“Sognare per crescere”, la storia di Enzo tra attivismo e università per Reyn Italia
Si chiama Enzo, è un educatore professionista rom e racconta la storia della sua vita ponendo attenzione sull’importanza della scuola, perché credere nei propri sogni significa anche poterli realizzare.
Il racconto che vi proponiamo è inserito all’interno del progetto Reyn International. Buona lettura!
Sono Enzo, dall’Italia. Partendo da dove sono ora, e tornando indietro ai miei primi anni di vita, vi accompagnerò nel viaggio che mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. Condividerò momenti importanti della mia vita – analizzando gli eventi che mi hanno reso forte e presentandovi le persone che mi hanno sostenuto – tra le tante sfide che ho intrapreso nel mio viaggio.
Sono orgoglioso di essere rom, di chi sono ora e del mio sogno di crescere. Lavoro in un un progetto chiamato “Giovani rom, costruttori di speranza” che consiste nell’offrire sostegno scolastico ai bambini rom e organizzare corsi di formazione ed eventi di sensibilizzazione. Ma non solo, rivesto diversi ruoli! Sono anche un tutor che accompagna i giovani del circuito giudiziario nei percorsi di inserimento lavorativo e di integrazione sociale. Quando avevo 29 anni, ho conseguito la laurea in Lingue e Scienze dell’Educazione. Dopo la laurea ho deciso di proseguire gli studi e frequentare il corso di laurea magistrale in Scienze Pedagogiche.
All’età di 15 anni dopo aver lasciato la scuola superiore, ho iniziato un periodo di formazione di durata biennale presso un’agenzia formativa professionale e scolastica. Inoltre, ho cominciato a svolgere volontariato nella stessa associazione che mi ha sostenuto quando ero bambino.
Quando frequentavo le elementari andavo molto bene a scuola ed ero sostenuto nello svolgimento dei compiti da un’associazione locale. Tuttavia ho dovuto affrontare molte difficoltà a causa delle mie origini rom. Alle medie, sono stato inserito in una classe dove erano presenti tutti i ragazzi rom iscritti nella scuola. Nonostante ciò, sono riuscito a instaurare relazioni positive anche con i compagni non rom.
Dai 3 ai 6 anni, ho frequentato regolarmente un centro educativo domiciliare. Mi sono divertito molto con gli altri bambini. Anche se molti italiani credono che tutti i rom non siano italiani, io lo sono. Sono nato in Italia da genitori italiani. Grazie alla mia cittadinanza ho potuto accedere ai servizi di base per la prima infanzia e vivere in una casa popolare con la mia numerosa famiglia.