Rom, Comitato Accogliamoci scrive a Tronca: "Serve radicale revisione bando"
Una radicale revisione del bando pubblicato a febbraio dall’amministrazione comunale per i servizi di gestione, formazione lavoro e vigilanza a favore delle comunità rom accolte presso sei “villaggi attrezzati” di Roma Capitale, che manifesta forti elementi di preoccupazione sia per la linea politica che per il contenuto stesso.
A chiederlo, in una lettera inviata oggi al Commissario straordinario Francesco Paolo Tronca, le associazioni Radicali Roma, A Buon Diritto, Arci Roma, Asgi, Associazione 21 Luglio, Cild, Possibile e Un Ponte Per, componenti del Comitato “Accogliamoci“, che nei mesi scorsi hanno promosso e depositato una delibera d’iniziativa popolare per il superamento del “sistema campi rom” a Roma, raccogliendo le firme di oltre 6 mila cittadini.
«Nonostante nelle premesse del bando si richiami la Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, nella declinazione dei servizi si nota la riproposizione di schemi, come dimostrato dalle esperienze passate, non atti al superamento della logica emergenziale ed assistenzialista che ha caratterizzato il sistema del “villaggi” della Capitale, anche a causa della mancanza di un chiaro meccanismo di monitoraggio e valutazione delle attività poste in essere, della loro reale portata e delle finalità ultime da conseguire», scrive il Comitato “Accogliamoci” nella lettera a Tronca.
Gli oltre 5 milioni di euro accantonati in base alla Relazione Previsionale e Programmatica 2015-2017 di Roma Capitale per “chiudere i campi rom, abusivi e non, e dare la possibilità a coloro che vogliono vivere nella legalità, di avere una casa e di crearsi una vita”, oggi «risultano riallocati con finalità diverse, e cioè principalmente per servizi di gestione e vigilanza dei “villaggi”, e senza che sia stato elaborato un piano organico per il superamento dei campi».
«Il rischio, altissimo, è che si finisca per reiterare le medesime dinamiche segreganti e discriminatorie sino ad oggi in essere e che, come svelato dall’inchiesta denominata “Mafia Capitale”, vengano erogati fiumi di denaro pubblico per servizi all’interno degli insediamenti rivelatisi dispendiosi e inefficaci», si legge nella lettera.
Inoltre, alcune attività previste dal bando, come «la vigilanza e la guardiania che prevedono un database volto a registrare le persone ospiti dei cosiddetti “villaggi” inevitabilmente su base etnica, sono «suscettibili di ledere libertà fondamentali costituzionalmente garantite».
Secondo le associazioni, non si intravede, di fatto, all’interno del bando alcuna discontinuità con le dinamiche degli ultimi dieci anni mentre i fondi stanziati, se impiegati in progetti di inclusione personalizzati, potrebbero portare, anche in tempi brevi, al superamento definitivo di un “sistema”, quello dei campi rom, che costituisce una anomalia tutta italiana e che è stato più volte condannato da vari organismi internazionali.
Per questo, le associazioni del Comitato Accogliamoci, che ricordano che lo scorso maggio, con una storica ordinanza, il Tribunale Civile di Roma ha giudicato discriminatorio su base etnica il “villaggio attrezzato” La Barbuta «chiedono una radicale revisione dei contenuti del bando e delle attività progettuali in esso previste, a partire dalla individuazione di azioni concrete di monitoraggio e valutazione in funzione di chiari indicatori. Ciò con l’obiettivo di perseguire in maniera efficace le azioni e gli obiettivi volti a una reale inclusione, in linea con la Strategia Nazionale dei Rom Sinti e Caminanti e di quanto previsto dalla Relazione Previsionale e Programmatica 2015-2017 di Roma Capitale».
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