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Sentenza storica del Tribunale segna la fine dei "campi nomadi"


CONFERENZA STAMPA

Con una sentenza storica il Tribunale condanna il Comune di Roma inaugurando la fine della stagione dei “campi nomadi” in Italia

Martedi 9 giugno ore 10,30
Sala Caduti di Nassiriya – Senato della Repubblica
Piazza Madama, 11 – ROMA

A seguito dell’azione legale promossa dall’Associazione 21 luglio e dall’ASGI (Associazione Studi Giuridici Immigrazione), il Tribunale di Roma ha condannato l’Amministrazione capitolina riconoscendo, per la prima volta in Europa, il carattere discriminatorio di una soluzione abitativa riservata a soli rom. La sentenza, che scandisce la fine della stagione dei “campi nomadi”, verrà presentata da Carlo Stasolla (Associazione 21 luglio) e Salvatore Fachile (ASGI). Sarà presente Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato.


Informazioni e accrediti:
L’accesso alla Sala è consentito fino al raggiungimento della capienza massima.
Per gli uomini sono obbligatorie giacca e cravatta.
Si ricorda che per accedere al Senato è obbligatorio l’accredito.
Per informazioni e accrediti: 06.6706.5299 dirittiumani@senato.it
I giornalisti devono accreditarsi presso l’Ufficio stampa del Senato
Fax:  06.6706.2947 E-mail: accrediti.stampa@senato.it

Per maggiori informazioni:
Elena Risi
Comunicazione e Ufficio stampa
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
Email: assistente.comunicazione@21luglio.org

Silvia Canciani
Comunicazione e Ufficio stampa
ASGI (Associazione Studi Giuridici Immigrazione)
Tel: 389 4988460
Email: info@asgi.it

Foto di Valentina Faraone
 
 

Sentenza storica del Tribunale segna la fine dei "campi nomadi"


CONFERENZA STAMPA

Con una sentenza storica il Tribunale condanna il Comune di Roma inaugurando la fine della stagione dei “campi nomadi” in Italia

Martedi 9 giugno ore 10,30
Sala Caduti di Nassiriya – Senato della Repubblica
Piazza Madama, 11 – ROMA

A seguito dell’azione legale promossa dall’Associazione 21 luglio e dall’ASGI (Associazione Studi Giuridici Immigrazione), il Tribunale di Roma ha condannato l’Amministrazione capitolina riconoscendo, per la prima volta in Europa, il carattere discriminatorio di una soluzione abitativa riservata a soli rom. La sentenza, che scandisce la fine della stagione dei “campi nomadi”, verrà presentata da Carlo Stasolla (Associazione 21 luglio) e Salvatore Fachile (ASGI). Sarà presente Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato.


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“Campi Nomadi s.p.a.”: rapporto sui costi del “sistema campi” a Roma, 12.06.2014

nomadi roma[tfg_social_share]L’Italia è conosciuta in Europa come il Paese dei campi e Roma, da quando, nel 1994, fu costruito il primo “campo nomadi”, è la città che più delle altre ha investito risorse umane ed economiche nella realizzazione del “sistema campi”.
Ma quanto costa segregare, concentrare e allontanare i rom? A Roma, nel solo 2013, oltre 24 milioni di euro. È il dato, emblema del fiume incontrollato di denaro pubblico che confluisce nel “sistema campi”, che emerge dal rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”, che l’Associazione 21 luglio presenta giovedì 12 giugno 2014 alle ore 13 presso la Sala del Carroccio, in piazza del Campidoglio, a Roma.
Con il rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”, l’Associazione 21 luglio intende portare allo scoperto i costi reali del “sistema campi” nella Capitale, analizzando nei dettagli ogni singola voce di spesa relativa alla gestione degli otto “villaggi della solidarietà” e dei tre “centri di raccolta rom” e alla conduzione delle operazioni di sgombero degli insediamenti informali.
Il rapporto vuole altresì fare luce sul vasto indotto che si muove attorno alla gestione dei “campi rom” e che si alimenta attraverso l’erogazione di finanziamenti a pioggia, regolati in buona parte da affidamenti diretti, a più di 30 attori del terzo settore per la gestione di servizi assistenziali che quasi mai prevedono progetti di inclusione sociale.
Alla elencazione e alla ripartizione dei costi del “sistema campi”, segue una comparazione tra buone prassi di superamento dei “campi nomadi” in due città italiane e le politiche praticate nella città di Roma nel 2013. Il rapporto si conclude con la presentazione di una proposta concreta per superare la “politica dei campi” nella città di Roma attraverso il coinvolgimento di cittadini rom e non rom in emergenza abitativa.
Intervengono alla presentazione Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, Angela Tullio Cataldo, ricercatrice dell’Associazione 21 luglio e Stefania Viceconti, ingegnere, autrice del capitolo sulla proposta concreta per superare i “campi”. Modera Gianni Augello, giornalista di Redattore Sociale.
Sono stati invitati alla presentazione del rapporto il sindaco Ignazio Marino e i consiglieri di Roma Capitale.
INGRESSO LIBERO
Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
Email: stampa@21luglio.org
www.21luglio.org

Ad aprile il convegno "Italia Romanì": iscrizioni on line

rom sinti italia

La Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, dove si svolgerà il convegno.


SCARICA IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO
ISCRIVITI ON LINE
Nell’ambito della campagna “Stop all’apartheid dei rom!“, l’Associazione 21 luglio organizza, dal 3 al 5 aprile 2014, a Roma, il Convegno nazionale ITALIA ROMANÌ. L’inclusione dei rom e dei sinti in Italia. Quale strategia?
Il Convegno, che si svolgerà presso l’Aula Magna della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, in largo Giovanni Battista Marzi 10, a Roma, è rivolto a esperti, ricercatori, professionisti, studenti e tutti coloro che vorrebbero avvicinarsi o approfondire il tema delle politiche rivolte alle comunità rom e sinte.
Per partecipare occorre iscriversi compilando il modulo on line. La partecipazione è gratuita.
Alla base dell’iniziativa vi è un duplice obiettivo. Da una parte fotografare la condizione sociale e giuridica delle comunità rom e sinte nel nostro paese. Dall’altro individuare limiti e prospettive della “Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti”, quel documento adottato dal governo italiano in sede europea nel febbraio 2012 che mira al superamento dei “campi nomadi” in Italia e all’attuazione di reali percorsi di inclusione.
Il contesto
Oggi, in Italia, vivono circa 170-180 mila rom e sinti, che rappresentano lo 0,23% della popolazione. Di questi, circa 40 mila vivono nei cosiddetti “campi”, la maggior parte dei quali sono concentrati nelle periferie delle grandi città.
La vita nei “campi”, per i suoi abitanti, è caratterizzata dalla marginalizzazione sociale e dalla violazione di alcuni diritti umani fondamentali, dall’alloggio all’istruzione, sino al diritto alla salute. In più, lo stato di “emergenza nomadi”, dichiarato a maggio 2008 dall’allora governo Berlusconi, con le sua azioni basate su un approccio sicuritario ha marcato in maniera ancora più netta una profonda linea di demarcazione istituzionale tra l’abitante del “campo nomadi” e la società maggioritaria.
Solamente negli ultimi due anni, si è assistito al debole tentativo di affermare politiche segnate dall’uguaglianza, dalla parità di trattamento e dalla titolarità dei diritti fondamentali.
Il programma del convegno
Al convegno ITALIA ROMANÌ parteciperanno rappresentanti istituzionali e delle organizzazioni che si occupano della tutela dei diritti di rom e sinti, nonché studiosi ed esperti della materia.
Le tre giornate di lavori si articoleranno nelle seguenti nove sessioni:

    • SESSIONE 1: Memoria tra presente e passato
    • SESSIONE 2: Cittadinanza, discriminazione e status giuridico
    • SESSIONE 3: L’abitare rom tra condizioni ghettizzanti e sgomberi forzati
    • SESSIONE 4: La formazione e la sfida del lavoro
    • SESSIONE 5: Abitare il margine ed esercitare i diritti. La salute dei rom e dei sinti
    • SESSIONE 6: Politiche sicuritarie e invenzione dell’etnicità
    • SESSIONE 7: La Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti. Limiti e prospettive
    • SESSIONE 8: Governance e diritti
    • SESSIONE 9: Nuove politiche possibili

Il convegno ITALIA ROMANÌ è organizzato con il patrocinio della Commissione Europea e dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR).
Sono partner scientifici del convegno l’Università degli Studi Roma Tre, l’International Centre of Interdisciplinary Studies on Migration e il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria.
La Campagna “Stop all’apartheid dei rom!” è realizzata grazie al sostegno di Bernard Van Leer Foundation.
Per maggiori informazioni sul convegno visita il sito www.italiarom.org

Bambini rom e non rom: a scuola una lezione speciale

Ore 13. Il suono della campanella della scuola segna la fine dell’ora di lezione. Ancori pochi minuti e in classe arriverà un nuovo insegnante. Ma per alcuni bambini rom e non rom di prima e seconda media quella che sta per iniziare è una lezione diversa dalle altre. Un’ora molto speciale.
David, Giorgia, Serif, Armando, Sharon e Giorgio arrivano puntuali nella grande aula dove ad attenderli c’è Sara, la loro maestra danza terapeuta. E così i bimbi rom e non rom di questa scuola media alla periferia di Roma iniziano la loro nuova lezione di Danza Movimento terapia.
David, Giorgia, Serif, Armando, Sharon e Giorgio sono tra i 48 bambini (di cui 29 rom) delle scuole ementari e medie che partecipano alle attività del progetto “Danzare la vita”, realizzato dall’Associazione 21 luglio con il sostegno della fondazione Alta Mane Italia. Il progetto ha come obiettivo principale quello di costruire la cittadinanza, promuovendo l’incontro tra culture diverse e favorendo il superamento dell’esclusione e della marginalità sociale a partire proprio dall’ambito scolastico.
A ritmo di musica, seguendo le indicazioni dell’insegnante, i giovani studenti si cimentano in una serie di esercizi fisici che rientrano in una modalità educativa (la Danza Movimento terapia e il Movimento Creativo) che utilizza il corpo e il movimento come principale canale di comunicazione per promuovere la salute e lo sviluppo del bambino.
I bambini rom e non rom sembrano divertirsi e rilassarsi. Frequentano classi diverse ma, da quando frequentano il corso, iniziano a conoscersi tra di loro e a diventare amici. In più, per i bimbi rom, che vivono in due centri di raccolta rom della Capitale – dei “campi nomadi” in muratura – è un modo per facilitare il proprio inserimento scolastico e instaurare relazioni con i propri coetanei non rom. Lontano dalla dimensione “ghettizzante” dei “campi” e degli altri luoghi riservati a soli rom.
A un tratto Sara, la danza terapeuta, che durante l’attività è accompagnata da Dzemila, mediatrice culturale dell’Associazione 21 luglio, ferma la musica e propone ai bambini un nuovo esercizio. I bimbi si suddividono a coppie e, in ogni coppia, uno di loro viene bendato. Il bimbo con gli occhi liberi ha quindi il compito di accompagnare lentamente il suo compagno attraverso la sala, appoggiandogli una mano sulla spalla per guidarlo nella giusta direzione. Obiettivo di questo esercizio è che il bambino sviluppi ancor più il suo senso di orientamento e aumenti la propria capacità di relazione con i compagni.
Poco dopo, su input dell’insegnate, l’esercizio assume delle varianti. L’unico bimbo bendato deve seguire le indicazioni degli altri bambini i quali, a turno, iniziano ad attrarre la sua attenzione con la voce o con dei rumori. E quando Sara dice stop al bimbo bendato il compito di indovinare in che punto della sala si trova.
E così via per tutti i bimbi del corso: anche in questo caso si tratta di una modalità educativa che mira alla ricerca di equilibrio e armonia tra il mondo “che sta dentro” e il mondo “che sta fuori” del minore. In questo modo, poi, i giovani studenti acquisiscono maggiore sicurezza in se stessi e nei rapporti con i propri coetanei, oltre che con gli insegnanti e con le proprie famiglie.
La Danza Movimento terapia è solo una delle attività del progetto “Danzare la vita”: oltre ad essa il progetto prevede un corso di flamenco e un laboratorio di arte teatrale.
Parte integrante del progetto sono inoltre la cura e lo sviluppo dei rapporti con le famiglie dei bambini  coinvolti nei laboratori, in particolare di quelli rom; l’organizzazione di incontri con il corpo docente; l’organizzazione di incontri nelle classi dei bambini coinvolti nel progetto; l’organizzazione di attività extrascolastiche nel periodo estivo.
L’Associazione 21 luglio, nell’ambito del progetto, svolge infine attività di monitoraggio delle condizioni dei campi in cui vivono i minori coinvolti e attività di advocacy, intraprendendo azioni volte a rimuovere eventuali violazioni dei diritti dell’infanzia.
Per maggiori informazioni sul progetto clicca qui

I rom non scelgono di essere apolidi e senza fissa dimora

L'articolo di Bruno Ferraro su Libero.

L’articolo di Bruno Ferraro su Libero.


[tfg_social_share]L’Associazione 21 luglio condanna le affermazioni sui rom contenute in un articolo del Presidente Aggiunto Onorario della Corte di Cassazione Bruno Ferraro pubblicato quest’oggi sul quotidiano Libero. L’articolo – sostiene l’Associazione – offre un’immagine distorta della realtà dei rom nel nostro Paese e alimenta stereotipi e pregiudizi negativi nei confronti di tali comunità.
Nell’articolo, intitolato “Ius soli, Cie e campi rom, quante bugie ci hanno raccontato”, Bruno Ferraro argomenta prima il suo no all’introduzione del principio dello ius soli in Italia e poi ripercorre la questione dell’immigrazione e dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) per gli immigrati.
Cimentandosi con il tema rom, che definisce «un falso problema», Ferraro scrive: «Un autentico rom è soggetto che sceglie di rimanere apolide, senza patria e senza fissa dimora; soprattutto rinunziando per scelta di vita ad un lavoro sedentario».
Queste parole, sostiene l’Associazione 21 luglio, forniscono ancora una volta l’immagine stereotipata e negativa dei  rom-nomadi diffondendo così nell’opinione pubblica un’idea sbagliata, e che non corrisponde alle ambizioni, i sogni e i desideri di queste comunità, per cui i rom non vorrebbero vivere una vita pienamente inclusa nella società, assieme al resto dei cittadini.
Anche la Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato, del resto, nel “rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Camminanti in Italia” del febbraio 2011 aveva affermato chiaramente come il concetto di nomadismo fosse ormai ampiamente superato:
« A differenza di quanto comunemente si crede, la stragrande maggioranza dei Rom, Sinti e Camminanti presenti sul territorio italiano non è nomade e ha anzi uno stile di vita sedentario», si legge nel rapporto.
A conclusione dell’articolo, Bruno Ferraro invita poi i rom a continuare «a fare i rom senza disturbare e senza essere disturbati» affermando che «i campi rom non sono luogo di segregazione ma opportunità che i rom sono liberi di accettare o rifiutare…senza protestare».
Per l’Associazione 21 luglio, che nei mesi scorsi ha lanciato un appello nazionale con raccolta firme per chiedere l’abrogazione delle leggi regionali che istituiscono i “campi nomadi”, i “campi rom” sono invece dei veri e propri ghetti, creati e gestiti dalle istituzioni, dove i diritti dei rom, e in particolare dei minori, vengono sistematicamente violati e che rendono impossibile ogni possibilità di inclusione sociale.
Su questo punto, nel 2012, il Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) si è pronunciato sull’Italia reiterando la preoccupazione che «le popolazioni Rom, Sinti e Caminanti vivano in una situazione di segregazione de facto dal resto della popolazione in campi che spesso mancano delle strutture per soddisfare i bisogni più elementari», sollecitando quindi lo Stato italiano «ad astenersi dal sistemare i rom in campi fuori dalle aree popolate».
I “campi rom” rappresentano una risposta al problema oramai giudicata del tutto anacronistica e condannata anche dalla Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti. Questa infatti afferma: «La politica amministrativa dei “campi nomadi” ha alimentato negli anni il disagio abitativo fino a divenire da conseguenza, essa stessa presupposto e causa della marginalità spaziale e dell’esclusione sociale per coloro che subivano e subiscono una simile modalità abitativa».
 

Moni Ovadia dice "Stop all'apartheid dei rom!"

L’artista Moni Ovadia aderisce alla campagna dell’Associazione 21 luglio “Stop all’apartheid dei rom!” e invita a firmare il nostro appello per l’inclusione delle comunità rom e sinte in Italia e il superamento della politica dei “campi nomadi”.
«I campi sono dei lager – dice l’artista in questo video -. Bisogna abrogare le leggi che istituiscono i “campi nomadi” nel nostro Paese, mettere fine all’apartheid in cui abbiamo costretto queste comunità e permetterne finalmente l’integrazione».

I rom scrivono al Commissario Europeo per i Diritti Umani

Il "villaggio attrezzato" della Cesarina, a Roma

Il “villaggio attrezzato” della Cesarina, a Roma


[tfg_social_share]«Veniamo trattati come “pacchi”, spostati da una parte all’altra della città senza essere interpellati, e nel timore di essere dimenticati all’interno di un centro segregato, dove gli spazi sono angusti e asfittici, le condizioni igienico-sanitarie difficili e dove ci è proibito ricevere visite».
Si sono rivolte direttamente al Commissario Europeo per i Diritti Umani Nils Muižnieks alcune delle famiglie rom che nelle scorse settimane sono state trasferite dal “villaggio attrezzato” della Cesarina al centro per soli rom di via Visso, a Roma.
Con la lettera a Strasburgo, i rom vogliono portare all’attenzione del Commissario la «grave condotta da parte dell’Amministrazione di Roma» nei loro confronti dopo che, il mese scorso, lo stesso Muižnieks aveva esortato la Giunta Marino ad individuare «soluzioni abitative ordinarie» per rom e sinti nella Capitale.
Il 16 dicembre, i 180 rom della Cesarina sono stati trasferiti nel centro di accoglienza per soli rom di via Visso 12, denominato “Best House Rom” e dove già vivono altri 180 rom. Nella lettera al Commissario le famiglie rom denunciano come all’interno del “villaggio attrezzato” le condizioni di vita fossero effettivamente «inaccettabili», a causa di «condizioni alloggiative totalmente inadeguate e dei ripetuti episodi vessatori» ai quali erano sottoposte.
La soluzione individuata dall’Amministrazione capitolina, tuttavia, è stata il trasferimento nell’ennesimo luogo di segregazione per soli rom. Un trasferimento, secondo le famiglie rom firmatarie, avvenuto peraltro senza alcuna consultazione adeguata.
«Contestiamo fortemente la totale assenza di consultazioni e il fatto che non si sia esplorata alcuna ulteriore alternativa rispetto all’unica opzione messa a disposizione dal Comune, che riteniamo inadeguata dato che replica una condizione di segregazione, essendo riservata a soli rom», si legge nella lettera al Commissario Muižnieks.
«Inoltre – proseguono i rom – non solo veniamo trattati come “pacchi”, spostati da una parte all’altra della città, ma ci ritroviamo anche in una condizione di estrema incertezza riguardo al futuro nostro e dei nostri figli».
Nelle intenzioni del Comune, il trasferimento sarebbe una misura temporanea in attesa del rifacimento del “villaggio attrezzato” della Cesarina. Tuttavia, scrivono i rom al Commissario, nessuna tempistica sulla loro permanenza nel centro è stata loro comunicata dall’Amministrazione né tantomeno sull’inizio dei lavori di rifacimento del “campo”.
Tutto ciò alimenta «il nostro timore di venire dimenticati all’interno di un centro segregato e inadeguato per chissà quanto tempo, come già successo ad altre persone rom che in precedenza sono state trasferite in questo e in altri centri di accoglienza per soli rom della città di Roma».
Nella risposta alla lettera di novembre inviata da Strasburgo al sindaco Marino, l’Assessore al Sostegno Sociale e Sussidiarietà Rita Cutini aveva garantito al Commissario Muižnieks che «la volontà e i passi intrapresi dalla nostra amministrazione vanno nella direzione di una piena attuazione delle indicazioni contenute nella Stratega nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, abbandonando definitivamente l’approccio emergenziale in favore di una gestione di sistema del fenomeno».
Nella loro lettera, però, i rom mettono in evidenza un’altra realtà: «Come le ha recentemente scritto l’Assessore Cutini, anche noi – scrivono i rom a Muižnieks – le inviamo il nostro invito a venire a visitarci nel nuovo centro per riscontrare di persona la condizione in cui siamo stati costretti dalle autorità della città di Roma: spazi angusti e asfittici, proibizione di ricevere visite, condizioni igienico-sanitarie difficili, regolamenti vessatori».

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Roma, in corso il trasferimento di 180 rom dalla Cesarina al centro di raccolta di via Visso. L’Associazione 21 luglio: «Continuano segregazione etnica e spreco di denaro pubblico».

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[tfg_social_share]Nonostante l’esortazione di Strasburgo a superare la politica dei “campi nomadi” nella Capitale, il sindaco Marino, con il primo intervento della sua Giunta rivolto a rom e sinti, ripropone la segregazione su base etnica di tali comunità, il “campo” come unico spazio dell’abitare rom e lo spreco di ingenti risorse economiche che potrebbero essere utilizzate per favorire reali percorsi di inclusione sociale.
Da ieri è infatti in corso il trasferimento, condotto dagli operatori del Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale, di 180 rom dal «villaggio della solidarietà» de La Cesarina al centro di raccolta rom di via Visso 12: una misura, temporanea nelle intenzioni dell’Amministrazione, in attesa della ristrutturazione, a fronte di elevati costi sociali ed economici, del “villaggio attrezzato” in zona Nomentana.

Il 12 novembre scorso il Commissario europeo per i diritti umani Nils Muižnieks, in una lettera inviata al sindaco Marino, aveva raccomandato l’individuazione di «normali condizioni abitative» per le comunità rom e sinte volte a favorirne l’inclusione sociale.
Il centro di raccolta rom di via Visso, dove già vivono da 18 mesi quasi 200 persone rom, non risponde invece in alcun modo alle raccomandazioni giunte da Strasburgo.
Esso infatti si configura come un luogo caratterizzato dalla segregazione su base etnica – essendo riservato esclusivamente a persone rom in disagio abitativo –; da una apparente temporaneità – dato che nei 3 centri di raccolta rom esistenti a Roma vivono tuttora famiglie rom dal novembre 2009; dalla mancanza di reali percorsi di inclusione sociale.
Il centro di raccolta di via Visso, come del resto quelli di via Salaria e via Amarilli, si caratterizza inoltre per gli altissimi costi di gestione.  Nelle tre strutture vivono circa 870 rom il cui costo procapite è stimato in 20 euro al giorno per una spesa complessiva annua di 6.350.000 euro. Per l’Amministrazione comunale si traduce in una spesa mensile a nucleo familiare di circa 2.700 euro.
Tali sono le cifre che il Comune di Roma spende per discriminare e segregare le comunità rom e sinte. Con cifre decisamente minori, come dimostrato fin da subito in un documento congiunto presentato da Associazione 21 luglio e Arci Solidarietà lo scorso 9 settembre, si potrebbero invece promuovere reali percorsi di inclusione.
Nel documento le due organizzazioni avevano infatti proposto una pluralità di soluzioni, da realizzare attraverso consultazioni individuali con rom e sinti,  che avrebbero concretamente portato entro 18 mesi alla chiusura definitiva del “villaggio attrezzato” de La Cesarina.
Secondo l’Associazione 21 luglio la chiusura dell’insediamento de La Cesarina, viste le sue condizioni igienico-sanitarie e il fenomeno estorsivo presente al suo interno, è prioritaria e improcrastinabile. Tale chiusura dovrebbe però essere definitiva e avvenire in linea con gli standard internazionali passando attraverso una effettiva consultazione della popolazione residente indirizzata a porre fine ad una segregazione abitativa.
Segregare i 180 rom nel centro di raccolta di via Visso e provvedere alla ristrutturazione del campo de La Cesarina, così come è invece nelle intenzioni dell’Amministrazione comunale, oltre che andare contro le raccomandazioni formulate dal Commissario europeo, si pone in netto contrasto con i principi della Strategia nazionale di Inclusione di Rom, Sinti e Caminanti che l’Amministrazione ha dichiarato di aver adottato.
L’Associazione 21 luglio condanna pertanto la scelta dell’Amministrazione capitolina di optare per una decisione onerosa, lesiva dei diritti umani e che reitera una politica già vista, dagli effetti discriminatori e che ripropone il centro di raccolta rom o il “campo nomade” come unico spazio dell’abitare rom.
L’Associazione 21 luglio invita il Comune di Roma a riconsiderare l’utilizzo delle risorse economiche per dare invece inizio a un nuovo corso che dia l’accesso anche ai rom alle normali e convenzionali soluzioni abitative in assenza di discriminazione.

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