Il “villaggio attrezzato” della Cesarina, a Roma
[tfg_social_share]«Veniamo trattati come “pacchi”, spostati da una parte all’altra della città senza essere interpellati, e nel timore di essere dimenticati all’interno di un centro segregato, dove gli spazi sono angusti e asfittici, le condizioni igienico-sanitarie difficili e dove ci è proibito ricevere visite».
Si sono rivolte direttamente al
Commissario Europeo per i Diritti Umani Nils Muižnieks alcune delle famiglie rom che nelle scorse settimane sono state trasferite dal “villaggio attrezzato” della
Cesarina al centro per soli rom di
via Visso, a Roma.
Con la lettera a
Strasburgo, i rom vogliono portare all’attenzione del Commissario la «grave condotta da parte dell’Amministrazione di Roma» nei loro confronti dopo che, il mese scorso, lo stesso Muižnieks
aveva esortato la Giunta Marino ad individuare «soluzioni abitative ordinarie» per rom e sinti nella Capitale.
Il 16 dicembre, i 180 rom della Cesarina sono stati trasferiti nel centro di accoglienza per soli rom di via Visso 12, denominato “Best House Rom” e dove già vivono altri 180 rom. Nella lettera al Commissario le famiglie rom denunciano come all’interno del “villaggio attrezzato” le condizioni di vita fossero effettivamente «inaccettabili», a causa di «
condizioni alloggiative totalmente inadeguate e dei
ripetuti episodi vessatori» ai quali erano sottoposte.
La soluzione individuata dall’Amministrazione capitolina, tuttavia, è stata il trasferimento
nell’ennesimo luogo di segregazione per soli rom. Un trasferimento, secondo le famiglie rom firmatarie, avvenuto peraltro senza alcuna consultazione adeguata.
«Contestiamo fortemente la totale assenza di consultazioni e il fatto che non si sia esplorata alcuna ulteriore alternativa rispetto all’unica opzione messa a disposizione dal Comune, che riteniamo inadeguata dato che
replica una condizione di segregazione, essendo riservata a soli rom», si legge nella lettera al Commissario Muižnieks.
«Inoltre – proseguono i rom – non solo veniamo
trattati come “pacchi”, spostati da una parte all’altra della città, ma ci ritroviamo anche in una
condizione di estrema incertezza riguardo al futuro nostro e dei nostri figli».
Nelle intenzioni del Comune, il trasferimento sarebbe una misura temporanea in attesa del rifacimento del “villaggio attrezzato” della Cesarina. Tuttavia, scrivono i rom al Commissario, nessuna tempistica sulla loro permanenza nel centro è stata loro comunicata dall’Amministrazione né tantomeno sull’inizio dei lavori di rifacimento del “campo”.
Tutto ciò alimenta «il nostro
timore di venire dimenticati all’interno di un centro segregato e inadeguato per chissà quanto tempo, come già successo ad altre persone rom che in precedenza sono state trasferite in questo e in altri centri di accoglienza per soli rom della città di Roma».
Nella
risposta alla lettera di novembre inviata da Strasburgo al sindaco Marino, l’
Assessore al Sostegno Sociale e Sussidiarietà Rita Cutini aveva garantito al Commissario Muižnieks che «la volontà e i passi intrapresi dalla nostra amministrazione vanno nella direzione di una piena attuazione delle indicazioni contenute nella
Stratega nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, abbandonando definitivamente l’approccio emergenziale in favore di una gestione di sistema del fenomeno».
Nella loro lettera, però, i rom mettono in evidenza un’altra realtà: «Come le ha recentemente scritto l’Assessore Cutini, anche noi – scrivono i rom a Muižnieks – le inviamo il nostro invito a venire a visitarci nel nuovo centro per riscontrare di persona la condizione in cui siamo stati costretti dalle autorità della città di Roma:
spazi angusti e asfittici,
proibizione di ricevere visite,
condizioni igienico-sanitarie difficili,
regolamenti vessatori».
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