Aggiornamenti sulla vicenda di Hasib Omerovic

In risposta all’interrogazione presentata dal deputato Riccardo Magi nella quale, in riferimento alla vicenda di Hasib Omerovic è stato chiesto:

Se, fatti salvi i profili di competenza dell’autorità giudiziaria, sia stata disposta un’indagine interna e a quali risultati abbia condotto; se in relazione alla gravità delle ipotesi di reato e agli atti illegittimi emersi dagli accertamenti, siano stati assunti dei provvedimenti cautelari nei confronti degli indagati

Questa la risposta dell’ On. Nicola Molteni, sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno nell’aula del Parlamento il 18 novembre 2022:

Gli onorevoli interpellanti chiedono notizie in merito all’episodio, avvenuto a Roma lo scorso 25 luglio, nel corso del quale il signor Hasib Omerovic, di etnia rom, è precipitato dalla finestra della sua abitazione durante un sopralluogo effettuato dal personale del quattordicesimo distretto di pubblica sicurezza di Primavalle.

Attualmente, il signor Omerovic risulta essere ancora ricoverato presso il reparto di neuroriabilitazione ad alta intensità del policlinico “Gemelli” di Roma, in una condizione di minima coscienza e costantemente sottoposto a monitoraggio.

Come evidenziato anche dagli onorevoli interpellanti e sulla base delle notizie acquisite dal Ministero della Giustizia, la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma in relazione all’episodio ha avviato un procedimento penale per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e tortura, delegando alle relative indagini le squadre mobili della questura di Roma.

Per rispondere agli specifici quesiti posti nell’atto di sindacato ispettivo parlamentare, riferisco che lo scorso settembre l’amministrazione ha adottato misure di carattere organizzativo e, in particolare, l’avvicendamento del dirigente del distretto, sostituito con un primo dirigente di PS, ritenuto particolarmente qualificato, e del funzionario addetto. Tali provvedimenti sono stati assunti rispettivamente con atto del capo della Polizia e del questore di Roma. Inoltre, in raccordo con gli organi inquirenti, sono stati disposti ulteriori atti organizzativi che hanno interessato i quattro dipendenti coinvolti nei fatti del 25 luglio scorso. Nello specifico, uno di essi è stato assegnato ad un altro ufficio di pubblica sicurezza della capitale, mentre gli altri tre sono stati adibiti a servizi di vigilanza interna nell’ambito del quattordicesimo distretto.

Infine, poiché il procedimento penale pende ancora nella fase delle indagini preliminari ed è coperto dal segreto investigativo, non sono stati avviati procedimenti disciplinari nei confronti del personale interessato in attesa degli sviluppi del procedimento penale.

Assicuro che la vicenda è attentamente seguita dai vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza e che, all’esito del procedimento penale, saranno avviate le iniziative disciplinari, naturalmente in presenza dei presupposti

Secondo Carlo Stasolla di Associazione 21 luglio: “Preoccupa l’idea che quanti detengono il monopolio legale dell’uso della forza, in qualità di agenti delle forze dell’ordine, non vengano sottoposti a procedimenti di sospensione, a seguito di indagini per ipotesi di reato così gravi come quelli che riguardano la vicenda del giovane Hasib. Il rischio di minimizzare quanto accaduto la mattina del 25 luglio nell’appartamento di Primavalle potrebbe rappresentare l’anticamera di una volontà volta ad allontanare il conseguimento di una verità piena, la stessa invocata e ricercata dalla mamma di Hasib

 

LabRom: Laboratori sulla “questione rom” in Italia

Dopo quattro anni di assenza causata dall’emergenza pandemica, torna #LABrom, uno spazio formativo in cui, alla luce della nuova Strategia Nazionale, e con un approccio strettamente legato ai diritti dell’infanzia, verrà previsto un aggiornamento sulle politiche locali in relazione al superamento dei campi rom in Italia.
L’evento coinvolgerà enti del terzo settore, dirigenti e funzionariə pubblici, attivistə e amministratrici/amministratori interessatə alla “questione rom e sinta” attraverso incontri territoriali.
Per info e prenotazioni: info@21luglio.org

La memoria di rom e sinti come costruzione di comunità includente

 

Lo scorso 28 settembre, presso l’Università di Firenze, è stata presentata la ricerca svolta nell’ambito del progetto Remember against discrimination con l’obiettivo di tracciare percorsi d’inclusione attraverso il recupero delle molteplici narrazioni storiche che costruiscono la memoria collettiva. Le vicende di rom e sinti in Italia, durante la Seconda guerra mondiale, sono una pagina di storia estremamente viva nelle loro comunità, ma hanno subito una “tenuta a distanza” da parte della società maggioritaria, equivalente all’emarginazione fisica vissuta da queste persone: si pensi ai campi nomadi, alle classi differenziali per “zingari” nella scuola italiana attive per legge fino al 1977 (ma poi conservate più a lungo), ai discorsi d’odio legati a pregiudizi che traggono linfa dalle medesime teorie razziste, nate in epoca nazifascista e mai decostruite.

La ricerca storica, effettuata in Italia grazie al progetto Remember against discrimination, è stata costruita attraverso la stretta e continua collaborazione di ricercatori appartenenti alla società maggioritaria con i ricercatori delle comunità sinte e rom, per aprire uno spazio pubblico di conoscenza e di narrazione. Non si è trattato soltanto di reperire fonti meno conosciute, ma di elaborare una nuova metodologia di lavoro che trasformasse l’esperienza scientifica, nel primo passo per la costruzione di uno spazio comune.

La memoria collettiva è un elemento sociale che poggia sulle narrazioni condivise, ma se ci sono pezzi di società esclusi dagli spazi in cui avviene l’elaborazione e la condivisione del racconto sul passato, quello che ne consegue è l’assenza dalla memoria “di tutti”, proprio delle vicende delle minoranze emarginate. La fase di scavo negli archivi e di visita ai luoghi di memoria sul territorio italiano ed europeo ha dimostrato, con la concretezza delle tracce recuperate, che sinti e rom sono stati parte costante della storia italiana. In particolare, questa comunità è stata vittime della persecuzione e della deportazione nazifascista, sia nel periodo 1940-1943 all’interno del Regno d’Italia, ma soprattutto tra il 1943 e il 1945 quando, la collaborazione tra fascismo e nazismo in Italia ha causato la deportazione verso i lager del Terzo Reich di militari italiani non collaborazionisti, di oppositori politici, di ebrei e anche di rom e sinti italiani.

All’incontro hanno partecipato Luca Bravi, Professore dell’Università di Firenze e coordinatore della ricerca. Con lui anche Giorgio Bazzecchi e Yuri Del Bar, dell’Associazione Sucar Drom e Martina Sciamplicotti e Dzemila Salkanovic, di Associazione 21 Luglio.

Qui la ricerca completa in italiano e in inglese.

Prima dell’incontro di presentazione della ricerca, durante la mattinata, si è tenuto anche il primo interim meeting previsto dal progetto, a cui hanno partecipato i responsabili delle organizzazioni partner. Durante lo stesso Luca Bravi, dell’Università di Firenze, aveva anticipato gli esiti della ricerca e anche le prospettive storiche e storiografiche che la stessa apre. Si era successivamente discusso del rinnovo del sito porrajmos.it che ospita il primo museo virtuale sul Porrajmos. In particolare è stata affrontata la divisione dei compiti tra i vari soggetti che lavoreranno a questa parte di progetto: Sucar Drom e Università di Firenze dovranno infatti adattare la ricerca al sito, così come dovranno revisionare i testi attualmente presenti; al contempo Cild si occuperà della parte di sviluppo grafico e tecnico.

E’ stata inoltre individuata la data dell’evento di presentazione del sito che si terrà il 24 gennaio 2023 a Roma, durante la Settimana della Memoria.

Precipitato dalla finestra di casa dopo la visita di agenti della Polizia di Stato. Verità per Hasib, il giovane disabile di origine rom

Roma, 12 settembre 2022.  Da circa tre anni la famiglia Omerovic/Sejdovic, di origine rom e di cui fanno parte i genitori e quattro figli, due minori e due disabili adulti, avendo portato a termine con successo un percorso di inclusione sociale, è fuoriuscita dall’insediamento di provenienza per fare ingresso in un’abitazione dell’edilizia residenziale pubblica in zona Primavalle, a Roma. La famiglia si è inserita positivamente nel tessuto sociale del quartiere.

Il 5 agosto 2022 i coniugi Omerovic/Sejdovic hanno depositato un esposto alla Procura della Repubblica nel quale vengono riportati i fatti che sarebbero accaduti nei giorni precedenti: a seguito di un post sui social successivamente cancellato, su Hasib Omerovic, 36 anni, sordomuto dalla nascita e incensurato, scaturiscono vaghe voci relative a sue presunte azioni volte a infastidire alcune giovani del quartiere.

Sempre secondo l’esposto, il 25 luglio scorso, quando nell’appartamento risultano presenti Hasib e la sorella, anche lei disabile, quattro persone in borghese e senza mandato, qualificatesi come agenti della Polizia di Stato, fanno il loro ingresso nell’appartamento. Vengono chiesti i documenti di Hasib, che prontamente li deposita sul tavolo. Secondo quanto appreso da una testimonianza raccolta, sarebbe nata un’improvvisa colluttazione. L’esposto riporta inoltre che, quando gli agenti escono dall’abitazione, il corpo di Hasib giace insanguinato sull’asfalto, dopo essere precipitato dalla finestra della sua camera da un’altezza di circa 8 metri, andando a impattare sul manto di cemento sottostante. All’interno dell’abitazione sarebbero stati in seguito rinvenuti il manico di una scopa spaccato in due e numerose macchie di sangue su vestiti e lenzuola. La porta della camera di Hasib sarebbe risultata sfondata.

Portato in ospedale a causa dei numerosi traumi, il giovane Hasib è da cinquanta giorni in gravissime condizioni.

A seguito dell’esposto l’ipotesi avanzata dal Pubblico Ministero è quella di tentato omicidio.

Lunedì 12 settembre, nel corso di una Conferenza Stampa organizzata presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, alla presenza di Fatima Sejdovic, la madre della vittima, del deputato Riccardo Magi, di Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio e degli avvocati della famiglia Arturo Salerni e Susanna Zorzi, sono stati illustrati i dettagli del tragico evento.

«Voglio conoscere la verità di quanto accaduto in quei drammatici minuti dentro la mia abitazione», ha dichiarato Fatima Sejdovic, «Mio figlio ora è in coma, la vita della mia famiglia irrimediabilmente devastata. Ci siamo dovuti allontanare dalla nostra casa perché abbiamo paura e attendiamo dal Comune di Roma una nuova collocazione. Come madre non cesserò di fare di tutto per conoscere la verità su quanto accaduto a mio figlio e agire di conseguenza».

Secondo il deputato Riccardo Magi, che sul caso ha presentato un’interrogazione al Ministero dell’Interno: «Di fronte a questa tragedia e alla dinamica ancora non chiarita che la rende ancora più sconvolgente la famiglia di Hasib chiede e merita risposte chiare e in tempi brevi. La madre ha deciso di mostrare l’immagine scioccante del proprio figlio che giace sull’asfalto dopo essere precipitato, nella speranza che l’attenzione pubblica possa aiutarla ad ottenere verità. Le istituzioni democratiche tutte hanno il dovere e insieme il bisogno della stessa verità».

Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio, organizzazione che segue e supporta la famiglia anche sotto il profilo legale ha dichiarato: «Su questa vicenda, dai profili ancora poco chiari, importante sarà che il lavoro della Magistratura faccia il suo corso senza interferenze e pressioni e che le istituzioni democratiche garantiscano alla madre di Hasib il raggiungimento della verità alla quale ha diritto. Su questo, come Associazione 21 luglio, presteremo la massima attenzione».

I partecipanti alla Conferenza Stampa continueranno a sostenere la famiglia Omerovic/Sejdoviic nella ricerca della verità. Associazione 21 luglio sul proprio sito ha lanciato un appello con raccolta firme indirizzate al Capo della Polizia Lamberto Giannini, per chiedere, per quanto è nelle sue competenze, di aiutare per fare luce su quanto accaduto la mattina del 25 luglio nell’appartamento di Primavalle dove viveva Hasib.

 

 

Per informazioni:

Ufficio stampa Associazione 21 luglio: stampa@21luglio.org  cell +393469735316

Campagna di ascolto di Associazione 21 luglio nella baraccopoli romana di via di Salone

Associazione 21 luglio ha da un anno promosso e disseminato un modello di superamento degli insediamenti monoetnici fondato sull’abbandono dell’approccio etnico e l’adozione di strumenti che vedono la partecipazione attiva dei diretti interessati. Tale modello prende spunto da diverse pratiche di progettazione partecipata tra cui la metodologia Romact, programma di sviluppo voluto dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea nel 2013, e le prassi previste dal Community Organizing.
Il modello proposto da Associazione 21 luglio si articola in sei fasi, la prima delle quali prevede la mappatura degli stakeholders, ovvero di tutti quei soggetti, pubblici e privati, che a vario titolo si muovono attorno all’insediamento da superare, e una campagna di ascolto che pone al centro gli abitanti dell’insediamento.
Ascoltare significa rinsaldare le relazioni, per cogliere tra le loro pieghe il potere trasformativo della società. Ascoltare, per individuare potenziali leader, spesso sconosciuti perché soggetti silenti. Ascoltare per incoraggiare i “senza voce” a scoprire, forse per la prima volta nella loro vita, il potere della parola. Ascoltare per far emergere bisogni inespressi, sogni, desideri profondi.
Dietro mandato del Municipio VI, a Roma, è in atto in questi giorni una campagna di ascolto promossa Associazione 21 luglio che, ispirandosi alle metodologie del Community Organizing – pratiche nate nella Chicago degli anni ’30 e sviluppatesi in numerose parti del mondo – si realizza nella baraccopoli romana di via di Salone, costruita nel 2006 e abitata da 340 persone di differenti nazionalità in condizione di forte privazione socio-economica.

La memoria contro la discriminazione

Nei giorni scorsi, a Roma, si è tenuto il kick off meeting del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination).

Finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, nei prossimi 20 mesi vedrà la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio impegnate per ricostruire la memoria della discriminazione e persecuzione che Rom e Sinti subirono durante il nazi-fascismo e, attraverso questo, costruire una società più inclusiva oggi.

La conservazione della memoria storica è fondamentale per promuovere politiche volte a rafforzare l’inclusione perché sottintende un riconoscimento di piena cittadinanza. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda gli eventi che riguardano le popolazioni perseguitate, comprese quelle vittime di genocidio da parte dei regimi nazifascisti.

In Europa, la persecuzione e lo sterminio dei Rom e dei Sinti attuato da fascisti, nazisti e collaborazionisti del Terzo Reich, ha causato la morte di almeno 500.000 persone; Auschwitz fu l’ultima tappa di questo percorso di eliminazione fisica per motivi razziali.

È proprio partendo dal ricordo delle discriminazioni subite da questi gruppi nel passato, che si può contribuire a lottare contro la discriminazione che li colpisce ancora oggi, a fronte di molti degli stereotipi dannosi utilizzati in quel periodo storico, sopravvissuti nonostante l’avvento dei sistemi democratici.

L’obiettivo del progetto è approfondire con ulteriori ricerche la memoria di quel periodo, attraverso anche la storia di persone perseguitate, riportando questo materiale nel sito porrajmos.it, il primo museo virtuale virtuale del Porrajmos in Italia che, oltre ad essere aggiornato da un punto di vista contenutistico, lo sarà anche dal punto di vista grafico. Tutti i materiali saranno inoltre tradotti in lingua inglese per rendere questo museo accessibile anche fuori dall’Italia e consentire così una diffusione della memoria storica di questo sterminio.

A partire dalla ricerca e dal sito, saranno poi costruiti una serie di toolkit a beneficio di alcune categorie professionali che hanno un peso decisivo nel percorso di integrazione di Rom e Sinti; tra questi i docenti, i decisori politici, ma anche tutta la società civile.

Infine saranno organizzate alcune passeggiate in luoghi della memoria che, più di altri, hanno segnato un passaggio drammatico nell’opera di sterminio di queste popolazioni.

Costruire memoria del ieri, quindi, per combattere le discriminazioni oggi.

TORBELLAMONACA – Ricerca-azione di una comunità al femminile nella periferia romana

TORBELLAMONACA – Ricerca-azione di una comunità al femminile nella periferia romana è il nuovo report di Associazione 21 luglio. Il report raccoglie la voce, l’opinione e le necessità di 290 donne rispetto alle difficoltà che concernono il vivere in un quartiere come questo, conosciuto come il “quartiere delle case popolari”, non a caso Tor Bella Monaca detiene il primato nazionale in termini di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica con una percentuale di abitazioni di proprietà del patrimonio pubblico pari all’82%.

È possibile scaricare il report https://www.21luglio.org/2018/wp-content/uploads/2022/05/Ricerca-TBM-13-05.pdf.

Racconti di esclusione e di riscatto: L’antirazzismo visto dalle donne di “Torbella”

È un sabato mattina come tanti, siamo al centro di Roma, nei quartieri delle vetrine chic, dei teatri, del barocco, delle immortali rovine dell’antichità. Un gruppo di donne, nate in ogni angolo del mondo, scende da un autobus confondendosi tra la folla. Le otto donne, sorridenti e impeccabili, si fermano nell’ampio marciapiede di Largo di Torre Argentina. Possono sembrare turiste come tante, ma non lo sono; si infilano addosso delle magliette con stampata la scritta “Un libro non si giudica dalla copertina!” e sistemano sopra un tavolino le copertine di un libro, ciascuna il proprio libro. A fare questa “irruzione” sono donne di Tor Bella Monaca, venute dalla cosiddetta periferia estrema, ad appena 17 chilometri di distanza che sembrano un abisso. Ognuna di loro racconta la sua storia, il suo libro vivente che lei stessa rappresenta, ad ogni passante che ne fa semplicemente richiesta.

L’iniziativa è la biblioteca vivente dell’Associazione 21 luglio, giunta alla sua seconda edizione, organizzata in occasione della XVIII Settimana di azione contro il razzismo promossa dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR), che finanzia l’iniziativa. Ad orientare l’avventore disposto ad ascoltare i libri viventi c’è un bibliotecario d’eccezione, l’antropologo Piero Vereni. Ad accompagnare le otto protagoniste in questo percorso di auto-narrazione ci sono ricercatrici, operatrici sociali e video-maker. E poi ci sono loro: quei libri che bisogna conoscere, in cui occorre immergersi, prima di giudicare.

C’è la giornalista L., oppositrice politica venezuelana, che dopo essere costretta a fuggire dal suo paese ha dovuto subire la xenofobia in Perù, dove i rifugiati venezuelani vengono accusati di “rubare il lavoro” ai peruviani, anche se questi lavori sono tra i più umili e degradanti. C’è la storia di Z., letteralmente sopravvissuta ai tentativi dei parenti di farla fuori, più volte, fin da quando era bambina, per il solo motivo d’esser nata femmina. C’è la sagace ironia di S., nata e cresciuta tra Togo e Camerun, che ha imparato ad usare il sorriso – e un pizzico di sarcasmo – per districarsi tra i pregiudizi di chi vorrebbe vederla come una selvaggia venuta dalla giungla o vissuta in capanne di paglia. Sono otto storie ma potrebbero essere cento, mille, un milione, tutte diverse tra loro ma accomunate dal fatto di testimoniare gli effetti della costruzione dell’altro, del diverso, come qualcosa di intollerabile.

L’odio razziale, la xenofobia, le violenze di genere, si presentano su più livelli che s’intrecciano e si stratificano nelle singole storie. Questo ci induce a ragionare sull’intersezionalità delle esigenze e sul razzismo inteso come esclusione in senso ampio, politico e socio-economico. Delle centinaia di donne che frequentano il Polo ex Fienile, la maggior parte ha subito forme di violenza o discriminazione di varia natura. Sono più volte escluse: in quanto donne, in quanto straniere o percepite come diverse, in quanto residenti in un quartiere popolare con una “pessima fama”. Ad un colloquio di lavoro difficilmente riveleranno di vivere a Tor Bella Monaca, perché ciò può rappresentare un ostacolo ulteriore per l’ottenimento dell’impiego, o peggio, essere un marchio che permette di venire sfruttata o maltrattata. Uno stigma che non soppianta, ma si aggiunge ai pregiudizi etnici e alle difficoltà di ogni donna in contesti di fragilità sociale. Lo abbiamo visto nei campi rom e nelle baraccopoli delle nostre città, è un fenomeno che conosciamo e che sembra replicarsi con le sue specificità anche a Tor Bella Monaca: è il ghetto che “costruisce” il diverso, non il contrario.

Ad alimentare lo stigma contribuisce il sistema mediatico e la conseguente narrazione politica su Tor Bella Monaca. Un processo di razzializzazione che vede il residente nelle torri di edilizia popolare come il diverso interno per eccellenza, proprio come lo sono gli abitanti delle baraccopoli. L’abitante complice del malaffare o vittima inerme, da civilizzare, punire o salvare. Da questa narrazione tossica, come abbiamo visto, non si esce se non lasciando parlare quelle stesse persone, che non si considerano affatto dei “senza voce”, che non vogliono essere rappresentati dal portavoce di turno (il più delle volte maschio) che parla a nome di un quartiere estremamente più complesso, nella sua pluralità di voci. Queste donne hanno raccontato un pezzo della loro storia, testimoniando come l’intolleranza e la paura del diverso non siano un problema proprio dei quartieri poveri, né solo dell’Italia o dell’Europa, lasciandoci al contrario vedere chiaramente come agiscono i diversi livelli di razzismo, misoginia, ziganofobia, islamofobia e violenza politica.

È anche vero, d’altra parte, che ogni storia contiene la propria strada verso il riscatto, che spesso, nel silenzio delle vite di ciascuna, emerge e funziona contro ogni imposizione narrativa. A raccontare le proprie storie ai passanti del centro di Roma, ci sono lavoratrici, madri, piccole imprenditrici, attiviste, ma anche donne intente nelle proprie battaglie personali per l’indipendenza economica, contro la burocrazia, per la scolarizzazione dei bambini e delle bambine, contro l’esclusione sociale. Insieme sanno essere comunità, seppure una comunità totalmente anomala rispetto a quello che la società di partenza aveva previsto per loro. Questa anomalia, crediamo, sarà ciò che riuscirà a scardinare le gabbie della ghettizzazione, a disarticolare i muri della diffidenza.

Associazione 21 Luglio chiamata a coordinare il monitoraggio della Strategia Nazionale

A inizio 2022, a seguito di un bando, Associazione 21 luglio è stata chiamata a coordinare per l’Italia il lavoro di monitoraggio della nuova Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (2021-2030) insieme a: Associazione Community Organizing Onlus, Cooperativa Roma Solidarietà, Consorzio Nova e Fondazione Casa della Carità.

L’iniziativa fa seguito al progetto pilota Roma Civil Monitor (RCM) 2017-2020 e mira a coinvolgere almeno 90 organizzazioni della società civile rom e pro rom e individui provenienti da 26 Stati membri dell’UE (Malta esclusa) nel monitoraggio e nella comunicazione dei quadri strategici nazionali (NRSF) degli Stati membri. L’iniziativa contribuirà a costruire le capacità delle società civili nazionali e fornirà loro un supporto sistematico al dialogo, all’advocacy e alla cooperazione con gli stakeholders nazionali. La prima azione della coalizione italiana guidata da Associazione 21 luglio sarà la redazione di un rapporto di analisi critica della Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (2021-2030) che si avvarrà di interviste somministrate ad osservatori chiave della società civile e amministratori pubblici.

VIDEO | La ‘biblioteca del giocattolo’ a Tor Bella Monaca

Che cos’è la ‘biblioteca del giocattolo’?

Un carrello itinerante che portiamo negli angoli più ‘nascosti’ di Tor Bella Monacaquegli spazi connotati da palazzoni e colori scuri, annoverati tra le piazze di spaccio più grandi del Paese. I nostri educatori trascorrono le mattine con i piccoli abitanti del quartiere e con le loro famiglie. Al termine dei giochi, le mamme e i papà possono prendere in prestito libri o giocattoli e continuare a casa a divertirsi con i loro figli.

Leidy, la mamma della piccola Sara, ci spiega l’importanza del progetto in questo video.

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