Roberta ha 33 anni e vive a Roma. Da un anno è volontaria prima e socia poi di Associazione 21 luglio. In queste righe racconta l’importanza di un ruolo che sente – sempre più – cucito addosso. Ci sono tanti modi per supportare Associazione 21 luglio, uno di questi è dedicare del tempo per dare una mano. E la pandemia ce lo ha insegnato.
Come hai conosciuto Associazione 21 luglio?
Nel 2019, per caso, ho letto un commento di Carlo Stasolla su un fatto di cronaca politica romana. Mi sono informata su chi fosse e ho iniziato a seguire la pagina Facebook dell’associazione. Da lì ho scoperto che c’era altro oltre all’attività di advocacy. Al Polo ex Fienile quegli stessi valori venivano tradotti in concreto sul territorio con attività e azioni capaci di creare una comunità anche in un posto complesso come Tor Bella Monaca. Sono rimasta a “guardare” da lontano per un po’ fino al lockdown, poi ho deciso che il modo migliore per dare sostegno fosse impegnarsi in prima persona. Ho scritto una mail all’Associazione e ho chiesto di poter partecipare al confezionamento dei pacchi bebè, l’iniziativa avviata per dare sostegno alle mamme del quartiere in pandemia.
Ricordi il tuo primo giorno al Polo? Cosa hai provato?
Era il 9 maggio del 2020, eravamo nel pieno dell’emergenza Covid e del lockdown. Ho percorso il tragitto da casa al Polo ex Fienile su un raccordo anulare deserto. Pensavo cosa avrei dovuto fare una volta arrivata lì, chi avrei dovuto cercare e cosa avrei dovuto dire. Non ho fatto neanche in tempo ad avvicinarmi al cancello del fienile che, Pio, uno degli operatori, con “Tu devi essere la nuova volontaria, vieni con me!” mi ha catapultato letteralmente nel cuore dell’attività di confezionamento dei pacchi. È stato un pomeriggio frenetico e ho faticato molto ma ho dimenticato tutte le preoccupazioni e mi sono sentita immediatamente a mio agio. Ero in mezzo a persone mai viste prima, di età e contesti diversi dal mio con cui però condividevo una visione e la voglia di dare un aiuto concreto a chi in quel momento era più in difficoltà di me, di noi. Da quel giorno non ho saltato nemmeno un appuntamento con il confezionamento dei pacchi, il sabato pomeriggio.
Offri supporto all’associazione a titolo volontario. Cosa ti spinge a farlo?
Se c’è qualcosa che il Covid mi ha insegnato è la consapevolezza del bisogno di uscire dalla convinzione “speriamo che qualcuno dia una mano, speriamo che andrà tutto bene, speriamo vengano tempi migliori”. Non serve, bisogna tirarsi su le maniche, andare incontro a chi chiede aiuto. Avere speranza non basta più, bisogna diventarla!
Da tempo ricopri il ruolo di ‘responsabile’ di un gruppo di altri volontari. È un impegno importante?
Mi viene sempre da sorridere quando ascolto il termine ‘responsabile’ perché oramai con i volontari più presenti si è instaurato un bellissimo rapporto di amicizia, infatti più che un impegno è un piacere e convocarli per le giornate di confezionamento o altri eventi è diventato telefonare un amico per trascorrere insieme un pomeriggio. Non è insolito che – terminato il lavoro – restiamo ancora un altro po’ al Fienile o che ci incontriamo anche fuori dalle attività dell’associazione. L’aspetto importante è rendere l’attività di volontariato un momento piacevole anche quando si è coinvolti in impegni faticosi. È fondamentale che ognuno abbia la consapevolezza che per quanto possa sembrare marginale rispetto alla mole di impegni quotidiani, il tempo dedicato al volontariato sia di fatto preziosissimo.
Nello specifico, in cosa consiste il tuo ruolo? Cosa diresti a chi decide di diventare volontario?
Per fortuna, l’emergenza causata dal Covid sta lentamente scemando e le attività nate in quel periodo non sono più così frequenti. È per questo che ho deciso di rendermi disponibile anche per un tipo diverso di attività: la mappatura delle baraccopoli in Italia e il monitoraggio di eventuali programmi di superamento. Questo tema mi ha fatto avvicinare all’associazione e quindi sono molto contenta di poter aiutare anche in questo settore così particolare. L’anno scorso ho avuto la possibilità di seguire gratuitamente un corso sul superamento dei campi organizzato dall’associazione, un’esperienza che mi ha insegnato quanto fare volontariato alla 21 luglio non sia solamente questione di generosità ma anche e soprattutto occasione di crescita e scambio continuo! Altro esempio di questo meccanismo sono i corsi di arabo “offerti” ai volontari dalle donne/madri/allieve del corso di italiano per stranieri.
Qual è, a tuo avviso, la pagina più significativa scritta dall’associazione?
Ce ne sono diverse. A livello nazionale, la recente presentazione del rapporto sul superamento dei campi rom presso la commissione straordinaria diritti umani in Senato dimostra che stiamo lavorando nella direzione giusta per un Paese più inclusivo. A livello locale, la naturalezza con cui mamme e bambini provenienti dalle più disparate parti del mondo lavorano, studiano e giocano insieme dentro e fuori dal fienile dimostra come una comunità armonica e solida può esistere davvero: basta ungere bene gli ingranaggi del meccanismo. Gli ingranaggi sono le persone dentro e intorno al Fienile, l’olio siamo anche e soprattutto noi volontari!