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«Basta odio e paura». Giovani attivisti rom e sinti scrivono ai media

Pubblichiamo la lettera aperta ai media italiani inviata da undici giovani attivisti rom e sinti.
 
Siamo un gruppo di ragazze e ragazzi, Rom e Sinti. Alcuni di noi sono italiani, altri provengono da vari paesi europei, altri ancora sono nati in Italia ma di fatto sono sempre stranieri grazie all’accoglienza burocratica del nostro paese.
Tutti noi crediamo nell’onestà, nella giustizia, nei diritti e nei doveri di ogni essere umano; noi ci stiamo impegnando e formando come attivisti per dare voce al nostro popolo, fin ora rimasto legato e imbavagliato.
Vogliamo esprimervi una sensazione che stiamo vivendo in questo periodo, la sensazione si chiama PAURA. Sì paura, perché sono giorni, forse oramai mesi, che tv e giornali ci bombardano con messaggi che sostanzialmente dicono: “i Rom e i Sinti rubano, sono TUTTI delinquenti, vogliono vivere ai margini della società in baracche fatiscenti, non vogliono lavorare e nessuno di loro vuole studiare, ecc.”
Bene, mettendoci nei panni di chi non sa niente di questo antichissimo popolo, inizieremmo a crederci e inizieremmo a non volerli più nella nostra Italia. E se fossimo BAMBINI, che cosa impareremmo? Sicuramente, con un germoglio di odio nel cuore così potente e annaffiato bene tutti i giorni, da grande non solo odieremmo i Rom e i Sinti, ma saremo pronti a ucciderli, non per cattiveria ma per difenderci e per difendere la “Nostra” Italia dai cattivi e sporchi Rom e Sinti.
Il nostro pensiero va a tutti quei bambini che direttamente o indirettamente assimilano concetti senza alcun filtro, tramite i vari talk show, programmi d’intrattenimento e tg, che quotidianamente accompagnano alcuni momenti della giornata dei nostri figli.
LA PAURA è che questi ragazzi, e alcune persone per bene, gradualmente assimilino questi gravi concetti e che da un semplice pregiudizio cresca nel cuore della gente L’ODIO. Questo è un fatto grave, che non deve succedere, sarebbe da irresponsabili non fermarlo.
Quindi chiediamo a tutti i professionisti della comunicazione, di non macchiarsi di questa grave colpa, di non essere complici e artefici dell’istigazione all’ODIO, della PAURA e della distanza tra la gente.
Chiediamo di non essere usati dai vari politici nelle loro finte campagne elettorali, ma chiediamo a loro di agire insieme a “noi” Rom e Sinti per politiche di VERA inclusione sociale compartecipata.
Chiediamo di non essere usati dai vari giornalisti di turno scatenatori di ODIO e PAURA, per fare audience o vendere qualche copia in più.
Chiediamo a tutti i professionisti della comunicazione di ascoltare noi Rom e Sinti, perché abbiamo molte storie da raccontare sulla magnifica cultura millenaria del nostro popolo, così come sulle difficoltà che quotidianamente affrontiamo, nonostante non arrivino mai sulle prime pagine dei giornali.
Chiediamo di discutere con noi i perché di certe realtà e chiediamo di far emergere le fallimentari politiche di ghettizzazione subite da nostro popolo, molte delle quali emerse negli ultimi tempi.
Vostro è l’Onore e il Dovere di raccontare i fatti, voi siete coloro che danno gli strumenti alle masse per capire e agire. Siate portatori di giustizia sociale. Date voce anche alle positività e alle tantissime storie di normalità, oscurate dall’ e nell’ODIO mediatico.
Chiediamo verità.
Chiediamo dignità.
Per il nostro popolo.
Con questa lettera chiediamo ufficialmente il vostro IMPEGNO per fare luce e dare voce al nostro popolo, noi vi offriamo il nostro. Insieme possiamo e dobbiamo scrivere una nuova pagina.
Da oggi è ufficiale, potete contattarci quando volete.
Grazie.
In fede
Lebbiati Fiorello Miguel, sinto, rom, 33 anni, Capannori (Lucca), italiano
Lebbiati Joselito, rom, sinto, 32 anni, S. Alessio (Lucca), italiano
Cavazza Damiano, sinto, Nave Lucca, 32 anni, italiano
Lacatus Lacramioara Gladiola , rom, 21 anni, Roma, rumena
Nedzad Husovic, rom, 24 anni, Roma, nato in Italia ma senza cittadinanza
Raggi Serena, sinta, 26 anni, Bologna, italiana
Barbetta Dolores, rom, 29 anni, Melfi, italiana
Nikolic Ivana, rom, 23 anni, Torino, serba e croata
Dobreva Sead, rom, 32 anni, Rovigo, serbo
Milanovic Sabrina, rom 25 anni, San Nicolo D’Arcidano (OR)
Salkanovic Pamela, rom 17 anni ,nata a Roma, ma senza cittadinanza
INFORMAZIONI DI CONTATTO:
lebbiati.fiorello@gmail.com;  tel. 334/7631636; 340/7954281

Gli attivisti rom e sinti incontrano i Premi Nobel per la Pace

Hanno incontrato i Premi Nobel per la Pace, riuniti a Roma dal 12 al 14 dicembre per il XIV Summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace, e hanno consegnato loro una lettera per metterli al corrente delle discriminazioni che le comunità rom e sinte  si trovano ad affrontare in Italia. Per i giovani attivisti rom e sinti si è conclusa con una giornata speciale la seconda edizione del Corso di formazione in diritti umani promosso da Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
Gli attivisti hanno affidato il loro messaggio, un “appello di fratellanza, di pace e rispetto reciproco finalizzato alla costruzione di un mondo migliore” ai Premi Nobel per la Pace Mairead Corrigan Maguire e Shirin Ebadi.
Di seguito pubblichiamo la lettera intera.
 
Carissimi Premi Nobel della Pace riuniti qui a Roma in occasione del Summit 2014,
siamo giovani Rom e Sinti provenienti da tutta Italia, la maggior parte di noi siamo nati e cresciuti in questo paese e in questo periodo stiamo seguendo il corso di formazione per attivisti presso l’Associazione 21 luglio.
Il popolo Rom e Sinto rappresenta in Europa la minoranza più numerosa e anche più discriminata. Eppure siamo l’unico popolo al mondo ad non aver mai rivendicato una terra o combattuto una guerra. Siamo il “popolo della pace”. In Italia siamo 180.000 e molti di noi vivono in ghetti etnici, denominati “campi nomadi”, dove siamo concentrati ed esclusi dalle stesse istituzioni.
Siamo qui a scrivervi questo messaggio perché stanchi di vedere le nostre comunità fortemente discriminate, emarginate e relegate nelle periferie delle città italiane. La nostra speranza è uccisa da condizioni di vita difficili, i nostri sogni restano tali e le nostre attese si scontrano con una realtà fatta di discriminazione quotidiana, rifiuto, razzismo istituzionale
Siamo sotto attacco di messaggi politici incitanti all’odio razziale e della comunicazione dei mass media che troppo spesso dimentica che siamo anche noi essere umani con pari diritti e opportunità come sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che all’articolo 1 stabilisce: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Vogliamo comunicare a voi, Premi Nobel per la Pace, che la nostra cultura tramandata oralmente da più di mille anni è in realtà fatta di altro: di una lingua bella e molto antica, di una musica che è una delle più antiche del mondo, di mestieri come l’artigiano che ha elementi unici, di balli coinvolgenti che sono come un “raggio di sole in una giornata nuvolosa”. 
Noi giovani Rom e Sinti vogliamo avere la possibilità di un futuro migliore in cui poterci includere in una società che sentiamo nostra. Non vogliamo più essere discriminati, emarginati da chi non conosce realmente la nostra cultura che spesso viene etichettata come premoderna e criminale. 
Noi giovani Rom e Sinti vogliamo chiedere a Voi illustri Premi Nobel di prestare la Vostra voce per diffondere questo nostro appello di fratellanza, di pace e rispetto reciproco finalizzato alla costruzione di un mondo migliore. 
In fede,
gli attivisti Rom e Sinti
 

Premi Nobel per la Pace

L’incontro con il Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi (a sinistra)


 

Giovani attivisti rom e sinti contro i pregiudizi

Si è trattato di un weekend speciale per i 12 giovani attivisti rom e sinti che partecipano alla seconda edizione del Corso in diritti umani, promosso da Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
Sabato 15 novembre, dopo una giornata intera di lezione su attivismo e strategie per creare campagne in difesa di diritti violati, le ragazze e i ragazzi del corso hanno partecipato a un evento di sensibilizzazione, nel pieno centro di Roma, per smontare stereotipi e pregiudizi su rom e sinti attraverso il dialogo con il pubblico.
Durante l’evento, dal titolo “Diamoci una mano, spezziamo i pregiudizi. Dialogo con i giovani attivisti rom e sinti“, i giovani hanno incontrato tre degli attivisti che hanno frequentato il corso lo scorso anno, Sabrina, dalla provincia di Oristano, Gladiola, da Cosenza e Miguel, da Lucca.
Sabrina, Gladiola e Miguel, nel corso della serata, hanno avuto la possibilità di raccontarsi e di rispondere alle domande del pubblico, in un momento di dialogo, conoscenza reciproca e condivisione. Anche i 12 nuovi attivisti sono si sono quindi presentati al pubblico e hanno concluso la serata a ritmo di musica.
L’evento è stato organizzato in partnership con YWCA-UCDG e FCEI-SRM che hanno presentato un progetto di accoglienza dei giovani rom e sinti.


Le foto della serata

Corso di formazione per attivisti rom e sinti: 2a edizione

Banner-CorsoDa settembre a dicembre 2014, Associazione 21 luglio e il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) organizzano la seconda edizione del Corso di formazione per giovani attivisti rom e sinti. Lo scopo principale del Corso, finanziato con l’otto per mille della Chiesa Valdese, è la formazione di giovani rom e sinti che siano attivi e consapevoli, e che possano utilizzare gli strumenti e i meccanismi nazionali, regionali e internazionali per tutelare i loro diritti umani come singoli e quelli delle loro comunità, e lottare contro ogni forma di discriminazione.
Il Corso di formazione per attivisti rom e sinti fa parte del programma dell’Associazione 21 luglio e dell’ERRC per sostenere e promuovere la cittadinanza attiva all’interno delle comunità rom e sinte in Italia.
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Sabrina: "Noi rom non siamo come ci dipingono i media"

Sabrina, 23 anni, vive nel "campo rom" di San Nicolò d'Arcidano, in Sardegna

Sabrina, 23 anni, vive nel “campo rom” di San Nicolò d’Arcidano, in Sardegna


[tfg_social_share]Sabrina Milanovic ha 23 anni, è italiana e vive in un “campo rom” a San Nicolò d’Arcidano, in provincia di Oristano, in Sardegna. È stanca dei pregiudizi e degli stereotipi negativi diffusi nei confronti della sua comunità e vorrebbe impegnarsi per promuovere e valorizzare i diritti dei rom nella sua cittadina e nel resto d’Italia.
«Noi rom veniamo continuamente discriminati e questo succede non perché la gente sia cattiva o in malafede. Ma semplicemente perché non ci conosce e di noi sa solo le cose brutte che scrivono i giornali. Ma noi non siamo come ci dipingono i media e non è giusto che per colpa di alcuni a subirne le conseguenze debbano essere tutti i rom»
Dallo scorso ottobre Sabrina frequenta il Corso di formazione per attivisti rom e sinti organizzato dall’Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
«Io voglio fare qualcosa in prima persona per combattere contro i pregiudizi nei confronti del mio popolo, per affermare i nostri diritti e per promuovere un’immagine differente di noi».
A San Nicolò d’Arcidano, la comunità rom è costituita da circa un centinaio di persone, il 3,5% della popolazione totale, composta da 2.800 abitanti. Dal 2011 i rom vivono in un nuovo “campo” dopo che un incendio aveva distrutto l’insediamento provvisorio in cui viveva la comunità.
Sabrina non vorrebbe vivere in un “campo” ma in una casa come ogni altro cittadino italiano.
«Vivere in un campo vuol dire vivere la vita in maniera amplificata. Le casette sono tutte attaccate e non hai un minimo di privacy».
Nel “campo” di San Nicolò d’Arcidano, “campo” realizzato dal Comune, gli abitanti rom vivono in baracche di 40 mq ciascuna all’interno delle quali, in alcuni casi, arrivano a dividere lo spazio anche 11 persone.
Secondo il Comitato per la Prevenzione della Tortura, istituito dal Consiglio d’Europa, lo spazio minimo nelle celle per ogni detenuto dovrebbe essere di 7 mq, cioè il doppio dello spazio a disposizione di alcuni residenti rom nel “campo” in provincia di Oristano.
Per Sabrina la strada per rafforzare i diritti delle comunità rom passa attraverso il lavoro.
«Bisogna che anche i rom abbiano opportunità lavorative. Questo servirà a combattere i pregiudizi, a favorire l’integrazione e il vivere insieme. In questo modo potremo non essere più giudicati per quello che non siamo».
L’appello
Nell’ambito della Campagna “Stop all’apartheid dei Rom!“, l’Associazione 21 luglio ha lanciato un appello nazionale con raccolta firme, rivolto ad otto Presidenti di Regione, per chiedere l’abrogazione delle Leggi regionali che istituiscono i “campi nomadi” in Italia, ghetti che alimentano la segregazione delle comunità rom e sinte e rendono impossibile l’inclusione sociale. Tra le regioni considerate figura anche la Sardegna. Per firmare l’appello “Inclusione per le comunità rom e sinte in Italia” clicca qui

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Corso di formazione per attivisti rom e sinti

A ottobre 2013, Associazione 21 luglio e il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) hanno avviato un corso di formazione per attivisti rom e sinti.
Vi partecipano ragazzi e ragazze, provenienti da varie parti d’Italia, interessati a imparare a difendere i diritti delle proprie comunità e a impegnarsi per l’inclusione sociale di rom e sinti nel nostro Paese.
Per maggiori informazioni sul Corso clicca qui
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Corso di formazione per attivisti rom e sinti

Ha preso il via il Corso di formazione per attivisti rom e sinti organizzato da Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC). I giovani partecipanti spiegano perché hanno scelto di aderire all’iniziativa e di impegnarsi per i diritti umani delle proprie comunità.

Giovani attivisti rom e sinti: le video-testimonianze

Ha preso il via il Corso di formazione per attivisti rom e sinti organizzato da Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC). I giovani partecipanti spiegano perché hanno scelto di aderire all’iniziativa e di impegnarsi per i diritti umani delle proprie comunità.
I ragazzi e le ragazze che si sono presentati al primo dei sei appuntamenti previsti dal Corso sono arrivati da varie regioni e città italiane. Tra di loro Sead Dobreva, 31 anni, rom arrivato in Italia nel 1991 in fuga dai tumulti nella ex Iugoslavia:
«Quando ho saputo di questo corso ho pensato che per me potesse essere una buona opportunità per fare finalmente qualcosa per il mio popolo», spiega Sead, che vive a Rovigo «in una casa» – come ci tiene a sottolineare – e che lavora come operaio in una fabbrica dove è anche rappresentante sindacale.
 

 
Gladiola Lacramioara Lacatus, 20 anni, viene dalla Romania e da sei anni vive a Cosenza. Per alcuni mesi ha vissuto in un campo rom; ora è in una casa famiglia per minori e frequenta la scuola superiore: «Ho scelto di fare questo corso per avere la formazione adatta per aiutare, successivamente, gli altri ragazzi che come me hanno incontrato difficoltà nell’integrarsi nella società».
Gladiola è una delle sette ragazze che hanno partecipato al primo incontro del corso. Un tasso di partecipazione femminile molto, che ha reso felici gli organizzatori dell’iniziativa.
Come lei, anche Naomi Ahmetovic, rom/sinta di 18 anni che vive a Trieste, ha deciso di immergersi nella teoria e nella pratica dei diritti umani. «In questo modo saprò riconoscere le violazioni dei diritti umani e potrò battermi perché i diritti della mia comunità vengano rispettati», racconta Naomi.
Il Corso di formazione
Il Corso di formazione per attivisti rom e sinti, promosso da Associazione 21 luglio e ERRC, rientra tra le attività della Campagna “STOP all’apartheid dei Rom!“, lanciata dall’Associazione lo scorso ottobre.
Francesca Colombo, responsabile Campagne dell’Associazione 21 luglio, spiega il senso dell’iniziativa:
«L’obiettivo è quello di dar vita a un attivismo giovanile tra le comunità rom e sinte in Italia. Forniamo ai ragazzi e le ragazze una serie di strumenti che riguardano i loro diritti umani in modo tale che essi stessi possano rivendicarli e farli conoscere alle proprie comunità. È importante che siano essi stessi ad agire in prima persona».
 

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Giovani attivisti rom e sinti Foto ERRC

Giovani attivisti rom e sinti
Foto ERRC


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Si parte! Domenica 20 ottobre inizia il Corso di formazione per attivisti rom e sinti organizzato dall’Associazione 21 luglio e dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
Diciotto giovani rom e sinti provenienti da otto regioni italiane si ritroveranno nella Capitale per il primo appuntamento dell’iniziativa che ha come obiettivo finale quello di dar voce a un attivismo rom in grado di reclamare in prima persona i propri diritti umani.
Alcuni dei giovani selezionati hanno già avuto o stanno portando avanti esperienze di attivismo nelle proprie città di provenienza: da Torino a Trieste, Rovigo, Firenze e Lucca e, ancora, Pisa, Roma, Napoli, Cosenza, Cagliari e Oristano. Da segnalare, poi, l’alto tasso di presenze femminili: su 18 partecipanti, otto sono ragazze.
In seguito all’appuntamento di domenica, nel corso del quale i formatori dell’Associazione 21 luglio e dell’ERRC affronteranno con i ragazzi le nozioni di base sui diritti umani e approfondiranno il concetto di minoranza e gli stereotipi diffusi nei confronti delle comunità rom, vi sarà un’ulteriore selezione basata sull’assegnazione di un compito motivazionale. I partecipanti che supereranno la prova proseguiranno il corso che si svolgerà con un appuntamento mensile da novembre a marzo.
Lo scopo principale del Corso, che rientra tra le attività della campagna “Stop all’apartheid dei Rom!” dell’Associazione 21 luglio, è la formazione di giovani attivisti rom e sinti sull’utilizzo degli strumenti di advocacy e dei meccanismi internazionali, nazionali e regionali di tutela dei diritti umani e di lotta alla discriminazione.
In particolare, i partecipanti apprenderanno ad analizzare, monitorare e denunciare le problematicità riscontrate dalle proprie comunità nelle rispettive città e le eventuali violazioni dei diritti umani. Impareranno anche a promuovere azioni concrete di tutela dei diritti umani, costruendo allo stesso tempo relazioni e collaborazioni con organizzazioni della società civile impegnate su tali tematiche.
Le lezioni del corso saranno basate su una modalità didattica partecipata, in modo da consentire il coinvolgimento attivo dei giovani e una continua e costruttiva interazione con il personale formatore. Alla teoria saranno inoltre affiancati momenti di pratica dei diritti umani, tra cui un laboratorio sulla comunicazione e l’ideazione di una campagna di advocacy.
Oltre che dai formatori di Associazione 21 luglio ed ERRC, le lezioni saranno tenute da esperti esterni impegnati nel campo della tutela dei diritti umani.
Il  Corso di formazione costituirà un’occasione unica per immergersi nella teoria e nella pratica dei diritti umani, i diritti delle minoranze e la lotta alle discriminazioni e consentirà ai partecipanti di stabilire contatti tra di loro e con gli esperti, assicurando che il programma sia istruttivo e piacevole.
Alla fine del corso, ai partecipanti più meritevoli sarà offerto un tirocinio retribuito della durata di tre mesi presso la sede dell’Associazione 21 luglio, a Roma, o dell’ERRC a Budapest.
(16 ottobre 2013)

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