Buone feste da Associazione 21 luglio

Natale 2017Buone feste da Associazione 21 luglio!

Con il nostro impegno quest’anno abbiamo favorito percorsi di istruzione e cura di 45 bambini, creando un atteggiamento positivo e responsabile delle famiglie dei minori rom.
Natale si avvicina e questo è il momento giusto per fare un gesto concreto e testimoniare la propria sensibilità sostenendo tanti bambini in difficoltà.
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La Corte Europea ferma l'Italia

La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, attraverso l’adozione di una misura di emergenza, ha ordinato al Governo italiano di non procedere allo sgombero di una donna rom disabile e di sua figlia dalla ex cartiera di via Salaria, a Roma, come disposto nelle scorse settimane dall’Amministrazione capitolina.
La decisione della Corte è giunta in seguito al ricorso sollevato dal nucleo familiare, supportato, nella circostanza, dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC), Associazione 21 luglio, OsservAzione e dagli avvocati Salvatore Fachile e Loredana Leo dell’ASGI.
Le due donne, insieme ad altri familiari, hanno vissuto per anni nel “centro di raccolta” per soli rom di via Salaria, una struttura – inaugurata e gestita dal Comune di Roma – in cui vivono attualmente 325 persone, esclusivamente rom, segregate su base etnica e i cui diritti umani sono costantemente violati.
Nelle scorse settimane, attraverso la notifica di fogli di dimissioni a decine di  famiglie del centro, il Comune di Roma aveva ordinato alle persone di abbandonare la struttura entro il 28 marzo, senza però fornire loro alcuna alternativa abitativa adeguata, lasciandole di fatto per strada, aumentandone la vulnerabilità e interrompendo irrimediabilmente la frequenza scolastica dei minori.
La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo può indicare “misure ad interim” in casi di emergenze, in modo da fermare un “rischio imminente di danno irreparabile”. La Corte solitamente adotta tali misure solo per evitare che persone vengano espulse dall’Europa verso Paesi nei quali rischiano maltrattamenti. La Corte, sempre più di frequente, riceve richieste di adozione di misure ad interim per fermare sgomberi, ma si limita a farlo solo in particolari circostanze.
Vittime di violazioni di diritti umani possono rivolgersi alla Corte Europea solo se non dispongono di mezzi efficaci per fare ricorso davanti ai tribunali nazionali. Le due donne rom autrici dell’azione hanno, con successo, dimostrato che i tribunali italiani non hanno fornito loro mezzi efficaci per fronteggiare il rischio dello sgombero.
Associazione 21 luglio accoglie con grande soddisfazione la decisione della Corte Europea e auspica che il Comune di Roma possa coglierne l’importanza per fermare l’espulsione anche delle altre persone che vivono nella struttura di via Salaria e che rischiano di essere rese ulteriormente vulnerabili.
Certa della necessità di superare una struttura segregante e che viola i diritti umani dei rom accolti, Associazione 21 luglio esorta l’Amministrazione capitolina a individuare soluzioni alternative adeguate per le famiglie. Sarebbe importante che il Comune valutasse la riconversione dei 4 milioni di euro – impegnati da Determina Dirigenziale del 15 marzo 2016 per l’apertura di nuove strutture segreganti e discriminatorie per soli rom – in progetti di inclusione abitativa e lavorativa che vadano ad iniziale vantaggio delle 325 persone attualmente accolte nella struttura di via Salaria.
Il Presidente di ERRC, Dorde Jovanovic, ha dichiarato: «Il fatto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo abbia deciso di intervenire in modo così eccezionale dimostra quanto la situazione italiana sia fuori controllo. I rom sono relegati in alloggi segreganti, da cui poi vengono cacciati via con pochissimo preavviso e senza nessun aiuto. L’umiliazione della segregazione razziale è dunque aggravata dalla perenne minaccia di essere lasciati da un momento all’altro per strada. Tutto ciò viola gli impegni assunti dall’Italia a livello europeo a fine di garantire un trattamento egualitario dei rom».
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Per maggiori informazioni:

Danilo Giannese
Ufficio stampa e Comunicazione
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611

A Giugliano un nuovo ghetto per soli rom

Giugliano rom

L’insediamento formale di Masseria del Pozzo a Giugliano


L’Associazione 21 luglio esprime forte preoccupazione per il progetto di costruzione di un “eco-villaggio” nel quale trasferire i circa 250 rom che attualmente vivono nell’insediamento formale di Masseria del Pozzo a Giugliano, in provincia di Napoli.
La misura, frutto di un’intesa tra il Comune di Giugliano, la Regione Campania e il Ministero dell’Interno, avrebbe come conseguenza inevitabile quella di reiterare la segregazione spaziale su base etnica e le violazioni dei diritti umani di persone che già sono state oggetto di una politica discriminatoria che li ha confinati in un’area insalubre, adiacente a una discarica ad alto tasso di inquinamento ambientale per la comprovata presenza di rifiuti tossici e con condizioni abitative al di sotto degli standard.
Il trasferimento dei rom di Masseria del Pozzo nel nuovo cosiddetto “eco-villaggio” evidenzierebbe, ancora una volta, l’approccio meramente emergenziale e l’assenza di una pianificazione di medio e lungo termine, da parte delle autorità locali e nazionali, nell’affrontare la “questione abitativa dei rom”. Le stesse dinamiche si sono infatti registrate nel 2013, quando le autorità di Giugliano hanno collocato nell’insediamento formale di Masseria del Pozzo i rom sgomberati forzatamente da alcuni insediamenti informali limitrofi, escludendo peraltro dal processo decisionale i diretti interessati e spendendo una somma di circa 400 mila euro.
Se, da un lato, l’Associazione 21 luglio considera positivo il superamento del ghetto di Masseria del Pozzo, nell’ottica della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom approvata dal governo italiano nel 2012, dall’altro la soluzione di trasferire i rom nel nuovo “eco villaggio” porterebbe alla nascita dell’ennesimo “mega-campo” (dato che dalla documentazione si evince la possibilità che il nuovo insediamento potrà in futuro ospitare altri rom), segregante su base etnica, che esclude di fatto uomini, donne e bambini da ogni possibilità di inclusione sociale, come già dimostrato da numerose altre esperienze italiane.
Il progetto avrebbe peraltro costi economici elevatissimi: circa 1,3 milioni di euro che suddivisi per i 44 nuclei familiari coinvolti corrispondono a circa 30 mila euro a famiglia, ammontare che permetterebbe di attingere a un ampio ventaglio di soluzioni abitative rispetto a quella individuata e che permetterebbe di adottare una progettualità di medio-lungo termine, evitando così di mantenere la questione abitativa dei rom entro un binario parallelo rispetto a quello della popolazione generale.
Tra i punti oscuri del progetto, figura anche il carattere di temporaneità con il quale le autorità hanno definito l’intervento di collocamento dei rom nel nuovo “eco villaggio” . Trent’anni di “politica dei campi” in Italia, infatti – sottolinea l’Associazione 21 luglio – hanno ampiamente dimostrato come tali interventi, nati come temporanei, si siano poi tramutati in soluzioni abitative di fatto permanenti, con un contestuale deterioramento delle condizioni abitative.
È il caso, solo per citare un esempio, del “villaggio attrezzato” La Barbuta a Roma, nato come temporaneo nel 2012 e giudicato discriminatorio su base etnica dal Tribunale Civile di Roma nel maggio 2015, in seguito a un’azione legale promossa da Associazione 21 luglio e Asgi.
L’Associazione 21 luglio auspica dunque che Comune di Giugliano, Regione Campania e Ministero dell’Interno, consci dell’insostenibilità dal punto di vista economico e della tutela dei diritti umani del progetto dell’”eco-villaggio”, possano prontamente modificare la decisione assunta e riconvertire gli interventi previsti verso soluzioni che, partendo dall’ineludibile superamento dell’ insediamento di Masseria del Pozzo, promuovano una reale ed efficace inclusione della comunità rom di Giugliano.
Forti dubbi sul progetto sono stati del resto espressi dal Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato Luigi Manconi secondo il quale «così come concepito, l’eco-villaggio rischia fortemente di non rappresentare una soluzione ma di porsi nuovamente come un intervento temporaneo destinato a fallire».

Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio stampa
Tel: 3884867611
Email: stampa@21luglio.org
Foto: Fanpage

Peccato capitale. Il Giubileo della Misericordia e gli sgomberi forzati a Roma

Dal giorno in cui Papa Francesco ha annunciato il Giubileo Straordinario della Misericordia, gli sgomberi forzati ai danni delle comunità rom nella Capitale hanno fatto registrare una decisa impennata. Come nel 2000, si teme un nuovo “Giubileo nero degli zingari”.
In occasione della Giornata Mondiale del Diritto all’Alloggio – lunedì 5 ottobre 2015 alle ore 11, in via Liberiana 17, Roma – l’Associazione 21 luglio lancia la campagna internazionale “Peccato Capitale” contro gli sgomberi forzati nel periodo giubilare e presenta il “Briefing sugli sgomberi forzati di comunità rom a Roma in prossimità del Giubileo della Misericordia”.
 
 

Intervengono:

Monsignor Paolo Lojudice
Vescovo ausiliare della Diocesi di Roma sud

Padre Alex Zanotelli
Missionario comboniano

Carlo Stasolla
Presidente Associazione 21 luglio

Liliana
Donna rom vittima di sgomberi forzati

 
 
Hanno finora aderito alla campagna le seguenti organizzazioni:
Popica Onlus, Antigone, Cild (Coalizione italiana libertà e diritti civili), ATD Quarto Mondo, Associazione Chico Mendes, Scosse, Lunaria, OsservAzione, PRIME Italia, Associazione Radicali Roma, Chi rom e…chi no, Compare, Unione Inquilini, ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), Associazione Sucar Drom, Associazione Sarda contro l’Emarginazione, FCEI (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia), Cooperativa Animazione Valdocco, Romanipé Palermo, ABCittà società cooperativa sociale ONLUS.
 
Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Ufficio Stampa
Associazione 21 luglio
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Email: stampa@21luglio.org
 
* Foto: Lorenzo Moscia/Popica Onlus

Tribunale condanna Comune Roma: campi rom discriminano

Il 30 maggio 2015, con ordinanza della seconda sezione del Tribunale Civile di Roma, il Giudice ha riconosciuto «il carattere discriminatorio di natura indiretta della complessiva condotta di Roma Capitale […] che si concretizza nell’assegnazione degli alloggi del villaggio attrezzato La Barbuta», ordinando di conseguenza al Comune di Roma «la cessazione della suddetta condotta nel suo complesso, quale descritta in motivazione, e la rimozione dei relativi effetti».
In riferimento al «villaggio attrezzato» La Barbuta, realizzato nel 2012 dall’Amministrazione capitolina, nell’aprile dello stesso anno l’Associazione 21 luglio e l’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) avevano promosso un’azione legale contro il Comune di Roma attraverso il sostegno dell’Open Society Foundations e il supporto di Amnesty International e del Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
Accolta pienamente la tesi espressa nel ricorso dalle due organizzazioni che hanno sostenuto come il “villaggio” La Barbuta debba considerarsi discriminatorio e quindi illegittimo – già per il solo fatto di rappresentare una soluzione abitativa di grandi dimensioni rivolta a un gruppo etnico specifico e comunque priva dei caratteri tipici di un’azione positiva.
«Deve infatti intendersi discriminatoria qualsiasi soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia, tanto più se realizzata, come nel caso dell’insediamento sito in località La Barbuta, in modo da ostacolare l’effettiva convivenza con la popolazione locale, l’accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari e situato in uno spazio dove è posta a serio rischio la salute delle persone ospitate al suo interno».
L’ 8 agosto 2012, pronunciandosi sull’istanza cautelare, il Tribunale di Roma aveva ritenuto che le circostanze esposte dalle due organizzazioni «concorrano nel rendere verosimile il carattere discriminatorio delle attività di assegnazione degli alloggi presso il campo denominato Nuova Barbuta». Il Tribunale di Roma, accogliendo la richiesta presentata dall’Associazione 21 luglio e dall’ASGI aveva pertanto ordinato «la sospensione delle procedure di assegnazione degli alloggi all’interno del villaggio attrezzato Nuova Barbuta fino alla definizione del procedimento sommario di cognizione».
Il 13 settembre 2012 lo stesso Tribunale, in diversa composizione, accogliendo il reclamo del Comune di Roma, aveva annullato la precedente sospensiva, consentendo così il trasferimento delle comunità rom forzatamente sgomberate nel nuovo insediamento.
Il 30 maggio 2015 il Tribunale Civile di Roma, definendo in primo grado il procedimento promosso da Associazione 21 luglio e ASGI ha riconosciuto le ragioni delle due organizzazioni e ha confermato, per la prima volta in Europa, il carattere discriminatorio di un “campo nomadi”, luogo ormai riconosciuto, anche a livello internazionale, come spazio di segregazione e di discriminazione su base etnica.
«Con una sentenza di grande pregio il Tribunale di Roma ha confermato l’illegittimità delle politiche abitative adottate dal governo centrale e da alcune amministrazioni locali nei confronti dei cittadini rom, riaffermando la necessità di superare non solo i “campi” ma anche qualsiasi altra politica abitativa finalizzata alla marginalizzazione e ghettizzazione del popolo rom» afferma l’ASGI.
Secondo l’Associazione 21 luglio «la sentenza rappresenta uno spartiacque decisivo, oltre il quale ogni azione del Comune di Roma deve indirizzarsi verso il definitivo superamento dei “campi” della Capitale». I “campi nomadi” vanno superati, «da oggi – aggiunge l’associazione – deve porsi fine all’immobilismo che ha caratterizzato sino ad ora l’Amministrazione Capitolina. In assenza di una repentina azione ci riserviamo ulteriori interventi per dare effetto immediato alla sentenza».

Gli attivisti rom e sinti incontrano i Premi Nobel per la Pace

Hanno incontrato i Premi Nobel per la Pace, riuniti a Roma dal 12 al 14 dicembre per il XIV Summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace, e hanno consegnato loro una lettera per metterli al corrente delle discriminazioni che le comunità rom e sinte  si trovano ad affrontare in Italia. Per i giovani attivisti rom e sinti si è conclusa con una giornata speciale la seconda edizione del Corso di formazione in diritti umani promosso da Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
Gli attivisti hanno affidato il loro messaggio, un “appello di fratellanza, di pace e rispetto reciproco finalizzato alla costruzione di un mondo migliore” ai Premi Nobel per la Pace Mairead Corrigan Maguire e Shirin Ebadi.
Di seguito pubblichiamo la lettera intera.
 
Carissimi Premi Nobel della Pace riuniti qui a Roma in occasione del Summit 2014,
siamo giovani Rom e Sinti provenienti da tutta Italia, la maggior parte di noi siamo nati e cresciuti in questo paese e in questo periodo stiamo seguendo il corso di formazione per attivisti presso l’Associazione 21 luglio.
Il popolo Rom e Sinto rappresenta in Europa la minoranza più numerosa e anche più discriminata. Eppure siamo l’unico popolo al mondo ad non aver mai rivendicato una terra o combattuto una guerra. Siamo il “popolo della pace”. In Italia siamo 180.000 e molti di noi vivono in ghetti etnici, denominati “campi nomadi”, dove siamo concentrati ed esclusi dalle stesse istituzioni.
Siamo qui a scrivervi questo messaggio perché stanchi di vedere le nostre comunità fortemente discriminate, emarginate e relegate nelle periferie delle città italiane. La nostra speranza è uccisa da condizioni di vita difficili, i nostri sogni restano tali e le nostre attese si scontrano con una realtà fatta di discriminazione quotidiana, rifiuto, razzismo istituzionale
Siamo sotto attacco di messaggi politici incitanti all’odio razziale e della comunicazione dei mass media che troppo spesso dimentica che siamo anche noi essere umani con pari diritti e opportunità come sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che all’articolo 1 stabilisce: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Vogliamo comunicare a voi, Premi Nobel per la Pace, che la nostra cultura tramandata oralmente da più di mille anni è in realtà fatta di altro: di una lingua bella e molto antica, di una musica che è una delle più antiche del mondo, di mestieri come l’artigiano che ha elementi unici, di balli coinvolgenti che sono come un “raggio di sole in una giornata nuvolosa”. 
Noi giovani Rom e Sinti vogliamo avere la possibilità di un futuro migliore in cui poterci includere in una società che sentiamo nostra. Non vogliamo più essere discriminati, emarginati da chi non conosce realmente la nostra cultura che spesso viene etichettata come premoderna e criminale. 
Noi giovani Rom e Sinti vogliamo chiedere a Voi illustri Premi Nobel di prestare la Vostra voce per diffondere questo nostro appello di fratellanza, di pace e rispetto reciproco finalizzato alla costruzione di un mondo migliore. 
In fede,
gli attivisti Rom e Sinti
 

Premi Nobel per la Pace

L’incontro con il Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi (a sinistra)


 

Roma, nun fa' la stupida: #DiscriminareCosta

Banner-sito_defAppello on line al sindaco di Roma Ignazio Marino per chiedergli di bloccare il progetto di costruzione del nuovo “campo rom” in via della Cesarina. Costruire un nuovo “campo rom” è una decisione economicamente insostenibile (la spesa stimata per la realizzazione di questo progetto è di circa 2 milioni di euro) e per di più discriminatoria, dato che questi luoghi sono dei ghetti dove i diritti umani delle persone non sono garantiti. SCRIVI AL SINDACO

Elezioni europee 2014: presentata l'Agenda dei diritti umani in Europa

Il rischio di un successo delle forze politiche nazionaliste, xenofobe e razziste alle prossime elezioni europee del 25 maggio è molto alto. L’esito delle ultime elezioni amministrative in Francia, con l’affermazione del Front National, sembra confermarlo. Se questo avvenisse la vita dei migranti, dei rom e dei detenuti in Europa non diverrebbe certo più facile.
Per fare in modo che il tema della garanzia dei diritti umani dei migranti, dei rom e dei detenuti sia presente nella campagna elettorale, le associazioni Antigone, Lunaria e 21 luglio hanno presentato questa mattina un’Agenda dei diritti umani in Europa, vademecum rivolto ai candidati italiani alle elezioni del Parlamento europeo.
Per assicurare una maggiore garanzia dei diritti dei migranti in Europa le associazioni chiedono ai candidati di impegnarsi per assicurare il diritto di arrivare e di chiedere asilo, la chiusura dei centri di detenzione, il riconoscimento del diritto di voto amministrativo, l’armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di cittadinanza e il rafforzamento dell’impegno comunitario nella lotta al razzismo istituzionale.
Liberazione del territorio europeo dalla vergogna dei “campi nomadi”, blocco degli sgomberi forzati, definizione dello status giuridico dei rom inespellibili ma senza documenti, abbandono dell’uso della parola “nomade” con riferimento ai rom e rafforzamento degli strumenti esistenti per combattere i discorsi di odio sono le priorità individuate per tutelare i diritti dei rom residenti in Europa.
Introduzione in Italia del reato di tortura, garanzia effettiva di diritti fondamentali come quelli al voto, alla salute, alla formazione professionale e promozione di riforme volte a limitare il ricorso allo strumento della custodia cautelare sono le priorità individuate per assicurare una maggiore tutela dei diritti dei detenuti.
L’Agenda è solo la prima tappa della Campagna “Per i diritti, contro la xenofobia” promossa dalle tre associazioni e in collaborazione con ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) per portare le istanze di migranti, detenuti e rom e la lotta alla discriminazione e alla xenofobia al centro del dibattito per le elezioni europee 2014.
SCARICA L’AGENDA DEI DIRITTI UMANI IN EUROPA

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Progetto "Sa’r San – Alle porte della città"

Logo-Sar-SanIl progetto Sa’r San ha come obiettivo la promozione ed il rinforzo dei diritti e del benessere dei bambini e delle famiglie Rom che vivono nel quartiere Tor Sapienza di Roma nonché la creazione di pre-condizioni favorevoli per la loro inclusione sociale e sviluppo comunitario. Grazie all’organizzazione di laboratori di arte e cultura creativa, il progetto intende offrire ai minori un processo di apprendimento integrato e multi-direzionale, espressivo e partecipato Continua a leggere

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