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Ivan Boccali.

"L'unica soluzione è il NAPALM", Associazione 21 luglio annuncia un esposto per il post FB di Ivan Boccali

Ancora frasi di odio, ancora incitamento alla discriminazione razziale. Questa volta se ne è reso protagonista Ivan Boccali, consigliere comunale di Ciampino per il movimento civico “Gente Libera”.
Dal suo profilo Facebook, lo scorso 26 maggio ha scritto: “Ancora incendio al Campo Rom “La Barbuta” di Ciampino. Ancora roghi tossici. Roma Sud e Castelli Romani ostaggi di questi selvaggi, primitivi, balordi. La politica buonista dell’integrazione ha fallito. Per quel Campo Nomadi l’unica soluzione è il NAPALM.”

Associazione 21 luglio Onlus condanna con forza i contenuti del post e sta prontamente lavorando a un esposto alla Procura della Repubblica.
«L’incitamento all’odio appare in questa occasione formalmente ancora più grave – ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – se si considera che proprio nella baraccopoli de “La Barbuta” risiedono numerosi parenti delle tre sorelle vittime del rogo di Centocelle avvenuto poco più di due settimane fa».
L’Osservatorio 21 luglio ha inoltre inviato una segnalazione a Facebook per richiedere la cancellazione del post ma al momento, a circa 18 ore dall’avvenuta comunicazione, le dichiarazioni non sono ancora state eliminate.

Il CERD sull'Italia: preoccupante la discriminazione verso comunità rom e sinta

Il Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD): profonda preoccupazione per la persistente e consolidata discriminazione nei confronti della comunità rom e sinta in Italia, specie in materia di segregazione abitativa e sgomberi forzati.
A conclusione della novantunesima sessione del Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) terminata lo scorso 9 dicembre, sono state rese note le prime Osservazioni adottate in seguito al ciclo di monitoraggio sull’Italia in materia di discriminazione a cui anche Associazione 21 luglio ha portato il suo contributo in termini di raccolta dati.
Il Comitato ha espresso profonda preoccupazione per la persistente discriminazione cui è sottoposta la comunità rom e sinta residente in Italia, ponendo una particolare attenzione sulla continua pratica degli sgomberi forzati, che violano i diritti umani e compromettono la frequenza scolastica dei minori, oltre che sulla perpetrazione della segregazione abitativa. Il Comitato ha sottolineato l’inadeguatezza degli alloggi e delle aree predisposte, collocate in zone remote rispetto ai centri abitati e ai servizi di base, nettamente separate dalla società maggioritaria e sottoposte a condizioni igienico-sanitarie precarie.
Sul tema della condizione abitativa, il Comitato ha raccomandato allo Stato italiano di fermare «qualsiasi piano che stabilisca la costruzione di nuovi campi o aree abitative che li separino dal resto della società» e di porre fine «all’esistenza e all’uso dei campi segreganti», prevedendo allo stesso tempo un alloggio adeguato.
Alla luce di queste osservazioni e per sollecitare un intervento dell’Amministrazione Capitolina nella direzione di un superamento definitivo del “sistema campi”, nei giorni scorsi Associazione 21 luglio ha inviato una lettera all’Assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale Laura Baldassarre e ai dirigenti del Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale, per rimarcare la propria condanna per la prosecuzione del Bando di Gara di appalto, reso pubblico lo scorso luglio, che prevede il reperimento di una nuova area attrezzata per soli rom nel territorio del XV Municipio di Roma. «Appare evidente – si legge nella lettera – il profondo gap presente tra la politica adottata dall’Amministrazione Capitolina, volta a dar vita ancora una volta ad una nuova area per soli rom, e le richieste sempre più pressanti degli organismi europei e internazionali come il CERD».
Associazione 21 luglio ha pertanto chiesto formalmente all’Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità Solidale e al Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale di arrestare qualunque procedura rivolta alla realizzazione di una nuova area per soli rom e di uniformarsi alle richieste espresse dal Comitato delle Nazioni Unite.
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Per maggiori informazioni:
Elena Risi
Ufficio stampa e Comunicazione
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611
Email: stampa@21luglio.org
www.21luglio.org

L'ECRI bacchetta l'Italia: stop a segregazione dei rom e sgomberi forzati

Il nuovo rapporto ECRI (European Commission against Racism and Intolerance) dedicato all’Italia esprime preoccupazione per la condizione di forte emarginazione e discriminazione dei rom residenti in Italia, soprattutto in materia di diritto all’alloggio. Il rapporto sottolinea le condizioni di segregazione ed estrema precarietà degli insediamenti istituzionali, sia per le condizioni igienico-sanitarie sia per le difficoltà nell’accesso ai servizi. Le criticità delle soluzioni abitative riservate ai rom dalle autorità italiane sono state riscontrate dell’ECRI anche durante un sopralluogo realizzato a Roma nel settembre 2015 presso l’insediamento formale di Castel Romano e il centro di accoglienza per soli rom “Best House Rom”, in una visita finalizzata alla raccolta di informazioni sul campo che è stata facilitata da una delegazione di Associazione 21 luglio.
Proseguendo l’analisi sulla condizione abitativa di rom e sinti in Italia, l’ECRI accoglie con soddisfazione la sentenza del Tribunale Civile di Roma del 30 maggio 2015 – esito di un’istanza congiunta di Associazione 21 luglio e ASGI relativa all’insediamento formale de La Barbuta – riaffermando come essa abbia riconosciuto che gli insediamenti di comunità rom «sono una forma di segregazione e discriminazione fondati sulle origini etniche, in violazione del diritto italiano ed europeo». Tuttavia, per quanto apprezzabile, la Commissione sottolinea come alla sentenza non sia seguita per il momento «alcuna risposta idonea corredata da soluzioni alternative».
Per questo individua la necessità di procedere ad una concreta applicazione della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, completando l’istituzione dei tavoli regionali – ad oggi sono solo 11 su 20 – e potenziando il ruolo strategico dell’UNAR, in modo da fornire le risorse necessarie per poter coordinare, monitorare e valutare la Strategia.
L’ECRI esprime le sue raccomandazioni anche in materia di sgomberi forzati perpetrati dalle autorità italiane ai danni di uomini, donne e bambini rom che vivono negli insediamenti non autorizzati. Citando anche i dati raccolti da Associazione 21 luglio, ribadisce l’aumento esponenziale di operazioni registrato a Roma tra marzo e ottobre 2015 e sottolinea come «questi sgomberi forzati non comportano un miglioramento delle condizioni abitative o igienico-sanitarie ma, anzi, hanno l’effetto involontario di riprodurre altrove la stessa situazione precaria e insalubre che ha portato allo sgombero dal luogo precedente». Aggiunge, inoltre, come tali operazioni avvengano senza rispettare le procedure sancite dal diritto internazionale, quali una notifica scritta e la garanzia di un alloggio alternativo.
Nel bilancio complessivo del rapporto la condizione abitativa rappresenta il presupposto fondamentale da cui ripartire per garantire ai rom residenti in Italia il godimento dei diritti umani fondamentali quali salute, istruzione e lavoro.
Alla luce delle raccomandazioni espresse dall’ECRI, Associazione 21 luglio ribadisce l’urgenza con cui tali questioni dovranno essere affrontate nelle diverse città, ponendo un accento particolare sul lavoro che spetta ai nuovi amministratori locali che risulteranno vincenti alle elezioni di giugno.
Associazione 21 luglio auspica che tra le priorità del nuovo sindaco che sarà chiamato a governare Roma ci sia l’applicazione dell’ordinanza relativa all’insediamento de La Barbuta con la quale il Tribunale Civile ha condannato il Comune di Roma per il carattere discriminatorio e di cui ha ordinato la rimozione degli effetti.
SCARICA IL RAPPORTO ECRI

Associazione 21 luglio diffida Marchini: discorsi stereotipati favoriscono la discriminazione

Associazione 21 luglio ha inviato una lettera di diffida al candidato sindaco di Roma Alfio Marchini, in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate lo scorso 26 febbraio durante un’intervista al quotidiano la Repubblica relativamente alla cosiddetta “questione rom”.
«Io dico che sono delle persone per la grandissima parte che proprio per la loro identità hanno una difficoltà di integrazione» – ha asserito Alfio Marchini – «Non vogliono farlo. Quando io sento cose sublimi tipo “facciamoli integrare”, quelle persone sono persone che volente oppure nolente hanno una loro identità forte e quindi non chiedono l’integrazione, sono orgogliose del loro status».
L’Osservatorio 21 luglio, che ha il compito di monitorare i principali canali di informazione per segnalare eventuali dichiarazioni incitanti all’odio e alla discriminazione, ha evidenziato come affermazioni di questo tipo incoraggino e favoriscano la diffusione di pregiudizi razziali legati ad una visione stereotipata e negativa tout court delle comunità rom e sinte.
Nella lettera si ricorda la responsabilità dei rappresentanti della politica, specie in campagna elettorale quando si raggiunge un pubblico ancora più ampio, a evitare ogni forma di discriminazione razziale e a contrastare la diffusione di pregiudizi basati su caratteristiche etniche oltre che di idee che potrebbero incitare all’odio o a sentimenti di intolleranza e xenofobia. Questi principi sono sanciti dall’Articolo 1 della Dichiarazione sulla razza e sui pregiudizi razziali, adottata il 27 novembre 1978, che afferma proprio come la diversità sia un diritto dell’individuo e dei gruppi e non possa in alcun modo costituire un pretesto per pregiudizi razziali o discriminazione.
La libertà di manifestare il proprio pensiero, protetta dall’articolo 21 della Costituzione, trova un limite dove iniziano i diritti inviolabili dell’uomo, come il diritto d’uguaglianza – anch’esso riconosciuto nella Costituzione – che è il presupposto indispensabile per il riconoscimento della dignità umana e la non discriminazione.
Associazione 21 luglio conclude, quindi, con l’invito a porre una maggiore attenzione nei messaggi veicolati nelle dichiarazioni pubbliche, desistendo dal continuare a rilasciare affermazioni di potenziale incitamento alla discriminazione, all’odio e all’intolleranza.
Foto di: Formiche.net 

La vergogna dei tifosi che umiliano le donne rom

Associazione 21 luglio esprime profondo sdegno per i comportamenti oltraggiosi, incivili e umilianti di alcuni tifosi olandesi del PSV Eindhoven nei confronti di donne rom, in una piazza della capitale spagnola Madrid, e si unisce alla presa di posizione pubblica della Federación de Asociaciones Gitanas de Cataluña (FAGIC), che ha condannato fermamente l’accaduto.
L’episodio, ripreso in un video diffuso sul web, è avvenuto martedì scorso, a poche ore dalla partita di calcio di Champions League Atletico Madrid – PSV Eindhoven. Alcuni tifosi della squadra olandese, seduti ai tavolini di un bar della capitale bevendo birra prima dell’incontro di calcio, si sono prima “divertiti” a lanciare monetine alle donne rom e poi le hanno costrette a sdraiarsi per terra, in una posa a dir poco umiliante, in cambio di altre monetine.
«Quello a cui abbiamo assistito a Plaza Mayor ci ricorda la discriminazione subita dalla minoranza etnica più grande d’Europa. In Europa, i rom sono marginalizzati e vittime di segregazione, discriminazione e povertà», si legge nella nota della FAGIC.
«Siamo costernati dal fatto che quanto accaduto sia stato divertente per qualcuno, per non parlare del fatto che ciò è stato fatto da persone di un Paese europeo benestante che non hanno mai sperimentato la vita dei rom che hanno voluto umiliare», afferma ancora la FAGIC.
Un simile episodio, altrettanto grave e umiliante, si è registrato peraltro proprio ieri a Roma, dove alcuni tifosi dello Sparta Praga, giunti nella Capitale per la sfida di Europa League contro la Lazio, hanno urinato su una mendicante nei pressi di Castel Sant’Angelo.

Posti di blocco nei "campi rom": i controlli che violano la libera circolazione

In una lettera inviata al comandante della Polizia Municipale di Roma Capitale Raffaele Clemente e al Commissario Straordinario Francesco Paolo Tronca, l’Associazione 21 luglio esprime profonda preoccupazione in merito alle recenti disposizioni di sorveglianza da parte del Corpo di Polizia locale di Roma Capitale nei “campi rom” di Salone, Salviati, Barbuta e Candoni.
Al personale è stato raccomandato, nello specifico, di «controllare tutti i veicoli in entrata ed in uscita dai Villaggi (“campi rom” ndr) con particolare attenzione ai veicoli che trasportano ferro, rottami e materiali vari» attraverso un presidio fisso in autopattuglia. Questa attività va dunque ben oltre il semplice controllo stradale e diventa di fatto un vero e proprio posto di blocco, coinvolgendo un numero massivo di persone e senza alcuna distinzione di sorta. Nella lettera dell’Associazione 21 luglio viene sottolineato che «come è noto i posti di blocco ex art. 192 comma 4 del Codice della strada trovano loro legittimazione solo se disposti dall’Autorità Giudiziaria o dall’Autorità di Pubblica Sicurezza».
Non essendoci alcuna menzione di queste direttive e chiedendo un accertamento ed eventuali aggiornamenti in proposito, al momento l’Associazione 21 luglio è portata a credere che con l’attuazione della disposizione si stia violando il principio di libera circolazione riconosciuto nell’articolo 16 della Costituzione italiana che ricorda come «ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza».
Localizzati esclusivamente in prossimità dei cosiddetti “campi rom” questi controlli potrebbero assumere, inoltre, carattere discriminatorio per motivi di razza o origine etnica. «È indubbio infatti» – si precisa nella lettera – «che tale tipo di controlli, se non inquadrati da motivi di Pubblica Sicurezza o disposti dall’Autorità Giudiziaria e per il tempo strettamente necessario a tali esigenze, non sarebbero pensabili e tantomeno tollerati alle entrate dei condomini costituendo una significativa restrizione della privacy e alla libertà personale».
Foto di Repubblica.it

Rapporto Osce: in Italia 596 crimini d'odio nel 2014

Rapporto Osce sui crimini d'odioL’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha pubblicato il nuovo Rapporto annuale sui crimini d’odio, realizzato grazie alla raccolta di dati provenienti dalle autorità competenti di 43 Stati oltre che da 122 associazioni non-profit. Tra queste, anche l’Associazione 21 luglio ha contribuito al monitoraggio attraverso la segnalazione di crimini a sfondo razzista contro le popolazioni rom e sinte in Italia.
Secondo la definizione dell’Osce, si verifica questo tipo di atto a condizione che costituisca reato secondo il diritto penale e ne sia accertata la motivazione dettata da “pregiudizi, noti anche come reati d’odio o preconcetto, che ledono la sicurezza degli individui, delle comunità e della società nel suo complesso”.
I dati ufficiali relativi al nostro Paese, con riferimento al 2014, riportano 596 crimini d’odio: 413 casi di razzismo e xenofobia, 153 casi di pregiudizi contro cristiani e appartenenti ad altre confessioni religiose, 27 casi di pregiudizi contro persone LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), 3 casi di pregiudizi contro persone con disabilità e altri gruppi. Rispetto ai 472 rilevati nell’anno precedente, si osserva un sensibile aumento dovuto verosimilmente ad un rafforzamento della consapevolezza sia da parte delle vittime che denunciano, sia da parte delle autorità competenti che categorizzano il reato.
Secondo le informazioni raccolte e inviate all’Osce dalle associazioni italiane, sono 21 i casi di pregiudizi ai danni di individui appartenenti alla popolazione rom e sinta in Italia. Tra questi, il rapporto Osce distingue 5 casi di attacchi violenti, 7 casi di minacce e 9 attacchi contro la proprietà.
L’Associazione 21 luglio, in particolare, ha contribuito al rapporto Osce attraverso la segnalazione di 12 episodi di cui sono stati vittime rom e sinti.
Tra questi, uno degli episodi di più evidente matrice razzista si è verificato a Roma – località Acilia – dove alcuni giovani in sella a un motorino hanno sparato contro un insediamento abitato da quaranta persone, tra cui otto minori, urlando “maledetti zingari”.
Come si può leggere sul sito dell’Osce, l’Associazione 21 luglio ha segnalato una serie di assalti contro quattro persone rom, la minaccia di una bomba contro un centro di raccolta che ospita 400 persone e due casi in cui colpi di arma da fuoco sono stati diretti contro le abitazioni di alcune famiglie rom.
Associazione 21 luglio e Lunaria, infine, hanno contestualmente riportato il caso di un incendio doloso in un insediamento rom e due sparatorie contro le abitazioni di famiglie rom.

Papa Francesco contro discriminazioni verso i rom

Papa Francesco [tfg_social_share]Oggi, in occasione di un incontro nella sala Clementina con i promotori episcopali e i direttori nazionali della pastorale per i rom, Papa Francesco ha parlato della condizione di emarginazione e discriminazione in cui vivono le comunità rom e sinte.
Rom e sinti si trovano «ai margini della società», ha detto il Pontefice, il quale ha sollecitato le «istituzioni locali e nazionali» a un «impegno» al fine di contrastare quelle «piaghe del tessuto sociale» alla base di tali discriminazioni.
«É la prima volta che un Pontefice individua nella mancanza di alloggi adeguati una delle cause principali dello stato di discriminazione e di segregazione in cui vivono le comunità rom e sinte nel nostro Paese», afferma in una nota l’Associazione 21 luglio che sottolinea come l’Italia, denominata il “Paese dei campi”, sia lo Stato che più degli altri ha promosso politiche segnate dalla segregazione abitativa nei confronti di rom e sinti.
«Le parole di Papa Francesco, in perfetta sintonia con le raccomandazioni delle istituzioni internazionali ed europee – continua l’Associazione 21 luglio – indicano nel superamento dei “campi nomadi” la strada maestra per una piena inclusione della minoranza rom. Un superamento urgente ma finora disatteso, visto che in molte città italiane, a partire dalla Capitale, gli amministratori continuano a proporre il “campo” come il luogo del margine in cui collocare, su base etnica, uomini, donne e bambini rom».
«Il superamento della “politica dei campi” – conclude la nota – è allo stesso tempo la condizione necessaria per contrastare il fenomeno del disprezzo e dell’ostilità diffusi nei confronti di rom e sinti condannato da Papa Francesco nel suo discorso».
Foto: Tempi

Cartello anti-rom: la condanna del Quirinale

Cartello anti-rom_21luglio[tfg_social_share]Meno di due mesi fa, l’Associazione 21 luglio aveva denunciato pubblicamente la comparsa, sulla vetrina di un esercizio commerciale a Roma, di un cartello con su scritto “È severamente vietato l’ingresso agli zingari“. «Ingresso vietato. Come per gli ebrei nella Germania nazista e per i neri nel Sudafrica dell’Apartheid», la denuncia dell’Associazione 21 luglio, giunta in concomitanza con le celebrazioni della Giornata mondiale contro il Razzismo.
La notizia del cartello anti-rom era stata rilanciata dalle principali testate e agenzie giornalistiche italiane e la foto del cartello aveva fatto il giro del web, provocando, da un lato, l’indignazione di una parte degli utenti del web ma, dall’altro lato, una sconcertante ondata di commenti sui social network di odio e astio verso rom e sinti e di solidarietà all’esercente che voleva vietarne l’ingresso nel negozio.
Sull’accaduto, l’Associazione 21 luglio aveva inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprimendo profonda preoccupazione per il livello di ostilità nei confronti delle comunità rom e sinte in Italia. Di seguito, pubblichiamo la risposta del Quirinale:
«Ciò che segnalate suscita indignazione e preoccupazione perché richiama alla memoria comportamenti e politiche distruttive contrari ai principi basilari dei diritti umani. Evidenzia anche una situazione attuale di pericolosa frattura alla coesione sociale che potrebbe degenerare in futuro».
«Eventi come quelli da voi denunciati – prosegue la nota del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica – devono suscitare un’immediata reazione da parte della collettività. Il razzismo è una forma di violenza che colpisce non solo chi ne è vittima ma l’intera comunità. Le istituzioni hanno il dovere di impegnarsi e vigilare affinché nel nostro Paese si eviti ogni forma di discriminazione. Il Presidente Napolitano ha recentemente ricordato come una democrazia non possa “in nessun momento ignorare i rischi cui possono essere esposti gli innocenti e gli indifesi di sempre”, tra cui i rom e i sinti. Per questo è importante continuare, come voi fate, a impegnarsi in meritorie attività di tutela e sostegno alle minoranze».
Il cartello anti-rom, era stato rimosso dall’esercente grazie all’intervento diretto di alcuni attivisti. In seguito, l’area legale dell’Associazione 21 luglio aveva inviato una lettera di chiarimenti all’esercente, per scoraggiare, in futuro, il ripetersi di simili gesti.

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