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti.
Il Tavolo, istituito con una delibera della Giunta regionale il 17 febbraio 2015, coinvolge enti e associazioni al fine di promuovere politiche e interventi che riguardano i quattro assi portanti della Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti adottata dal governo italiano nel febbraio 2012: Istruzione, Lavoro, Salute, Casa.
L’istituzione dei tavoli regionali e locali è prevista nel sistema di governance del Punto di Contatto Nazionale per la Strategia di Inclusione, presieduto dal direttore dell’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, con lo scopo di «assicurare una sinergica ed omogenea attuazione della Strategia a livello territoriale e svolgere altresì una costante e capillare azione di informazione, sensibilizzazione e monitoraggio circa la declinazione degli obiettivi previsti nei singoli ambiti di riferimento (Regioni, Province, Comuni)».
L’Associazione 21 luglio, che sarà chiamata a svolgere il ruolo di facilitatore all’interno del Tavolo Casa, nel corso del suo odierno intervento ha auspicato che i lavori del Tavolo Regionale non finiscano per diventare una lista di buone intenzioni. A tale proposito, un primo segnale di adesione ai contenuti della Strategia Nazionale, che relativamente all’asse dell’accesso alla casa prevede il superamento dei “campi rom”, potrebbe pervenire proprio dal Comune di Roma che nei giorni scorsi, attraverso un bando per la gestione e la vigilanza di sei insediamenti nella Capitale ha di fatto “congelato” per 21 mesi il superamento degli stessi, attraverso azioni di gestione inefficaci e interventi di vigilanza anticostituzionali.
«Facciamo appello al Commissario Tronca affinché vengano individuate le misure migliori perché tale bando non trovi compimento ed i 5 milioni di euro destinati alla gestione e alla vigilanza degli insediamenti possano essere rivolti a finanziare le azioni inclusive che emergeranno dai tavoli Casa, Salute, Lavoro e Scuola del Tavolo Regionale del Lazio per l’applicazione della Strategia», ha affermato l’Associazione 21 luglio che si è altresì appellata alle organizzazioni e alle associazioni aventi i requisiti a non partecipare al bando.
 
 

Lettera a Renzi del Commissario europeo: «Italia viola obblighi internazionali»

In una lettera inviata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks si è detto seriamente preoccupato per la continuazione degli sgomberi forzati ai danni delle comunità rom in Italia.
«Voglio ricordare che ogni sgombero effettuato senza le dovute garanzie procedurali e senza l’offerta di soluzioni abitative alternative adeguate rappresenta una seria violazione degli obblighi internazionali da parte dell’Italia. Con dispiacere osservo la continuazione delle politiche del passato», ha scritto al primo ministro italiano il Commissario, che ha citato i dati fornitigli dall’Associazione 21 luglio sull’incremento degli sgomberi forzati a Roma, a partire dal 13 marzo 2015, giorno dell’annuncio del Giubileo della Misericordia nella Capitale (vedi campagna #PeccatoCapitale).
Il Commissario per i Diritti Umani, accompagnato dall’Associazione 21 luglio, aveva visitato alcuni insediamenti rom della Capitale nel luglio 2012. Un anno dopo, a novembre 2013, aveva rivolto una lettera di preoccupazione all’ex sindaco Ignazio Marino.
«Durante la mia visita ho potuto osservare in prima persona le condizioni al di sotto degli standard in cui vivono i rom nei dintorni di Roma, sia negli insediamenti informali che nei “villaggi attrezzati” autorizzati. La segregazione che caratterizza questi ultimi – si legge nella lettera – mina seriamente le possibilità per gli abitanti di ricevere istruzione, avere accesso al lavoro, interagire con persone non rom e integrarsi nella società. Per questo, i “villaggi attrezzati” non possono essere considerati delle alternative abitative adeguate nel contesto degli sgomberi forzati».
Oltre agli sgomberi forzati che continuano ad occorrere nella Capitale, Nils Muižnieks si è soffermato sugli oltre 2 mila rom sgomberati nel 2014 a Milano e sulle ulteriori azioni previste nei primi mesi del 2016.
«In molti casi le azioni di sgombero sono realizzate senza una notifica formale o sufficiente preavviso e, fatto ancora più grave, senza una genuina consultazione con i diretti interessati», ha scritto ancora il Commissario nella lettera che prosegue: «Ho ricevuto notizie di famiglie rom rese senza tetto dato che nessuna soluzione alternativa è stata loro fornita oppure considerato che l’unica alternativa proposta è stata il ricollocamento in centri di raccolta, segregati, per soli rom».
Muižnieks ha quindi ricordato a Matteo Renzi come già nel 2005 e nel 2010 il Comitato Europeo sui Diritti Sociali avesse già ravvisato la violazione, da parte dell’Italia, dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea sul diritto all’alloggio e, nel 2010, di altri tre articoli della stessa Carta in relazione alle condizioni di vita di rom e sinti. Violazioni che lo stesso Comitato ha ribadito anche a gennaio 2016.
«Campi segregati e sgomberi forzati sono diametricalmente opposti rispetto allo spirito della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti che l’Italia ha adottato nel febbraio 2012», ha concluso il Commissario che ha quindi chiesto al Presidente del Consiglio italiano informazioni sulle misure che l’Italia intende attuare per un cambio di marcia.
Alla lettera di Nils Muižnieks è seguita la replica del Ministero degli Esteri italiano, a firma del sottosegretario Benedetto Della Vedova, il quale, tra le altre cose, ha voluto sottolineare come gli sgomberi degli insediamenti informali siano realizzati «nel pieno interesse delle persone coinvolte, nel rispetto delle normative e delle procedure» e con il massimo impegno, da parte della autorità locali, nel «provvedere soluzioni alternative abitative adeguate».
«Oltre che del tutto insoddisfacente per i contenuti espressi nella replica al richiamo del Commissario per i Diritti Umani, la lettera a firma Benedetto Della Vedova contiene informazioni, relative in particolare al rispetto delle procedure in materia di sgomberi forzati, che non trovano alcun riscontro nel modo in cui, in Italia, le autorità competenti attuano le azioni di sgombero, rendendosi pertanto responsabili di gravi violazioni dei diritti umani di uomini, donne e bambini», afferma l’Associazione 21 luglio che ha chiesto un nuovo inontro al Commissario Muižnieks.
SCARICA LA LETTERA DEL COMMISSARIO
SCARICA LA REPLICA DEL MINISTERO

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Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio stampa
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611
Email: stampa@21luglio.org

Legge della Regione Emilia Romagna: ennesima occasione persa

Con una lettera inviata alla Giunta Regionale e ai consiglieri della Regione Emilia-Romagna, l’Associazione 21 luglio, dopo aver analizzato la nuova Legge Regionale n. 11/2015 “Norme per l’Inclusione sociale dei rom e dei sinti”, ha espresso il proprio commento e reso pubbliche le posizioni in merito al testo legislativo.
La nuova Legge Regionale, la prima scritta in Italia dopo la presentazione della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, abroga la previgente Legge Regionale n. 47/1988 “Norme per le minoranze nomadi in Emilia Romagna”. Ancora una volta la questione abitativa è centrale in una Regione dove sono state censite 2.745 persone appartenenti alle comunità sinte e rom con una presenza massiva di sinti italiani che costituiscono il 90,6% delle presenze registrate sul territorio comunale. Nel testo legislativo la soluzione abitativa delle microaree è fortemente caldeggiata come la principale soluzione per le comunità rom e sinte presenti sul territorio rispetto a soluzioni abitative convenzionali.
Per tale ragione, a seguito di un’attenta analisi, l’Associazione 21 luglio ha scritto alle autorità regionali parlando di ennesima «occasione mancata» ed esprimendo una risposta critica basandosi essenzialmente su tre motivi ampiamente articolati all’interno della lettera:

  • La nuova Legge verrebbe a confermare come modello abitativo pressoché esclusivo per le comunità sinte e rom dell’Emilia-Romagna quello dei “campi”, ovvero di aree di piccole dimensioni realizzate su base etnica.
  • Per rispondere agli indirizzi della nuova Legge si assisterà ad una parcellizzazione degli insediamenti sinti e rom con conseguente loro moltiplicarsi sul territorio regionale con il rischio di creare, soprattutto in riferimento alle aree private, dei luoghi autorizzati in deroga alla legge secondo criteri meramente etnici.
  • Non sembra essere considerato dal legislatore il dato ineludibile che nell’arco temporale di alcuni anni l’aumento demografico delle comunità sinte e rom presenti nelle microaree farà perdere alle stesse la caratteristica della piccola dimensione. Si ricorda che la maggior parte degli attuali mega insediamenti monoetnici che insistono sul territorio italiano sono nati a partire dagli anni Novanta come insediamenti di dimensioni piccole e medie per poi ingrandirsi seguendo la linea di crescita demografica dei residenti e in assenza di adeguati interventi socio-inclusivi. La micro-area, così come l’area sosta o alcuni degli insediamenti formali realizzati sul territorio italiano, rappresentano spesso la fase embrionale dei mega-insediamenti condannati dalla stessa Strategia Nazionale a cui la Legge sostiene di ispirarsi in nome di presunti tratti culturali propri della cultura sinta o rom.

Alla luce delle considerazioni esposte la nuova Legge della Regione Emilia-Romagna n. 11/2015 “Norme per l’inclusione sociale di Rom e Sinti” rappresenta un’occasione mancata. Nella suddetta Regione la presenza consolidata di aree-sosta di piccole dimensioni avrebbe potuto facilmente condurre all’elaborazione di un ventaglio di percorsi abitativi non escludenti e segreganti piuttosto che optare in maniera preponderante in decisioni riconducibili comunque alla “politica dei campi”. Al contrario, sanare l’irregolarità delle attuali aree-sosta private attraverso norme non approntate su base etnica, da una parte, e promuovere primariamente soluzioni abitative convenzionali, quali ad esempio l’autocostruzione dall’altra, avrebbe potuto garantire la fine della “stagione dei campi” nella Regione Emilia-Romagna in linea con la Strategia Nazionale e con quanto raccomandato dai principali organismi internazionali che si occupano della “questione rom e sinta” nel nostro Paese.
Su Twitter, intanto, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini difende la legge della sua giunta.


LEGGI LA LETTERA INTEGRALE

Una risoluzione per superare i "campi rom" in Italia

La Commissione diritti umani del Senato ha approvato una risoluzione che impegna il Governo verso il superamento definitivo dei “campi nomadi” in Italia e per la concreta attuazione della Strategia nazionale d’Inclusione di Rom, Sinti e Camminanti. Per l’Associazione 21 luglio si tratta dell’inizio della fine dell’era “campi nomadi” e della dismissione di questi “non luoghi” dove i diritti umani di rom e sinti sono sospesi.
La risoluzione – si legge in una nota della Commissione – nasce dalle visite svolte dai membri della Commissione nei mesi scorsi in campi e villaggi attrezzati, soprattutto nella città di Roma.
Il 10 novembre 2014 e il 26 gennaio 2015, in particolare, l’Associazione 21 luglio ha accompagnato le delegazioni della Commissione in visita al “Best House Rom”, un centro di raccolta rom situato nella periferia est di Roma che – come afferma la nota della Commissione – «accoglie circa 300 persone in spazi inadeguati e lontani dall’assicurare condizioni di vita minimamente accettabili. D’altra parte – continua la nota – è quel centro che l’Assessore alle Politiche Sociali di Roma Francesca Danese si è impegnata a chiudere al più presto, offrendo alle famiglie una sistemazione dignitosa e l’avvio di un percorso condiviso».
Le recenti inchieste giudiziarie hanno evidenziato come la gestione dei “campi nomadi” a Roma – si legge nella risoluzione appena approvata – rientrasse all’interno di “un sistema corruttivo finalizzato all’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici che ha portato negli ultimi anni a un peggioramento delle condizioni di vita delle comunità Rom, alla loro segregazione e a uno spreco di risorse pubbliche: nel solo 2013 e nella sola Capitale sono stati impegnati oltre sedici milioni di euro, di cui circa il 60% rappresentato dai soli costi di gestione”.
Secondo l’Associazione 21 luglio, la risoluzione presentata dalla Commissione presieduta dal senatore Luigi Manconi rappresenta un ulteriore passo verso la chiusura definitiva dei “campi nomadi” presenti in Italia.
«Ci si avvia verso la dismissione di questi “non luoghi” dove il diritto è sospeso e dove per decenni sono state concentrate le comunità rom e sinte in emergenza abitativa», afferma l’Associazione.
«Attendiamo le scelte coraggiose da parte degli amministratori locali che dal 2012 ad oggi hanno già speso più di 13 milioni di euro per la realizzazione di nuovi insediamenti per soli rom a Roma, Milano, Carpi e Giugliano; che stanno portando a termine la costruzione di nuovi insediamenti a Latina, Lecce, Merano e Cosenza e che si stanno attivando a ristrutturazioni di “campi nomadi” ad Asti, Savona, Vicenza e Torino – prosegue l’Associazione 21 luglio -. -.  Dalla Capitale e dall’impegno assunto dall’assessore Danese per la chiusura del “Best House Rom” bisogna partire per dare un segnale forte e chiaro a tutto il Paese».
Una presa di posizione in linea con quanto dichiarato dallo stesso presidente della Commissione diritti umani Manconi: «La Commissione chiede oggi al Governo di adottare misure urgenti ed efficaci nell’ambito delle politiche generali di inclusione sociale per il miglioramento delle condizioni di vita di Rom, Sinti e Camminanti».

Una risoluzione per superare i "campi rom" in Italia

La Commissione diritti umani del Senato ha approvato una risoluzione che impegna il Governo verso il superamento definitivo dei “campi nomadi” in Italia e per la concreta attuazione della Strategia nazionale d’Inclusione di Rom, Sinti e Camminanti. Per l’Associazione 21 luglio si tratta dell’inizio della fine dell’era “campi nomadi” e della dismissione di questi “non luoghi” dove i diritti umani di rom e sinti sono sospesi.
La risoluzione – si legge in una nota della Commissione – nasce dalle visite svolte dai membri della Commissione nei mesi scorsi in campi e villaggi attrezzati, soprattutto nella città di Roma.
Il 10 novembre 2014 e il 26 gennaio 2015, in particolare, l’Associazione 21 luglio ha accompagnato le delegazioni della Commissione in visita al “Best House Rom”, un centro di raccolta rom situato nella periferia est di Roma che – come afferma la nota della Commissione – «accoglie circa 300 persone in spazi inadeguati e lontani dall’assicurare condizioni di vita minimamente accettabili. D’altra parte – continua la nota – è quel centro che l’Assessore alle Politiche Sociali di Roma Francesca Danese si è impegnata a chiudere al più presto, offrendo alle famiglie una sistemazione dignitosa e l’avvio di un percorso condiviso».
Le recenti inchieste giudiziarie hanno evidenziato come la gestione dei “campi nomadi” a Roma – si legge nella risoluzione appena approvata – rientrasse all’interno di “un sistema corruttivo finalizzato all’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici che ha portato negli ultimi anni a un peggioramento delle condizioni di vita delle comunità Rom, alla loro segregazione e a uno spreco di risorse pubbliche: nel solo 2013 e nella sola Capitale sono stati impegnati oltre sedici milioni di euro, di cui circa il 60% rappresentato dai soli costi di gestione”.
Secondo l’Associazione 21 luglio, la risoluzione presentata dalla Commissione presieduta dal senatore Luigi Manconi rappresenta un ulteriore passo verso la chiusura definitiva dei “campi nomadi” presenti in Italia.
«Ci si avvia verso la dismissione di questi “non luoghi” dove il diritto è sospeso e dove per decenni sono state concentrate le comunità rom e sinte in emergenza abitativa», afferma l’Associazione.
«Attendiamo le scelte coraggiose da parte degli amministratori locali che dal 2012 ad oggi hanno già speso più di 13 milioni di euro per la realizzazione di nuovi insediamenti per soli rom a Roma, Milano, Carpi e Giugliano; che stanno portando a termine la costruzione di nuovi insediamenti a Latina, Lecce, Merano e Cosenza e che si stanno attivando a ristrutturazioni di “campi nomadi” ad Asti, Savona, Vicenza e Torino – prosegue l’Associazione 21 luglio -. -.  Dalla Capitale e dall’impegno assunto dall’assessore Danese per la chiusura del “Best House Rom” bisogna partire per dare un segnale forte e chiaro a tutto il Paese».
Una presa di posizione in linea con quanto dichiarato dallo stesso presidente della Commissione diritti umani Manconi: «La Commissione chiede oggi al Governo di adottare misure urgenti ed efficaci nell’ambito delle politiche generali di inclusione sociale per il miglioramento delle condizioni di vita di Rom, Sinti e Camminanti».

Per l'Europa Italia ancora lontana dal realizzare l'inclusione dei rom

Roma, 25 febbraio 2015 – L’Italia è ancora in ritardo sull’attuazione della Strategia nazionale d’inclusione dei rom e dei sinti e continua a realizzare sgomberi forzati che non rispettano le procedure previste dal diritto internazionale. Lo afferma l’ECRI, la Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa nelle sue conclusioni sull’implementazione delle raccomandazioni al nostro Paese.
Nel suo rapporto sull’Italia pubblicato il 21 febbraio 2012, l’ECRI aveva raccomandato alle autorità italiane di rafforzare il ruolo dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (Unar) e di assicurare a tutti i rom che rischiassero di essere sgomberati dalle proprie abitazioni la piena protezione prevista dal diritto internazionale in materia di sgomberi.
«Lo sgombero deve essere notificato alle persone interessate, le quali devono beneficiare dell’appropriata protezione legale; inoltre esse non devono essere sgomberate senza avere la possibilità di accedere a un’alternativa abitativa adeguata, anche se potrebbero restare nel Paese solo per periodi di tempo limitati», scriveva l’ECRI nel suo rapporto.
A tre anni di distanza, l’ECRI, nelle sue conclusioni sull’implementazione di tali raccomandazioni, sottolinea che gli sviluppi legislativi e politici che si sono registrati in Italia mostrano l’inizio di un cammino positivo, tuttavia, allo stato attuale, il processo di cambiamento del modo in cui le autorità italiane affrontano la questione rom è ancora lento, in particolar modo in relazione agli sgomberi.
Per quanto riguarda l’Unar, l’ECRI specifica che nessuna legislazione è stata attuata per estendere formalmente la competenza dell’Unar ai casi di discriminazione in base al colore, lingua, religione e cittadinanza. Nonostante il numero di Ong e associazioni autorizzate a rappresentare le vittime di discriminazione e di portare in tribunale i casi di discriminazione collettiva sia aumentato, l’Unar non è ancora autorizzato in prima persona ad occuparsi di procedimenti legali nei casi di discriminazione, limitandosi a interventi di “amicus curiae”, conclude l’ECRI.
Sull’attuazione della Strategia nazionale d’inclusione dei rom, l’Italia è ancora in ritardo – scrive l’ECRI – mentre, sul fronte sgomberi, la Commissione afferma che «gli sgomberi di rom e sinti sono continuati nel 2012 e nel 2013 e, più recentemente, nel luglio 2014», come dimostra il caso di uno sgombero forzato avvenuto a Roma il 9 luglio scorso e denunciato congiuntamente da Associazione 21 luglio e Amnesty International.
«Sgomberi – dice l’ECRI – spesso realizzati senza le necessarie tutele procedurali e senza la previsione di alternative abitative».
L’Associazione 21 luglio, che ha contribuito al monitoraggio dell’ECRI, condivide l’analisi dell’organo della Commissione del Consiglio d’Europa e ribadisce il forte ritardo dell’Italia nel dar seguito agli impegni presi in sede europea nel 2012 con l’adozione della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom.
L’Associazione 21 luglio esprime inoltre profonda preoccupazione per la pratica degli sgomberi forzati che continuano a registrarsi nel nostro Paese anche nel 2015. Solo nella città di Milano, per esempio, nel 2014 sono stati perpetrati più di 200 sgomberi forzati.
«A Torino – afferma l’Associazione 21 luglio – proprio in queste ore 51 famiglie rom presenti nell’insediamento informale Lungo Stura Lazio sono sotto minaccia di sgombero forzato da parte delle autorità locali. Vista l’assenza di adeguate consultazioni, di notifica scritta e in assenza di possibilità di vie di ricorso, tale sgombero si configurerebbe ancora una volta non conforme alle procedure previste dal diritto internazionale».
 

La Regione Lazio approva delibera che istituisce Tavolo per l'inclusione dei rom

La Regione Lazio ha approvato la delibera che istituisce il “Tavolo regionale per l’inclusione e l’integrazione delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti”, con il quale la Giunta Zingaretti si impegna a promuovere politiche e interventi, in ambito regionale, finalizzati a favorire l’inclusione sociale di tali comunità.
L’approvazione della delibera rappresenta il risultato di una forte pressione, esercitata negli ultimi mesi da organismi della società civile sulla giunta regionale. Nonostante il forte ritardo rispetto ad altre Regioni italiane, anche il Lazio, con l’istituzione del Tavolo, ha finalmente deciso di declinare sul territorio regionale i contenuti della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom e di lanciare un piano organico volto al superamento definitivo dei “campi nomadi” presenti soprattutto a Roma.
Il Tavolo, in particolare, prevede il rafforzamento dell’azione di promozione e coordinamento delle politiche regionali di inclusione sociale dei rom attraverso il più ampio coinvolgimento degli enti locali, delle istituzioni pubbliche e degli organismi del terzo settore presenti sul territorio.
L’Associazione 21 luglio accoglie con grande soddisfazione la decisione della Regione Lazio, così come vivo apprezzamento viene espresso nei confronti delle intenzioni manifestate con coraggio negli ultimi giorni dall’Assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale Francesca Danese di voltare definitivamente pagina rispetto alle politiche dispendiose e lesive dei diritti umani che hanno fino ad ora caratterizzato l’operato dell’Amministrazione capitolina nei confronti delle comunità rom e sinte.
La Regione Lazio e il Comune di Roma hanno così intrapreso la strada senza ritorno della chiusura dei ghetti etnici per soli rom che negli ultimi decenni hanno contraddistinto, in negativo, l’immagine della città di Roma in Europa.
«Incoraggiamo e sosteniamo l’assessore Danese – afferma il presidente dell’Associazione Carlo Stasolla – nella sua volontà di dare un forte segnale di discontinuità rispetto al passato. Un segnale quanto mai urgente e necessario che dovrà necessariamente scontrarsi con quanti, sulla realizzazione e sulla gestione dei cosiddetti “villaggi attrezzati”, hanno tratto profitto negli ultimi anni. Sarebbe opportuno, come indispensabile segnale di rottura rispetto al passato, indicare quanto prima le azioni concrete che l’Amministrazione Comunale di Roma intende d’ora in avanti attuare».

A Roma il primo “convegno ombra” delle ong della società civile europea rom e pro rom

Nei prossimi giorni a Roma si terranno due importanti eventi di alto livello organizzati sotto la Presidenza italiana dell’Unione Europea: l’incontro dei Punti di Contatto Nazionali per l’attuazione delle Strategie di Inclusione dei rom e l’Equality Summit europeo. Questi due eventi, che vedranno una consistente partecipazione di decision-makers delle istituzioni europee e degli stati membri, affronteranno questioni chiave riguardo al futuro delle politiche di inclusione e non-discriminazione a livello europeo.
La società civile rom e pro-rom europea non rimarrà ad assistere mentre vengono discusse questioni di cruciale importanza ma, seguendo lo slogan “nessuna decisione su di noi senza di noi”, per la prima volta ha deciso di organizzarsi per far sentire la propria voce e presentare le proprie istanze, le proprie proposte e raccomandazioni per un decisivo cambiamento delle politiche rivolte all’inclusione e alla non-discriminazione dei rom nel quadro europeo.
Per questo motivo nelle giornate del 5 e del 6 novembre l’Associazione 21 luglio, con il supporto di un network di organizzazioni rom e pro-rom di vari Paesi europei, ospiterà a Roma il primo “convegno ombra” della società civile europea rom e pro-rom. Il convegno replicherà al suo interno le stesse discussioni che verranno affrontate nei due eventi ufficiali al fine di produrre un documento che includa le richieste e le posizioni della società civile e possa orientare i decision-makers verso proposte alternative concrete nel campo delle politiche di inclusione dei rom e della non-discriminazione.
Nella giornata del 6 novembre, a partire dalle ore 13.00, i partecipanti richiameranno l’attenzione dei media e di coloro che prenderanno parte all’Equality Summit sulle proposte alternative e sulle raccomandazioni da loro formulate organizzando un’azione pubblica di fronte alla sede dove si terrà l’evento organizzato dalla Presidenza italiana dell’Unione Europea.
Si invitano tutti i sostenitori e gli attivisti dell’Associazione 21 luglio a partecipare all’azione pubblica del 6 novembre, che si terrà di fronte alla sede dell’Equality Summit europeo (Facoltà Architettura dell’Università Roma Tre, Largo Giovanni Battista Marzi 10).
Per ulteriori informazioni sul convegno ombra:
Enrico Guida
Human Rights Officer
Associazione 21 luglio
Tel: +393381358746
Email: osservatorio@21uglio.org
Per ulteriori informazioni sull’Equality Summit europeo: http://ec.europa.eu/justice/events/hle-2014/index_en.htm

LA TELA DI PENELOPE. Monitoraggio della società civile sull’attuazione della Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti in Italia nel 2012 e 2013 (ottobre 2014)

Preparato da una coalizione della società civile che comprende le organizzazioni Associazione 21 luglio (ente capofila),
Fondazione Giovanni Michelucci – Ricerche e progetti negli spazi del sociale, Associazione Amalipé Romanò. Coordinato dalla Decade of Roma Inclusion Secretariat Foundation in collaborazione con il Programma Making the Most of EU Funds for Roma of the Open Society Foundations.
Scarica il rapporto

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