Roma, 9 aprile 2024 – Presentato questo pomeriggio presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, il Rapporto annuale di Associazione 21 luglio che fotografa la condizione delle comunità rom e sinte in Italia. L’evento è stato organizzato su iniziativa della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato e ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali di diverse città italiane.
Baraccopoli di comunità rom in Italia
In Italia sono presenti diverse forme di alloggio che mirano ad accogliere nuclei familiari rom e sinti individuati su base etnica. Nella maggior parte dei casi, tali soluzioni non rispettano i criteri di adeguatezza stabiliti dagli standard internazionali per il diritto a una sistemazione idonea, mostrando spesso la reiterazione di un carattere segregante e discriminatorio.
Gli insediamenti formali consistono in aree create e, solitamente, gestite dalle istituzioni comunali con l’obiettivo di favorire l’accoglienza basata su criteri etnici. Tra questi è possibile registrare anche i cosiddetti insediamenti semiformali o “tollerati”, con i quali si intendono quelle aree situate su suolo pubblico, riconosciute in passato come formali, che a causa della progressiva assenza di servizi sono scivolate nella semi-formalità e di conseguenza inserite nella categoria degli insediamenti “tollerati”.
Gli insediamenti informali, che si trovano principalmente nelle periferie delle grandi città italiane, si contraddistinguono per l’utilizzo di tende o abitazioni auto-costruite, spesso immerse nella vegetazione o in zone remote e di difficile accesso.
In Italia sono circa 15.800 i rom e sinti che vivono nelle baraccopoli formali e informali, pari allo 0,03% della popolazione italiana. Circa 13.300 abitano nelle 119 baraccopoli istituzionali, presenti in 75 comuni e in 13 regioni. Nelle baraccopoli informali sono stimati circa 2.500 rom (per ulteriori info: www.ilpaesedeicampi.com).
L’aspettativa di vita di quanti presenti in insediamenti monoetnici all’aperto è di almeno 10 anni inferiore a quella della popolazione italiana. Il 55% dei residenti ha meno di 18 anni e sono circa 1.000 i cittadini rom a forte rischio apolidia in Italia.
Nelle baraccopoli informali e nei micro insediamenti la quasi totalità delle persone presenti risulta essere di origine rumena, mentre dei rom e sinti presenti nelle baraccopoli istituzionali si stima che circa il 62% abbia la cittadinanza italiana.
Il numero di rom e sinti presenti negli insediamenti formali e informali è in costante calo dal 2016, anno del primo rilevamento di Associazione 21 luglio, con un decremento totale ad oggi del 44%, ovvero 12.200 persone in meno.
L’Area Metropolitana di Napoli è quella nella quale è presente la più alta concentrazione di rom in emergenza abitativa e la città di Napoli registra le più grandi baraccopoli informali d’Italia. La città con il maggior numero di baraccopoli istituzionali è invece la città di Roma.
Le principali aree residenziali monoetniche sono registrate nella Regione Calabria, nello specifico nei comuni di Cosenza e Gioia Tauro.
In Italia esistono 3 centri di accoglienza riservati esclusivamente a persone rom. Sono i Centri di Raccolta Rom, presenti nei comuni di Brescia, Latina e Napoli e accolgono un totale di 330 persone riconosciute come rom.
Oltre agli insediamenti fin qui riportati, si registrano anche insediamenti privati, terreni di proprietà, spesso ad uso agricolo, nei quali numerose famiglie rom e sinte hanno scelto di stabilirsi nel corso degli anni.
Nelle grandi città metropolitane si possono riscontrare, in forma sempre più diffusa, situazioni in cui nuclei familiari rom di nazionalità rumena ed ex jugoslava, colpiti da sgomberi forzati, trovano rifugio occupando ex fabbriche, capannoni industriali abbandonati o alloggi destinati all’edilizia residenziale pubblica.
La Strategia Nazionale 2021-2030
La Strategia Nazionale di uguaglianza, di inclusione e di partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 è stata adottata con decreto direttoriale del 23.05.2022 e ha sollevato numerose critiche da parte sia della Commissione Europea che dalla società civile. La prima ha espresso critiche che riguardano anzitutto l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che risulterebbe mancante dell’autorità necessaria per adempiere con un ruolo adeguato al coordinamento e al monitoraggio delle azioni previste nella Strategia Nazionale 2021-2030.
Anche il “Rapporto di monitoraggio della società civile sulla qualità del quadro strategico nazionale per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei rom in Italia” ha posto in evidenza, attraverso un’accurata analisi critica, gli specifici punti di debolezza della Strategia Nazionale 2021-2030, legati principalmente a una Strategia non vincolante che non prevede sanzioni a quelle Amministrazioni che violano apertamente i suoi princìpi.
La politica dei campi
In Italia fino al 2018 i propositi di superamento dei campi rom si sono tradotti quasi sempre nella loro costruzione e gestione in nome dell’emergenza sociale e di una presunta temporaneità. Dal 2019 sempre più Amministrazioni locali si sono adoperate per avviare e portare a compimento processi di superamento degli insediamenti monoetnici.
Nell’ultimo biennio (2022-2023) le Amministrazioni comunali di Asti, Lamezia Terme, Prato, Collegno e Roma si sono impegnate in azioni volte al superamento degli insediamenti presenti sui rispettivi territori.
Da segnalare, come esperienza virtuosa, quella del Comune di Collegno, che nell’estate 2023 ha definitivamente superato l’insediamento presente in Strada della Berlia abitato dal 1997 da una comunità rom proveniente dall’ex Jugoslavia. Tutti gli abitanti sono stati ricollocati in abitazioni convenzionali. Anche l’Amministrazione di Roma Capitale, nell’estate 2023, ha approvato il “Piano d’azione cittadino” per il superamento di 6 “villaggi attrezzati” della Capitale in cui sono attualmente presenti più di 2.000 persone.
Il commento di Associazione 21 luglio
Secondo Associazione 21 luglio si registra una marcata consapevolezza da parte di Amministrazioni comunali di diversi colori politici sulla necessità di superare definitivamente i dispositivi architettonici monoetnici denominati impropriamente “campi nomadi” realizzati a partire dagli anni ’80.
Dal 2021 Associazione 21 luglio lavora a sostegno delle Amministrazioni comunali interessate dalla presenza di comunità rom e sinte in condizione di segregazione ed emergenza abitativa proponendo il modello MA.REA. (MAppare e REAlizzare comunità), dal carattere fortemente innovativo e con un approccio partecipativo, già fatto proprio da alcune Amministrazioni.
«Il momento è storico – afferma Carlo Stasolla di Associazione 21 luglio – e particolarmente favorevole per le 75 Amministrazioni comunali che governano i territori su cui insistono i 119 insediamenti monoetnici, affinché possano, con coraggio e determinazione, avviare processi di superamento, per cancellare in forma definitiva quella “vergogna sociale” che fa sì che l’Italia dall’anno 2000 venga considerata nel panorama europeo come il “Paese dei campi”».
È possibile scaricare scaricare il Rapporto Annuale di Associazione 21 luglio ETS “Vie di uscita – La condizione delle comunità rom e sinte in Italia” cliccando QUI
Associazione 21 Luglio chiamata a coordinare il monitoraggio della Strategia Nazionale
/in advocacy, Notizie, Rapporti istituzionali /da Stampa21LuglioA inizio 2022, a seguito di un bando, Associazione 21 luglio è stata chiamata a coordinare per l’Italia il lavoro di monitoraggio della nuova Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (2021-2030) insieme a: Associazione Community Organizing Onlus, Cooperativa Roma Solidarietà, Consorzio Nova e Fondazione Casa della Carità.
L’iniziativa fa seguito al progetto pilota Roma Civil Monitor (RCM) 2017-2020 e mira a coinvolgere almeno 90 organizzazioni della società civile rom e pro rom e individui provenienti da 26 Stati membri dell’UE (Malta esclusa) nel monitoraggio e nella comunicazione dei quadri strategici nazionali (NRSF) degli Stati membri. L’iniziativa contribuirà a costruire le capacità delle società civili nazionali e fornirà loro un supporto sistematico al dialogo, all’advocacy e alla cooperazione con gli stakeholders nazionali. La prima azione della coalizione italiana guidata da Associazione 21 luglio sarà la redazione di un rapporto di analisi critica della Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (2021-2030) che si avvarrà di interviste somministrate ad osservatori chiave della società civile e amministratori pubblici.
Spazio ai diritti: lo sportello legale di Casa Sar San
/in Casa Sar San, Notizie /da Stampa21LuglioNell’ambito delle attività del progetto Casa Sar San, di Cooperativa ABCittà e Associazione 21 luglio, lo sportello legale di assistenza e consulenza per l’acquisizione dei documenti e per il diritto alla cittadinanza è cresciuto molto e ha allargato notevolmente il bacino di utenza. Al momento si tratta di uno sportello itinerante ma presto anche questa attività diventerà fissa all’interno del Polo Ex Fienile di Tor Bella Monaca che verrà inaugurato ufficialmente a gennaio 2017.
Ad oggi l’attività è gestita da un legale e un mediatore culturale che, insieme, si recano una volta a settimana nelle baraccopoli istituzionali della Capitale per ascoltare necessità e problematiche dei residenti relativamente a questioni come il rinnovo dei permessi di soggiorno, l’acquisizione della cittadinanza o dello status di apolidia. “L’approccio è molto informale” – spiega la responsabile dell’ufficio legale di Associazione 21 luglio – “facciamo consulenza e assistenza all’interno di un container e mentre siamo lì si affacciano tanti altri vicini incuriositi dalla nostra presenza”.
In questo modo il metodo del passaparola ha funzionato efficacemente e ha portato a un numero di richieste di consulenza sempre crescente. Se all’inizio bisognava andare alla ricerca di persone in difficoltà, oggi – nella maggior parte dei casi – sono i diretti interessati a rivolgersi a lei, anche telefonicamente.
Crescendo il numero di assistiti, sono aumentate anche le soddisfazioni per i casi risolti. I più recenti hanno riguardato due abitanti della baraccopoli di Salone: D., un giovane di origini montenegrine che al compimento dei 18 anni ha potuto ottenere la cittadinanza italiana, e S. a cui è stato riconosciuto un permesso umanitario per sé e per i suoi figli.
Presentato il Rapporto Annuale di Associazione 21 luglio sulla condizione dei rom in Italia
/in advocacy, Comunicati Stampa, Notizie, REPORT, Ricerca /da Stampa21LuglioRoma, 9 aprile 2024 – Presentato questo pomeriggio presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, il Rapporto annuale di Associazione 21 luglio che fotografa la condizione delle comunità rom e sinte in Italia. L’evento è stato organizzato su iniziativa della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato e ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali di diverse città italiane.
Baraccopoli di comunità rom in Italia
In Italia sono presenti diverse forme di alloggio che mirano ad accogliere nuclei familiari rom e sinti individuati su base etnica. Nella maggior parte dei casi, tali soluzioni non rispettano i criteri di adeguatezza stabiliti dagli standard internazionali per il diritto a una sistemazione idonea, mostrando spesso la reiterazione di un carattere segregante e discriminatorio.
Gli insediamenti formali consistono in aree create e, solitamente, gestite dalle istituzioni comunali con l’obiettivo di favorire l’accoglienza basata su criteri etnici. Tra questi è possibile registrare anche i cosiddetti insediamenti semiformali o “tollerati”, con i quali si intendono quelle aree situate su suolo pubblico, riconosciute in passato come formali, che a causa della progressiva assenza di servizi sono scivolate nella semi-formalità e di conseguenza inserite nella categoria degli insediamenti “tollerati”.
Gli insediamenti informali, che si trovano principalmente nelle periferie delle grandi città italiane, si contraddistinguono per l’utilizzo di tende o abitazioni auto-costruite, spesso immerse nella vegetazione o in zone remote e di difficile accesso.
In Italia sono circa 15.800 i rom e sinti che vivono nelle baraccopoli formali e informali, pari allo 0,03% della popolazione italiana. Circa 13.300 abitano nelle 119 baraccopoli istituzionali, presenti in 75 comuni e in 13 regioni. Nelle baraccopoli informali sono stimati circa 2.500 rom (per ulteriori info: www.ilpaesedeicampi.com).
L’aspettativa di vita di quanti presenti in insediamenti monoetnici all’aperto è di almeno 10 anni inferiore a quella della popolazione italiana. Il 55% dei residenti ha meno di 18 anni e sono circa 1.000 i cittadini rom a forte rischio apolidia in Italia.
Nelle baraccopoli informali e nei micro insediamenti la quasi totalità delle persone presenti risulta essere di origine rumena, mentre dei rom e sinti presenti nelle baraccopoli istituzionali si stima che circa il 62% abbia la cittadinanza italiana.
Il numero di rom e sinti presenti negli insediamenti formali e informali è in costante calo dal 2016, anno del primo rilevamento di Associazione 21 luglio, con un decremento totale ad oggi del 44%, ovvero 12.200 persone in meno.
L’Area Metropolitana di Napoli è quella nella quale è presente la più alta concentrazione di rom in emergenza abitativa e la città di Napoli registra le più grandi baraccopoli informali d’Italia. La città con il maggior numero di baraccopoli istituzionali è invece la città di Roma.
Le principali aree residenziali monoetniche sono registrate nella Regione Calabria, nello specifico nei comuni di Cosenza e Gioia Tauro.
In Italia esistono 3 centri di accoglienza riservati esclusivamente a persone rom. Sono i Centri di Raccolta Rom, presenti nei comuni di Brescia, Latina e Napoli e accolgono un totale di 330 persone riconosciute come rom.
Oltre agli insediamenti fin qui riportati, si registrano anche insediamenti privati, terreni di proprietà, spesso ad uso agricolo, nei quali numerose famiglie rom e sinte hanno scelto di stabilirsi nel corso degli anni.
Nelle grandi città metropolitane si possono riscontrare, in forma sempre più diffusa, situazioni in cui nuclei familiari rom di nazionalità rumena ed ex jugoslava, colpiti da sgomberi forzati, trovano rifugio occupando ex fabbriche, capannoni industriali abbandonati o alloggi destinati all’edilizia residenziale pubblica.
La Strategia Nazionale 2021-2030
La Strategia Nazionale di uguaglianza, di inclusione e di partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 è stata adottata con decreto direttoriale del 23.05.2022 e ha sollevato numerose critiche da parte sia della Commissione Europea che dalla società civile. La prima ha espresso critiche che riguardano anzitutto l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che risulterebbe mancante dell’autorità necessaria per adempiere con un ruolo adeguato al coordinamento e al monitoraggio delle azioni previste nella Strategia Nazionale 2021-2030.
Anche il “Rapporto di monitoraggio della società civile sulla qualità del quadro strategico nazionale per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei rom in Italia” ha posto in evidenza, attraverso un’accurata analisi critica, gli specifici punti di debolezza della Strategia Nazionale 2021-2030, legati principalmente a una Strategia non vincolante che non prevede sanzioni a quelle Amministrazioni che violano apertamente i suoi princìpi.
La politica dei campi
In Italia fino al 2018 i propositi di superamento dei campi rom si sono tradotti quasi sempre nella loro costruzione e gestione in nome dell’emergenza sociale e di una presunta temporaneità. Dal 2019 sempre più Amministrazioni locali si sono adoperate per avviare e portare a compimento processi di superamento degli insediamenti monoetnici.
Nell’ultimo biennio (2022-2023) le Amministrazioni comunali di Asti, Lamezia Terme, Prato, Collegno e Roma si sono impegnate in azioni volte al superamento degli insediamenti presenti sui rispettivi territori.
Da segnalare, come esperienza virtuosa, quella del Comune di Collegno, che nell’estate 2023 ha definitivamente superato l’insediamento presente in Strada della Berlia abitato dal 1997 da una comunità rom proveniente dall’ex Jugoslavia. Tutti gli abitanti sono stati ricollocati in abitazioni convenzionali. Anche l’Amministrazione di Roma Capitale, nell’estate 2023, ha approvato il “Piano d’azione cittadino” per il superamento di 6 “villaggi attrezzati” della Capitale in cui sono attualmente presenti più di 2.000 persone.
Il commento di Associazione 21 luglio
Secondo Associazione 21 luglio si registra una marcata consapevolezza da parte di Amministrazioni comunali di diversi colori politici sulla necessità di superare definitivamente i dispositivi architettonici monoetnici denominati impropriamente “campi nomadi” realizzati a partire dagli anni ’80.
Dal 2021 Associazione 21 luglio lavora a sostegno delle Amministrazioni comunali interessate dalla presenza di comunità rom e sinte in condizione di segregazione ed emergenza abitativa proponendo il modello MA.REA. (MAppare e REAlizzare comunità), dal carattere fortemente innovativo e con un approccio partecipativo, già fatto proprio da alcune Amministrazioni.
«Il momento è storico – afferma Carlo Stasolla di Associazione 21 luglio – e particolarmente favorevole per le 75 Amministrazioni comunali che governano i territori su cui insistono i 119 insediamenti monoetnici, affinché possano, con coraggio e determinazione, avviare processi di superamento, per cancellare in forma definitiva quella “vergogna sociale” che fa sì che l’Italia dall’anno 2000 venga considerata nel panorama europeo come il “Paese dei campi”».
È possibile scaricare scaricare il Rapporto Annuale di Associazione 21 luglio ETS “Vie di uscita – La condizione delle comunità rom e sinte in Italia” cliccando QUI
Contrastare la discriminazione riscoprendo la memoria storica
/in Progetti, RemAgainstDisc /da Stampa21LuglioDurante i regimi nazifascisti, rom e sinti furono perseguitati, discriminati e sterminati nei campi di concentramento. Nonostante ciò, l’antiziganismo non si è esaurito con l’avvento della democrazia, anche a causa della mancata conoscenza storica della discriminazione e dei fatti da essa provocati, e alcuni pregiudizi sono sopravvissuti, rendendo difficili i percorsi di inclusione di queste persone.
Per questo motivo la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili, Sucar Drom, Associazione 21 Luglio e l’Università di Firenze lavorano da due anni al progetto ‘RemAgainstDisc’ (Rafforzare la memoria storica del Porrajmos per combattere le discriminazioni).
Obiettivo del progetto è stato quello di recuperare la memoria storica di quegli eventi, rendendola fruibile attraverso la ristrutturazione del primo museo virtuale del Porrajmos e, a partire da questo, sensibilizzare il pubblico sulla matrice storica di alcuni pregiudizi e superare così la discriminazione che rom e sinti soffrono ancora oggi.
Per fare questo, il progetto ha combinato attività rivolte al grande pubblico e altre rivolte a specifiche categorie professionali che possono giocare un grande ruolo nel percorso inclusivo e nel superamento dell’antiziganismo.
Il progetto è stato finanziato nell’ambito del Bando CERV-2021-CITIZENS-REM della Commissione Europea e ha ricevuto un contributo complessivo di € 134.785,00.
Il lavoro fatto
Gli obiettivi del progetto erano molteplici: innanzitutto recuperare la memoria storica del Porrajmos, lo sterminio di rom e sinti avvenuto per mano dei regimi nazifascisti nel secolo scorso; attraverso il recupero di questa memoria storica e dei pregiudizi e degli stereotipi che avevano reso possibili discriminazioni e persecuzioni, contribuire alla costruzione di società più inclusive e di maggiore integrazione, raggiungendo alcune categorie specifiche che incidono sul percorso di vita dei Rom e dei Sinti; infine, garantire che le attività progettuali potessero proseguire oltre la fine del progetto e fossero replicabili.
Da questo punto di vista gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti.
La ricerca storica, condotta dall’Università di Firenze e dall’Associazione Sucar Drom, ha ritrovato materiali e racconti che hanno consentito di ricostruire il periodo compreso tra il 1943 e il 1945, ancora mancante, testimoniando come vi furono deportazioni di rom e sinti verso i campi di concentramento nazisti. Questa ricerca è stata presentata all’Università di Firenze e messa a disposizione della comunità scientifica, ma non solo.
I materiali raccolti sono confluiti, insieme a quelli già presenti, nel primo museo virtuale di Porrajmos, che nell’ambito del progetto ha subito una profonda revisione, sia in termini contenutistici che in termini visivi, garantendo una più ampia navigabilità. Tradotto in inglese rappresenta uno strumento indispensabile e fondamentale per studiare questa storia e costruire la memoria. Già diverse scuole, così come le stesse comunità, lo hanno utilizzato nelle loro attività istituzionali, come strumento di informazione e testimonianza.
A partire da questo recupero storico sono stati realizzati tre toolkit, rivolti ad operatori sociali, insegnanti e decisori politici, categorie che, nei rispettivi ruoli, possono avere un impatto sulla vita dei rom e dei sinti. Le prime due categorie, a livello di integrazione sociale e scolastica, mentre i decisori politici possono incidere nel superamento dei mega campi rom, fino ad ora largamente utilizzati in Italia, e nel promuovere politiche abitative che garantiscano e incoraggino l’inclusione di queste persone.
Oltre alla realizzazione di questi toolkit, sono stati promossi una serie di incontri con persone appartenenti a queste categorie, per diffondere i toolkit, ma anche costruire consapevolezza e percorsi di cambiamento.
Proprio su questi incontri si fonda la continuità del lavoro iniziato in questo progetto, anche dopo la sua conclusione. Verranno infatti promossi ulteriori incontri, rientranti pienamente nell’ambito delle attività istituzionali degli enti partner. Per quanto riguarda quelli con decisori politici, in alcuni casi sono serviti a promuovere azioni che continuano e che porteranno, questo l’obiettivo, al superamento del maggior numero di mega campi rom nei prossimi mesi/anni.
Risultati e impatti
Il progetto ha ottenuto i seguenti risultati:
– Rinnovare e ampliare la conoscenza e la memoria storica relativa allo sterminio dei Rom e dei Sinti durante i regimi nazifascisti. Questo risultato è stato raggiunto attraverso nuove ricerche storiche basate su materiali inediti e ricerche negli archivi storici. Mettere a disposizione di studiosi, accademici e cittadini questa nuova massa di materiali storici. Nel corso del progetto si è svolto anche un incontro con i rappresentanti di alcune case editrici scolastiche, al fine di presentare loro i risultati della ricerca e suggerire l’inserimento di spazi specifici destinati a Porrajmos sui testi utilizzati nelle scuole. L’incontro ha suscitato grande interesse e l’impatto atteso è che possano esserci nuove edizioni di alcuni testi scolastici che vadano in questa direzione.
– Ristrutturare il primo museo virtuale di Porrajmos, rendendolo un luogo dove si racconta questa storia e si raccolgono documenti e testimonianze. Garantire una conoscenza diffusa della persecuzione e dello sterminio dei Rom e dei Sinti, un luogo della memoria a beneficio delle comunità e dei cittadini, utilizzabile anche nelle scuole in occasione dello studio di quel periodo storico e in occasione delle iniziative che si svolgono ogni anno nel mese di gennaio Il 27, in occasione del Giorno della Memoria.
– Costruire una conoscenza più ampia sulla cultura Rom e Sinti e implementare buone pratiche rivolte a insegnanti, operatori sociali e decisori politici, figure professionali fondamentali per l’inclusione di queste persone, affinché, ciascuno nel proprio ambito, possano realizzare azioni positive per la prevenzione di qualsiasi forma di discriminazione. Questo risultato è stato raggiunto attraverso l’implementazione di toolkit e una serie di incontri che hanno coinvolto circa 200 persone. Questi toolkit serviranno per proseguire il lavoro anche dopo la fine del progetto in modo che sia gli incontri svolti che quelli futuri rendano efficaci le buone pratiche riportate.
– Per quanto riguarda i decisori politici, a partire dagli incontri svolti, in alcune città sono stati inaugurati percorsi partecipativi per il superamento dei mega campi rom, che dovrebbero portare alla chiusura di alcuni di essi e a politiche abitative inclusive.
Il progetto ha quindi raggiunto risultati nel breve periodo, aprendo la possibilità di proseguire il lavoro nel medio e lungo termine, con attività che entreranno a far parte degli interventi istituzionali della maggioranza dei beneficiari.
LETTERA APERTA ALLA CITTÁ DI ROMA – Salvaguardare la memoria dei baraccati romani. Non dimentichiamo!
/in Notizie /da Stampa21LuglioRoma, 15 marzo 2024
Vorremmo con la presente aprire una riflessione collettiva, prendendo spunto dagli importanti progetti di riqualificazione del Parco di Centocelle (quadrante est della Capitale), che prevederanno per i prossimi anni, interventi significativi come la riforestazione, la creazione di aree per lo sport, per il tempo libero e nuovi tracciati.
La nostra Associazione è impegnata da molti anni nell’assistenza a coloro che vivono in situazioni di esclusione abitativa, e desideriamo sottolineare l’importanza dell’area oggetto di riqualificazione non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per la sua storia umana. Il Parco di Centocelle è stato per decenni uno “spazio di vita” per migliaia di cittadini romani, inclusi coloro che hanno vissuto nelle precarie baracche che un tempo popolavano l’area. Dal dopoguerra fino al 2010, infatti, l’area ha ospitato generazioni di famiglie provenienti dal sud Italia, dai paesi balcanici e dal Maghreb. Queste persone hanno vissuto, lavorato e costruito le loro vite tra le mura delle baracche, contribuendo alla tessitura sociale e culturale della nostra città.
Desideriamo portare alla vostra attenzione un breve excursus storico che sembra essere stato dimenticato dalla memoria collettiva della nostra città.
Nell’immediato dopoguerra le grotte e gli anfratti dell’area erano stati occupati dagli sfollati del conflitto. Un testimone degli anni ’50 racconta: «Lì vicino all’aeroporto c’erano anche delle grotte, occupate dagli sfollati durante la guerra ed ancora abitate. C’era poi un campo di zingari, con i carri tirati dai cavalli e qualche grossa auto americana sgangherata».
Negli anni Sessanta, l’area del parco risultava abitata da gruppi di sottoproletariato di siciliani, napoletani e calabresi – immortalati dai racconti di Pier Paolo Pasolini – e da famiglie di camminanti provenienti da Noto che vivevano in piccole abitazioni in muratura, dedicandosi soprattutto alle attività di arrotino e ombrellaio, ma anche alla vendita di aglio, cipolla, patate e carciofi che, con i loro mezzi (in prevalenza “apette”) trasportano nei mercati rionali.
Nel 1968 giunsero le prime famiglie rom di etnia Khorakhané Cergarija, provenienti dalla Bosnia. Un anno dopo ottennero la residenza presso l’insediamento e, in seguito, la cittadinanza italiana. «Si viveva come povera gente. Andavamo a raccogliere il ferro vecchio. Eravamo gente onesta che lavorava per tirare avanti. Poi, quando veniva l’estate, chiudevamo le baracche e andavamo in giro per l’Italia».
La convivenza tra italiani e rom non si rivelerà mai conflittuale e a metà degli anni Ottanta, oltre ad una piccola comunità di camminanti siciliani, risultavano presenti nell’insediamento le seguenti etnie: Khorakhané Cergarija, provenienti dalla Bosnia, Khorakhané Crna Gora, provenienti dal Montenegro, Rudari, cristiano–ortodossi provenienti da Belgrado, e Khorakhané Cergarija, originari di Vlassenica.
Alla fine del decennio a tutti i cittadini italiani vennero assegnate le case popolari e le loro abitazioni furono distrutte. Utilizzando i pavimenti delle case, oggi ancora visibili, molte famiglie rom realizzarono nuove baracche. Dopo i vari trasferimenti, nell’area si contavano una ventina di famiglie di due etnie: Khorakhané Crna Gora, provenienti dal Montenegro, e Khorakhané Cergarija, provenienti dalla Bosnia. Grazie all’interessamento di un dirigente del Comune di Roma, venne installato il primo allaccio di energia elettrica. Negli anni successivi, pertanto, una ventina di famiglie riuscirà a stipulare un regolare contratto per l’erogazione di elettricità. Nel medesimo periodo la prima famiglia riuscirà ad avere una regolare linea telefonica all’interno della baracca.
Nel 1990 arrivarono da Kosovo e Macedonia alcune famiglie di etnia Khorakhané Shiftarija. In pochi anni raggiungeranno le 200 unità. L’anno successivo il Comune di Roma dispose i primi bagni chimici e alcuni lampioni lungo le strade. L’accesso all’insediamento, denominato Casilino 900, venne allargato e il manto stradale coperto di breccia. I bambini rom iniziarono la frequenza nella scuola dell’obbligo. Il Nucleo Assistenza Emarginati svolse, per conto del Comune di Roma, il primo censimento del campo: vennero registrati 295 abitanti e, per la prima volta, ogni baracca venne numerata con vernice gialla. Resta viva nei ricordi dei testimoni la rottura di una tubatura causata, nel 1996, da una ruspa impegnata nella bonifica dell’area che ne allagò una parte obbligando al momentaneo sgombero le famiglie kosovare e macedoni.
Nel giugno 1999 arrivarono da Kosovo e Macedonia alcune famiglie di etnia Khorakhané Shiftarija in fuga dalla guerra dei Balcani. In pochi anni raggiungeranno le 110 unità.
Nel 2000, 160 uomini di nazionalità marocchina si insediarono nel campo ma il 18 febbraio dell’anno successivo, nelle prime ore della notte, l’area verrà completamente devastato da un incendio. Nel censimento del 2001 verranno registrati 703 abitanti (230 bosniaci, 110 montenegrini, 60 macedoni, 120 jugoslavi, 160 marocchini, famiglie di nazionalità serba, croata e kosovara, qualche polacco, cecoslovacco e italiano). Tale numero resterà invariato nei censimenti svolti negli anni successivi con un decremento nel censimento del 2004 (650 persone) dovuto alla partenza, nel novembre del 2003, dei marocchini ancora rimasti dopo l’incendio del 2001. Nell’insediamento si registrava la presenza di diverse fontanelle, 130 bagni chimici e alcune famiglie predisposero l’acqua all’interno delle abitazioni. Una dozzina di famiglie risultava disporre di regolare allaccio elettrico e del telefono all’interno della propria baracca. Ecco come una donna che viveva nel campo descrive quella che era la sua abitazione: «La nostra baracca era fatta di quattro stanze, un salotto e un bagno con scaldabagno. In una stanza c’era la lavatrice. Avevamo il telefono in casa. Molte baracche erano fatte così».
Negli anni successivi, numerose associazioni sostennero e aiutarono, a vario titolo, le molte famiglie rom in cerca di percorsi di integrazione e di inserimento lavorativo. Con il patrocinio del VII Municipio, il 13 febbraio 2008 giunsero nell’insediamento 50 studenti di diverse nazioni per una giornata di incontro e di festa con gli abitanti dell’area.
Nel periodo compreso tra gennaio e febbraio 2010, in piena “Emergenza Nomadi”, la Giunta presieduta da Gianni Alemanno procedette allo sgombero forzato dell’area, con la ricollocazione nei diversi “villaggi attrezzati” della Capitale delle 620 persone rimaste. L’area si svuoterà definitivamente e negli anni successivi sarà occupata sporadicamente da persone in grave emergenza abitativa.
Alla luce di tale breve narrazione, come Associazione e come cittadini che vivono e amano la città di Roma, riteniamo importante fare in modo che la memoria non venga calpestata e che uno spazio della città che è stato anzitutto uno “spazio di vita”, a volte felice, altre volte drammaticamente sfortunato, sia ricordato con la dignità che merita dall’intera cittadinanza, secondo modalità che in percorso partecipativo si potrebbero individuare. Crediamo che la realizzazione di uno “spazio della memoria” dedicato ai “baraccati” romani all’interno dei progetti di riqualificazione del Parco di Centocelle potrebbe servire come testimonianza tangibile del passato di questa area e delle vite che l’hanno attraversata, rispettando la loro dignità e contribuendo alla comprensione della storia e della diversità della nostra città.
Ci auguriamo che questa proposta riceva il sostegno istituzionale che merita e che sia possibile collaborare per garantire che il Parco di Centocelle non solo rappresenti un’oasi naturale, ma anche un luogo di memoria e riflessione per tutta la comunità.
Associazione 21 Luglio ETS
Cliccando QUI è possibile scaricare la lettera.
MA.REA atterra ad Asti: Approvato il Piano di Azione Locale per il superamento della baraccopoli di Via Guerra, 36.
/in advocacy, Notizie, Rapporti istituzionali /da Stampa21LuglioLa giornata del 13 febbraio 2024 ha segnato un momento storico per la città di Asti, con la deliberazione della Giunta Comunale n.71 che determina l’approvazione del Piano di Azione Locale “Oltre il Campo – Asti: il Superamento della Baraccopoli di Via Guerra, 36”. Questo piano, proposto da Associazione 21 luglio, rappresenta un passo in avanti cruciale per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti dell’insediamento.
L’origine della comunità rom di via Guerra risale agli anni Ottanta e Novanta, quando fu costretta a lasciare la Bosnia-Erzegovina a causa degli eventi storici che portarono alla disgregazione della Repubblica Jugoslava. Dopo aver toccato diverse località in Sardegna, le famiglie decisero di trasferirsi nel territorio astigiano, con la speranza di avvicinarsi alla loro terra d’origine.
Le difficoltà non sono mancate; la comunità si è trovata ad affrontare condizioni di vita precarie, caratterizzate da problemi igienico-sanitari, carenza di servizi e alcune difficoltà di convivenza con altre comunità. Negli anni sono stati effettuati vari interventi da parte di organizzazioni del Terzo Settore, ma la situazione richiedeva un approccio più strutturato e integrato.
Il sindaco Maurizio Rasero ha incaricato Associazione 21 luglio di coordinare le azioni di superamento della baraccopoli di via Guerra, 36, seguendo i criteri definiti dalla metodologia MA.REA, articolata in sei fasi, con l’obiettivo di identificare soluzioni concrete per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dell’insediamento.
La prima fase ha portato alla redazione del rapporto “Oltre il Campo. La Baraccopoli di Via Guerra, 36“, documento che ha fornito una panoramica dettagliata della realtà dell’insediamento attraverso un accurato lavoro di ascolto, mappatura, acquisizione dei dati e analisi degli stessi.
In questo modo si è potuto procedere con la seconda fase, costituendo un Gruppo di Azione Locale (GAL) incaricato di elaborare un Piano di Azione Locale (PAL) per il superamento della baraccopoli e rilevando l’importanza di procedere attraverso l’attivazione di 8 tavoli tematici, a seguito delle criticità e dei bisogni emersi.
Il PAL è stato redatto con un approccio partecipativo, coinvolgendo attivamente gli stakeholders e le persone residenti nella baraccopoli. L’obiettivo finale è superare l’insediamento e garantire un inserimento abitativo sostenibile per tutte le famiglie coinvolte.
Seguendo i principi della “Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti (2021-2030)”, si è posta particolare attenzione all’abolizione dell’approccio etnico, con l’obiettivo di rimuovere le barriere tra le famiglie dell’insediamento, la cittadinanza astigiana e i servizi pubblici.
Riprendendo la metafora del volo aereo proposta dal progetto, si passerà ora all’attuazione dei tre momenti-chiave previsti per il superamento della baraccopoli: una prima fase propedeutica alla fuoriuscita di ogni famiglia dalla baraccopoli, denominata ATTESA e già parzialmente attiva dal febbraio 2022; la fase effettiva della fuoriuscita di ogni famiglia dall’insediamento, denominata DECOLLO; in ultimo la fase della sostenibilità, un accompagnamento delle famiglie nel percorso di inserimento abitativo, denominata ATTERRAGGIO. Il progetto nella sua interezza coinvolgerà i 145 residenti dell’insediamento, di cui 83 minori, e avrà una durata di due anni, per un costo complessivo, secondo quanto riportato dal progetto approvato dal Comune di Asti, di 285.800€.
Affrontare la sfida del superamento della baraccopoli rappresenta un passo cruciale verso il miglioramento della qualità della vita e la promozione dell’inclusione sociale. Questo progetto non solo beneficia gli abitanti dell’insediamento e della cittadinanza tutta, ma offre anche un modello concreto e adattabile per altre comunità in Italia.
è possibile visualizzare il Piano di Azione Locale di Associazione 21 luglio cliccando QUI e la relazione sulla baraccopoli di Via Guerra 36 QUI.
Cliccando QUI è invece possibile leggere il Verbale della Giunta Comunale di Asti in cui viene approvato il Piano di Azione Locale per il superamento della baraccopoli di Asti.
Memoria: abbiamo incontrato insegnanti, social workers e politici
/in Eventi, Notizie, Progetti, remagainstdisc /da Stampa21LuglioNella vita delle persone rom e sinte, un peso importante, allo stato attuale, lo hanno alcune categorie di persone. Tra queste, sicuramente, vi sono gli insegnanti, gli assistenti sociali e i decisori politici. Nel loro quotidiano, infatti, sono tra coloro che, con il loro lavoro, possono favorire politiche di inclusione e di superamento degli stereotipi.
Gli insegnanti attraverso la promozione di politiche scolastiche che affrontino le discriminazioni istituzionali consente così di favorire il successo scolastico degli studenti. Gli assistenti sociali e le altre figure che operano in questo settore per poter garantire una valutazione più ampia sul benessere dei bambini rom e sinti. Nel caso dei decisori politici, invece, per promuovere una diversa politica abitativa e garantire il diritto alla casa delle persone rom e sinti, superando così i mega-campi presenti in alcune città italiane.
A tale scopo erano dedicati tre toolkit – prodotti nell’ambito del progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato dal Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea – pubblicati la scorsa primavera.
A questa pubblicazione hanno fatto seguito diversi incontri di disseminazione che, in diverse città italiane, hanno visto i responsabili del progetto incontrare persone appartenenti a queste tre categorie professionali (in totale oltre 150).
Gli incontri sono stati un momento di confronto e scambio sui toolkit e di attivazione di esperienze positive.
Un lavoro che, come molti altri output del progetto, andrà oltre il termine stabilito, potendo durare nel tempo e aiutando sempre più a sensibilizzare sul necessario superamento di ogni discriminazione contro le persone rom e sinte.
Le passeggiate della memoria per ricordare rom e sinti
/in RemAgainstDisc /da Stampa21LuglioOltre 300 persone hanno partecipato alle passeggiate della memoria organizzate dalla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, Sucar Drom, Università di Firenze e Associazione 21 Luglio, durante il progetto “RemAgainstDisc – Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination”, finanziato nell’ambito della Call CERV-2021-CITIZENS-REM della Commissione Europea.
Il progetto ha l’obiettivo di recuperare la memoria del genocidio da parte dei regimi nazifascisti di rom e sinti. Si stima che oltre 500.000 persone furono sterminate nei campi di concentramento nazisti. Molti degli stereotipi dannosi utilizzati in quel periodo storico sono sopravvissuti nonostante l’avvento dei sistemi democratici.
Per far conoscere questa storia è stato aggiornato, ampliato e tradotto in inglese il primo museo virtuale della persecuzione e genocidio di rom e sinti, visitabile al sito www.porrajmos.it.
Una delle attività promosse riguardava le passeggiate della memoria, in alcuni luoghi simbolici di questa storia tragica. Le città scelte erano state Roma, Trieste, Mantova, Fossoli e Prignano Sulla Secchia, nelle quali rom e sinti italiani erano stati segregati e, in molti casi, deportati verso i campi di concentramento nazisti.
Luoghi che hanno dedicato a questa vicenda e a queste persone targhe (come nel caso di Mantova, Roma e Prignano Sulla Secchia) o pietre di inciampo, come nel caso di Romano Held, musicista sinto/rom deportato nel 1944 a Dachau da Trieste.
Alle passeggiate hanno partecipato, oltre a persone adulte, anche molti studenti e studentesse delle scuole dei rispettivi territori, affinché siano le nuove generazioni a tramandare la memoria storica e fare in modo che quei pregiudizi e stereotipi non trovino più spazio nei nostri giorni.
Inclusione di rom e sinti. Un incontro dedicato agli assistenti sociali
/in Eventi, Progetti, RemAgainstDisc, remagainstdisc /da Stampa21LuglioGli assistenti sociali, insieme ad altre categorie professionali, hanno un grande impatto nei percorsi di inclusione di rom e sinti.
Per questo, nell’ambito del progetto Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination (RemAgainstDisc), abbiamo messo a punto un booklet rivolto proprio a questi operatori.
È possibile consultare il booklet in italiano e in inglese.
Il prossimo 22 novembre, dalle 11.00 alle 13.00, presso “Chikù cultura e cibo” (viale della Resistenza, Comparto 12, Napoli, quartiere di Scampia, sede di Chi rom e… Chi no) ci sarà una tavola rotonda che, a partire dai contenuti del booklet, sia di condivisione di prassi, metodologie, riflessioni e contenuti intorno al tema dell’inclusione di rom e sinti.
Nel dettaglio il progetto RemAgainstDisc, finanziato dal programma Citizens, Equality, Rights and Values Programme della Commissione Europea, mira a combattere gli stereotipi e i pregiudizi attraverso la conoscenza della storia, ma anche degli elementi culturali che caratterizzano rom e sinti. È questo il modo in cui è possibile superare le discriminazioni istituzionali verso queste persone. Per questo Associazione 21 Luglio, Sucar Drom, Università di Firenze e Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili hanno lavorato e pubblicato tre toolkit rivolti a insegnanti, assistenti sociali e decisori politici.
L’importanza di parlare di Porrajmos nei libri scolastici
/in Educazione, Notizie, RemAgainstDisc /da Stampa21LuglioSono circa 500.000 le persone rom e sinte uccise dai regimi nazifascisti. Da molti questo genocidio viene chiamato Porrajmos. Nonostante le sue dimensioni, la memoria storica di quegli eventi è poco conosciuta e non ha aiutato a costituire un patrimonio collettivo che consentisse di prevenire discriminazioni e stereotipi verso queste persone che, anche se in forme diverse, sono sopravvissute alla fine dei regimi totalitari del ‘900.
Il progetto RemAgainstDisc (Reinforcing historical memory of the Porrajmos to combating discrimination), finanziato nell’ambito del Citizens, Equality, Rights and Values Programme dell’Unione Europea, e a cui lavorano la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, l’Università di Firenze, Sucar Drom e Associazione 21 Luglio, ha tra i suoi obiettivi proprio questo.
Uno degli interventi previsti ha riguardato la sensibilizzazione verso case editrici che pubblicano libri per scuole di ogni ordine e grado e per le università, affinché nei testi scolastici sia presente un riferimento specifico a cosa fu il Porrajmos.
Il Prof. Luca Bravi, ricercatore dell’Università di Firenze ha, a tal proposito elaborato il testo che segue:
Il Porrajmos
Notte del 2 agosto 1944, Birkenau, “campo degli zingari” (Zigeunerlager, settore BII-E). Fino al giorno prima regnava il rumore della vita, seppur in un campo di sterminio, nell’area del Lager destinata a rom e sinti, una minoranza linguistica giunta in Europa dall’Asia a partire dal XIV secolo e oggetto di antichi pregiudizi: allo Zigeunerlager insieme vivevano, e aspettavano di morire, migliaia di famiglie. Ora non c’è che il silenzio: in una sola notte i nazisti hanno “liquidato” il campo, sterminando i suoi internati. Oltre quattromila uomini, donne e bambini sono stati assassinati prima dell’alba. Nonostante questa scena e altre analoghe viste in tutta Europa siano rimaste a lungo nei ricordi degli altri internati e nelle testimonianze dei pochissimi sopravvissuti sinti e rom, e a dispetto della vasta documentazione di questo altro sterminio, la vicenda dei rom e sinti ad Auschwitz rappresenterà a lungo una memoria assente: quando tutto finirà si farà fatica a studiare e a riconoscere un evento tragico e radicale tanto quanto la Shoah: il Porrajmos.
La parola Porrajmos significa “divoramento”, ed è utilizzata per indicare lo sterminio di rom e sinti subito prima e durante la seconda guerra mondiale: si stima che 500.000 di loro siano stati assassinati dopo essere stati perseguitati dalla Germania nazista per due ragioni diverse e convergenti: inizialmente erano ritenuti “asociali”, successivamente sono stati considerati, come gli ebrei, “razzialmente inferiori”, e per questo cacciati e annientati.
Anche l’Italia fascista prima e la Repubblica sociale italiana poi, espellendo, respingendo, internando e deportando rom e sinti per anni, ha partecipato al Porrajmos.
Le risorse online proposte:
In occasione di un incontro svoltosi proprio all’Università di Firenze, a cui hanno partecipato diversi responsabili delle case editrici, è stato introdotto il tema del Porrajmos e il testo in questione è stato proposto, con l’obiettivo che, anche a seguito di un percorso di condivisione, possa essere introdotto all’interno dei libri, costituendo così parte di quella scoperta della memoria storica, così fondamentale per guardare al futuro senza il peso dei pregiudizi e delle discriminazioni.
Superato il “campo rom” nel comune di Collegno. In Italia restano 109 insediamenti monoetnici all’aperto.
/in advocacy, Notizie /da Stampa21LuglioL’insediamento, sito a Collegno in provincia di Torino in Strada della Berlia 86, è stato inaugurato nel 1997 dall’Amministrazione Comunale per far fronte alle criticità dovute alle situazioni igienico-sanitarie precarie e di sovraffollamento delle aree di sosta assegnate ad una comunità rom proveniente dall’ex-Jugoslavia negli anni settanta, in via Don Milani 5.
L’azione di superamento ha avuto origine con la delibera di Giunta Comunale n. 58 del 23 marzo del 2022, adottata in conformità con il Piano per l’inclusione e la partecipazione dei rom, finalizzato al sostegno delle popolazioni rom all’interno dell’Unione Europea, che delinea sette settori di intervento per progredire verso una reale parità, ciascuno composto da obiettivi minimi da attuarsi entro il 2030 da parte degli Stati membri.
Stando all’ultima rivelazione effettuata nel 2002 dalla Cooperativa San Donato (che attualmente opera all’interno dell’area) la comunità rom residente nell’insediamento di Strada della Berlia conta attualmente 63 persone.
La progettualità è stata delineata sulla base delle due caratteristiche che segnano l’intervento: l’abbandono di un approccio etnico e l’implementazione di un modello partecipativo, che ha visto il coinvolgimento attivo delle famiglie beneficiarie e di diversi attori pubblici e privati.
A seguito dell’intervento tutte le persone fuoriuscite dall’insediamento, quasi una settantina, sono state gradualmente collocate in abitazioni convenzionali, in alcuni casi in forme definitive, in altre in modalità provvisoria.
Il superamento dell’insediamento di Collegno, che Associazione 21 luglio ha seguito dal suo inizio individuandolo come un “caso studio” da portare su scala europea, è la dimostrazione di come in Italia il superamento degli insediamenti monoetnici è possibile, laddove si registra una chiara volontà nel voler portare avanti processi di inclusione abitativa e lavorativa che interessano le famiglie residenti in aree marginalizzate.
Con l’azione promossa dall’Amministrazione di Collegno, sono ad oggi ancora 109 gli insediamenti all’aperto abitati in Italia da circa 12.000 rom e sinti.
Roma: Un piano vicino alle linee guida di Associazione 21 luglio
/in advocacy, Notizie /da Stampa21LuglioLa Giunta Capitolina, con la delibera n.235 del 07/07/2023 ha recepito la nuova Strategia nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 e ha approvato il Piano d’azione Cittadino per il superamento del “Sistema Campi” 2023-2026.
Nel 2022, l’assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale aveva attivato il percorso partecipativo denominato “In dialogo con la città”, coinvolgendo gli Enti del Terzo Settore nel definire un modello di intervento volto al superamento dei Villaggi attrezzati e all’inclusione delle popolazioni rom e sinti nel territorio di Roma Capitale.
I lavori del tavolo di co-programmazione avevano avuto luogo nel periodo da giugno a novembre dello scorso anno. Organizzati in sei sottogruppi tematici, avevano trattato i seguenti argomenti: antiziganismo e partecipazione, regolarizzazione dei documenti, accesso a un alloggio adeguato, assistenza sanitaria, occupazione e istruzione.
Il Piano d’azione Cittadino approvato lo scorso luglio mira a garantire i diritti fondamentali delle persone che vivono nei “Villaggi attrezzati”, attraverso azioni coerenti con le priorità emerse dai tavoli di co-programmazione. Le azioni del Piano sono strutturate in quattro aree tematiche: contrasto all’antiziganismo e partecipazione; regolarizzazione documentale; accesso all’abitazione, inclusione sociale e promozione della salute; accesso all’istruzione e al lavoro.
L’Amministrazione Capitolina riconosce e si impegna a mantenere il contrasto all’antiziganismo e la promozione della partecipazione di rom e sinti come principi cardine trasversali a ogni area tematica.
Come premessa essenziale per la riuscita degli interventi previsti dal Piano, l’Amministrazione capitolina riconosce la necessità di un lavoro sistemico che preveda il dialogo tra i diversi attori coinvolti, valorizzando anche il contributo della società civile, delle imprese sociali e del Terzo Settore. In tutte le fasi di attuazione del Piano, dalla co-progettazione e realizzazione degli interventi fino al monitoraggio e valutazione degli esiti, l’amministrazione prevede inoltre il coinvolgimento attivo delle comunità rom e sinti, elemento imprescindibile per il superamento del “Sistema campi”.
I principi espressi nel Piano risultano in forte sintonia con le linee guida di superamento degli insediamenti monoetnici che Associazione 21 luglio ha sviluppato e disseminato in Italia nell’ultimo biennio, rappresentando, pertanto, un importante passo in avanti verso la fine della stagione dei “campi rom” romani.
È possibile leggere il Piano d’azione Cittadino cliccando qui.