Giugliano (Napoli): sgomberato campo con 450 persone
Associazione 21 luglio nelle scorse settimane ha seguito con preoccupazione la vicenda del campo rom di Giugliano (in provincia di Napoli) abitato da 450 persone di cui la metà bambini. Nei giorni scorsi l’associazione si era attivata organizzando sopralluoghi nell’insediamento, incontrando i rom e avviando un dialogo con realtà associative e istituzioni locali. Malgrado le rassicurazioni fornite da rappresentanti dell’amministrazione comunale che avevano assicurato che lo sgombero si sarebbe svolto solo a seguito dell’offerta di contributi economici una tantum per il reperimento di soluzioni abitative, nella mattina di oggi l’insediamento è stato sgomberato senza che alle persone venisse offerta nessuna soluzione alternativa.
Alle ore 7.30, una ventina di agenti delle Forze di Polizia si sono presentati nell’insediamento intimando alle persone di allontanarsi dallo stesso al fine di prevenire un’azione imponente delle Forze dell’Ordine nella stessa mattinata di oggi. Le famiglie con i loro furgoni e le roulotte si sono quindi allontanate dal campo portando con loro solo i beni essenziali e in queste ore stanno cercando un posto dove potersi trasferire ma le forze dell’ordine poste al loro seguito impediscono qualsiasi loro stazionamento all’interno del territorio comunale. Dalle numerose testimonianze raccolte emerge come già nei giorni scorsi rappresentanti dell’amministrazione di Giugliano avevano paventato l’ipotesi di cancellare le famiglie dall’anagrafe comunale sollecitando con forza alle stesse un loro trasferimento in altri comuni limitrofi.
«Dopo i fatti di Torre Maura a Roma, la vicenda di Casal Bruciato avvenuta nella Capitale, un altro tassello si aggiunge al pericoloso “quadro emergenziale” che in Italia si sta costruendo attorno alla “questione rom”. Non è più il colore politico a creare distinguo nella gestione della comunità rom in emergenza abitativa ma sempre più trasversalmente giunte diverse politicamente e territorialmente, appaiono unite nel promuovere una politica gravemente lesiva dei diritti umani fondamentali» è il commento di Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio.