Il Comune di Roma in dieci mesi supera gli sgomberi degli insediamenti rom registrati nello scorso anno

Ammonta a 35 il numero degli sgomberi forzati che si sono registrati nel Comune di Roma dal 1⁰ gennaio al 30 ottobre 2018. In soli dieci mesi è stato già superato il numero totale di sgomberi avvenuti lo scorso anno pari a 33. Dai dati in possesso di Associazione 21 luglio risultano coinvolte nelle operazioni circa 1.100 persone con una stima approssimativa della presenza di minori che si aggira intorno al 50% del totale. I costi che il Comune ha sostenuto per far fronte a operazioni di questo tipo sono stimati in circa 1milione 500mila euro. Per ottenere informazioni e chiarimenti in merito a procedure e alternative relative alle modalità di sgombero forzato, Associazione 21 luglio ha inviato alle rispettive autorità competenti 101 lettere ma ha ricevuto solo 4 risposte da parte delle pubbliche autorità.

35 SGOMBERI IN DIECI MESI

Il primo sgombero dell’anno è avvenuto il 13 febbraio sui territori del Municipio IV, al civico 781 di via Tiburtina. All’interno dello stesso Municipio sono stati registrati fino ad ora tre sgomberi. Il Municipio con il più alto numero di sgomberi è l’XI dove si sono registrati 7 interventi.
Dei 35 sgomberi forzati, due hanno riguardato immobili occupati (il 13 febbraio in via Tiburtina, 781 e l’8 maggio sul lungotevere Gassman), in un caso si è trattato di un «villaggio attrezzato» (il 26 luglio a Camping River), mentre in un altro si è assistito all’allontanamento delle famiglie da un centro di accoglienza comunale (il 23 luglio presso l’ex Fiera di Roma).
Se, prima dell’insediamento del governo nazionale – nel periodo gennaio/giugno 2018 – il numero medio mensile degli sgomberi si attestava a 2,4, successivamente è quasi raddoppiato, arrivando a 4,6.

I DATI RELATIVI A CIASCUNO SGOMBERO DELLA CAPITALE

Municipio I – 1; Municipio II – 4; Municipio III -3; Municipio IV – 3; Municipio V – 3; Municipio VI – 2; Municipio VII – 3; Municipio VIII – 5; Municipio IX – 1; Municipio X – 1; Municipio XI – 7; Municipio XII – 0; Municipio XIII – 1; Municipio XIV – 0; Municipio XV – 1.

AD OGGI NESSUN INSEDIAMENTO RISULTA SUPERATO

«Nel 2017 gli sgomberi forzati registrati nei confronti delle comunità rom erano stati 33 – commenta Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio -. L’anno precedente ne avevamo segnalati 28. Siamo quindi di fronte ad una preoccupante impennata. Sorprende inoltre constatare come, dopo l’insediamento del Governo Conte, il numero medio mensile sia quasi più che doppio, arrivando quasi a 5 sgomberi forzati al mese. Il Piano rom della Giunta Raggi, presentato 17 mesi fa – continua Stasolla – prevedeva il superamento dei “campi” della Capitale. Ad oggi nessun insediamento risulta superato mentre, in compenso più di 1.000 persone sono state spostate da un punto all’altro della città. La chiusura di Camping River, avvenuta nel luglio scorso, ha portato ad avere oggi più di 100 persone per strada. Soggetti che, dopo l’allontanamento dall’insediamento di via Tiberina, già hanno subito ulteriori sgomberi, tutti registrati in assenza delle garanzie procedurali previste dai Comitati delle Nazioni Unite».

ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO CHIEDE UNA REVISIONE DEL “PIANO ROM”

Nel constatare tale grave violazione dei diritti umani, Associazione 21 luglio attende risposte concerete dalle autorità locali e chiede alle stesse una revisione significativa del “Piano rom” che, a fronte di spese elevate, di annunci e promesse, non sta registrando significativi impatti sul territorio comunale.

Camping River

Camping River. Le verità nascoste nelle pieghe della propaganda

Svelata la propaganda del Comune di Roma sullo sgombero di Camping River. Associazione 21 luglio: «un’azione fallimentare e costosa, raccontata in maniera distorta e con numeri falsi dalla Giunta Raggi».
 «Lo sgombero di Camping River, avvenuto lo scorso 26 luglio, è stato un caso emblematico per mostrare l’utilizzo da parte del Comune di Roma della propaganda mediatica, uno strumento di distrazione di massa, che racconta una verità altra, utile a coprire inefficienze e promesse fatte in campagna elettorale e mai mantenute». È questo il commento di Associazione 21 luglio al termine della Conferenza stampa organizzata oggi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati e dal titolo: “Camping River. Le verità nascoste nelle pieghe della propaganda”.
Analizzando come, attraverso video, post sui social e dichiarazioni fatte alla stampa, i rappresentanti dell’Amministrazione Capitolina hanno raccontato all’esterno lo sgombero di Camping River, Associazione 21 luglio ha individuato specifici tratti di una propaganda volta a raccontare le azioni che hanno preceduto lo sgombero e, in seguito, a giustificare l’allontanamento delle famiglie rom dall’insediamento posto lungo la via Tiberina.

I numeri sulla spesa

«Ogni anno – ha spesso ripetuto la sindaca Virginia Raggi – si spendono 25 milioni di euro per il sistema campi». Per Associazione 21 luglio si tratta di una dichiarazione volta a convincere i cittadini che il mantenimento dei rom nel “campi” romani ha un costo insostenibile e ingiustificato e soprattutto a rafforzare l’urgenza di chiudere Camping River. In realtà, dopo i tagli effettuati dalla Giunta Marino prima e dal Commissario Tronca dopo, nel 2016 si è spesa la cifra di 1,5 milioni di euro che nel 2017 è diventata di 3,5 milioni di euro. A fronte quindi dei 50 milioni di euro dichiarati dalla prima cittadini nel biennio 2016-2017, la cifra reale si riduce a un decimo.

Le condizioni igienico-sanitarie

«Lo sgombero di Camping River – ha scritto sui social la sindaca Raggi il giorno stesso dell’operazione – è stato fatto per la drammatica situazione igienico sanitaria prodotta, e quindi per tutelare la stessa salute degli abitanti». Nella sua dichiarazione la prima cittadina si è dimenticata di dire che la grave condizione in cui versava il “campo” è stata prodotta dalla decisione dell’Amministrazione capitolina di distruggere 50 moduli abitativi (dal 21 giugno 2018) e poi di sospendere l’erogazione idrica (dal 30 giugno 2018). «Prima si è provocato il degrado – ha sostenuto Associazione 21 luglio – e poi si è invocato lo stesso per tutelare la salute degli abitanti».

Il parere di Stasburgo

Sempre il giorno dello sgombero la sindaca ha esultato: «La Corte per i Diritti Umani ci dà ragione!». In realtà, sostiene Associazione 21 luglio, la Corte di Strasburgo non ha dato alcuna ragione al Comune di Roma. Ha solo potuto rilevare l’avvenuto sgombero il giorno prima del suo pronunciamento. «Sono venute meno le azioni di sospensioni cautelari, ma si sono aperti i termini per il perfezionamento del ricorso di fronte alla Corte per l’accertamento delle violazioni dei diritti umani».
Una vera e propria azione di propaganda mediatica quella organizzata dal Comune di Roma per raccontare ai cittadini e ai media una “verità altra”.
«Dal mio punto di vista – aveva affermato nei giorni la consulente del Comune di Roma, Monica Rossi – il bilancio dello sgombero di Camping River è estremamente positivo».

I dati sul “Piano rom”

«Se volessimo tirare le fila di 13 mesi di lavoro dell’Amministrazione Capitolina per superare il Camping River secondo la Strategia d’Inclusione Rom – risponde Associazione 21 luglio – restano, al di là delle violazioni dei diritti umani, i numeri a commento dell’efficacia delle azioni. A fronte di 359 persone del “campo” ammesse alle azioni del “Piano rom”, alla fine solo il 9% sono rientrate all’interno di tali azioni (rimpatri assistiti e sostegni all’affitto). Il 52% delle famiglie non ha trovato alcuna soluzione ed ora vaga in strada, mentre al 30 luglio 2018 risultano 123 le persone collocate in strutture di emergenza, dove, come da accordi verbali, resteranno solo fino al 30 settembre 2018. Per la loro accoglienza – a carattere meramente emergenziale – il Comune di Roma dovrà spendere, fino al 30 settembre 2018 una cifra stimata vicina ai 400.000 euro».
Di fronte ai fatti che hanno portato ai precipitosi eventi di questo ultimo mese, Associazione 21 luglio ribadisce ancora una volta la necessità di rivedere le azioni del “Piano rom”, per evitare che gli atri due insediamenti compresi all’interno del progetto del Comune (Monachina e Barbuta) finiscano per essere “superati” con lo stesso drammatico epilogo.
Foto di Giovanni Pulice
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Elena Risi
Ufficio Stampa e Comunicazione – Associazione 21 luglio
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sgombero camping river

Sgombero Camping River: pagina buia per i diritti umani in Italia

Camping River: Pagina buia per i diritti umani in Italia. Il Governo italiano calpesta la decisione della Corte Europea. Il Comune di Roma sgombera l’insediamento rom di Camping River.
Roma, 26/7/2018 – «Ci mancava il buonismo della Corte Europea dei diritti dei Rom» e ancora «Strasburgo non fermerà la legalità». Così il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato nei giorni scorsi la decisione della Corte Europea (CEDU) di sospendere lo sgombero dell’insediamento rom Camping River fino a venerdì 27 luglio, sospensione che aveva l’obiettivo di monitorare la situazione del “campo” e garantire che non venissero violati i diritti umani fondamentali delle circa 300 persone rom che risiedono nell’insediamento dal 2005.
Nonostante lo stop di Strasburgo, il Comune di Roma ha iniziato oggi – con un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine – le operazioni di sgombero forzato del Camping River.
Alle famiglie residenti non è stata notificata alcuna proposta scritta di soluzione abitativa alternativa e solo a una ristretta minoranza è stato offerto un alloggio alternativo. Per quanti lo hanno accettato ciò ha comportato la divisione del nucleo famigliare. Un centinaio di persone rimaste escluse si trovano attualmente in prossimità del campo.
Rappresentanti di Associazione 21 luglio seguono da questa mattina le operazioni e si sono recati sul posto in quanto Osservatori dei diritti umani, ma non è stato consentito loro (né alla stampa) di entrare.
«L’azione di oggi segna un’altra pagina buia dei diritti umani in Italia – ha commentato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – una gravissima violazione dei diritti, un gesto scellerato che oltretutto offende in maniera sprezzante l’autorità e le funzioni della Corte Europea. Un centinaio di uomini, donne e bambini, già in condizioni di estrema fragilità saranno esposte ad un’ancora maggiore vulnerabilità. Da oggi vivere in Italia, e nella città di Roma, non significa vedersi garantiti i diritti umani fondamentali».
Associazione 21 luglio sta valutando le azioni più opportune per rispondere allo sgombero forzato organizzato in data odierna in deroga alla decisione assunta nei giorni scorsi dalla Corte Europea.

Corte Europea

Corte Europea sospende sgombero Camping River con un ricorso sollevato da Associazione 21 luglio

La Corte Europea ferma lo sgombero di Camping River previsto per oggi. Associazione 21 luglio: «Straordinario successo che dimostra come il “Piano rom” di Roma violi i diritti umani. Ora individuare i responsabili del fallimento».
Roma, 24 luglio 2018 – La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, attraverso l’adozione di una misura di emergenza, ha ordinato al Governo italiano di non procedere allo sgombero dell’insediamento di Camping River, previsto per la giornata di oggi a Roma, ovvero 48 ore dopo la notifica agli abitanti dell’Ordinanza n.122 del 13 luglio 2018 firmata dalla sindaca Virginia Raggi.

La decisione della Corte Europea

La decisione della Corte è giunta in seguito al ricorso sollevato da 3 abitanti del “campo”, supportati da Associazione 21 luglio.
La Corte «ha deciso, nell’interesse delle parti e del corretto svolgimento del procedimento dinanzi ad essa, di indicare al Governo italiano, a norma dell’articolo 39, di sospendere lo sgombero previsto fino al venerdì 27 luglio 2018» e, nell’attesa, ha chiesto al Governo italiano di indicare nelle prossime ore le misure alloggiative previste per i richiedenti, la data prevista per lo sgombero esecutivo e qualsiasi sviluppo significativo dello sgombero di Camping River.
Le tre persone rom ricorrenti, hanno vissuto per alcuni anni nell’insediamento di Camping River in cui attualmente risiedono circa 300 persone, esclusivamente rom, segregate su base etnica e i cui diritti umani sono stati ripetutamente violati dalle istituzioni capitolina nelle diverse azioni previste dal “Piano rom”.

L’ordinanza di sgombero del Camping River

Dopo le azioni inclusive – rivelatesi fallimentari – organizzate dal Comune di Roma, il 19 luglio 2018 ad ogni famiglia dell’insediamento è stata notificata l’Ordinanza sindacale n.122 del 13 luglio 2018 con la quale la sindaca Virginia Raggi ha ordinato «l’allontanamento dall’area […] di tutte le persone presenti, a qualsiasi titolo, entro il termine perentorio di quarantotto (48) ore dalla notifica della presente ordinanza, per scongiurare i rischi sulla loro salute» senza fornire alcuna soluzione alternativa adeguata, lasciandole di fatto per strada, aumentando la loro vulnerabilità.
La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo può indicare “misure ad interim” in casi di emergenze, in modo da fermare un “rischio imminente di danno irreparabile”. Sempre più di frequente, riceve richieste di adozione di misure per fermare sgomberi, ma si limita a farlo solo in particolari circostanze. Vittime di violazioni di diritti umani possono rivolgersi alla Corte Europea solo se non dispongono di mezzi efficaci per fare ricorso davanti ai Tribunali nazionali. I tre autori dell’azione hanno, con successo, dimostrato che i Tribunali italiani, visto il brevissimo tempo concesso, non hanno fornito loro mezzi efficaci per fronteggiare il rischio dello sgombero.

Il “Piano rom” che viola i diritti

Associazione 21 luglio accoglie con grande soddisfazione la decisione della Corte Europea e auspica che il Comune di Roma possa coglierne l’importanza per una profonda revisione del “Piano rom” e per avviare una rinnovata e genuina consultazione con le persone dell’insediamento.
Secondo Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio, «il fatto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo abbia deciso di intervenire in modo così eccezionale dimostra quanto la situazione romana sia assolutamente fuori controllo. Oggi viene certificato come il “Piano rom” della città di Roma calpesta gli impegni assunti dall’Italia a livello europeo a fine di garantire un trattamento egualitario dei rom. Ma tutto ciò non basta! Da una parte è urgente promuovere nuove consultazioni con gli abitanti dell’insediamento, dall’altra è importante conoscere i nomi degli esecutori di un “Piano” irrealistico, scellerato, costoso e lesivo dei diritti umani. Chiediamo alla sindaca di individuare e punire i responsabili delle diverse azioni che negli ultimi mesi si sono succedute a Camping River e che hanno portato ad una violazione sistematica dei diritti fondamentali delle famiglie residenti. Chi ha sbagliato – conclude – è giusto che paghi. Dare la colpa della mancata inclusione ai rom, come fatto anche in questo caso, è un atto scorretto e ingiusto».

La consegna delle firme

Nella giornata odierna, alle ore 15,30, una delegazione di Associazione 21 luglio si recherà in Campidoglio per consegnare, presso la segreteria della sindaca Virginia Raggi, la risposta della Corte e le centinaia di firme raccolte in questi giorni nella mobilitazione on line organizzata per chiedere la sospensione delle azioni di sgombero. Nel corso della consegna è previsto un breve incontro con la stampa presente.
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Elena Risi
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Un appello urgente per la sospensione dello sgombero al Camping River


Il Comune di Roma decide lo sgombero di 350 persone da Camping River. Associazione 21 luglio: «Su di loro il prezzo per il fallimento del Piano Rom». E lancia un appello urgente.
Roma, 18/7/2018 – Associazione 21 luglio denuncia: «A Roma le famiglie rom di Camping River vengono colpevolizzate per il fallimento del “Piano rom” e per questo rese vittime di sgombero forzato».
L’Organizzazione ha lanciato oggi un appello urgente di mobilitazione on line con una lettera rivolta alla sindaca Virginia Raggi, in risposta all’Ordinanza n.122 del 13 luglio 2018 firmata della prima cittadina, che dispone lo sgombero dell’insediamento rom di Camping River, abitato da 350 persone.
Nell’Ordinanza la sindaca ha ordinato «l’allontanamento dall’area […] di tutte le persone presenti, a qualsiasi titolo, entro il termine perentorio di quarantotto (48) ore dalla notifica della presente ordinanza, per scongiurare i rischi sulla loro salute».

Il superamento di Camping River

Con Deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017, l’Amministrazione Capitolina aveva deciso, a partire dal 1° luglio 2017, di estendere le misure previste dal “Piano rom” anche all’insediamento di Camping River, uno dei 7 “villaggi attrezzati” della Capitale.
A seguito delle indagini patrimoniali condotte dalla guarda di Finanza, la quasi totalità delle famiglie presenti nel “campo” sono risultate indigenti, e quindi beneficiarie delle azioni del “Piano”. Per accedere al sostegno economico previsto – un contributo massimo di 800 euro al mese in 2 anni – l’Amministrazione chiedeva alle famiglie uno dei seguenti documenti: un contratto preliminare di locazione di immobile per civile abitazione, un contratto di locazione di immobile di civile abitazione o un contratto di prenotazione di struttura ricettiva. Considerata però l’assenza di reddito, tutti i nuclei familiari si sono ritrovati nell’impossibilità oggettiva di produrre la documentazione richiesta.
Dal 1° ottobre, al termine della convenzione con l’ente gestore, lo spazio è passato dall’essere considerato un “villaggio attrezzato” ad un’area privata occupata.
Il 17 aprile 2018, con Deliberazione di giunta n.70, sono state adottate nuove misure di uscita dall’insediamento «da attuarsi entro il 30 giugno 2018».
La mancanza di un dialogo efficace, la proposta di soluzioni abitative insostenibili e l’estrema ristrettezza dei tempi hanno condotto al fallimento delle azioni inclusive previste dal “Piano rom” per gli abitanti dell’insediamento Camping River.

Il passaggio a un approccio sicuritario

Dalla Primavera 2018 l’atteggiamento dell’Amministrazione Capitolina è profondamente cambiato e ha avviato una serie di azioni di pressione sugli abitanti del Camping River:
–    Il 26 aprile la Polizia Municipale ha disposto un presidio permanente delle Forze dell’ordine all’ingresso dell’insediamento;
–    il 21 giugno gli operatori del Comune di Roma, supportati dalle Forze dell’ordine, hanno iniziato la distruzione di 50 moduli abitativi di proprietà dell’Amministrazione Comunale, obbligando gli abitanti a collocarsi in tende o in rifugi provvisori interni all’insediamento;
–    il 30 giugno 2018 l’Amministrazione ha sospeso il funzionamento degli impianti idrici.
Questo “braccio di ferro” si è concluso il 13 luglio 2018, quando, con Ordinanza n.122, la sindaca Raggi ha disposto lo sgombero dell’area al fine di «adottare le necessarie misure volte a salvaguardare, nell’immediatezza, le condizioni igienico-sanitarie dell’area e la salute delle persone ancora presenti».

L’appello urgente

In risposta all’ordinanza della Sindaca, Associazione 21 luglio ha lanciato oggi un appello urgente di mobilitazione on line. Nella lettera, indirizzata alla sindaca Raggi, si legge: «Nelle azioni organizzate dal Comune di Roma per il superamento dell’insediamento, si sono segnalate diverse criticità che hanno reso fallimentare l’intervento delle istituzioni. Appare profondamente ingiusto che la responsabilità di tale fallimento venga interamente addossata alle famiglie rom che per questo vengono duramente colpite da un’azione di sgombero forzato».
Nel testo, ogni firmatario dell’appello chiede alla prima cittadina «l’immediata sospensione delle azioni di sgombero previste […] per attivare un rinnovato e genuino dialogo con le famiglie rom, fondato sulla trasparenza, la sostenibilità, la fiducia».

La preoccupazione di Associazione 21 luglio

Associazione 21 luglio, che già nelle scorse settimane aveva denunciato come il “Piano rom” violasse i diritti fondamentali, esprime profonda preoccupazione per il destino delle famiglie che oggi abitano l’insediamento di Camping River e chiede che venga offerta un’alternativa adeguata alle famiglie presenti.
Lancia inoltre l’allarme per la deriva sicuritaria presa dall’Amministrazione Capitolina, soprattutto dopo la nomina del nuovo Governo nazionale, che colpisce le  categorie più fragili presenti sul territorio cittadino.
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Il "Piano rom" del Comune di Roma calpesta i diritti umani

Dopo i fatti di Camping River, 61 organizzazioni e 27 accademici scrivono alla sindaca Raggi e all’Europa: «Il Piano rom del Comune di Roma va profondamente rivisto perché le sue azioni calpestano i diritti umani».
 
ROMA, 25/6/2018 – Di fronte alle pesanti violazioni dei diritti umani consumate in questi giorni, seguite alle preoccupanti dichiarazioni del Ministro dell’Interno Matteo Salvini che paventa un censimento etnico per la comunità rom in Italia, Associazione 21 luglio si sta mobilitando, a partire da una lettera inviata alla sindaca di Roma Virginia Raggi e ad alcuni organismi europei, sottoscritta da quasi 90 tra Associazioni e Organizzazioni della società civile, accademici e responsabili istituzionali.
Nella missiva sono tre le richieste avanzate in via urgente alla prima cittadina: l’immediata sospensione delle azioni previste nell’insediamento Camping River; l’adozione delle azioni più opportune volte alla verifica delle responsabilità della distruzione di beni di proprietà di Roma Capitale e della messa in stato di estrema vulnerabilità – in violazione delle basilari garanzie procedurali – dei nuclei familiari dimoranti in tali moduli; l’impegno ad una profonda revisione del “Piano di Indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti” giudicato lesivo dei diritti umani.

L’antefatto: Camping River

Il 15 maggio scorso l’Amministrazione Capitolina aveva inviato una lettera notificando ad ogni famiglia presente nell’insediamento di Camping River la necessità di «lasciare immediatamente libero da persone e cose il modulo abitativo occupato, unitamente al suo nucleo familiare, inderogabilmente entro la data del 15 giugno 2018». Ora la scadenza si è spostata al 30 giugno e il “pugno di ferro” utilizzato dall’Amministrazione non fa che svelare sempre più clamorosamente le fragilità del “piano Rom”, un progetto di cui il Camping River doveva essere la sperimentazione pilota nel pieno rispetto dei principi della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei rom, sinti e caminanti (il Camping River è entrato nel “Piano” a partire dal 1 luglio 2017 con deliberazione n.146 del 28 giugno 2017). Leggi qui un breve excursus.

Le fragilità del “Piano”

Il “pugno di ferro” del Comune si è dovuto scontrare con la realtà dei fatti: nonostante la gran parte delle famiglie residenti all’interno del “campo” sia risultata idonea al progetto di fuoriuscita assistita dal “villaggio Camping River”, le persone in questione non hanno potuto accedere ai contributi per il contratto di locazione perché – trovandosi in una situazione di inoccupazione e indigenza – non possono fornire le garanzie economiche necessarie per accedere al mercato immobiliare privato.

La distruzione dei moduli abitativi

Vetri divelti, pareti sfondate, porte e finestre smontate. Scaduto l’ultimatum del Comune di Roma alle famiglie residenti all’interno del Camping River, l’insediamento che da tredici anni ospita circa 400 persone di origine rom, l’Amministrazione ha iniziato il “superamento del Camping River” distruggendo, nelle mattinate del 21 e 22 giugno, 18 container nei quali vivevano le famiglie.

I rom del Camping River

La soluzione abitativa alternativa per i residenti è stata, come di consueto, quella di dividere le famiglie: donne e bambini in case famiglia, uomini per strada. La proposta non è stata accettata da nessuno dei nuclei in questione e i residenti sono rimasti inermi a guardare lo scempio che si consumava sotto i loro occhi.  Rimaste senza un tetto sopra la testa, le famiglie hanno dormito all’addiaccio, accampate vicino ai container distrutti. In questo modo, persone già vulnerabili e in condizioni di emergenza abitativa, sono oggi in una situazione di ancora maggiore fragilità.

La denuncia di Associazione 21 luglio

Oltre a rappresentare una pesante violazione dei diritti umani che infrange gli standard internazionali del diritto all’abitare, distruggere i container è stato un atto cinico e illogico, fa notare Associazione 21 luglio. Le strutture di proprietà del Comune di Roma hanno un costo, stando ai prezzi di mercato, di circa 20 mila euro. Distruggere e vandalizzare i container rappresenta dunque un consistente danno erariale per l’Amministrazione.
«Si è trattato di azioni gravissime, ciniche e crudeli. Sono state attuate ai danni di queste persone perché rom. Se si fosse trattato di qualcun altro, questa storia avrebbe avuto un esito diverso – ha affermato Associazione 21 luglio Onlus – Accusiamo la Giunta di incompetenza, per non essere stata capace di superare il Camping River secondo i principi della Strategia Nazionale di Inclusione. È ormai chiaro che questo “Piano rom” viola i diritti umani – aggiunge l’Organizzazione – e chiediamo ancora una volta e con sempre maggiore preoccupazione una revisione profonda delle azioni previste».

Il Flash mob

Per il giorno giovedì 28 giugno alle 15, Associazione 21 luglio ha indetto inoltre un flash mob davanti al Campidoglio per esprimere il proprio dissenso di fronte ai gravi fatti di questi giorni, denunciare le gravi violazioni dei diritti umani riscontrate nelle azioni del “Piano rom” e per chiederne una profonda revisione.

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Camping River: il 15 giugno 400 persone resteranno senza casa

Il 15 giugno il Comune di Roma preleverà i container dall’insediamento Camping River. Associazione 21 luglio: «Quattrocento rom resteranno senza casa, ostaggio dell’incapacità del Comune di Roma di superare i campi».
Roma, 13/6/2018. L’ultimatum del Comune di Roma alle famiglie del Camping River scade venerdì 15 giugno, data in cui i residenti – secondo la decisione assunta dall’Ufficio Speciale Rom, Sinti e Caminanti – si vedranno costretti a lasciare i moduli abitativi in cui risiedono dal 2005.

L’ingiunzione del Comune di Roma

La lettera di ingiunzione dell’Amministrazione Capitolina è arrivata il 15 maggio, notificando ad ogni famiglia presente nell’insediamento la necessità di «lasciare immediatamente libero da persone e cose il modulo abitativo occupato, unitamente al suo nucleo familiare, inderogabilmente entro la data del 15 giugno 2018» e – in vista della dismissione – il Comune avrebbe già individuato e reperito un’area di stoccaggio per i 50 container in un’area di 2 mila m² nel quartiere di Valle Muricana.

Il Camping River dall’inserimento nel “Piano rom” ad oggi

Il Camping River era entrato all’interno della sperimentazione delle misure previste dal “Piano di Roma Capitale per l’inclusione dei rom” a partire dal 1 luglio 2017 con deliberazione n.146 del 28 giugno 2017. Nonostante la gran parte delle famiglie residenti all’interno del “campo” sia risultata idonea al progetto di fuoriuscita assistita dal “villaggio Camping River”, le persone in questione non hanno potuto accedere ai contributi per il contratto di locazione perché – trovandosi in una situazione di inoccupazione e indigenza – non possono fornire le garanzie economiche necessarie per accedere al mercato immobiliare privato.
Ne è seguito che da ottobre 2017 il Camping River non è stato più considerato un “villaggio attrezzato” ma un’area privata occupata per la quale l’Amministrazione Comunale ha disposto la modifica della Deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017, esonerando la stessa Amministrazione Comunale da qualsiasi responsabilità nei confronti di questa struttura ricettiva.

Precarietà e incertezza: le conseguenze sulla pelle dei rom

Tale situazione di precarietà, unita all’assenza di un dialogo adeguato con le famiglie presenti nell’insediamento, hanno impattato gravemente sui residenti specialmente sui minori. È significativo, a questo proposito, il dato relativo alla frequenza scolastica: nell’anno scolastico 2015-2016, i minori rom residenti nel Camping River e iscritti a scuola erano 238. Nell’anno scolastico 2017-2018 risultavano essere invece 107, segnando un crollo delle iscrizioni pari al 55%.L’ingiunzione di rilascio dei moduli abitativi entro il 15 giugno, per essere stoccati a tempo indeterminato in un’area abbandonata, è l’ennesima azione di un “Piano” inefficace, che non prevede l’avvio di alcun processo partecipativo con i destinatari delle politiche. In particolare, intimare alle persone di abbandonare i moduli abitativi senza fornire alcuna soluzione abitativa alternativa, viola tutti gli standard internazionali sul diritto all’alloggio – oltre ad andare in netto contrasto con i principi della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei rom, sinti e caminanti – e pone le famiglie rom in una situazione di gravissima vulnerabilità, vedendosi costrette a dormire all’addiaccio o ad allontanarsi dall’insediamento per adattarsi a soluzioni informali, temporanee e precarie.

La denuncia di Associazione 21 luglio

«Colpisce come il Comune di Roma adotti la scelta di sottrarre i container presenti nel Camping River con l’unico obiettivo  di esasperare le famiglie presenti, nella speranza che le stesse, private dell’abitazione, lascino spontaneamente l’insediamento. È questo il superamento dei “campi” annunciato un anno fa dalla sindaca Raggi? Rendendo 400 persone ostaggio dell’incapacità comunale di avviare percorsi inclusivi? – denuncia Associazione 21 luglio – Chiediamo con estrema urgenza al Comune di Roma di tornare sui propri passi e optare per soluzioni ragionate e condivise. Superare i “campi” della Capitale non può e non deve significare per soggetti per i quali è stato certificato lo stato di indigenza, lasciare gli stessi senza un tetto sopra la propria testa».
Associazione 21 luglio si è attivata nei giorni scorsi presso organi nazionali ed internazionali, per segnalare e documentare la grave situazione; ad essi è stato chiesto un intervento diretto presso le autorità capitoline al fine di scongiurare un’azione gravemente lesiva dei diritti umani.


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Piano rom

Presentato oggi in Campidoglio "Il Piano di carta": monitoraggio a un anno dal Piano Rom

Presentato oggi in Campidoglio il Report “Il Piano di Carta”, un monitoraggio dei primi dodici mesi del “Piano rom” del Comune di Roma. Appello urgente di Associazione 21 luglio: «Ad oggi il Piano non sta funzionando, occorre una profonda revisione».

 
Roma, 30 maggio 2018 – Sono passati dodici mesi dalla presentazione del “Piano rom” del Comune di Roma, un documento che pianifica il superamento dei “campi” di Monachina e La Barbuta a cui si è aggiunto in corso d’opera l’insediamento di Camping River.
Nel corso di quest’anno, Associazione 21 luglio ha portato avanti un attento monitoraggio dell’andamento del “Piano” per valutare i risultati e l’impatto concreto sulla qualità della vita delle persone interessate, evidenziandone lacune e criticità. Da questo lavoro di analisi documentale e di ricerca sul campo è nato il report “Il Piano di Carta. Rapporto sui primi dodici mesi del Piano rom del Comune di Roma” – presentato oggi in Campidoglio – che evidenzia numerose fragilità cui è urgente porre rimedio.

Le persone coinvolte nel Piano

Un primo livello di inadeguatezza riguarda il numero di persone coinvolte. Secondo il “Piano di Roma Capitale per l’inclusione dei rom” sono ammessi alle misure di sostegno tutti i rom censiti dalla Polizia di Roma Capitale nel 2017, 4.503 persone presenti in 11 insediamenti formali che non comprendono in alcun modo i 1.600 rom presenti nei “campi” informali della città, circa 300 microinsediamenti sparsi nel territorio della Capitale. In assenza di qualsiasi progettazione di carattere inclusivo per questi nuclei in condizione di grave fragilità, sono rimasti gli sgomberi forzati. Dal 31 maggio 2017, giorno di presentazione del “Piano rom”, al 10 maggio 2018 sono stati 28 gli sgomberi forzati perpetrati dalle autorità capitoline che, in assenza delle garanzie procedurali previste dalle Nazioni Unite, hanno coinvolto un totale di circa 700 persone per un costo stimato di circa 880 mila euro.

Il Camping River

Già a pochi mesi dalla presentazione del Piano, il progetto del Comune ha dimostrato la sua inadeguatezza. Un primo banco di prova ha riguardato infatti il Camping River, per il quale una Deliberazione di giugno 2017 fissava la chiusura dell’insediamento al 30 settembre 2017, scadenza che non è mai stata rispettata perché si è scontrata da subito con la difficoltà oggettiva di attuare le azioni previste dal “Piano” una volta calate nel contesto reale. Ad oggi non solo l’insediamento è ancora aperto, ma nel frattempo le condizioni di vita al suo interno sono visibilmente peggiorate. Il 15 giugno, secondo la comunicazione notificata ai residenti, il Comune di Roma provvederà a rimuovere le abitazioni mobili presenti nell’area, aggravando così drammaticamente le condizioni delle 100 famiglie accolte.

Monachina e La Barbuta

Criticità si sono riscontrate anche nelle azioni volte al superamento degli insediamenti di “Monachina” e “La Barbuta”. A dicembre 2017 l’Ufficio Speciale, Rom Sinti e Caminanti ha comunicato l’esito del bando di gara per l’affidamento dei servizi finalizzati al superamento dei “campi”: per il primo non si è registrata alcuna domanda, per il secondo è pervenuta una sola offerta da parte dell’Associazione della Croce Rossa Italiana Comitato Area Metropolitana di Roma Capitale.
Nel corso dei mesi, in tutti i casi e in ciascuno degli insediamenti monitorati da Associazione 21 luglio, l’Organizzazione ha riscontrato nei residenti una marcata sfiducia, una conoscenza superficiale e generica di azioni e finalità del Piano – sintomo di un inadeguato coinvolgimento dei diretti interessati – e una forte preoccupazione sulla mancanza di sostenibilità delle offerte abitative proposte dal Piano e dal Dipartimento Politiche Sociali del Comune di Roma.

Minori e scolarizzazione

Risulta drammatica inoltre la situazione scolastica dei minori rom negli insediamenti formali della città. Dopo la sospensione del “Progetto di scolarizzazione che negli ultimi dieci anni ha registrato un numero di minori iscritti oscillante tra le 1.700 e le 2.000 unità, secondo il Dipartimento Servizi Educativi e Scolastiche di Roma Capitale il numero dei minori rom iscritti alla scuola dell’obbligo nell’anno 2017-8 era drasticamente sceso a 1.025.

Raccomandazioni

Nel corso della presentazione del Report, Associazione 21 luglio ha ribadito la sua preoccupazione e ha chiesto una profonda revisione del Piano attraverso l’attuazione di alcune raccomandazioni, quali l’attivazione di un dialogo reale con le comunità rom in emergenza abitativa, l’inserimento di quanti sono stati esclusi nel censimento e l’individuazione di un ventaglio di strumenti abitativi e di percorsi di inclusione lavorativa certi e sostenibili.
In via urgente Associazione 21 luglio ha richiesto un intervento sociale per il miglioramento delle condizioni di vita all’interno dei “campi”, la sospensione degli sgomberi forzati degli insediamenti informali, l’arresto dell’emorragia di iscrizioni e frequenze scolastiche dei bambini rom e la revisione del Patto di Responsabilità solidale, sottoposto alle famiglie per accedere ai servizi del Piano, giudicato inadeguato e discriminatorio.
Secondo Associazione 21 luglio «Il Piano rom della Giunta Raggi è un “Fake Plan”, ovvero un “Piano di carta” con un impianto teorico ma una forte disconnessione dalla realtà degli insediamenti della Capitale, e quindi le sue azioni sono condannate al fallimento. Dopo dodici mesi dalla sua presentazione sono i numeri a parlare: 700 persone sgomberate al di fuori delle garanzie procedurali previste dalle Nazioni Unite; 1.000 bambini rom non più iscritti alla scuola dell’obbligo; condizioni di vita negli insediamenti drammaticamente peggiorate; 100 famiglie che il prossimo 15 giugno si vedranno private dei loro container nell’insediamento Camping River e costrette a dormire all’addiaccio. In compenso registriamo proclami fondati su dati errati e informazioni distorte. Solo una profonda revisione del “Piano rom”, urgente e immediata, potrà consentire un diverso impatto delle azioni promosse dal Campidoglio, che oggi risulta lesivo dei diritti fondamentali. Questo è l’appello che rivolgiamo alla sindaca Virginia Raggi»

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Elena Risi
Ufficio stampa e comunicazione
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Contratto

Il "Contratto" di Governo preoccupa Associazione 21 luglio: rom a rischio discriminazione

Nel “Contratto” di governo M5S-Lega si delineano scenari probabili che porterebbero a gravi violazioni dei diritti umani delle comunità rom in Italia. Associazione 21 luglio lancia l’allarme in una lettera alle autorità internazionali e nazionali.
Roma, 21/5/2018 – Il “Contratto per il Governo del Cambiamento” sottoscritto dai leader politici di Movimento 5 stelle e Lega preoccupa Associazione 21 luglio per gli intenti espressi all’interno del documento programmatico in riferimento alle comunità rom.

La lettera alle autorità

L’allarme è stato lanciato questa mattina dall’organizzazione in una lettera indirizzata a Dunja Mijatovìc, Commissaria Diritti Umani del Consiglio d’Europa; Vera Jouravà, Commissaria per la Giustizia della Commissione Europea; Leilani Fahra, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sul diritto all’alloggio adeguato, Schmidt Szabolcs, capo unità rom della Commissione Europea; FRA (Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali); Luigi Manconi, direttore Unar.

Il paragrafo del “Contratto” dedicato ai “campi nomadi”

Il capitolo 23 del Contratto di Governo – dedicato alla sezione “Sicurezza, legalità e Forze dell’ordine” – contiene al suo interno un paragrafo dal titolo “campi nomadi” che riporta «azioni necessarie» quali «la chiusura di tutti i campi nomadi irregolari […]; contrasto ai roghi tossici; obbligo di frequenza scolastica dei minori pena l’allontanamento dalla famiglia o perdita della responsabilità potestà genitoriale».

Approccio securitario e discriminazione

Colpisce innanzitutto l’approccio securitario con cui è affrontata la “questione rom” che non considera in alcun modo i principi inclusivi espressi nella “Strategia Nazionale d’Inclusione dei rom, Sinti e Caminanti”, delineando così scenari probabili che porterebbero a gravi violazioni dei diritti umani delle comunità rom in emergenza abitativa residenti in Italia. Da non dimenticare inoltre come la Lega sia stata in passato una delle forze componenti del Governo Berlusconi che nel 2008 varò la cosiddetta “Emergenza Nomadi” – uno dei capitoli più bui della storia delle discriminazioni nei confronti della comunità rom e sinte in Italia – dichiarata poi illegittima dal Consiglio di Stato nel 2011.

La chiusura dei “campi” irregolari

In riferimento all’intenzione di chiudere tutti i «campi nomadi irregolari», si fa presente che il provvedimento dovrebbe interessare circa 9.600 cittadini comunitari, per l’86% di nazionalità rumena e il 14% bulgara. Tuttavia «è diritto di tutti i cittadini dell’UE e dei loro familiari – sottolinea la lettera – di circolare e soggiornare liberamente all’interno dell’UE, un diritto fondamentale per tutti i cittadini europei». Inoltre, aggiunge, «i provvedimenti di allontanamento devono essere valutati e decisi singolarmente assicurando le garanzie procedurali […] mentre le espulsioni di massa sono proibite dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali».

La scolarizzazione dei minori rom

Altrettanto grave è l’intenzione di adottare misure punitive, come l’allontanamento forzato dei minori dalle proprie famiglie, per quanti non rispettano l’obbligo di frequenza scolastica. Tali affermazioni rischiano di scadere in una discriminazione etnica perché, anziché considerare il disagio materiale delle famiglie, concorrono nell’attribuire l’origine di queste situazioni di rischio ad assunti pregiudizievoli che identificano i rom come “culturalmente” inadatti a crescere i bambini. «Ogni minore – si ricorda nella lettera- ha diritto al rispetto della vita familiare, un diritto riconosciuto ai sensi dell’articolo 7 della carta dei diritti fondamentali dell’UE e dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo».

Le conclusioni di Associazione 21 luglio

Secondo Associazione 21 luglio «gli intenti espressi all’interno del Contratto di Governo non lasciano presagire nulla di buono anche per il clima di odio e di ostilità diffuso nel nostro tessuto sociale per il quale gli estensori del Contratto hanno avuto in campagna elettorale precise responsabilità. Come organizzazione che si occupa di tutelare e promuovere i diritti umani nelle periferie delle nostre città, vigileremo con sempre più attenzione, anzitutto per scongiurare in Italia una nuova ondata xenofoba che, visto il contesto attuale, potrebbe degenerare in un pericoloso e incontrollato conflitto sociale».
Associazione 21 luglio conclude la missiva affermando che continuerà a «monitorare le politiche attuate dal Governo che si andrà a costituire nei prossimi giorni e a informare le autorità europee sul loro impatto all’interno delle comunità rom in Italia».

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#ConfiniAlCentro

#ConfiniAlCentro presenta la Strategia contro la povertà a Lorenzo Fioramonti

La tre giorni di #ConfiniAlCentro si è conclusa oggi a Roma con la presentazione di un documento strategico per il contrasto alla povertà urbana in Italia. Il Comitato Scientifico della Convention al deputato Lorenzo Fioramonti: «chiediamo che i punti programmatici enunciati oggi vengano inseriti nel contratto di governo».
Roma, 13 maggio 2018#ConfiniAlCentro è giunto oggi al termine. Tre intensi giorni di confronto, dibattito e formazione con più di 100 partecipanti e oltre 30 relatori da tutta Italia, si sono conclusi con la presentazione di un documento programmatico per il contrasto alla povertà urbana in Italia: “Strategia nazionale di contrasto alla povertà”.

La presentazione della Strategia a Lorenzo Fioramonti

Il testo è stato presentato e consegnato al deputato On.le Lorenzo Fioramonti, esponente del Movimento 5 stelle. Mentre in questi giorni proseguono le trattative per la formazione del nuovo governo, è stata espressa oggi la richiesta di includere all’interno del contratto di governo punti e obiettivi elencati nel documento affinché diventino nuove linee guida programmatiche all’attenzione dei decisori politici che si apprestano a governare il nostro Paese.

I tavoli di lavoro e la situazione in Italia

Educazione, abitare, povertà estreme e media. Sono questi i quattro i tavoli tematici su cui hanno lavorato in questi tre giorni professionisti, studiosi e esperti da tutta Italia e da cui il Comitato Scientifico di #ConfiniAlCentro ha estrapolato il documento strategico conclusivo.
In Italia non esistono misure sufficienti di protezione dal rischio di povertà, le politiche di contrasto sono state fino ad oggi sporadiche o sperimentali e anche il REI (Reddito di Inclusione), introdotto dall’ultima legislatura, non può essere considerata una strategia sufficiente. A farne le spese sono soprattutto i minori, le famiglie con tanti figli a carico e le aree più depresse del Paese, specialmente il Mezzogiorno. Interventi seri finalizzati a un cambiamento vanno concentrati sull’infanzia, perché essere bambini poveri porta uno svantaggio maggiore. La deprivazione vissuta durante l’infanzia ha un impatto sulla vita dell’individuo più profondo e duraturo, per questo anche la “Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” deve marcare il passo delle politiche pubbliche se si vuole aggredire seriamente i problemi strutturali della povertà urbana.

Cosa chiede la Strategia elaborata da #ConfiniAlCentro

«Chiediamo con fermezza di abbandonare ogni scorciatoia in termini emergenziali e di non cadere nella trappola di politiche estemporanee nei confronti di presunte emergenze. Nel nostro Paese, la situazione grave di povertà familiare, il cumulo di svantaggi verso i bambini e le nuove generazioni, la concentrazione di povertà in specifici quartieri marginali e l’assenza di misure per favorire la de-segregazione, non sono un fenomeno che possa essere aggredito con misure estemporanee o una tantum, né con interventi di presunta “temporaneità” come nel caso delle brutte esperienze dei campi nomadi/rom o dei “residence”». Lo ha enunciato con forza durante la presentazione dei punti programmatici del documento Tommaso Vitale, rappresentante di Associazione 21 luglio, membro del Comitato Scientifico della Convention #ConfiniAlCentro e professore dell’Università Sciences Po di Parigi.

La risposta di Lorenzo Fioramonti

«Quello che avete detto oggi mi trova pienamente d’accordo e mi impegnerò a portare nell’agenda politica queste questioni – ha dichiarato il deputato Lorenzo Fioramonti – credo che siano necessarie misure che affrontino questi temi con un duplice approccio: uno strutturale che aggredisca il problema alla radice promuovendo il cambiamento sul lungo periodo, e un altro che agisca nell’immediato e che sia in grado di mostrare da subito segnali di miglioramento».

Un auspicio per il futuro

#ConfiniAlCentro si è conclusa dunque con la richiesta e l’auspicio di aprire una nuova stagione, prevedendo la redazione di una “Strategia nazionale di contrasto alla povertà” in favore delle aree più povere e segregate delle città italiane. Deve essere una Strategia vera, che non sia composta solo di parole chiave e obiettivi morali, ma sia vincolante, contenga impegni di spesa, tempi certi, finanziamenti sicuri e adeguati, vincoli all’azione dei diversi livelli di governo, sanzioni per le inadempienze, obiettivi misurabili e verificabili, criteri di metodo per l’implementazione, e relative valutazioni di impatto. Deve essere una Strategia che guidi l’azione verso un cambiamento reale e con un impatto verificabile sulla vita e le opportunità delle persone. Non può essere una sola dichiarazione di intenti.
 



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