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Camping River

Camping River. Le verità nascoste nelle pieghe della propaganda

Svelata la propaganda del Comune di Roma sullo sgombero di Camping River. Associazione 21 luglio: «un’azione fallimentare e costosa, raccontata in maniera distorta e con numeri falsi dalla Giunta Raggi».
 «Lo sgombero di Camping River, avvenuto lo scorso 26 luglio, è stato un caso emblematico per mostrare l’utilizzo da parte del Comune di Roma della propaganda mediatica, uno strumento di distrazione di massa, che racconta una verità altra, utile a coprire inefficienze e promesse fatte in campagna elettorale e mai mantenute». È questo il commento di Associazione 21 luglio al termine della Conferenza stampa organizzata oggi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati e dal titolo: “Camping River. Le verità nascoste nelle pieghe della propaganda”.
Analizzando come, attraverso video, post sui social e dichiarazioni fatte alla stampa, i rappresentanti dell’Amministrazione Capitolina hanno raccontato all’esterno lo sgombero di Camping River, Associazione 21 luglio ha individuato specifici tratti di una propaganda volta a raccontare le azioni che hanno preceduto lo sgombero e, in seguito, a giustificare l’allontanamento delle famiglie rom dall’insediamento posto lungo la via Tiberina.

I numeri sulla spesa

«Ogni anno – ha spesso ripetuto la sindaca Virginia Raggi – si spendono 25 milioni di euro per il sistema campi». Per Associazione 21 luglio si tratta di una dichiarazione volta a convincere i cittadini che il mantenimento dei rom nel “campi” romani ha un costo insostenibile e ingiustificato e soprattutto a rafforzare l’urgenza di chiudere Camping River. In realtà, dopo i tagli effettuati dalla Giunta Marino prima e dal Commissario Tronca dopo, nel 2016 si è spesa la cifra di 1,5 milioni di euro che nel 2017 è diventata di 3,5 milioni di euro. A fronte quindi dei 50 milioni di euro dichiarati dalla prima cittadini nel biennio 2016-2017, la cifra reale si riduce a un decimo.

Le condizioni igienico-sanitarie

«Lo sgombero di Camping River – ha scritto sui social la sindaca Raggi il giorno stesso dell’operazione – è stato fatto per la drammatica situazione igienico sanitaria prodotta, e quindi per tutelare la stessa salute degli abitanti». Nella sua dichiarazione la prima cittadina si è dimenticata di dire che la grave condizione in cui versava il “campo” è stata prodotta dalla decisione dell’Amministrazione capitolina di distruggere 50 moduli abitativi (dal 21 giugno 2018) e poi di sospendere l’erogazione idrica (dal 30 giugno 2018). «Prima si è provocato il degrado – ha sostenuto Associazione 21 luglio – e poi si è invocato lo stesso per tutelare la salute degli abitanti».

Il parere di Stasburgo

Sempre il giorno dello sgombero la sindaca ha esultato: «La Corte per i Diritti Umani ci dà ragione!». In realtà, sostiene Associazione 21 luglio, la Corte di Strasburgo non ha dato alcuna ragione al Comune di Roma. Ha solo potuto rilevare l’avvenuto sgombero il giorno prima del suo pronunciamento. «Sono venute meno le azioni di sospensioni cautelari, ma si sono aperti i termini per il perfezionamento del ricorso di fronte alla Corte per l’accertamento delle violazioni dei diritti umani».
Una vera e propria azione di propaganda mediatica quella organizzata dal Comune di Roma per raccontare ai cittadini e ai media una “verità altra”.
«Dal mio punto di vista – aveva affermato nei giorni la consulente del Comune di Roma, Monica Rossi – il bilancio dello sgombero di Camping River è estremamente positivo».

I dati sul “Piano rom”

«Se volessimo tirare le fila di 13 mesi di lavoro dell’Amministrazione Capitolina per superare il Camping River secondo la Strategia d’Inclusione Rom – risponde Associazione 21 luglio – restano, al di là delle violazioni dei diritti umani, i numeri a commento dell’efficacia delle azioni. A fronte di 359 persone del “campo” ammesse alle azioni del “Piano rom”, alla fine solo il 9% sono rientrate all’interno di tali azioni (rimpatri assistiti e sostegni all’affitto). Il 52% delle famiglie non ha trovato alcuna soluzione ed ora vaga in strada, mentre al 30 luglio 2018 risultano 123 le persone collocate in strutture di emergenza, dove, come da accordi verbali, resteranno solo fino al 30 settembre 2018. Per la loro accoglienza – a carattere meramente emergenziale – il Comune di Roma dovrà spendere, fino al 30 settembre 2018 una cifra stimata vicina ai 400.000 euro».
Di fronte ai fatti che hanno portato ai precipitosi eventi di questo ultimo mese, Associazione 21 luglio ribadisce ancora una volta la necessità di rivedere le azioni del “Piano rom”, per evitare che gli atri due insediamenti compresi all’interno del progetto del Comune (Monachina e Barbuta) finiscano per essere “superati” con lo stesso drammatico epilogo.
Foto di Giovanni Pulice
Per maggiori informazioni:

Elena Risi
Ufficio Stampa e Comunicazione – Associazione 21 luglio
Tel. 06.64815620 – 388.4867611
Email: stampa@21luglio.org
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Conferenza stampa

Mercoledì 1 Agosto una conferenza stampa che svela i retroscena dello sgombero River

 

Giovedi 26 luglio, un giorno prima del pronunciamento della Corte Europea per i Diritti Umani, il Comune di Roma sgomberava l’insediamento di Camping River, dove da 13 anni vivevano circa 300 persone.

Già il giorno prima il Ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva preannunciato «Strasburgo non fermerà la legalità!» e, lo stesso giorno dello sgombero la sindaca Virginia Raggi aveva commentato: «Una “terza via” basata su inclusione e rispetto della legalità, tutela dei diritti e rispetto dei doveri è possibile. È per questo che proseguiamo con determinazione ad applicare il nostro modello: garantire l’inclusione e un rigoroso rispetto della legalità potrà mettere fine alla realtà ghettizzante dei campi e dare maggiori tutele ai più piccoli. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ci dà ragione».
A fronte di una narrazione, parziale e strumentale dello sgombero, formulata dal Comune di Roma, e ampiamente ripresa dai media, Associazione 21 luglio, Organizzazione che ha supportato l’azione di 3 ricorrenti presso la Corte di Strasburgo, organizza una conferenza stampa per illustrare i retroscena di un’azione di sgombero fallimentare, dispendiosa, profondamente lesiva dei diritti umani e accompagnata da una narrazione mediatica falsata da informazioni e dati lontani dalla verità.

Vi aspettiamo:

Mercoledì 1 agosto
ore 15:45
Sala Stampa della Camera
via della Missione, 4 – Roma

Per la presentazione di:

“Camping River. Le verità nascoste nelle pieghe della propaganda” a cura di Associazione 21 luglio

INTERVERRANNO:

Carlo Stasolla, Associazione 21 luglio
Riccardo Magi, Parlamentare
Aurora Sordini, Associazione 21 luglio
Giuliano Santoro, Giornalista
Ginevra Nozzoli
, Giornalista

 

Per partecipare è necessario l’accredito. Data la limitata disponibilità di posti verrà data priorità ai giornalisti. La registrazione all’evento è da considerarsi completata solo a seguito di conferma scritta. Per accrediti scrivere a stampa@21luglio.org

sgombero camping river

Sgombero Camping River: pagina buia per i diritti umani in Italia

Camping River: Pagina buia per i diritti umani in Italia. Il Governo italiano calpesta la decisione della Corte Europea. Il Comune di Roma sgombera l’insediamento rom di Camping River.
Roma, 26/7/2018 – «Ci mancava il buonismo della Corte Europea dei diritti dei Rom» e ancora «Strasburgo non fermerà la legalità». Così il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato nei giorni scorsi la decisione della Corte Europea (CEDU) di sospendere lo sgombero dell’insediamento rom Camping River fino a venerdì 27 luglio, sospensione che aveva l’obiettivo di monitorare la situazione del “campo” e garantire che non venissero violati i diritti umani fondamentali delle circa 300 persone rom che risiedono nell’insediamento dal 2005.
Nonostante lo stop di Strasburgo, il Comune di Roma ha iniziato oggi – con un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine – le operazioni di sgombero forzato del Camping River.
Alle famiglie residenti non è stata notificata alcuna proposta scritta di soluzione abitativa alternativa e solo a una ristretta minoranza è stato offerto un alloggio alternativo. Per quanti lo hanno accettato ciò ha comportato la divisione del nucleo famigliare. Un centinaio di persone rimaste escluse si trovano attualmente in prossimità del campo.
Rappresentanti di Associazione 21 luglio seguono da questa mattina le operazioni e si sono recati sul posto in quanto Osservatori dei diritti umani, ma non è stato consentito loro (né alla stampa) di entrare.
«L’azione di oggi segna un’altra pagina buia dei diritti umani in Italia – ha commentato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – una gravissima violazione dei diritti, un gesto scellerato che oltretutto offende in maniera sprezzante l’autorità e le funzioni della Corte Europea. Un centinaio di uomini, donne e bambini, già in condizioni di estrema fragilità saranno esposte ad un’ancora maggiore vulnerabilità. Da oggi vivere in Italia, e nella città di Roma, non significa vedersi garantiti i diritti umani fondamentali».
Associazione 21 luglio sta valutando le azioni più opportune per rispondere allo sgombero forzato organizzato in data odierna in deroga alla decisione assunta nei giorni scorsi dalla Corte Europea.

Firme

Consegnate in Campidoglio oltre 600 firme per fermare lo sgombero del Camping River

Una delegazione di Associazione 21 luglio ha consegnato ieri, presso l’ufficio del Protocollo del Comune di Roma in Campidoglio, le 630 firme raccolte nella petizione on line “Stop allo sgombero forzato del Camping River” lanciata il 18 luglio scorso. Si è trattato di una grande e importante mobilitazione digitale, che ha raccolto il sostegno di tantissime persone e Organizzazioni in brevissimo tempo e per la quale ringraziamo di cuore dell’impegno e della vicinanza di ognuno.
Lo sgombero, inizialmente previsto per la giornata di ieri, è stato sospeso temporaneamente dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in seguito al ricorso di tre abitanti del “campo” sostenuti dalla legale di Associazione 21 luglio. Fondamentale anche l’apporto della petizione, e di tutti gli aderenti, che ha contribuito a creare una consistente pressione mediatica sul caso del Camping River e ha acceso un faro sulla grave situazione di violazione dei diritti umani che rischia di essere perpetrato in caso di sgombero.
Ringraziamo ancora una volta tutte le persone che hanno sottoscritto la petizione e le Organizzazioni aderenti: Associazione Radicali Roma, Unione Inquilini, Associazione A Buon Diritto, Associazione di promozione sociale Lunaria, Un Mondo di Mondi, Alleanza Romanì, Associazione Articolo 34, Associazione Da Sud, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, Reyn Italia, Nessuno Fuorigioco, Movimento per la Cooperazione internazionale, Arci Nazionale, Associazione Terra! Onlus, AssociazioneTorpiùBella, C.S.O.A. Angelina Cartella, Naga, Amnesty International Italia.

Corte Europea

Corte Europea sospende sgombero Camping River con un ricorso sollevato da Associazione 21 luglio

La Corte Europea ferma lo sgombero di Camping River previsto per oggi. Associazione 21 luglio: «Straordinario successo che dimostra come il “Piano rom” di Roma violi i diritti umani. Ora individuare i responsabili del fallimento».
Roma, 24 luglio 2018 – La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, attraverso l’adozione di una misura di emergenza, ha ordinato al Governo italiano di non procedere allo sgombero dell’insediamento di Camping River, previsto per la giornata di oggi a Roma, ovvero 48 ore dopo la notifica agli abitanti dell’Ordinanza n.122 del 13 luglio 2018 firmata dalla sindaca Virginia Raggi.

La decisione della Corte Europea

La decisione della Corte è giunta in seguito al ricorso sollevato da 3 abitanti del “campo”, supportati da Associazione 21 luglio.
La Corte «ha deciso, nell’interesse delle parti e del corretto svolgimento del procedimento dinanzi ad essa, di indicare al Governo italiano, a norma dell’articolo 39, di sospendere lo sgombero previsto fino al venerdì 27 luglio 2018» e, nell’attesa, ha chiesto al Governo italiano di indicare nelle prossime ore le misure alloggiative previste per i richiedenti, la data prevista per lo sgombero esecutivo e qualsiasi sviluppo significativo dello sgombero di Camping River.
Le tre persone rom ricorrenti, hanno vissuto per alcuni anni nell’insediamento di Camping River in cui attualmente risiedono circa 300 persone, esclusivamente rom, segregate su base etnica e i cui diritti umani sono stati ripetutamente violati dalle istituzioni capitolina nelle diverse azioni previste dal “Piano rom”.

L’ordinanza di sgombero del Camping River

Dopo le azioni inclusive – rivelatesi fallimentari – organizzate dal Comune di Roma, il 19 luglio 2018 ad ogni famiglia dell’insediamento è stata notificata l’Ordinanza sindacale n.122 del 13 luglio 2018 con la quale la sindaca Virginia Raggi ha ordinato «l’allontanamento dall’area […] di tutte le persone presenti, a qualsiasi titolo, entro il termine perentorio di quarantotto (48) ore dalla notifica della presente ordinanza, per scongiurare i rischi sulla loro salute» senza fornire alcuna soluzione alternativa adeguata, lasciandole di fatto per strada, aumentando la loro vulnerabilità.
La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo può indicare “misure ad interim” in casi di emergenze, in modo da fermare un “rischio imminente di danno irreparabile”. Sempre più di frequente, riceve richieste di adozione di misure per fermare sgomberi, ma si limita a farlo solo in particolari circostanze. Vittime di violazioni di diritti umani possono rivolgersi alla Corte Europea solo se non dispongono di mezzi efficaci per fare ricorso davanti ai Tribunali nazionali. I tre autori dell’azione hanno, con successo, dimostrato che i Tribunali italiani, visto il brevissimo tempo concesso, non hanno fornito loro mezzi efficaci per fronteggiare il rischio dello sgombero.

Il “Piano rom” che viola i diritti

Associazione 21 luglio accoglie con grande soddisfazione la decisione della Corte Europea e auspica che il Comune di Roma possa coglierne l’importanza per una profonda revisione del “Piano rom” e per avviare una rinnovata e genuina consultazione con le persone dell’insediamento.
Secondo Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio, «il fatto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo abbia deciso di intervenire in modo così eccezionale dimostra quanto la situazione romana sia assolutamente fuori controllo. Oggi viene certificato come il “Piano rom” della città di Roma calpesta gli impegni assunti dall’Italia a livello europeo a fine di garantire un trattamento egualitario dei rom. Ma tutto ciò non basta! Da una parte è urgente promuovere nuove consultazioni con gli abitanti dell’insediamento, dall’altra è importante conoscere i nomi degli esecutori di un “Piano” irrealistico, scellerato, costoso e lesivo dei diritti umani. Chiediamo alla sindaca di individuare e punire i responsabili delle diverse azioni che negli ultimi mesi si sono succedute a Camping River e che hanno portato ad una violazione sistematica dei diritti fondamentali delle famiglie residenti. Chi ha sbagliato – conclude – è giusto che paghi. Dare la colpa della mancata inclusione ai rom, come fatto anche in questo caso, è un atto scorretto e ingiusto».

La consegna delle firme

Nella giornata odierna, alle ore 15,30, una delegazione di Associazione 21 luglio si recherà in Campidoglio per consegnare, presso la segreteria della sindaca Virginia Raggi, la risposta della Corte e le centinaia di firme raccolte in questi giorni nella mobilitazione on line organizzata per chiedere la sospensione delle azioni di sgombero. Nel corso della consegna è previsto un breve incontro con la stampa presente.
Per maggiori informazioni:

Elena Risi
Ufficio Stampa e Comunicazione – Associazione 21 luglio
Tel. 06.64815620 – 388.4867611
Email: stampa@21luglio.org
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Un appello urgente per la sospensione dello sgombero al Camping River


Il Comune di Roma decide lo sgombero di 350 persone da Camping River. Associazione 21 luglio: «Su di loro il prezzo per il fallimento del Piano Rom». E lancia un appello urgente.
Roma, 18/7/2018 – Associazione 21 luglio denuncia: «A Roma le famiglie rom di Camping River vengono colpevolizzate per il fallimento del “Piano rom” e per questo rese vittime di sgombero forzato».
L’Organizzazione ha lanciato oggi un appello urgente di mobilitazione on line con una lettera rivolta alla sindaca Virginia Raggi, in risposta all’Ordinanza n.122 del 13 luglio 2018 firmata della prima cittadina, che dispone lo sgombero dell’insediamento rom di Camping River, abitato da 350 persone.
Nell’Ordinanza la sindaca ha ordinato «l’allontanamento dall’area […] di tutte le persone presenti, a qualsiasi titolo, entro il termine perentorio di quarantotto (48) ore dalla notifica della presente ordinanza, per scongiurare i rischi sulla loro salute».

Il superamento di Camping River

Con Deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017, l’Amministrazione Capitolina aveva deciso, a partire dal 1° luglio 2017, di estendere le misure previste dal “Piano rom” anche all’insediamento di Camping River, uno dei 7 “villaggi attrezzati” della Capitale.
A seguito delle indagini patrimoniali condotte dalla guarda di Finanza, la quasi totalità delle famiglie presenti nel “campo” sono risultate indigenti, e quindi beneficiarie delle azioni del “Piano”. Per accedere al sostegno economico previsto – un contributo massimo di 800 euro al mese in 2 anni – l’Amministrazione chiedeva alle famiglie uno dei seguenti documenti: un contratto preliminare di locazione di immobile per civile abitazione, un contratto di locazione di immobile di civile abitazione o un contratto di prenotazione di struttura ricettiva. Considerata però l’assenza di reddito, tutti i nuclei familiari si sono ritrovati nell’impossibilità oggettiva di produrre la documentazione richiesta.
Dal 1° ottobre, al termine della convenzione con l’ente gestore, lo spazio è passato dall’essere considerato un “villaggio attrezzato” ad un’area privata occupata.
Il 17 aprile 2018, con Deliberazione di giunta n.70, sono state adottate nuove misure di uscita dall’insediamento «da attuarsi entro il 30 giugno 2018».
La mancanza di un dialogo efficace, la proposta di soluzioni abitative insostenibili e l’estrema ristrettezza dei tempi hanno condotto al fallimento delle azioni inclusive previste dal “Piano rom” per gli abitanti dell’insediamento Camping River.

Il passaggio a un approccio sicuritario

Dalla Primavera 2018 l’atteggiamento dell’Amministrazione Capitolina è profondamente cambiato e ha avviato una serie di azioni di pressione sugli abitanti del Camping River:
–    Il 26 aprile la Polizia Municipale ha disposto un presidio permanente delle Forze dell’ordine all’ingresso dell’insediamento;
–    il 21 giugno gli operatori del Comune di Roma, supportati dalle Forze dell’ordine, hanno iniziato la distruzione di 50 moduli abitativi di proprietà dell’Amministrazione Comunale, obbligando gli abitanti a collocarsi in tende o in rifugi provvisori interni all’insediamento;
–    il 30 giugno 2018 l’Amministrazione ha sospeso il funzionamento degli impianti idrici.
Questo “braccio di ferro” si è concluso il 13 luglio 2018, quando, con Ordinanza n.122, la sindaca Raggi ha disposto lo sgombero dell’area al fine di «adottare le necessarie misure volte a salvaguardare, nell’immediatezza, le condizioni igienico-sanitarie dell’area e la salute delle persone ancora presenti».

L’appello urgente

In risposta all’ordinanza della Sindaca, Associazione 21 luglio ha lanciato oggi un appello urgente di mobilitazione on line. Nella lettera, indirizzata alla sindaca Raggi, si legge: «Nelle azioni organizzate dal Comune di Roma per il superamento dell’insediamento, si sono segnalate diverse criticità che hanno reso fallimentare l’intervento delle istituzioni. Appare profondamente ingiusto che la responsabilità di tale fallimento venga interamente addossata alle famiglie rom che per questo vengono duramente colpite da un’azione di sgombero forzato».
Nel testo, ogni firmatario dell’appello chiede alla prima cittadina «l’immediata sospensione delle azioni di sgombero previste […] per attivare un rinnovato e genuino dialogo con le famiglie rom, fondato sulla trasparenza, la sostenibilità, la fiducia».

La preoccupazione di Associazione 21 luglio

Associazione 21 luglio, che già nelle scorse settimane aveva denunciato come il “Piano rom” violasse i diritti fondamentali, esprime profonda preoccupazione per il destino delle famiglie che oggi abitano l’insediamento di Camping River e chiede che venga offerta un’alternativa adeguata alle famiglie presenti.
Lancia inoltre l’allarme per la deriva sicuritaria presa dall’Amministrazione Capitolina, soprattutto dopo la nomina del nuovo Governo nazionale, che colpisce le  categorie più fragili presenti sul territorio cittadino.
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Elena Risi
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Sgombero Camping River: un aggiornamento sulla situazione del "campo"

Associazione 21 luglio sta continuando a monitorare gli sviluppi relativi all’insediamento Camping River, “campo” inserito all’interno del “Piano rom” del Comune di Roma e di cui il 21 giugno scorso è iniziato il progressivo sgombero forzato da parte delle autorità locali.

La situazione dei moduli abitativi

In seguito a un sopralluogo effettuato la scorsa settimana da una delegazione di Associazione 21 luglio, abbiamo potuto constatare che attualmente 49 moduli abitativi di proprietà del Comune di Roma sono stati sequestrati e ne è impedito l’accesso agli ex residenti (pena una pesante sanzione), 37 sono stati distrutti o gravemente danneggiati, 12 sono stati rimossi e stoccati in appositi contenitori predisposti all’entrata dell’insediamento.

Le famiglie del Camping River

La maggior parte delle famiglie continua a vivere all’interno di Camping River ma in condizioni molto dure, improvvisando accampamenti di fortuna, in tende o gazebi – dormendo all’aperto – o in furgoni e automobili, senza accesso ai servizi primari.

La denuncia della nostra organizzazione

La nostra organizzazione ha denunciato fin dall’inizio l’inefficacia del “Piano” dell’Amministrazione e, alla luce degli ultimi gravi eventi che si sono succeduti, ha denunciato quanto il Piano si stia dimostrando addirittura lesivo dei diritti umani (per accendere i riflettori su questa vicenda, il 28 giugno abbiamo anche organizzato un flash mob in Campidoglio).
Associazione 21 luglio ha scritto una lettera di aggiornamento presentando queste informazioni ad autorità locali, nazionali e internazionali (il Comune di Roma, l’UNAR e alcuni enti di monitoraggio dei diritti umani come il DG JUSTICE della Commissione Europea), sottolineando la gravità dello stato di cose attuale e la ferma intenzione della nostra organizzazione a proseguire il monitoraggio di questa preoccupante situazione.

Il "Piano rom" del Comune di Roma calpesta i diritti umani

Dopo i fatti di Camping River, 61 organizzazioni e 27 accademici scrivono alla sindaca Raggi e all’Europa: «Il Piano rom del Comune di Roma va profondamente rivisto perché le sue azioni calpestano i diritti umani».
 
ROMA, 25/6/2018 – Di fronte alle pesanti violazioni dei diritti umani consumate in questi giorni, seguite alle preoccupanti dichiarazioni del Ministro dell’Interno Matteo Salvini che paventa un censimento etnico per la comunità rom in Italia, Associazione 21 luglio si sta mobilitando, a partire da una lettera inviata alla sindaca di Roma Virginia Raggi e ad alcuni organismi europei, sottoscritta da quasi 90 tra Associazioni e Organizzazioni della società civile, accademici e responsabili istituzionali.
Nella missiva sono tre le richieste avanzate in via urgente alla prima cittadina: l’immediata sospensione delle azioni previste nell’insediamento Camping River; l’adozione delle azioni più opportune volte alla verifica delle responsabilità della distruzione di beni di proprietà di Roma Capitale e della messa in stato di estrema vulnerabilità – in violazione delle basilari garanzie procedurali – dei nuclei familiari dimoranti in tali moduli; l’impegno ad una profonda revisione del “Piano di Indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti” giudicato lesivo dei diritti umani.

L’antefatto: Camping River

Il 15 maggio scorso l’Amministrazione Capitolina aveva inviato una lettera notificando ad ogni famiglia presente nell’insediamento di Camping River la necessità di «lasciare immediatamente libero da persone e cose il modulo abitativo occupato, unitamente al suo nucleo familiare, inderogabilmente entro la data del 15 giugno 2018». Ora la scadenza si è spostata al 30 giugno e il “pugno di ferro” utilizzato dall’Amministrazione non fa che svelare sempre più clamorosamente le fragilità del “piano Rom”, un progetto di cui il Camping River doveva essere la sperimentazione pilota nel pieno rispetto dei principi della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei rom, sinti e caminanti (il Camping River è entrato nel “Piano” a partire dal 1 luglio 2017 con deliberazione n.146 del 28 giugno 2017). Leggi qui un breve excursus.

Le fragilità del “Piano”

Il “pugno di ferro” del Comune si è dovuto scontrare con la realtà dei fatti: nonostante la gran parte delle famiglie residenti all’interno del “campo” sia risultata idonea al progetto di fuoriuscita assistita dal “villaggio Camping River”, le persone in questione non hanno potuto accedere ai contributi per il contratto di locazione perché – trovandosi in una situazione di inoccupazione e indigenza – non possono fornire le garanzie economiche necessarie per accedere al mercato immobiliare privato.

La distruzione dei moduli abitativi

Vetri divelti, pareti sfondate, porte e finestre smontate. Scaduto l’ultimatum del Comune di Roma alle famiglie residenti all’interno del Camping River, l’insediamento che da tredici anni ospita circa 400 persone di origine rom, l’Amministrazione ha iniziato il “superamento del Camping River” distruggendo, nelle mattinate del 21 e 22 giugno, 18 container nei quali vivevano le famiglie.

I rom del Camping River

La soluzione abitativa alternativa per i residenti è stata, come di consueto, quella di dividere le famiglie: donne e bambini in case famiglia, uomini per strada. La proposta non è stata accettata da nessuno dei nuclei in questione e i residenti sono rimasti inermi a guardare lo scempio che si consumava sotto i loro occhi.  Rimaste senza un tetto sopra la testa, le famiglie hanno dormito all’addiaccio, accampate vicino ai container distrutti. In questo modo, persone già vulnerabili e in condizioni di emergenza abitativa, sono oggi in una situazione di ancora maggiore fragilità.

La denuncia di Associazione 21 luglio

Oltre a rappresentare una pesante violazione dei diritti umani che infrange gli standard internazionali del diritto all’abitare, distruggere i container è stato un atto cinico e illogico, fa notare Associazione 21 luglio. Le strutture di proprietà del Comune di Roma hanno un costo, stando ai prezzi di mercato, di circa 20 mila euro. Distruggere e vandalizzare i container rappresenta dunque un consistente danno erariale per l’Amministrazione.
«Si è trattato di azioni gravissime, ciniche e crudeli. Sono state attuate ai danni di queste persone perché rom. Se si fosse trattato di qualcun altro, questa storia avrebbe avuto un esito diverso – ha affermato Associazione 21 luglio Onlus – Accusiamo la Giunta di incompetenza, per non essere stata capace di superare il Camping River secondo i principi della Strategia Nazionale di Inclusione. È ormai chiaro che questo “Piano rom” viola i diritti umani – aggiunge l’Organizzazione – e chiediamo ancora una volta e con sempre maggiore preoccupazione una revisione profonda delle azioni previste».

Il Flash mob

Per il giorno giovedì 28 giugno alle 15, Associazione 21 luglio ha indetto inoltre un flash mob davanti al Campidoglio per esprimere il proprio dissenso di fronte ai gravi fatti di questi giorni, denunciare le gravi violazioni dei diritti umani riscontrate nelle azioni del “Piano rom” e per chiederne una profonda revisione.

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Camping River

La distruzione dei container al Camping River lascia senza tetto molte famiglie

È iniziata questa mattina all’alba una massiccia operazione della Polizia Municipale all’interno del Camping River di Roma, il primo insediamento che, secondo il Piano rom del Comune, doveva essere superato secondo i principi della Strategia per l’Inclusione dei rom (Piano fortemente criticato da Associazione 21 luglio e per il quale si è richiesta una profonda revisione delle azioni).

Le operazioni di oggi

Alcune famiglie sono state costrette a lasciare il proprio container mentre veniva distrutto sotto i loro occhi dagli operatori del comune di Roma.
A seguito del nostro sopralluogo abbiamo verificato che le operazioni perpetrate presso il Camping River questa mattina, compresa la distruzione dei moduli abitativi, è avvenuta ai danni di famiglie che – secondo il Comune di Roma – non erano autorizzate ad occupare i container, lasciandole di fatto senza tetto.

La nota di Associazione 21 luglio

Associazione 21 luglio fa presente che:
– il Camping River dal 1° ottobre 2017 è un’area occupata, quindi non si comprende come l’Amministrazione Capitolina possa distinguere tra soggetti autorizzati e non autorizzati;
– distruggere le abitazioni di persone che già vivono in condizioni di emergenza abitativa, in quanto non autorizzati, lasciando uomini, donne e bambini all’addiaccio, rappresenta un atto cinico e privo di un qualsiasi spiegazione logica;
– la distruzione di un container di proprietà pubblica in buone condizioni rappresenta un danno economico per l’intera comunità.
Associazione 21 luglio sta valutando in queste ore l’esistenza degli estremi per azioni future.

Camping River: il 15 giugno 400 persone resteranno senza casa

Il 15 giugno il Comune di Roma preleverà i container dall’insediamento Camping River. Associazione 21 luglio: «Quattrocento rom resteranno senza casa, ostaggio dell’incapacità del Comune di Roma di superare i campi».
Roma, 13/6/2018. L’ultimatum del Comune di Roma alle famiglie del Camping River scade venerdì 15 giugno, data in cui i residenti – secondo la decisione assunta dall’Ufficio Speciale Rom, Sinti e Caminanti – si vedranno costretti a lasciare i moduli abitativi in cui risiedono dal 2005.

L’ingiunzione del Comune di Roma

La lettera di ingiunzione dell’Amministrazione Capitolina è arrivata il 15 maggio, notificando ad ogni famiglia presente nell’insediamento la necessità di «lasciare immediatamente libero da persone e cose il modulo abitativo occupato, unitamente al suo nucleo familiare, inderogabilmente entro la data del 15 giugno 2018» e – in vista della dismissione – il Comune avrebbe già individuato e reperito un’area di stoccaggio per i 50 container in un’area di 2 mila m² nel quartiere di Valle Muricana.

Il Camping River dall’inserimento nel “Piano rom” ad oggi

Il Camping River era entrato all’interno della sperimentazione delle misure previste dal “Piano di Roma Capitale per l’inclusione dei rom” a partire dal 1 luglio 2017 con deliberazione n.146 del 28 giugno 2017. Nonostante la gran parte delle famiglie residenti all’interno del “campo” sia risultata idonea al progetto di fuoriuscita assistita dal “villaggio Camping River”, le persone in questione non hanno potuto accedere ai contributi per il contratto di locazione perché – trovandosi in una situazione di inoccupazione e indigenza – non possono fornire le garanzie economiche necessarie per accedere al mercato immobiliare privato.
Ne è seguito che da ottobre 2017 il Camping River non è stato più considerato un “villaggio attrezzato” ma un’area privata occupata per la quale l’Amministrazione Comunale ha disposto la modifica della Deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017, esonerando la stessa Amministrazione Comunale da qualsiasi responsabilità nei confronti di questa struttura ricettiva.

Precarietà e incertezza: le conseguenze sulla pelle dei rom

Tale situazione di precarietà, unita all’assenza di un dialogo adeguato con le famiglie presenti nell’insediamento, hanno impattato gravemente sui residenti specialmente sui minori. È significativo, a questo proposito, il dato relativo alla frequenza scolastica: nell’anno scolastico 2015-2016, i minori rom residenti nel Camping River e iscritti a scuola erano 238. Nell’anno scolastico 2017-2018 risultavano essere invece 107, segnando un crollo delle iscrizioni pari al 55%.L’ingiunzione di rilascio dei moduli abitativi entro il 15 giugno, per essere stoccati a tempo indeterminato in un’area abbandonata, è l’ennesima azione di un “Piano” inefficace, che non prevede l’avvio di alcun processo partecipativo con i destinatari delle politiche. In particolare, intimare alle persone di abbandonare i moduli abitativi senza fornire alcuna soluzione abitativa alternativa, viola tutti gli standard internazionali sul diritto all’alloggio – oltre ad andare in netto contrasto con i principi della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei rom, sinti e caminanti – e pone le famiglie rom in una situazione di gravissima vulnerabilità, vedendosi costrette a dormire all’addiaccio o ad allontanarsi dall’insediamento per adattarsi a soluzioni informali, temporanee e precarie.

La denuncia di Associazione 21 luglio

«Colpisce come il Comune di Roma adotti la scelta di sottrarre i container presenti nel Camping River con l’unico obiettivo  di esasperare le famiglie presenti, nella speranza che le stesse, private dell’abitazione, lascino spontaneamente l’insediamento. È questo il superamento dei “campi” annunciato un anno fa dalla sindaca Raggi? Rendendo 400 persone ostaggio dell’incapacità comunale di avviare percorsi inclusivi? – denuncia Associazione 21 luglio – Chiediamo con estrema urgenza al Comune di Roma di tornare sui propri passi e optare per soluzioni ragionate e condivise. Superare i “campi” della Capitale non può e non deve significare per soggetti per i quali è stato certificato lo stato di indigenza, lasciare gli stessi senza un tetto sopra la propria testa».
Associazione 21 luglio si è attivata nei giorni scorsi presso organi nazionali ed internazionali, per segnalare e documentare la grave situazione; ad essi è stato chiesto un intervento diretto presso le autorità capitoline al fine di scongiurare un’azione gravemente lesiva dei diritti umani.


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Elena Risi
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