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Associazione 21 luglio e i "finanziamenti occulti" di Soros

Nell’articolo apparso nelle scorse settimane su Il Giornale dal titolo “Così Soros finanzia una rete di Onlus che diffondono dati pro migranti” , appare, nella versione cartacea, anche il nome di Associazione 21 luglio. L’articolo, l’ennesimo di una lunga serie, risulta questa volta essere frutto di «una ricerca pubblicata dal blogger Luca Donadel e firmata da un’esperta di comunicazione, Francesca Totolo».  «L’ampio dossier – annuncia con enfasi il giornalista Giuseppe Marino – ricostruisce la rete di Onlus italiane e straniere che sarebbero finanziate dalla lobby foraggiata dal famoso speculatore finanziario americano di origine ungherese».
In realtà, per avere informazioni in proposito, non occorre attingere a nessun dossier o realizzare nessuno scoop giornalistico. È sufficiente, con due click, andare sul sito di Open Society Foundations nella sezione dedicata  per raccogliere informazioni dettagliate sui 2,1 milioni di euro ricevuti nel 2016 da 22 organizzazioni italiane. Nove schede descrivono i principali progetti sostenuti spesso con il concorso di altre fondazioni filantropiche italiane e straniere.
Stupisce poi l’accusa del giornalista de Il Giornale secondo cui, delle ONG finanziate «quasi nessuna pubblica il proprio bilancio in chiaro. E se lo fa non specifica i nomi dei finanziatori». Ormai da anni sul sito di Associazione 21 luglio viene pubblicato sia il bilancio sia il Rapporto Annuale nel quale vengono indicati i nomi delle fondazioni ed enti che ci sostengono. L’elenco è lungo: c’è l’Open Society Foundation, così come c’è la Tavola Valdese, la Fondazione Migrantes della CEI e tante altre fondazioni italiane e straniere. Tutto chiaro, tutto trasparente malgrado non ci sia alcun obbligo di legge a dover mettere i propri conti sotto una lente.
Insomma, non c’è nulla di nascosto che non sia stato svelato.
In tempi recenti diversi, inquietanti eventi, hanno mostrato quanto sia attivo in Italia il disegno di promuovere una cultura del sospetto volta a togliere forza e credibilità alle ONG che con le loro azioni difendono quei diritti umani messi a serio rischio dalle stesse istituzioni che tali diritti dovrebbero promuovere e tutelare. Così come è abbastanza chiaro il progetto di chi, non avendo strumenti e mezzi per screditare quanti oggi in Italia rappresentano un baluardo alla tutela dei diritti delle categorie più svantaggiate, preferiscono prendersela con quanti li finanziano. È la solita scorciatoia della “bassa informazione”, quella che fabbrica sospetti parlando di disegni occulti e puntando al titolo sensazionalistico (che fa più like) senza riuscire ad andare oltre, quella amata da quei lettori (ed elettori) che, per pigrizia o ignoranza, si fermano alle prime righe prima di vomitare commenti.
Blogger e giornalisti della carta stampata, piuttosto che ritornare ciclicamente su questi presunti scoop (che ormai risultano datati e ripetitivi nel loro riferirsi a “disegni occulti destabilizzanti”), farebbero bene ad impiegare il loro tempo nel prendere contatti con le ONG che in Italia si occupano di diritti umani, frequentarle, passare qualche giorno con loro, approfondire il loro lavoro quotidiano. Scoprirebbero che il livello di democrazia e di civiltà nel nostro Paese è sceso ai minimi storici, così come la corretta informazione, e che grazie al lavoro – spesso nascosto e poco valorizzato di individui e organizzazioni – la trama rappresentata dai diritti fondamentali riesce a rimanere compatta in un Paese tanto diviso.
E il loro, e il nostro lavoro, inutile nasconderselo, è possibile grazie ai tanti individui e alle tante fondazioni italiane e straniere che ancora credono sia prioritario investire in Italia per la salvaguardia dei diritti umani e per questo erogano contributi. Alla luce del sole e senza alcun condizionamento di sorta.

Nasce REYN Italia, una rete per la prima infanzia rom

Una rete di professionisti e para-professionisti che lavorano a stretto contatto con le comunità rom in Italia nel campo dello sviluppo della prima infanzia.
Sabato 14 maggio, a Torino, sarà presentata ufficialmente anche in Italia la rete REYN (Romanì Early Years Network – Rete per la Prima Infanzia Rom), un progetto già attivo a livello internazionale, realizzato in parte, con il sostegno dell’Istituto Open Society Foundation in collaborazione con il Programma Early Childhood di Open Society Foundations.
Nello specifico, il network si propone di supportare la professionalità  di professionisti e para-professionisti attraverso l’erogazione di formazioni, la fornitura di materiali pratici e la condivisione di buone pratiche; svolgere attività di advocacy affinché vengano implementati sistemi educativi più inclusivi e non discriminatori, garantendo il diritto all’educazione a tutti i minori.
I beneficiari diretti del progetto, che in Italia sarà coordinato da Associazione 21 luglio, sono i bambini rom nella fascia di età che va dalla nascita ai 10 anni di vita. Tra le attività previste dal progetto, vi sono: una mappatura nazionale di organismi, enti, associazioni e singoli individui che lavorano nel campo della prima infanzia a cui verrà data la possibilità di far parte del network e partecipare agli incontri che verranno organizzati in tale contesto; l’organizzazione di training rivolti agli insegnanti della scuola primaria sul tema del multilinguismo, e alle donne rom con bimbi di età 0-8 anni per rafforzare le loro capacità genitoriali; infine la creazione di un gruppo di advocacy all’interno del network che si occuperà di organizzare una tavola rotonda sul tema della prima infanzia rom.
I professionisti e i para-professionisti impegnati nel settore della prima infanzia, che lavorano a stretto contatto con i bambini rom e le loro famiglie, sono invitati a entrare a far parte della rete REYN Italia. A partire da sabato 14 maggio a Torino, nell’ambito dell’iniziativa LabRom, si comincerà a raccogliere le prime adesioni al network; gli appuntamenti successivi saranno il 24 maggio a Roma e il 31 maggio a Reggio Calabria, all’interno delle giornate di LabRom con focus sul centro e sud Italia.
Con la nascita di REYN Italia, il network internazionale di REYN si arricchirà così di una nuova rete nazionale che andrà ad aggiungersi a quelle già esistenti in Croazia, Ungheria, Kosovo, Slovacchia, Slovenia, Irlanda.
Frequentemente, il network internazionale organizza workshop e visite studio in determinati Paesi per permettere ai membri Reyn provenienti da differenti contesti di conoscere e apprendere altre realtà e buone pratiche.
Per maggiori informazioni sulla rete REYN internazionale: http://reyn.blog.issa.nl

Training con attivisti e professionisti rom e non rom

Abbracciare la diversità. Creare delle società più giuste attraverso la trasformazione personale.
È il titolo del training, organizzato da International Step by Step Association (Issa), in collaborazione con l’Associazione 21 luglio, che si sta svolgendo da questa mattina a Roma e che vede riuniti 30 tra attivisti e professionisti, rom e non rom, che lavorano con le comunità rom in Italia.
Da Lecce a Vicenza, da Reggio Calabria a Bergamo, passando per Roma e per Bologna, i partecipanti al training provengono da tutta Italia. Alcuni di loro sono giovani attivisti rom e sinti, che negli anni scorsi hanno frequentato i Corsi di formazione promossi dall’Associazione 21 luglio; altri sono professionisti impegnati in organizzazioni o università, tra cui OsservAzione, Popica Onlus, ABCittà, Moci (Movimento per la Cooperazione internazionale), ASCE (Associazione sarda contro l’Emarginazione) e Università del Salento.
Il training avrà una durata di tre giorni e ha come obiettivi principali quelli di fornire ai partecipanti una conoscenza approfondita sui concetti più rilevanti legati all’intercultura, all’equità e alla giustizia sociale, nonché le competenze necessarie per lavorare in e per contesti diversi, promuovere il rispetto per le differenze e la diversità ed integrare principi di equità nel proprio lavoro quotidiano.
Il training, condotto da Zorica Trikic, responsabile dei programmi di Issa, e Jelena Vranjesevic, dell’Università di Belgrado, fa parte di un programma promosso da ISSA e dalla fondazione Bernard Van Leer.
L’Associazione 21 luglio collabora all’organizzazione delle giornate di formazione anche in virtù del suo ruolo di coordinamento della neonata rete REYN Italia (Romanì Early Years Network), un network di professionisti che lavorano quotidianamente per la tutela e la promozione dei diritti dei bambini rom e delle loro famiglie. La rete REYN, promossa da Issa in partenariato con Open Society Foundations, è già attiva in numerosi Paesi europei.

Tribunale condanna Comune Roma: campi rom discriminano

Il 30 maggio 2015, con ordinanza della seconda sezione del Tribunale Civile di Roma, il Giudice ha riconosciuto «il carattere discriminatorio di natura indiretta della complessiva condotta di Roma Capitale […] che si concretizza nell’assegnazione degli alloggi del villaggio attrezzato La Barbuta», ordinando di conseguenza al Comune di Roma «la cessazione della suddetta condotta nel suo complesso, quale descritta in motivazione, e la rimozione dei relativi effetti».
In riferimento al «villaggio attrezzato» La Barbuta, realizzato nel 2012 dall’Amministrazione capitolina, nell’aprile dello stesso anno l’Associazione 21 luglio e l’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) avevano promosso un’azione legale contro il Comune di Roma attraverso il sostegno dell’Open Society Foundations e il supporto di Amnesty International e del Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
Accolta pienamente la tesi espressa nel ricorso dalle due organizzazioni che hanno sostenuto come il “villaggio” La Barbuta debba considerarsi discriminatorio e quindi illegittimo – già per il solo fatto di rappresentare una soluzione abitativa di grandi dimensioni rivolta a un gruppo etnico specifico e comunque priva dei caratteri tipici di un’azione positiva.
«Deve infatti intendersi discriminatoria qualsiasi soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia, tanto più se realizzata, come nel caso dell’insediamento sito in località La Barbuta, in modo da ostacolare l’effettiva convivenza con la popolazione locale, l’accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari e situato in uno spazio dove è posta a serio rischio la salute delle persone ospitate al suo interno».
L’ 8 agosto 2012, pronunciandosi sull’istanza cautelare, il Tribunale di Roma aveva ritenuto che le circostanze esposte dalle due organizzazioni «concorrano nel rendere verosimile il carattere discriminatorio delle attività di assegnazione degli alloggi presso il campo denominato Nuova Barbuta». Il Tribunale di Roma, accogliendo la richiesta presentata dall’Associazione 21 luglio e dall’ASGI aveva pertanto ordinato «la sospensione delle procedure di assegnazione degli alloggi all’interno del villaggio attrezzato Nuova Barbuta fino alla definizione del procedimento sommario di cognizione».
Il 13 settembre 2012 lo stesso Tribunale, in diversa composizione, accogliendo il reclamo del Comune di Roma, aveva annullato la precedente sospensiva, consentendo così il trasferimento delle comunità rom forzatamente sgomberate nel nuovo insediamento.
Il 30 maggio 2015 il Tribunale Civile di Roma, definendo in primo grado il procedimento promosso da Associazione 21 luglio e ASGI ha riconosciuto le ragioni delle due organizzazioni e ha confermato, per la prima volta in Europa, il carattere discriminatorio di un “campo nomadi”, luogo ormai riconosciuto, anche a livello internazionale, come spazio di segregazione e di discriminazione su base etnica.
«Con una sentenza di grande pregio il Tribunale di Roma ha confermato l’illegittimità delle politiche abitative adottate dal governo centrale e da alcune amministrazioni locali nei confronti dei cittadini rom, riaffermando la necessità di superare non solo i “campi” ma anche qualsiasi altra politica abitativa finalizzata alla marginalizzazione e ghettizzazione del popolo rom» afferma l’ASGI.
Secondo l’Associazione 21 luglio «la sentenza rappresenta uno spartiacque decisivo, oltre il quale ogni azione del Comune di Roma deve indirizzarsi verso il definitivo superamento dei “campi” della Capitale». I “campi nomadi” vanno superati, «da oggi – aggiunge l’associazione – deve porsi fine all’immobilismo che ha caratterizzato sino ad ora l’Amministrazione Capitolina. In assenza di una repentina azione ci riserviamo ulteriori interventi per dare effetto immediato alla sentenza».

Campi rom discriminatori: Tribunale condanna Comune di Roma

Il 30 maggio 2015, con ordinanza della seconda sezione del Tribunale Civile di Roma, il Giudice ha riconosciuto «il carattere discriminatorio di natura indiretta della complessiva condotta di Roma Capitale […] che si concretizza nell’assegnazione degli alloggi del villaggio attrezzato La Barbuta», ordinando di conseguenza al Comune di Roma «la cessazione della suddetta condotta nel suo complesso, quale descritta in motivazione, e la rimozione dei relativi effetti».
In riferimento al «villaggio attrezzato» La Barbuta, realizzato nel 2012 dall’Amministrazione capitolina, nell’aprile dello stesso anno l’Associazione 21 luglio e l’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) avevano promosso un’azione legale contro il Comune di Roma attraverso il sostegno dell’Open Society Foundations e il supporto di Amnesty International e del Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
Accolta pienamente la tesi espressa nel ricorso dalle due organizzazioni che hanno sostenuto come il “villaggio” La Barbuta debba considerarsi discriminatorio e quindi illegittimo – già per il solo fatto di rappresentare una soluzione abitativa di grandi dimensioni rivolta a un gruppo etnico specifico e comunque priva dei caratteri tipici di un’azione positiva.
«Deve infatti intendersi discriminatoria qualsiasi soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia, tanto più se realizzata, come nel caso dell’insediamento sito in località La Barbuta, in modo da ostacolare l’effettiva convivenza con la popolazione locale, l’accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari e situato in uno spazio dove è posta a serio rischio la salute delle persone ospitate al suo interno».
L’ 8 agosto 2012, pronunciandosi sull’istanza cautelare, il Tribunale di Roma aveva ritenuto che le circostanze esposte dalle due organizzazioni «concorrano nel rendere verosimile il carattere discriminatorio delle attività di assegnazione degli alloggi presso il campo denominato Nuova Barbuta». Il Tribunale di Roma, accogliendo la richiesta presentata dall’Associazione 21 luglio e dall’ASGI aveva pertanto ordinato «la sospensione delle procedure di assegnazione degli alloggi all’interno del villaggio attrezzato Nuova Barbuta fino alla definizione del procedimento sommario di cognizione».
Il 13 settembre 2012 lo stesso Tribunale, in diversa composizione, accogliendo il reclamo del Comune di Roma, aveva annullato la precedente sospensiva, consentendo così il trasferimento delle comunità rom forzatamente sgomberate nel nuovo insediamento.
Il 30 maggio 2015 il Tribunale Civile di Roma, definendo in primo grado il procedimento promosso da Associazione 21 luglio e ASGI ha riconosciuto le ragioni delle due organizzazioni e ha confermato, per la prima volta in Europa, il carattere discriminatorio di un “campo nomadi”, luogo ormai riconosciuto, anche a livello internazionale, come spazio di segregazione e di discriminazione su base etnica.
«Con una sentenza di grande pregio il Tribunale di Roma ha confermato l’illegittimità delle politiche abitative adottate dal governo centrale e da alcune amministrazioni locali nei confronti dei cittadini rom, riaffermando la necessità di superare non solo i “campi” ma anche qualsiasi altra politica abitativa finalizzata alla marginalizzazione e ghettizzazione del popolo rom» afferma l’ASGI.
Secondo l’Associazione 21 luglio «la sentenza rappresenta uno spartiacque decisivo, oltre il quale ogni azione del Comune di Roma deve indirizzarsi verso il definitivo superamento dei “campi” della Capitale». I “campi nomadi” vanno superati, «da oggi – aggiunge l’associazione – deve porsi fine all’immobilismo che ha caratterizzato sino ad ora l’Amministrazione Capitolina. In assenza di una repentina azione ci riserviamo ulteriori interventi per dare effetto immediato alla sentenza».

LA TELA DI PENELOPE. Monitoraggio della società civile sull’attuazione della Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti in Italia nel 2012 e 2013 (ottobre 2014)

Preparato da una coalizione della società civile che comprende le organizzazioni Associazione 21 luglio (ente capofila),
Fondazione Giovanni Michelucci – Ricerche e progetti negli spazi del sociale, Associazione Amalipé Romanò. Coordinato dalla Decade of Roma Inclusion Secretariat Foundation in collaborazione con il Programma Making the Most of EU Funds for Roma of the Open Society Foundations.
Scarica il rapporto

ANTIZIGANISMO 2.0. Rapporto Osservatorio 21 luglio (2013 – 2014)

Rom e sinti in Italia continuano a essere vittime dei discorsi di odio pronunciati da esponenti politici, che alimentano un’immagine indistintamente negativa e penalizzante di tali comunità. Lo rivelano i dati di “Antiziganismo 2.0″, il rapporto 2013-2014 dell’Osservatorio nazionale sull’incitamento alla discriminazione e all’odio razziale dell’Associazione 21 luglio, giunto alla seconda edizione e finanziato da Open Society Foundations.
Scarica il rapporto

Antiziganismo 2.0: ogni giorno odio contro i rom nelle parole dei politici

Rom e sinti in Italia continuano ad essere vittime dei discorsi di odio pronunciati, nella gran parte dei casi, da esponenti politici: più di un caso al giorno di incitamento all’odio, discriminazione e discorso stereotipato che ha come conseguenza quella di alimentare un’immagine indistintamente negativa e penalizzante di tali comunità nel nostro Paese.
È quanto emerge da “Antiziganismo 2.0”, il rapporto 2013-2014 dell’Osservatorio nazionale sull’incitamento alla discriminazione e all’odio razziale dell’Associazione 21 luglio, giunto alla seconda edizione e finanziato da Open Society Foundations.
Dal 16 maggio 2013 al 15 maggio 2014, il monitoraggio dell’Osservatorio 21 luglio, effettuato su 129 fonti (tra cui quotidiani nazionali e locali, cartacei e on line, agenzie stampa e social media) ha rilevato 428 casi complessivi di discorsi d’odio verso rom e sinti – 1,17 casi in media al giorno – di cui più della metà (il 56,3%) classificati come episodi gravi (“incitamento all’odio” e “discriminazione”), che denotano le più significative forme di razzismo antirom.
I restanti 187 casi (il 43,7% del totale) si configurano invece come “discorsi stereotipati”, categoria nella quale sono stati inseriti tutti gli episodi di discorsi d’odio consistenti in dichiarazioni che adottano un linguaggio indiretto o comunque non esplicitamente penalizzante e/o razzista, ma in ogni caso reiterano e amplificano pregiudizi e stereotipi penalizzanti.
Secondo i dati di “Antiziganismo 2.0”, il 79% delle segnalazioni di discorsi d’odio complessivi si riconduce a dichiarazioni, diffuse attraverso gli organi di informazione, di esponenti politici. Di questi, il 70% risulta appartenente a partiti di destra e centro-destra, con un 28% riferito esclusivamente alla Lega Nord.
Quanto alla collocazione geografica delle segnalazioni, l’88,5% è stato registrato al nord e centro-nord, con Liguria e Veneto che sono passate rispettivamente dal 2% al 7,5% e dal 6,4% al 12% rispetto all’anno precedente, mentre nel Lazio si è concentrato il 22% delle segnalazioni nazionali con Roma che, da sola, rappresenta il 21% dei casi totali. Milano si attesta al 15% delle segnalazioni nazionali, seguita da Genova (6%), Torino (5%), Vicenza (4,5%) e Lucca (2,5%).
Per quanto riguarda invece i soli episodi gravi, che si manifestano con la media di circa 1 episodio ogni due giorni, il rapporto evidenzia come nel 72% dei casi i discorsi di odio siano stati pronunciati da esponenti politici, mentre nel 18% gli autori si sono rivelati giornalisti.
Per ciò che concerne l’area politica si conferma la maggioranza delle segnalazioni relative alla destra e al centro destra (il 65%), con la Lega Nord a detenere, ancora una volta, il primato, seguita da PDL e Forza Italia (14%) e formazioni di destra e estrema destra, quali CasaPoundFiamma TricoloreForza NuovaFratelli d’Italia e La Destra (23%).
La distribuzione su scala regionale e cittadina confermano i dati precedenti con un centro-nord all’86% di episodi, con il Lazio al 18%, la Lombardia al 22% e il Veneto al 12%. Prevedibilmente Roma e Milano mantengono il record di segnalazioni sia a livello regionale (90% per Roma e 67% per Milano) che a livello nazionale (16% per Roma e 15% Milano), Genova si attesta al 67% a livello regionale e al 5% nazionale, Torino al 77% regionale e al 6% nazionale e Vicenza al 40% regionale e al 5% nazionale.
In seguito ai casi descritti, l’area legale dell’Associazione 21 luglio ha intrapreso 88 azioni correttive, tra cui 53 segnalazioni all’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), 11 lettere di diffida, 6 esposti al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, e 2 segnalazioni all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori di Polizia di Stato e Carabinieri (OSCAD).
«I dati del rapporto – afferma l’Associazione 21 luglio – confermano come l’antiziganismo sia una piaga altamente diffusa nel nostro Paese, che è urgente contrastare attraverso un’azione di denuncia e intervento nei confronti di chi si rende irresponsabilmente promotore di discorsi d’odio, in particolar modo se investito di una carica pubblica e/o elettiva, nei confronti di una minoranza vulnerabile cui viene costantemente privata la possibilità di replicare».
«La pericolosità di tali discorsi – conclude l’Associazione 21 luglio – è insita soprattutto nel fatto che essa rende maggiormente accettabili se non addirittura condivisibili da parte dell’opinione pubblica posizioni estreme e apertamente razziste, e risulta quindi un terreno fertile per un’eventuale ulteriore escalation di odio nei confronti di rom e sinti».
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Convegno Italiaromanì: la cronaca del primo giorno

[tfg_social_share]Il live twitting della prima giornata di lavori del Convegno Italiaromanì, con l’apertura del Presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla, il messaggio della Presidente della Camera Laura Boldrini e i contributi di tutti gli altri relatori.

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