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Superato il “campo rom” nel comune di Collegno. In Italia restano 109 insediamenti monoetnici all’aperto.

L’insediamento, sito a Collegno in provincia di Torino in Strada della Berlia 86, è stato inaugurato nel 1997 dall’Amministrazione Comunale per far fronte alle criticità dovute alle situazioni igienico-sanitarie precarie e di sovraffollamento delle aree di sosta assegnate ad una comunità rom proveniente dall’ex-Jugoslavia negli anni settanta, in via Don Milani 5.

L’azione di superamento ha avuto origine con la delibera di Giunta Comunale n. 58 del 23 marzo del 2022, adottata in conformità con il Piano per l’inclusione e la partecipazione dei rom, finalizzato al sostegno delle popolazioni rom all’interno dell’Unione Europea, che delinea sette settori di intervento per progredire verso una reale parità, ciascuno composto da obiettivi minimi da attuarsi entro il 2030 da parte degli Stati membri.

Stando all’ultima rivelazione effettuata nel 2002 dalla Cooperativa San Donato (che attualmente opera all’interno dell’area) la comunità rom residente nell’insediamento di Strada della Berlia conta attualmente 63 persone.

La progettualità è stata delineata sulla base delle due caratteristiche che segnano l’intervento: l’abbandono di un approccio etnico e l’implementazione di un modello partecipativo, che ha visto il coinvolgimento attivo delle famiglie beneficiarie e di diversi attori pubblici e privati.

A seguito dell’intervento tutte le persone fuoriuscite dall’insediamento, quasi una settantina, sono state gradualmente collocate in abitazioni convenzionali, in alcuni casi in forme definitive, in altre in modalità provvisoria.

Il superamento dell’insediamento di Collegno, che Associazione 21 luglio ha seguito dal suo inizio individuandolo come un “caso studio” da portare su scala europea, è la dimostrazione di come in Italia il superamento degli insediamenti monoetnici è possibile, laddove si registra una chiara volontà nel voler portare avanti processi di inclusione abitativa e lavorativa che interessano le famiglie residenti in aree marginalizzate.

Con l’azione promossa dall’Amministrazione di Collegno, sono ad oggi ancora 109 gli insediamenti all’aperto abitati in Italia da circa 12.000 rom e sinti.

Superare la discriminazione di Rom e Sinti. I toolkit per insegnanti, assistenti sociali e decisori politici

Combattere gli stereotipi e i pregiudizi attraverso la conoscenza della storia, ma anche degli elementi culturali che caratterizzano rom e sinti. È questo il modo in cui è possibile superare le discriminazioni istituzionali verso queste persone.

Per questo Associazione 21 Luglio, Sucar Drom, Università di Firenze e Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili hanno lavorato e pubblicato tre toolkit rivolti a insegnanti, assistenti sociali e decisori politici.

La pubblicazione di questi materiali rientra nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea. Dopo aver proceduto ad una fase di ricerca relativa allo sterminio di rom e sinti e aver fatto confluire questi materiali nel rinnovato museo virtuale “Dall’antiziganismo al genocidio”, con questi toolkit si passa dalla memoria storica all’azione.

INSEGNANTI

Promuovere la comprensione di come il pregiudizio in atto nei confronti di Rom e sinti affondi le sue radici nel trattamento storico riservato loro dalle dittature nazista e fascista, ma anche nei primi anni della Repubblica, attraverso ad esempio l’istituzione delle classi speciali “Lacio Drom” serve ad aumentare la conoscenza di quel periodo per superare i pregiudizi odierni. Promuovere politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti.

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ASSISTENTI SOCIALI

Fornire un’adeguata conoscenza di come i pregiudizi attuali derivino dal periodo delle dittature nazi-fasciste, in in particolare sull’inadeguatezza delle madri rom; fare in modo che questa ricostruzione storica, accompagnata da una maggiore conoscenza di alcuni elementi culturali, possa entrare nel merito della valutazione fatta da questi professionisti sul benessere dei bambini rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

DECISORI POLITICI

Sensibilizzare su come i mega-campi presenti in alcune città italiane rispondano ai principi di concentrazione e di esclusione praticati durante il nazifascismo. Offrire soluzioni per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti.

Scarica il toolkit in italiano e in inglese

Campagna di ascolto di Associazione 21 luglio nella baraccopoli romana di via di Salone

Associazione 21 luglio ha da un anno promosso e disseminato un modello di superamento degli insediamenti monoetnici fondato sull’abbandono dell’approccio etnico e l’adozione di strumenti che vedono la partecipazione attiva dei diretti interessati. Tale modello prende spunto da diverse pratiche di progettazione partecipata tra cui la metodologia Romact, programma di sviluppo voluto dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea nel 2013, e le prassi previste dal Community Organizing.
Il modello proposto da Associazione 21 luglio si articola in sei fasi, la prima delle quali prevede la mappatura degli stakeholders, ovvero di tutti quei soggetti, pubblici e privati, che a vario titolo si muovono attorno all’insediamento da superare, e una campagna di ascolto che pone al centro gli abitanti dell’insediamento.
Ascoltare significa rinsaldare le relazioni, per cogliere tra le loro pieghe il potere trasformativo della società. Ascoltare, per individuare potenziali leader, spesso sconosciuti perché soggetti silenti. Ascoltare per incoraggiare i “senza voce” a scoprire, forse per la prima volta nella loro vita, il potere della parola. Ascoltare per far emergere bisogni inespressi, sogni, desideri profondi.
Dietro mandato del Municipio VI, a Roma, è in atto in questi giorni una campagna di ascolto promossa Associazione 21 luglio che, ispirandosi alle metodologie del Community Organizing – pratiche nate nella Chicago degli anni ’30 e sviluppatesi in numerose parti del mondo – si realizza nella baraccopoli romana di via di Salone, costruita nel 2006 e abitata da 340 persone di differenti nazionalità in condizione di forte privazione socio-economica.

Gualtieri sul superamento dei campi rom: “Occorre un cambio di paradigma culturale”

“Noi pensiamo che i campi rom vadano superati e pensiamo che questo richieda una profonda strategia verso i rom, per evitare la connotazione etnica di una politica, occorre saper dialogare con i soggetti che nei campi lavorano, per aiutare chi vive nei campi ad accedere agli strumenti ordinari di inclusione, come la casa. Occorre un cambio di paradigma culturale”. Con queste parole, il candidato sindaco del centrosinistra, Roberto Gualtieri, ha espresso le sue considerazioni rispetto al superamento dei campi rom a Roma.

Nei giorni scorsi, noi di Associazione 21 luglio lo abbiamo incontrato in forma riservata presentando il documento programmatico sul superamento dei campi rom che abbiamo redatto con l’ausilio di una equipe multidisciplinare e a seguito della nostra decennale esperienza con le comunità rom.

Siamo davvero soddisfatti che le nostre indicazioni, contenute nell’Agenda Roma 2021, inizino ad essere recepite correttamente per prendere poi forma definitiva in un programma elettorale. Continueremo ad incontrare i candidati sindaco della città perché siamo assolutamente convinti che il superamento dei campi rom a Roma possa avvenire in quattro anni.

Officina scolastica, il supporto allo studio per bambini che abitano nelle baraccopoli

Gli operatori di Associazione 21 luglio riprendono le attività di supporto allo studio alle bambine e ai bambini che abitano in un capannone abbandonato nella periferia della città.

È questa l’attività che abbiamo denominato “Officina scolastica” avviata già durante lo scorso anno nel periodo di apertura delle scuole.

Un pomeriggio a settimana, educatori professionali e attenti di Associazione 21 luglio aiutano i piccoli abitanti della “baraccopoli” a svolgere i compiti assegnati loro a scuola.

Insieme a loro mediatori culturali facilitano e agevolano il consolidamento del legame con le famiglie contrastando, sempre più, la dispersione scolastica.

L’attività, oltre ad essere finanziata da Associazione 21 luglio, è inserita all’interno del progetto Storie Cucite a mano.

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Da Torre Maura a Casal Bruciato, Associazione 21 luglio: «Le istituzioni facciano rispettare le leggi garantendo la tutela dei diritti umani»

Nel pomeriggio di ieri, frange di estrema destra hanno iniziato il loro presidio in via Sebastiano Satta, nel quartiere Casal Bruciato, periferia della città di Roma, per opporsi all’assegnazione legittima di una casa popolare ad una famiglia rom. Quattordici persone, dopo anni trascorsi all’interno della baraccopoli La Barbuta, regolarmente inserite nella graduatoria del Comune di Roma per l’assegnazione, hanno finalmente ottenuto l’alloggio ed effettuato il trasferimento. Ma dalla giornata di ieri, ormai, fanno i conti con manifestazioni di odio e razzismo nei loro confronti che culminerà con la manifestazione del pomeriggio di oggi annunciata da CasaPound.

Lo scorso mese di aprile, un’altra rivolta anti rom a Casal Bruciato, in via Facchinetti. Anche in quel caso, una famiglia rom proveniente da La Barbuta è stata contestata da militanti neofascisti. Dopo giorni di presidio da parte dell’estrema destra al grido “Prima gli italiani”, la famiglia ha scelto di tornare a vivere nella baraccopoli e lo ha fatto sotto gli occhi delle amministrazioni municipali e comunali che hanno consentito ai militanti di organizzare un presidio fisso senza autorizzazione e di inveire con slogan e minacce verso i componenti della famiglia.
Il mese prima, a Torre Maura è andata in scena una contestazione senza precedenti: un presidio di tre giorni da parte degli estremisti giunti da varie zone di Roma ha avuto un epilogo inaccettabile. Le famiglie rom, 77 persone trasferite dal centro di via Toraldo alla struttura di via dei Codirossoni, sono state portate via, smistate e divise, e due di esse si sono viste costrette, con il consenso degli operatori comunali, a trasferirsi in due insediamenti della capitale.

In tutti e tre i casi, senza censura né freno da parte delle Forze dell’ordine, i militanti di estrema destra hanno dettato la linea delle assegnazioni delle case popolari sul territorio comunale organizzando manifestazioni non autorizzate, occupando suolo pubblico con minacce e azioni di forza: la presenza delle Forze dell’ordine ha solo marcato i limiti tra accusatori e vittime.
A partire da Torre Maura, l’Amministrazione Comunale sembra aver definitivamente ceduto al ricatto dell’estrema destra, manifestando una profonda debolezza e mostrandosi accondiscendente, di fatto, alle pulsioni neofasciste.

Le famiglie provenienti dall’insediamento La Barbuta rientrano nel progetto comunale del superamento dei campi denominato “Piano rom”. Il loro ritorno alla baraccopoli sancisce, tra le altre cose, il fallimento del disegno politico.

Associazione 21 luglio esprime profonda preoccupazione per quanto sta accadendo a Roma e ancora di più per l’arrendevolezza dell’Amministrazione Comunale davanti alla violenza di manifestazioni di stampo razzista e xenofobo.

Chiediamo alla sindaca Raggi una cosa molto semplice: far rispettare le leggi, garantendo ad ogni cittadino, al di là della sua etnia, la tutela dei diritti fondamentali e lottando, senza mezzi termini e tentennamenti, contro ogni minaccia e sopruso.

Si conclude il corso per operatori pedagogici rivolto a dieci ragazzi rom

Una settimana di studio intenso ma anche di momenti di aggregazione che hanno caratterizzato le ore del corso di formazione per operatori pedagogici che si è svolto a Roma dal 19 al 23 novembre. La formazione è stata organizzata da Associazione 21 luglio e Reyn Italia. Il corso è stato finanziato da Foundation Open Society Institute in cooperazione con Early Childhood Program di Open Society Foundations.

Studenti provenienti da diverse regioni d’Italia

Giovani studenti rom provenienti da tre regioni italiane: Toscana, Sicilia e Lazio, hanno seguito con interesse e motivazione le lezioni che hanno riguardato diversi ambiti di intervento, dall’area sociologica e giuridica all’area pedagogica, psicologica, infine, all’area dei servizi. Tutte tematiche incentrate a fornire strumenti operativi e conoscitivi sulla relazione tra la condizione di povertà e lo sviluppo delle povertà educative ponendo l’accento sulla prima infanzia presente in insediamenti caratterizzati dalla segregazione e la marginalità.

In bocca al lupo, ragazzi!

Dzemila, Amalia, Emma, Miriana e ancora Nedzad, Ramiz, Race, Ahmet, Sultan, Sonny dopo l’emozione e la gioia durante la consegna degli attestati, sono pronti a continuare il loro lavoro per entrare a pieno titolo nel mondo degli operatori pedagogici e per contribuire, nel migliore modo possibile, ai processi di formazione e apprendimento dei bambini rom e non rom. In bocca al lupo a tutti!

Il Comune di Roma in dieci mesi supera gli sgomberi degli insediamenti rom registrati nello scorso anno

Ammonta a 35 il numero degli sgomberi forzati che si sono registrati nel Comune di Roma dal 1⁰ gennaio al 30 ottobre 2018. In soli dieci mesi è stato già superato il numero totale di sgomberi avvenuti lo scorso anno pari a 33. Dai dati in possesso di Associazione 21 luglio risultano coinvolte nelle operazioni circa 1.100 persone con una stima approssimativa della presenza di minori che si aggira intorno al 50% del totale. I costi che il Comune ha sostenuto per far fronte a operazioni di questo tipo sono stimati in circa 1milione 500mila euro. Per ottenere informazioni e chiarimenti in merito a procedure e alternative relative alle modalità di sgombero forzato, Associazione 21 luglio ha inviato alle rispettive autorità competenti 101 lettere ma ha ricevuto solo 4 risposte da parte delle pubbliche autorità.

35 SGOMBERI IN DIECI MESI

Il primo sgombero dell’anno è avvenuto il 13 febbraio sui territori del Municipio IV, al civico 781 di via Tiburtina. All’interno dello stesso Municipio sono stati registrati fino ad ora tre sgomberi. Il Municipio con il più alto numero di sgomberi è l’XI dove si sono registrati 7 interventi.
Dei 35 sgomberi forzati, due hanno riguardato immobili occupati (il 13 febbraio in via Tiburtina, 781 e l’8 maggio sul lungotevere Gassman), in un caso si è trattato di un «villaggio attrezzato» (il 26 luglio a Camping River), mentre in un altro si è assistito all’allontanamento delle famiglie da un centro di accoglienza comunale (il 23 luglio presso l’ex Fiera di Roma).
Se, prima dell’insediamento del governo nazionale – nel periodo gennaio/giugno 2018 – il numero medio mensile degli sgomberi si attestava a 2,4, successivamente è quasi raddoppiato, arrivando a 4,6.

I DATI RELATIVI A CIASCUNO SGOMBERO DELLA CAPITALE

Municipio I – 1; Municipio II – 4; Municipio III -3; Municipio IV – 3; Municipio V – 3; Municipio VI – 2; Municipio VII – 3; Municipio VIII – 5; Municipio IX – 1; Municipio X – 1; Municipio XI – 7; Municipio XII – 0; Municipio XIII – 1; Municipio XIV – 0; Municipio XV – 1.

AD OGGI NESSUN INSEDIAMENTO RISULTA SUPERATO

«Nel 2017 gli sgomberi forzati registrati nei confronti delle comunità rom erano stati 33 – commenta Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio -. L’anno precedente ne avevamo segnalati 28. Siamo quindi di fronte ad una preoccupante impennata. Sorprende inoltre constatare come, dopo l’insediamento del Governo Conte, il numero medio mensile sia quasi più che doppio, arrivando quasi a 5 sgomberi forzati al mese. Il Piano rom della Giunta Raggi, presentato 17 mesi fa – continua Stasolla – prevedeva il superamento dei “campi” della Capitale. Ad oggi nessun insediamento risulta superato mentre, in compenso più di 1.000 persone sono state spostate da un punto all’altro della città. La chiusura di Camping River, avvenuta nel luglio scorso, ha portato ad avere oggi più di 100 persone per strada. Soggetti che, dopo l’allontanamento dall’insediamento di via Tiberina, già hanno subito ulteriori sgomberi, tutti registrati in assenza delle garanzie procedurali previste dai Comitati delle Nazioni Unite».

ASSOCIAZIONE 21 LUGLIO CHIEDE UNA REVISIONE DEL “PIANO ROM”

Nel constatare tale grave violazione dei diritti umani, Associazione 21 luglio attende risposte concerete dalle autorità locali e chiede alle stesse una revisione significativa del “Piano rom” che, a fronte di spese elevate, di annunci e promesse, non sta registrando significativi impatti sul territorio comunale.

Non ho l'età

"Non ho l'età" – Il nuovo report sui matrimoni precoci nelle baraccopoli romane

INVITO

Quanti sono i matrimoni precoci presso le baraccopoli della città di Roma? Quanto influisce lo spazio abitato della baraccopoli sulla reiterazione e la conservazione di questa pratica?
Sono questi gli interrogativi cui cerca di rispondere la nuova ricerca di Associazione 21 luglio Onlus:

“Non ho l’età. I matrimoni precoci nelle baraccopoli della città di Roma”

Un’analisi che cerca di quantificare il fenomeno tra le famiglie residenti nelle baraccopoli romane e di offrire spunti interpretativi per comprendere la natura di queste unioni.

In vista della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, la ricerca verrà presentata

venerdì 24 novembre alle ore 15
presso la Sala Parlamentino della Presidenza del Consiglio dei Ministri
in via della Ferratella in Laterano 51, Roma.

ATTENZIONE: Per partecipare è necessario l’accredito. È possibile accreditarsi fino alle ore 14 di mercoledì 22 novembre inviando il proprio NOME, COGNOME, LUOGO e DATA DI NASCITA all’indirizzo stampa@21luglio.org

Intervengono:

Alessandro Pistecchia, rappresentante UNAR

Angela Tullio Cataldo – ricercatrice e autrice della presente pubblicazione

Marco Guadagnino – Direttore Campagne di Amnesty International Italia

Ai presenti verrà data copia del reportage tratto dalla ricerca. Le fotografie del reportage sono state scattate da Giovanni Pulice, fotogiornalista e fotoreporter.

Per maggiori informazioni:
Elena Risi
Ufficio Stampa e Comunicazione
Associazione 21 luglio
Tel: 388 4867611 – 06 64815620
Email: stampa@21luglio.org
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Rapporto Annuale 2016

Presentato in Senato il Rapporto Annuale 2016

Presentato in Senato il Rapporto Annuale di Associazione 21 luglio e per la prima volta resa pubblica la mappatura degli insediamenti rom In Italia: «Nel nostro Paese, a fronte di 28.000 rom in emergenza abitativa, malgrado gli impegni assunti si persevera nella “politica dei campi”».
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Roma, 7/4/2017 – Come rimarcato da vari enti di monitoraggio internazionale l’Italia anche nel 2016 ha perseverato con la “politica dei campi” e l’attuazione della Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti ha continuato a soffrire di pesanti ritardi non traducendosi in un concreto miglioramento delle condizioni di vita delle comunità rom e sinte residenti nel nostro Paese. È questo il risultato emerso dalle ricerche e dal lavoro di monitoraggio effettuato da Associazione 21 luglio per l’elaborazione del nuovo Rapporto Annuale sulla condizione di rom e sinti in emergenza abitativa in Italia, presentato oggi in Senato in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti che ricorre l’8 aprile di ogni anno.
Non esistono dati certi sulla composizione etnica della popolazione rom e i numeri sulle presenze complessive in Italia corrispondono prevalentemente a stime che si attengono all’interno di una forbice molto ampia compresa tra le 120.000 e le 180.000 unità. Secondo la mappatura resa pubblica per la prima volta da Associazione 21 luglio sono 28.000 i rom in emergenza abitativa in Italiacirca lo 0,05% della popolazione italiana – distribuiti tra baraccopoli istituzionali, centri di raccolta per soli rom e insediamenti informali.
Le baraccopoli istituzionali, insediamenti monoetnici totalmente gestiti dalle autorità pubbliche, sono 149 in totale e si distribuiscono su 88 comuni dal Nord al Sud del Paese. Ben 18.000 sono le persone di origine rom che vivono in questi insediamenti, tra questi, il 55% ha meno di 18 anni, il 37% possiede la cittadinanza italiana mentre sono 3000 i rom provenienti dall’ex Jugoslavia che si stima siano a rischio apolidia, tra essi la metà sono minori. Negli insediamenti informali è stata calcolata la presenza di circa 10.000 unità – per il 90% di nazionalità rumena – mentre i centri di raccolta per soli rom attualmente attivi sono 3, due al Nord e uno al Sud. Le condizioni di vita dei rom che vivono in questi insediamenti sono nettamente al di sotto degli standard igienico-sanitari e l’aspettativa di vita tra queste persone è di 10 anni inferiore rispetto alla media della popolazione italiana. Negli insediamenti informali e nei micro insediamenti il 92% dei residenti sono di cittadinanza rumena. Nel 2016 i principali insediamenti informali sono stati registrati in Campania mentre la città di Roma vanta il più altro numero di insediamenti gestiti e realizzati dalle istituzioni.
La questione dell’alloggio è l’ambito della Strategia che ha registrato i risultati più scarsi e nel corso del 2016 tre enti internazionali di monitoraggio dei diritti umani hanno diffuso le loro raccomandazioni sull’Italia: il Comitato consultivo della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (ACFCNM), la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) e il Comitato sull’eliminazione della discriminazione razziale delle Nazioni Unite (CERD).
Nonostante la preoccupazione espressa dagli organi internazionali nulla è cambiato e in Italia continuano ad essere perpetrate politiche discriminatorie nei confronti delle popolazioni rom e sinte soprattutto in materia alloggiativa. Proprio oggi a Napoli, in via del Riposo, è stato aperto un nuovo “campo” monoetnico destinato all’accoglienza di 27 famiglie di origine rom provenienti dallo sgombero di Gianturco. Tale soluzione abitativa si presenta come discriminatoria, nettamente al di sotto degli standard internazionali e ha richiesto la spesa di una cifra superiore al mezzo milione di euro.
Nel 2016 si è inoltre concretizzato il rischio che il “superamento dei campi” intraprendesse derive lesive dei diritti umani tramutandosi di fatto in sgomberi forzati: è accaduto a Milano con l’insediamento di via Idro, a Roma con la chiusura dei centri di raccolta rom di via Salaria e Via Amarilli e a Giugliano con gli abitanti dell’insediamento informale di Masseria del Pozzo.
Secondo il costante monitoraggio effettuato da Associazione 21 luglio, escludendo Roma e Milano sono stati 250 gli sgomberi forzati nel corso dell’anno passato, tutti numeri a cifra tonda: 100 al Nord, 90 al Centro e 60 al Sud.
Riguardo gli episodi di antiziganismo e discriminazione, i dati e le ricerche dell’Osservatorio nazionale 21 luglio riportano l’immagine di un’Italia ancora fortemente permeata da stereotipi e pregiudizi, il più delle volte motivati da una scarsa conoscenza delle comunità rom e sinte e da un generale clima di ostilità.
Nel corso del 2016 sono stati infatti registrati 175 episodi di discorsi d’odio nei confronti di rom e sinti – corrispondenti a una media giornaliera di 0,48 – di cui 57 (pari al 32,6%) di una certa gravità. Dato incoraggiante è però il netto calo rispetto all’anno precedente, il 2015, durante il quale ne erano stati riportati ben 265. Gli esponenti politici che hanno fatto del discorso d’odio il proprio tratto distintivo sono stati soprattutto esponenti del centro destra e della Lega Nord cui si attribuiscono il 28,6% degli episodi monitorati.
Il Rapporto Annuale 2016 dedica un focus alla città di Roma, che mantiene il primato per il maggior numero di baraccopoli istituzionali in Italia con 7 insediamenti abitati da 3.772 rom e sinti in emergenza abitativa, cui vanno aggiunti 11 “campi” definiti “tollerati” dalle istituzioni locali. Un numero stimato tra le 2.200 e le 2.500 unità è presente negli insediamenti informali della città. Drammatica risulta essere la condizione di vita dei circa 2.000 minori presenti nelle aree per soli rom presenti nella Capitale.
«Il 2016 è stato l’anno dell’attesa di un profondo cambiamento, che l’insediarsi di nuove Amministrazioni locali nelle principali città italiane aveva suscitato – ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – attesa che è presto svanita a fronte di politiche rivolte alle comunità rom e sinte che non hanno evidenziato elementi di discontinuità rispetto al passato. Gli esiti dei monitoraggi svolti da autorevoli organismi internazionali nel 2016 consentono di affermare che, nel panorama europeo, l’Italia continua a confermarsi, per un cittadino di etnia rom che viva in condizione di povertà e fragilità sociale, il peggior Paese in cui decidere di abitare. Il suo destino, infatti, non potrà essere che quello di finire in una baraccopoli o, peggio ancora, in quegli spazi di discriminazione istituzionale che le autorità capitoline hanno sfacciatamente il coraggio di chiamare “villaggi della solidarietà”».
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