Legge della Regione Emilia Romagna: ennesima occasione persa
Con una lettera inviata alla Giunta Regionale e ai consiglieri della Regione Emilia-Romagna, l’Associazione 21 luglio, dopo aver analizzato la nuova Legge Regionale n. 11/2015 “Norme per l’Inclusione sociale dei rom e dei sinti”, ha espresso il proprio commento e reso pubbliche le posizioni in merito al testo legislativo.
La nuova Legge Regionale, la prima scritta in Italia dopo la presentazione della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, abroga la previgente Legge Regionale n. 47/1988 “Norme per le minoranze nomadi in Emilia Romagna”. Ancora una volta la questione abitativa è centrale in una Regione dove sono state censite 2.745 persone appartenenti alle comunità sinte e rom con una presenza massiva di sinti italiani che costituiscono il 90,6% delle presenze registrate sul territorio comunale. Nel testo legislativo la soluzione abitativa delle microaree è fortemente caldeggiata come la principale soluzione per le comunità rom e sinte presenti sul territorio rispetto a soluzioni abitative convenzionali.
Per tale ragione, a seguito di un’attenta analisi, l’Associazione 21 luglio ha scritto alle autorità regionali parlando di ennesima «occasione mancata» ed esprimendo una risposta critica basandosi essenzialmente su tre motivi ampiamente articolati all’interno della lettera:
- La nuova Legge verrebbe a confermare come modello abitativo pressoché esclusivo per le comunità sinte e rom dell’Emilia-Romagna quello dei “campi”, ovvero di aree di piccole dimensioni realizzate su base etnica.
- Per rispondere agli indirizzi della nuova Legge si assisterà ad una parcellizzazione degli insediamenti sinti e rom con conseguente loro moltiplicarsi sul territorio regionale con il rischio di creare, soprattutto in riferimento alle aree private, dei luoghi autorizzati in deroga alla legge secondo criteri meramente etnici.
- Non sembra essere considerato dal legislatore il dato ineludibile che nell’arco temporale di alcuni anni l’aumento demografico delle comunità sinte e rom presenti nelle microaree farà perdere alle stesse la caratteristica della piccola dimensione. Si ricorda che la maggior parte degli attuali mega insediamenti monoetnici che insistono sul territorio italiano sono nati a partire dagli anni Novanta come insediamenti di dimensioni piccole e medie per poi ingrandirsi seguendo la linea di crescita demografica dei residenti e in assenza di adeguati interventi socio-inclusivi. La micro-area, così come l’area sosta o alcuni degli insediamenti formali realizzati sul territorio italiano, rappresentano spesso la fase embrionale dei mega-insediamenti condannati dalla stessa Strategia Nazionale a cui la Legge sostiene di ispirarsi in nome di presunti tratti culturali propri della cultura sinta o rom.
Alla luce delle considerazioni esposte la nuova Legge della Regione Emilia-Romagna n. 11/2015 “Norme per l’inclusione sociale di Rom e Sinti” rappresenta un’occasione mancata. Nella suddetta Regione la presenza consolidata di aree-sosta di piccole dimensioni avrebbe potuto facilmente condurre all’elaborazione di un ventaglio di percorsi abitativi non escludenti e segreganti piuttosto che optare in maniera preponderante in decisioni riconducibili comunque alla “politica dei campi”. Al contrario, sanare l’irregolarità delle attuali aree-sosta private attraverso norme non approntate su base etnica, da una parte, e promuovere primariamente soluzioni abitative convenzionali, quali ad esempio l’autocostruzione dall’altra, avrebbe potuto garantire la fine della “stagione dei campi” nella Regione Emilia-Romagna in linea con la Strategia Nazionale e con quanto raccomandato dai principali organismi internazionali che si occupano della “questione rom e sinta” nel nostro Paese.
Su Twitter, intanto, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini difende la legge della sua giunta.
@Ass21luglio io la penso esattamente al contrario
— Stefano Bonaccini (@sbonaccini) 30 Ottobre 2015